lunedì 31 agosto 2009

BRIAN JONES: FU OMICIDIO O MORTE ACCIDENTALE?

La notizia giunse improvvisa: "Brian Jones, 27 anni, chitarrista dei Rolling Stones, trovato morto dentro ad una piscina". Era da poco passata mezzanotte tra il 2 e il 3 luglio 1969 quando la fidanzata svedese del chitarrista, Anna Wohlin, aveva rinvenuto il corpo del musicista sul fondo della piscina della loro villa di Hartfield, Sussex, e sebbene avesse dato subito l'allarme, i medici arrivati sul posto non poterono far altro che constatarne il decesso. Morte accidentale, scrisse la polizia nei verbali, anche se il dubbio di un omicidio fu alimentato pochi giorni dopo proprio dalla fidanzata stessa. E i motivi per pensarlo erano tanti. Da pochi giorni infatti, Brian Jones (foto) era stato estromesso dalla band per divergenze caratteriali con il resto dei compagni, ma soprattutto con Mick, colui che nel frattempo era diventato leader incontrastato del gruppo. Fu la sera dell'8 giugno, poco più di un mese prima dunque, che Brian ricevette il "ben servito" da Mick Jagger, Keith Richards e Charlie Watts, che senza perifrasi gli comunicarono che "il gruppo da te formato da oggi in poi andrà avanti senza la tua presenza". Che la morte di Brian non avesse duramente sconvolto il gruppo lo si notò durante il funerale dell'artista, al quale parteciparono solamente Charlie Watts e Bill Wyman. Nel 1999, 30 anni dopo, fu ancora la fidanzata, la svedese Wohlin, a rinverdire i suoi sospetti, questa volta dichiarando apertamente in un suo libro dal titolo "The Murder Of Brian Jones" (L'assassinio di Brian Jones) che Brian era stato ucciso durante un alterco finito in un violento scontro tra lui e l'impresario edile che gli aveva costruito la casa. Ascoltato dalla polizia, questi dichiarò invece che l'autore dell'assassinio del musicista potrebbe essere stato l'autista dei Rolling Stones, anche se quest'ultimo negò qualsiasi suo coinvolgimento nella morte di Brian Jones. Ora, quarant'anni dopo, nuove rivelazioni sono venute alla luce su quel tragico giovedì del 1969, tanto che la polizia inglese del Sussex, titolare dell'inchiesta, ha annunciato che intende riaprire il caso. Anche se il coroner lo liquidò come "morte accidentale"...

JAYCEE LEE DUGARD, LA BAMBINA TORNATA DAL PASSATO...

L'ultima immagine di Jaycee Lee Dugard (foto) è quella di una ragazzina undicenne, capelli biondi come il grano e occhi azzurri. Era il 10 giugno del 1991, quando alla fermata dello scuolabus di Meyer, un sobborgo di South Lake Tahoe -California, Usa- la piccola Jaycee venne abbordata da un auto e rapita da due persone, un uomo e una donna. Da allora, sua madre Terry Proybin e il patrigno Carl -cui per un certo periodo fu sospettato di essere coinvolto nel rapimento- la ricordarono così, giorno dopo giorno per 18 lunghissimi anni. Poi, una telefonata dell'F.B.I. alla madre della bambina: "Abbiamo ritrovato sua figlia". Gioia, lacrime di felicità, pensieri che come in una pellicola si srotolano all'indietro e poi, lacrime, questa volta per l'orrore di ciò che è stato, di ciò che ha dovuto subire la piccola. Tre anni dopo il rapimento, all'età di 14 anni quindi, Jayce dava alla luce una figlia, seguita da un altra quattro anni dopo. Il rapitore, tale Phillip Garrido, allora 40enne -oggi 58- se ne era servito come divertimento sessuale segregando la piccola in un riparo tirato su dietro casa, fatto di legno e teli all'insaputa di tutti, tranne di sua moglie Nancy, 37 anni al momento del fatto. "E' come se avessi vinto la lotteria" ha esultato il patrigno alla notizia del ritrovamento, salvo poi inorridire ascoltando il racconto della prigionia snocciolato dalla ragazza. Un fatto che ricorda quello -non ancora del tutto chiarito...- della ragazza austriaca Natascha Kampusch sequestrata per otto anni, o quello, se vogliamo ancor più ripugnante di Elisabeth Fritz, sequestrata per 23 anni dal padre e resa madre di sette figli. Vite cancellate di giovani ragazze che mai potranno riprendersi, e mostri in libertà che avrebbero dovuto essere sbattuti precedentemente in galera per impedire di nuocere. Come il depravato Phillip infatti, che negli anni '70 era stato inserito nella lista dei maniaci sessuali per aver rapito e stuprato una donna di 25 anni, che nonostante la condanna, era stato inspiegabilmente messo in libertà vigilata. Quella libertà che gli ha permesso di rovinare vite innocenti e forse, come adesso indaga la polizia, di aver stuprato e ucciso una decina di prostitute, tutte scomparse, guarda caso, nelle vicinanze di Antioch, suo paese di residenza.

giovedì 27 agosto 2009

RUSSI, MANCIATE DI SOLDI E PUBBLICITA'

MASSA CARRARA- A volte mi viene da pensare: ma sarà tutto vero quello che si legge? Si, perché il motivo di questo mio sospetto nasce quando la notizia riportata ha il sapore "troppo buono" di spot pubblicitari, tipo quelli -per intenderci- di un certo mulino bianco o di uno spaghetto che quando c'è, "fa casa". E questo sospetto mi è venuto prepotentemente fuori leggendo ciò che è accaduto ieri in quel ristorante del Cinquale, località situata -ma guarda che combinazione!- proprio nel Comune della vincita stratosferica del Superenalotto. In questo ristorante, il "Cinqualino Beach" infatti, 4 russi hanno fatto "ricco" per una sera ristoratore e cameriere, per il semplice motivo di aver pagato un conto di quasi 11.000 euro più 4.200 lasciati di mancia sul tavolo. Il tutto, col sorriso sulle labbra e ben lontani -come è successo al "Passetto" di Roma- di ricorrere alla Guardia di Finanza. Allora, prendiamo in esame la situazione: due coppie di russi, aitanti i maschietti e due donne mozzafiato arrivano a bordo di una luccicante -Maserati? Macché, di più!- Bentley. Ordinano spaghetti allo scoglio? No, un antipasto "di crudità" che non ha niente a che vedere con il solito polpetto in olio e acciughe marinate, ma ben ventitré portate di crostacei e pesce crudo freschissimi, e tra questi ostriche, scampi, gamberoni, cannolicchi, noci di mare, tartufi, ricci e calamari, "tutta roba fresca, a parte le ostriche, non coltivata ma pescata in mare aperto che noi ordiniamo direttamente a dei pescatori fidati" squittisce il proprietario del ristorante. Birra per annacquare il tutto? Ma siamo matti? Due bottiglie di Krug da 250 euro ciascuna. Ma questo solo per bagnare il palato con l'antipasto, poiché saltato il primo -beh, dopo 23 portate di crudità!- i quattro russi passano al secondo. Fritto misto con patatine? Non scherziamo: Due granchi alla catalana guarniti di aragoste e gamberi. Un buon Pinot grigio? Quando mai! Due bottiglie di Chateau Petrus, annate '92 e '96, che da sole, pesano sul conto già per 10.000 euro. Ma che granchi sono ritornando al secondo? "Granchi speciali catturati in Australia con una tecnica speciale e portati ancora vivi direttamente al nostro ristorante" gorgoglia ancora il ristoratore. Caspita! "Please, the bill" avrà detto alla fine di quel succulento pasto uno dei russi, porgendo al cameriere -di origine russa anche lui, guarda un po le combinazioni!- la sua carta credito. Linee affollate o problemi di lettura, la carta continua a registrare il "Transazione impossibile", una dicitura che normalmente manda in fibrillazione il suo proprietario. No problem, perché a questo punto, una delle bellissime dame cosa fa? Non tira a sua volta fuori un altra carta credito, ma nientemeno che una manciata di banconote da 500 euro nuovissime, ne conta trenta e le lascia con "nonchalance" sul tavolo. Se la matematica non è un opinione, 30 per 500 fa 15.000, e il conto da saldare -con sconto di 500 euro- è di 10.800 euro. "Guardi che ha sbagliato, sono troppe" fiata il proprietario del locale. "It's ok like this" risponde la bellissima -e mi immagino profumatissima- dama russa, dopodiché, accompagnato alla Bentley da sei camerieri, il gruppetto di nababbi se ne va. Il vecchio "Carosello" -per chi ha anni e memoria- a questo punto avrebbe chiuso con musichetta e sipari che calano, mentre qui, invece, lo "spot" è finito su tutti i quotidiani, e domani, sicuramente, anche sui TG nazionali, e per di più, a costo zero! Tutto "troppo" perfetto per essere vero...

martedì 25 agosto 2009

AL VINCITORE DEI 150 MILIONI DI EURO...

Mi immagino il tuo sguardo stranito, il respiro affannato, le mani che ti sudano... Certo, da alcuni giorni la tua vita, sia stata quella che è stata, adesso è tutta un altra cosa. Eh già, come si fa a rimanere tranquilli, come se niente fosse, sapendo che quel minuscolo tagliando che hai tra le mani, vale niente meno che 150 milioni di euro! Stravolto eh? Dai, stai calmo, fai un bel respirone e... relax, calma e sangue freddo. Cosa hai progettato? Una rossa Ferrari da 500 mila euro? Bella idea... beh, si potrebbe, però...come glielo spieghi ai tuoi compaesani quell'acquisto? Un viaggio intorno al mondo, ecco, questo si potresti farlo. Si chiama "crociera dei miliardari" e te ne vai in giro per il mondo per ben sei mesi, servito e riverito come un pascià su un transatlantico da sogno, per una cifra di 50/100 mila euro. Se sei single -come sembra- dovresti però portare qualcuna con te per non... annoiarti... ma poi se quella spiffera tutto? No... meglio qualcos'altro. Una villa, una bella villa con piscina in Sardegna, senza dire niente a nessuno e via, il gioco è fatto. Ma con tutti i vacanzieri che circolano, chissà, magari un giorno potresti incontrare anche il tuo vicino di casa, che da Bagnone, invece di andare a tuffarsi nel mare di Marina di Carrara, lì a due passi, ha preferito farlo al sud. E' un problema, lo so... mannaggia. E se invece tu facesse la vita di tutti i giorni senza cedere alle lusinghe del denaro? Ecco, potresti far così, però... a cosa ti servirebbero allora tutti quei soldoni in banca? Banca... e come ce li porti quella carrettata di soldi senza dare nell'occhio? E poi, quell'avvoltoio di un notaio che si cucca, senza fare niente, nientemeno che il 4/5 per cento dell'intera vincita? No... non se ne parla nemmeno. E allora ci andrai dunque tu, con la tua schedina stretta tra i denti per non perderla a ritirare la somma? Ma quanto tempo ti ci vorrà per contare, banconota per banconota, 150 milioni? Una settimana? E se sbagli devi pure ricominciare... Dai, su, fai un bel respirone di nuovo e poi, esci di casa, dai... Sono ormai giorni che te ne stai chiuso lì dentro. Cosa? Non esci perché hai paura che una macchina ti investa proprio ora che sei straricco? Ma dai... e cosa vai a pensare poi che anche la malavita potrebbe rapirti per prosciugare il tuo conto milionario... E non preoccuparti per quel lieve dolore che senti proprio lì nel petto, dai... è solo stress e niente più, cosa vai a pensare alle malattie con tutti i quattrini che hai da spendere... Mi piacerebbe aiutarti amico mio, ma a questo punto solo una domanda mi sorge spontanea: Ma sei proprio sicuro che la "dea bendata" ti abbia baciato o invece ti abbia portato una carrettata di problemi?

domenica 23 agosto 2009

GIORGIO FALETTI: IO SONO DIO...

A volte è molto difficile non calarsi nel personaggio di cui si scrive, e questo lo dicono eminenti scrittori. La riprova di quanto difficile lo sia, ce la offre in un piatto d'argento il buon Giorgio Faletti, (foto) autore appunto di "Io sono Dio", l'ultima sua fatica letteraria. Il motivo di tutto ciò è la sua risposta invereconda ad alcune critiche mosse contro di lui da due "addette ai lavori", la traduttrice, interprete e esaminatrice Cambridge Eleonora Andretta, e la traduttrice e docente di letteratura Franca Cavagnoli, a proposito di alcune frasi riportate nel libro che non stanno -a parere di molti- ne in cielo ne in terra. Partendo dal presupposto che ogni autore può esprimersi come meglio crede nello stendere il suo racconto, altresì c'è l'obbligo però di non cadere in grossolani sproloqui in fatto di comprensione da parte del lettore. Che senso hanno dunque -si sono chieste Andretta e Cavagnoli, oltre a Beppe Severgnini e moltissimi blogger- frasi tipo "mentre cercava di sciogliersi tra la gente", oppure "lacrime che erano diamanti a poco prezzo", per arrivare all'incomprensibile in assoluto "una ventina di grandi vi avrebbero fatto comodo". Ma queste non sono che poche delle tante frasi incriminate che si incontrano leggendo il libro, e così, dato che "ca' nisciuno è fesso", qualcuno ha avuto da ridire, scoprendo che il tutto nasce da frasi idiomatiche tradotte "paro paro" dall'anglo-americano, ma che però nella lingua di Dante, non hanno nessun senso. Infatti "melt into the crowd" -letteralmente "sciogliersi tra la folla"-, è una frase che però da noi va intesa -e scritta soprattutto!- in "mescolarsi tra la gente", mentre "cheap diamonds" -diamanti a poco prezzo-, nella nostra lingua è l'equivalente di "lacrime di circostanza". A questo punto che succede? Ferito nel proprio orgoglio, il buon Giorgio Faletti non ha trovato di meglio che passare al contrattacco, non in forma educata e chiarificatrice, ma attraverso l'insulto gratuito verso le due donne: "Il fatto che si traducano dei premi Nobel a volte può essere fuorviante" ha detto Faletti, aggiungendo: "Non credo che il barista di Del Piero nel tempo si sia convinto di sapere tirare le punizioni..." Ma se questo 'fallo' da parte di Faletti è da "cartellino giallo", il secondo, ben più 'maschilista' è assolutamente da "rosso" quando riferendosi ancora alle due letterate, parla di "una querelle estiva premestruale dettata da invidia". A questo punto il lettore si chiederà il motivo di tanto livore da parte di Faletti, un risentimento presto spiegato. Si adombra che sotto sotto nella stesura del libro, ci sia la penna di qualcun altro, magari un autore di madre lingua inglese, il quale scrive e Faletti firma, una cosa però a mio avviso inverosimile, poiché che senso avrebbe, per lo scrittore, visto il successo che ottiene, "vendere" magari per due soldi il suo libro ad altri? Su "Il Giornale" dell'altra settimana, in un simpatico articolo proprio su questo argomento, il redattore, rivolgendosi a Giorgio Faletti, simpaticamente titolava il pezzo "Tu vo fà l'americano... sient'a me, chi to' fa fa?". La riposta poteva essere una risata, mentre invece Faletti ha scelto la via più spocchiosa: "Dodici milioni di copie vendute dei miei libri possono bastare"? Nemmeno il simpatico Vito Catozzo avrebbe dato una risposta simile...

martedì 18 agosto 2009

AOSTA TROPICALE...

Aosta, "profondo Nord" di un Italia in graticola, e città -per chi non avesse ben presente la cartina geografica- situata appena a 40 chilometri dalla catena delle Alpi, dal Monte Bianco e i suoi ghiacciai perenni. Oggi, martedì 18 agosto, alle ore 16,30 il termometro di bordo della mia vettura -parcheggiata all'ombra- era fermo sui 36 gradi. Si ripete quindi -anche se in misura più breve in durata temporale-, la calura dell'estate 2003, sebbene gli esperti, all'inizio di giugno, avessero preannunciato "un estate tutto sommato non troppo calda e con molte giornate di pioggia". Fino a venerdì prossimo -così dicono ancora le previsioni- stessa musica, poi, piovaschi sparsi, anche se l'estate, assicurano, continuerà ancora un bel po'... Allegria dunque. (foto: Deserto in città)

lunedì 17 agosto 2009

LA CAPANNINA COMPIE 80 ANNI: AUGURI!

Nelle calde serate estive, dopo un salto alla "Baracchina Rossa" sul lungomare di Livorno, nasceva spontaneo, tra amici uscire con "Si va in Capannina"? Sul vialone di Forte dei Marmi, la "Capannina" di Franceschi, assieme alla "Bussola" di Focette, era il locale "in" per i giovani dell'epoca. Una sessantina di chilometri e il gioco era fatto. Gli anni '70 erano il massimo per quella striscia di Toscana vacanziera, perché lì, noi giovani 20enni, trovavamo tutto, musica e donne, bellissime giovani scese dal nord Italia in cerca di mare, sole e divertimento. Il "boom economico" rendeva tutto facile, e questo benessere lo si vedeva infatti dai parcheggi gremiti di Porsche, Ferrari, Maserati e Alfa Romeo GT spider. In Capannina poi, i soliti grossi nomi, industriali, attrici e attricette, e sul piccolo palco del locale passavano i più grandi nomi della musica sia italiana che internazionale. Negli anni '60, lì avevano cantato i Platters quando "Only You" era in cima a tutte le classifiche dei dischi più venduti, e il famoso singhiozzo di Tony Williams sembrava ancora risuonare tra quelle pareti. Paul Anka aveva portato la sua "Diana", Xavier Cugat e sua moglie, la bellissima Abbe Lane, lì avevano fatto conoscere la sensualità del "mambo" e infine, il nostro Gino Paoli all'apice del successo, li aveva lanciato la sua "Sapore di sale", giusto a pochi metri dalla risacca che moriva sulla spiaggia. Di nomi illustri quello splendido locale, "set" naturale di amori che nascevano e amori che finivano, ne aveva visti passare tanti da quel lontano 1929, anno in cui nacque "quasi per caso", e i più anziani ne hanno chiari ricordi: i nobili Visconti di Modrone, gli Sforza, i Della Gherardesca, i Montmayeur e poi, all'ora dell'aperitivo, poeti e grandi giornalisti, scrittori, artisti... Si dice che nel 1939 lì vi abbia fatto una sosta anche un giovanissimo -22 anni- John Kennedy, il futuro presidente degli Stati Uniti, lì con la fidanzata americana studentessa universitaria a Firenze. Lì ho ascoltato in un silenzio religioso Mina, ho ballato "Twist again" con Peppino di Capri, e mi sono ritrovato a pensare alla mia "Bambola" cantata da Patty Pravo e infine, abbagliato dalla luna che solo in Versilia si può ammirare in tutta la sua bellezza, mi sono ritrovato in una "Rotonda sul Mare" cantata da Fred Bongusto. Giovedì 27 prossimo, la "Capannina" festeggerà i suoi 80 anni di vita, di successi, di gloria. A spegnere le candeline è stata invitata Belen Rodriguez e madrina della serata sarà Simona Ventura. Belen Rodriguez, si, bella.. gnocca, e aggiungo pure "sotto il vestito... molto", ma sotto quel...molto, purtroppo, ne arte ne parte. Auguri dunque "nonna Capannina", anche se potevi meritarti qualcosa di più per il tuo compleanno...

giovedì 13 agosto 2009

LES PAUL 1915- 2009

E' morto oggi all'ospedale White Plains di New York in seguito a complicazioni polmonari, il grande chitarrista Les Paul, (foto) al secolo Lester William Polfus. Nato a Waukesha (Wisconsin- Usa) il 9 giugno 1915, il 94enne Les Paul ha rappresentato nel corso degli anni la musicalità a stelle e strisce, con 40 album al suo attivo, il primo dei quali, una compilation dal titolo "Feedback " del 1944, e l'ultimo, "Les Paul & friends: A Tribute to a Legend" nel 2008. Jazzista, virtuoso della chitarra elettrica a cassa piena, fu lui ad aprire la strada del rock moderno, ma soprattutto, fu grazie alla sua intuizione musicale che nacque, nel 1950, la mitica e insuperabile chitarra "Les Paul", da lui ideata su richiesta della Gibson per arginare lo strapotere commerciale della Fender Stratocaster. Ma quali specialità possedeva questa chitarra diventata ben presto uno dei marchi più prestigiosi sul mercato? Tra i pregi visivi, i bordi in "ivoroid" a triplo filo bianco e nero, gli intarsi di madreperla e per la cassa in mogano che permetteva -e qui c'è il massimo- "una sonorità unica e inconfondibile", apprezzata ben presto da musicisti del calibro di Jimmy Page, Carlos Santana, Slash, Neil Young, Eric Clapton, Bob Marley, George Harrison, Paul McCartney, Edge degli U2, Steve Jones dei Sex Pistols e altri ancora. Ma oltre che grande musicista, Les Paul fu anche grande inventore e innovatore. Sua infatti è la tecnica delle incisioni sovrapposte, cioè una ripetizione su tracce già registrate di ulteriori voci, il tutto per rendere il suono più armonico e nitido. La sua notorietà si confermò già ai tempi del duetto con la moglie Mary Ford addirittura negli anni '40, quando le emittenti radiofoniche degli Stati Uniti facevano a gara a trasmettere i suo dischi. Nella classifica dei 100 migliori chitarristi del mondo stilata infine dalla rivista specializzata del settore "Rolling Stone", Les Paul si piazza al 46esimo posto, dietro a Frank Zappa.

UNA CASCATA DI EURO: CUI PRODEST?

Il Codacons lo ritiene eccessivo un premio di 131.500.000,oo euro per chi indovinerà la famigerata sestina di numeri del Superenalotto, perché anche a 'tradurli' nel vecchio conio -come ci ha insegnato il buon Bonolis-, la cifra è di quelle da far accapponare la pelle: 260 miliardi di lire! E che la febbre ormai sia arrivata a livelli di guardia, il segnale ci arriva dalla "fredda Germania", dove un tour-operator ha inaugurato un volo "gratis" diretto per l'Italia solo per chi vuol giocare la schedina al grido di "Mamma mia! Italien wie kommen! (Mamma mia! Italia arriviamo!) Una febbre che ha contagiato nientemeno -e lei di soldi se ne intende!- anche la multimiliardaria americana Paris Hilton la quale si dice abbia fatto comprare nientemeno che 1500 schedine già compilate per tentare anche lei il colpaccio. 131 milioni di euro e spiccioli dunque, ma... portano veramente felicità? Si, certo, cambiano la tua vita e quella di molte generazioni future, ma di esempi diversi le cronache sono piene. Per andare indietro nel tempo, un operaio toscano negli anni '50 azzeccò al Totocalcio l'unico 13, e si portò a casa 140 milioni di lire. Una fortuna per quei tempi! Villa faraonica, auto, donne, divorzio e affari sbagliati lo portarono in una decina di anni alla rovina. Lo trovarono una mattina, solo come un cane, impiccato in quella villa dove tutto ormai era sotto sequestro per pagare i creditori . Caso recente? Quello di una quindicina di anni fa. Tre amici operai azzeccarono anche loro un 13 al Totocalcio per un montepremi di 3 miliardi di lire. Appena 5 anni dopo, alla stazione centrale di Milano un uomo si gettò sotto il treno. Dalle indagini della polizia, si scoprì che il suicida era uno dei tre 'fortunati' vincitori del totocalcio, che in breve tempo aveva dilapidato la fortuna chissà come. Sul suo conto corrente non c'era più una lira, tanto che per trasportare il corpo nel suo paese d'origine al Sud, gli amici fecero una colletta per ovviare al problema. Casi emblematici di neo-miliardari finiti male. Ma c'è anche chi -forse- potrebbe avere un futuro... migliore. Tra le lettere scritte online su una eventuale vincita simile, ho scelto questa, poiché è molto ponderata e onesta:
"Griderei... per poi piangere dall'emozione, guardarmi attorno e stringere in un forte abbraccio coloro che mi stanno vicino... darei un forte bacio ai miei figli sussurrando che la loro vita, come la mia, è cambiata per sempre. Andrei da mia madre e da mio padre... mai più mutuo, affitto, il tanto temuto fine mese... ma solo l'inizio, un nuovo splendido inizio. Forse andrei in chiesa, se Dio ancora mi accettasse, pregherei quel che l'animo mi suggerisce e resterei seduto ad ascoltare un benevolo silenzio. Per il domani, nessuna certezza, come sempre, ma, oggi, con un sorriso in più perché ho vinto € 130.000.000 (che sensazione scriverlo!).

mercoledì 12 agosto 2009

IL MEDIOEVO DEL XXIesimo SECOLO (2)

La tenebra più assoluta, sia morale che culturale. Succede lontano da noi, ma fatti simili indignano, offendono tutto il genere umano. Il Medioevo -ma era poi così tanto tragico questo periodo?- esiste ancora in certe zone geografiche, in questo "mondo globale" dove tutto viene alla luce, come l'assassinio di una giovane commesso per "difendere l'onore della famiglia". Aveva 16 anni questa ragazza che noi chiameremo Halina, e il suo "grave affronto", era stata una violenza carnale messa in atto da due suoi cugini. Era rimasta anche incinta la giovane, e due mesi fa aveva dato alla luce un bambino, con l'assenso e il sostegno dei genitori. Nel dolore dello stupro, tutto sembrava aggiustarsi, sennonché lo zio della giovane, venuto a conoscenza di questa violenza solo alcuni giorni fa, sentiva il tutto come un affronto, una macchia per tutta la famiglia, parenti compresi. La decisione è stata unica e senza appello: pistola in pugno, l'uomo -o meglio, il demente- è entrato in casa della nipote dirigendosi in camera della ragazza e davanti agli occhi del padre, le ha sparato nove colpi mentre la giovane dormiva. L'uomo adesso è in carcere, dove vi resterà quindici giorni in attesa che il giudice formalizzi le accuse nei suoi confronti. Con lui, anche i due cugini violentatori. Per i tre delinquenti, pur se condannati -e questo è facile che non accada-, la pena sarà minima. Succede in Giordania, Paese dove, secondo l'Human Rights Watch, almeno il 50% delle donne è vittima di violenza domestica e dove vengono commessi in media 15/20 delitti d'onore, la cui pena per i resaponsabili può variare da un minimo di 3 mesi ad un massimo di un anno di galera. Uccidere mogli, madri, sorelle, figlie perché ritenute "sfrontate" o vittime di violenze sessuali -come se fosse colpa loro- è una storia che si ripete in continuità nella modernissima Amman ed altrettanto nelle zone interne del Paese. Succede oggi, nel 2000, nel Medioevo di certe latitudini...

lunedì 10 agosto 2009

UNA LEGGE DA BUTTARE

Semplice. Fare coriandoli del codice penale e riscriverlo dall'A alla Z. Solo così si potranno cancellare per sempre lordure che offendono la dignità, la coscienza civile, come l'ultimo caso avvenuto a Catanzaro, dove un condannato a 30 per omicidio, dopo solo due anni e mezzo di carcere ha riacquistato la libertà. Era il 27 febbraio del 2007, quando verso l'ora di cena, Luigi Campise suonò il campanello di casa della famiglia di Giuseppe Bellorofonte a Montepaone. Era il fidanzato della figlia Barbara (foto) che voleva parlarle. La ragazza scese , ignara di ciò che l'aspettava. Non si sa come né perché, soltanto due colpi di pistola rintronarono nella via, uno dei quali, devastante, si conficcò nella testa di Barbara. Dopo un mese di agonia, il 20 marzo la ragazza morì. Al processo di primo grado e grazie al rito abbreviato, Luigi Campisi venne condannato a 30 anni ed in seguito se ne beccò ulteriori quattro per altri reati. Ora, di fatto è fuori, indisturbato per le vie di Soverato. "Ignoro i motivi che hanno indotto la giustizia italiana a liberare l'omicida" dichiara il padre di Barbara, "ma quello che mi chiedo da padre, da cittadino, da uomo, è se è giusto tutto questo! Se è giusto che ad essere tutelato nei diritti sia solo chi ha assassinato con fredda premeditazione, e nonostante una condanna a 30 anni, esce di galera e se ne va allegramente a spasso per le vie del paese. Non riesco ad aggiungere altro, non ho più niente da dire, le lacrime io e mia moglie le abbiamo finite da un bel po'.... mi resta solo l'amarezza di sapere che l'assassino di mia figlia è libero". Il ministro della Giustizia Angelino Alfano ha inviato immediatamente gli ispettori: "Vedrò se la legge è stata rispettata" assicura. Ma quale paese ha una legge che mette fuori un assassino dopo 30 mesi dal fatto? Semplice. Fare coriandoli del codice penale e riscriverlo uno nuovo, che preveda l'ergastolo "Ergastolo", e la pena, qualsiasi essa sia, che sia scontata fino all'ultimo anno, mese, giorno e ora. Eppoi, via tutti quei codicilli che ne abbreviano la permanenza dietro le sbarre. Almeno per gli assassini rei confessi...

domenica 9 agosto 2009

UN ANNO DELLA NOSTRA VITA A GUARDAR DONNE.

Ci mancava anche questo sondaggio! Se prima il maschio -come si sosteneva- guardava il gentil sesso così, solo per abitudine, ora le cose si mettono maluccio. Motivo? Secondo una ricerca fatta in Inghilterra, risulta che noi uomini spendiamo un anno intero della nostra vita a "guardare le donne". Eh si, poiché sono ben 43 minuti al giorno che si "sbircia" -e magari... sognando- le donne altrui. Tutto ciò lo conferma una ricerca condotta da "Kodak Lens Vision Centres" di Londra e svolta su un campione di 3000 persone di età compresa tra i 18 e i 50 anni, la quale certifica che il maschio durante la giornata, punta il suo sguardo su almeno 10 donne. Ma su questo punto, anche il "gentil sesso" -ma forse con meno ardore- non è da meno, scrutando l'uomo per 20 minuti, con una media giornaliera di almeno 6 uomini. Ma quali sono i luoghi più indicati per questo... esercizio fisico? Al primo posto -sempre secondo questa ricerca- l'uomo scruta le sue...prede al supermercato, poi c'è il pub, la discoteca e il posto di lavoro. Per le donne invece luogo ideale per occhiate galeotte è il pub, quando fanno shopping o quando si trovano sui mezzi pubblici. Sia gli uomini che le donne si dichiarano lusingati da uno sguardo dell'altro sesso e il 19% dichiara addirittura di provare autentica gioia e solo il 9% del gentil sesso prova la stessa emozione, mentre il 16% delle donne afferma di sentirsi imbarazzato e il 20% a disagio. Ma cosa si guarda di più dell'altro sesso? Le donne affermano "gli occhi" mentre l'uomo -com'era da aspettarselo!- osserva principalmente il corpo. "Che cosa sarebbe l'umanità senza la donna" sospirava già ai suoi tempi Mark Twain, e mai parole furono più sagge, ma che si regalasse loro un anno della nostra vita... beh, questo forse non se lo sarebbe mai aspettato neppure lui...

sabato 8 agosto 2009

ABBEY ROAD, LA FINE DEL SOGNO...

Quarant'anni esatti. Era infatti l'8 agosto del 1969, un venerdì, quando i Beatles, in fila indiana, (foto) attraversarono le strisce pedonali di Abbey Road, Londra. Una delle foto più popolari di tutto il firmamento pop: John Lennon in completo bianco che apre la sfilata, mani in tasca e capelli sulle spalle. Lo segue Ringo Starr in completo scuro. Dietro di lui, in completo grigio, scalzo e sigaretta in mano c'è Paul McCartney -l'unico a non avere il passo sincronizzato con gli altri-, e infine, pantaloni e camicia di jeans, George Harrison. Ma oltre a questi particolari tanto amati dai fans del gruppo, c'è quel Maggiolino parcheggiato sulla sinistra con due ruote sopra il marciapiede targato LMW 281F, sulla destra un ignaro passante fermo ad osservare, e accanto a lui, un furgoncino scuro della Polizia targato SYO 724 F. A scattare l'immagine di un gesto apparentemente normale -diventato in seguito leggenda-, fu il fotografo Ian MacMillan -scomparso nel 2006-, che impiegò una decina di minuti soltanto per produrre una manciata di foto. A 'combattere' affinché quella precisa istantanea diventasse la copertina dell'Lp dei Beatles fu invece John Kosh, allora 22enne, che spinse i produttori ad accettare pure un altra sua idea: non mettere il nome del gruppo: "Sono la band più famosa del mondo. Che senso ha metterci anche il nome"? Le famose strisce pedonali sulle quali attraversarono la strada i "Fab Four" e tuttora esistenti a due passi dal famoso studio discografico che porta lo stesso nome della via, oggi sono diventate il luogo di un raduno immenso di fans a ricordo di quel gesto. Un gesto che praticamente segnava la fine del gruppo, con quel "roof concert" sul tetto dell'edificio e poi la separazione, la fine di un sogno, della nostra gioventù.

venerdì 7 agosto 2009

PIETRA TOMBALE SU WOODSTOCK...

Fa male, ma è giusto che sia così. Cosa vuoi che se ne freghino i giovani di oggi, di una Woodstock targata 1969. Woodstock? E' forse l'uccellino amico di Snoopy? potrà al massimo rispondere un 18enne dai capelli ritti e cellulare in mano. E' così che gira il mondo, quindi, preistoria di un epoca lontana, e oggi, dopo ciò che è successo, sepolta assieme a tutto il suo carico di significati che si trascina avanti una certa generazione, quella del "peace & love, hippy, sex, drug & rock'n'roll". E' la polvere del tempo dunque che ha fatto naufragare l'intenzione di ripetere, a 40 anni esatti dall'avvenimento, la replica di Woodstock, quel mega raduno musicale che nei tre giorni programmati radunò sul prato di Bethel (Ulster County- New York) un milione circa di giovani provenienti da tutto il mondo. Il piatto comunque era ricco, anche perché su quel palco, suonando ininterrottamente, si sarebbero esibiti i più grandi nomi del momento, anche se altrettanti lo avrebbero snobbato sonoramente. Il tutto cominciò alle ore 17,07 di venerdì 15 agosto, quando Richie Havens si presentò sul palco con la sua "High flyin' bird" e finì lunedì 18 con il brano "Womanizer" di un eccezionale Jimi Hendrix. Tra il primo e l'ultimo, Joan Baez; Santana; Canned Heat; Janis Joplin; Creedence Clearwater Revival; The Who; Sly & The Family Stone; Grateful Dead; Jefferson Airplane; Joe Cocker; Ten Years After; The Band; Blood, Sweet & Tears, Crosby, Stills, Nash & Young ed altri ancora. Perché dunque è naufragato l'intento? Per mancanza di fondi, che tradotto in parole semplici, "ma chi vuoi che se ne freghi oggi di Woodstock". Lo ripeto, fa male, ma forse è meglio così. Pietra tombale dunque su un altro simbolo dei "favolosi anni Sessanta", algebra dai contorni indecifrabili per la generazione di oggi, allevata a "X Factor" o "Friends"...

domenica 2 agosto 2009

IL REBUS DELLA CRISI: C'E' O NON C'E'?

AOSTA - C'è crisi. La crisi ha messo in ginocchio l'economia. Calano gli acquisti, la gente non spende. Alberghi ancora vuoti, crisi nel settore. Titoli che ormai da un po' di tempo occupano le prime pagine di tutti i giornali. Eppure qualcosa non quadra, e non so se dipenda dai media che calcano un po' troppo la mano, o dall'incoscienza degli italiani, che come su un Titanic che affonda, aspettano che l'acqua dell'oceano li sommerga sorseggiando nel frattempo uno dei più costosi champagne del bar di bordo. E il motivo è presto ben detto. Ma dove sta la crisi se nei sempre affollatissimi supermarket valdostani vedo uscire gente con i carrelli colmi di ogni ben di dio? Ma quale mancanza di liquidità, se sempre più auto nuove -e costose- si vedono in giro? E sulla mia lunghezza d'onda c'è anche "Il Giornale", che titola in prima pagina -domenica 2 agosto- "La crisi va in vacanza", aggiungendo poi di quella "fila di auto lunga 30 chilometri sul Passante di Mestre", dovuta non a lavori in corso, bensì ad un affluenza fuori da qualsiasi logica. 8 milioni di auto in movimento in questo week-end, con un 117% in più di turisti sulla Riviera di Levante, 99% di presenze in più in Puglia, il 51% in più sulla Costiera Amalfitana e un 28% in più in Sicilia. La crisi dunque "fa bene", poiché oltre alle autostrade, si registra 1 milione di persone che si sono spostate con il treno, mentre per arginare il flusso agli aeroporti, ai check-in dell'Alitalia, anche i manager dell'azienda stessa sono scesi in campo per dare manforte agli addetti al servizio. Crisi dunque? TG5 di oggi parla -e mostra- di una Milano deserta, così come Roma e altre città della Penisola. Secondi certi dati infine, il 76% degli italiani partirà quest'estate per le sospirate vacanze, percentuali insperate, cifre che ricordano gli anni del "boom" economico a cavallo degli anni Sessanta. Ma questa crisi c'è e aspettiamo tutti insieme, come in una pazzia collettiva, che si precipiti nel baratro, oppure dobbiamo credere che il peggio è passato e non ce ne siamo accorti? In ultima analisi, non è che la crisi la sento solo io?...