sabato 17 marzo 2007

MA SIAMO COSI' RICCHI? (1985)

L'Istat, l'Istituto di statistica, ha aggiornato le sue 'classifiche', ma il risultato non cambia: in vetta c'è sempre la Valle d'Aosta, definita "regione più ricca d'Italia". La ricchezza è riferita al reddito medio per abitante: oltre 13 milioni. La Lombardia è seconda con 10 milioni e 980 mila lire e all'ultimo posto c'è la Calabria: 4 milioni e 814.000 lire. Il reddito medio pro-capite nazionale è infine di 8 milioni e 323.000. I dati sono del 1982, quando la crisi non era "pesante" come oggi: quelli più recenti sono ancora da elaborare. La regione valdostana ha anche il primato nel calcolo del reddito per occupato con 27 milioni e 388.000 lire. All'ultimo posto la Basilicata: 15 milioni e 170.000. La ricchezza dunque sembra diffusa, eppure in Valle quante sono le categorie che ammettono di vivere in un relativo benessere? E quali sono quelle veramente in crisi? Il bilancio regionale del 1985 pareggia su 832 miliardi di cui circa 200 di "partite di giro", quindi non conteggiabili per gli investimenti. Ogni valdostano (secondo le statistiche) ha 13 milioni di reddito più 6 milioni circa dalla Regione sotto forma di lavori pubblici, scuola, sanità, servizi in genere e interventi per incentivare il reddito. Una posizione di forza rispetto ad altre regioni. Ma c'è il rovescio della medaglia. I sei milioni che la Regione dovrebbe distribuire per ogni abitante non sono reali, scendono a tre se si considera che circa 270 miliardi del bilancio 1985 vengono dall'attività dell'autoporto, cioè dai nove decimi sulle imposte di sdoganamento per un reddito (quello degli autotrasportatori) prodotto fuori Valle. Non vi è dubbio che la Valle fosse nel 1982 al primo posto per il reddito pro-capite grazie all'alto valore aggiunto, ma scende di alcune posizioni se il calcolo è riferito soltanto al prodotto interno lordo, cioè a quanto prodotto in Valle senza fonti esterne, quindi a quanto guadagna effettivamente chi lavora in Valle. Oggi la situazione è preoccupante: non vi sono prospettive di lavoro, una considerazione questa che fa distinguere la ricchezza monetaria da quella "reale", legata cioè all'occupazione. I dati sono allarmanti: 870 cassintegrati speciali a fine marzo (non sono ancora conteggiati i dipendenti del gruppo tessile Besso), oltre un milione di ore di "cassa" compresa quella ordinaria. I disoccupati iscritti nelle liste di collocamento a febbraio erano 4221, ovvero il 7 percento circa della forza-lavoro che in Valle è di 50.000 unità.
(La Stampa)
(foto: Autoporto di Aosta)

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