giovedì 24 marzo 2011

Juma e Shiba: amore allo Zoo di Pittsburgh

Quando Juma arrivò allo Zoo di Pittsburh (Pennsylvania -Usa) era solo un leoncino di circa un anno di vita. Era stato sequestrato ad un allevatore privato in un centro rurale dell'Ohio, dopo che lo sceriffo locale aveva ricevuto diverse lamentele da parte dei contadini della zona a causa di un leoncino che, fuggito dal suo recinto, si introduceva negli allevamenti vicini facendo stragi di pollame e altri animali d'allevamento. Fu così preso e inviato nello Zoo di Pittsburh, dato che quello dell'Ohio non era interessato ad accoglierlo. Si ambientò subito bene nella sua nuova e spaziosa dimora e di lì a poco tempo a Juma fu affiancata una giovane leonessa, Shiba, e fu subito amore, anche se nei primi giorni i due animali si scrutarono a lungo senza mai avvicinarsi uno all'altro. Giorni, mesi e anni volati via sempre in perfetto accordo come si conviene per un re ed una regina, con giochi continui e la sera, uno accanto all'altro nel riposo notturno. 21 anni sono tanti, e Juma un po' per volta cominciò ad accusare lo scorrere del tempo, ma Shiba non lo abbandonò mai per un istante. Se ora a causa dell'attrite Juma non poteva più saltare su una piattaforma dove in gioventù soleva salire per godersi dall'alto il suo territorio, era Shiba a sdraiarsi al suo fianco in un letto di tavole messo a sua disposizione in basso dai guardiani, e lì restava senza più lasciarlo. Ultimamente anche l'appetito di Juma se ne era andato, tanto da rifiutare anche il suo pasto preferito, tacchini e pollame. Shiba, la sua compagna se ne era accorta che il suo "Re" se ne stava andando lentamente, tanto che alcuni giorni prima della sua morte, gli inservienti dello Zoo l'hanno vista leccare il suo compagno per ore ed ore, quasi a prepararlo al suo ultimo viaggio. Gli ultimi giorni per Juma sono stati di terribili dolori, al punto che i veterinari che seguivano il decorso della sua malattia hanno preso l'ardua decisione di sopprimerlo per evitargli ancora le sofferenze. E così è stato. Con una iniezione, il "Re Leone" è stato addormentato, poi l'iniezione fatale che lo ha ucciso. Shiba, rimasta sola dopo anni e anni di vita passati assieme al suo compagno, per due lunghi giorni è rimasta nascosta all'interno del suo rifugio rifiutando cibo e acqua. Aveva intuito che non avrebbe più trovato Juma ad attenderla, a strusciarsi a lei in segno d'affetto, a leccarla teneramente sul muso. Ora, come fanno sapere dallo Zoo di Pittsburgh, Shiba è tornata a vivere, ma si nota che non è più la stessa "Regina" di quel regno senza "Re"...
(foto: Yuma e Shiba)

Gheddafi: Armiamoci e partiamo

E guerra fu. Contro Gheddafi, colui che solo pochi mesi è venuto in Italia accolto con tutti gli onori, omaggiato da squilli di tromba e strette di mano, abbracci e tappeti rossi. Il "colonnello Gheddafi" non è che sia mai stato un partner affidabile per noi, e memorabili sono i suoi proclami contro "l'Italia colonialista", con richieste di risarcimenti per quell'antica guerra d'invasione -iniziata nel 1911 con Giolitti e terminata con la caduta di Mussolini nel '43-, soldi presi, richiesti e ripresi, con un intervallo di due missili "Scud" lanciati su Lampedusa ma finiti fortunatamente pochi chilometri fuori bersaglio. Oggi invece è lui sotto tiro, e contro di se non ha solo un armata Brancaleone come quella degli anni '40, ma una buona parte del mondo intero, con eserciti efficienti e armi super tecnologiche, quasi come se la Libia fosse un Paese dalle grandi potenzialità militari. Una guerra che non mi convince per troppi fattori dunque, e i primi che mi balzano a mente sono le parole di quei capi di Stato che, cuore in mano, parlano di un intervento messo in atto solo per "salvare la popolazione civile dalle ire del Colonnello". E allora eccoci tutti lì a sganciare bombe che oltre a uccidere i seguaci di Gheddafi fanno anche vittime proprio tra quei civili che si voleva proteggere. E allora io mi chiedo: perché se l'Occidente è così "umano", non ha pensato di aiutare altre popolazioni "oppresse" dai vari tiranni che prosperano in giro per il mondo e molti dei quali proprio in Africa? L'unica risposta che mi viene è che in Libia c'è il petrolio, tanto di quel petrolio pronto a soddisfare la voracità dei consumi occidentali, mentre in altri Paesi africani la contropartita può essere solo banane o bocche da sfamare. Perché se le cose stanno così, come mai abbiamo lasciato al loro destino gli insorti in Tunisia, in Egitto, nello Yemen, Paesi anche questi dove le ribellioni popolari contro i rispettivi governi hanno generato ugualmente morti e distruzione? E chiuso l'argomento interventista, dato che ormai siamo in ballo, quali prospettive abbiamo con la Libia del "dopo Gheddafi"? Ma c'è di più: e se il "colonnello" riuscisse a rimanere in sella, quali ripercussioni ci saranno contro quei Paesi -e quindi anche l'Italia- che lo hanno bombardato? E questo è un grosso problema che resterà sul tappeto anche con la sua sconfitta, perché l'unica sua rivalsa sarà un movimento terroristico su vasta scala in Europa con l'Italia in prima linea, dato la sua posizione geografica. Una riflessione a questo punto è d'obbligo: io credo che sia giunto il momento, per il mondo intero, di ripensare i suoi metodi di intervento, "pur umanitario", prima di entrare in guerra, perché l'autodeterminazione dei popoli passa purtroppo anche dalle "forche caudine" della sommossa . L'Occidente poi non può e non deve essere la "magistratura mondiale", ovvero un organo giudicante del "questo è legale e questo no", e oltre a ciò non può e non deve "esportare democrazia", poiché la democrazia non è un prodotto di consumo come la Coca Cola, ma come diceva il filosofo americano John Dewey, "la democrazia è più di una forma di governo, perché prima di tutto è un tipo di vita associata di esperienza continuamente comunicata; un modo di vivere che comporta la necessità di poter partecipare alla forma di valori che regolano la vita associata degli uomini", quindi è il "percorso lento e difficile di una popolazione verso il raggiungimento di una socialità condivisa e soprattutto accettata". Per concludere, la "no fly zone" sulla Libia in questa "Odyssey Dawn", vada come vada per noi italiani ha il sapore di una sonora sconfitta: circa 1 milione di euro al giorno la nostra spesa militare, Lampedusa "invasa da nordafricani", 50mila clandestini da "spalmare e mantenere" in Italia e il greggio libico che non arriverà più, sperando pure che anche gli "Scud" del colonnello non attraversino più il mare. Valeva dunque la pena dissotterrare l'ascia di guerra?

giovedì 17 marzo 2011

1861 - 2011- Buon Compleanno Italia


Fratelli, d'Italia, l'Italia s'è desta.
Dell'elmo di Scipio s'è cinta la testa
Dov'è la Vittoria Le porga, la chioma,
Che schiava di Roma Iddio la creò.

Stringiamoci a coorte

Siam pronti alla morte
Siam pronti alla morte l'Italia chiamò
Stringiamoci a coorte

Siam pronti alla morte
Siam pronti alla morte l'Italia chiamò, si!
(Testo di G.Mameli e musica di M.Navarro)

Significati
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l'elmo di Scipio
: L'italia ha di nuovo sulla testa l'elmo di Scipio (Scipione l'Africano), ovvero il generale romano che nel 202 avanti Cristo sconfisse a Zama (l'attuale Algeria), il cartaginese Annibale. L'Italia dunque è tornata a combattere.

Le porga la chioma: La Vittoria sarà di Roma, cioè dell'Italia. Nell'antica Roma, alle schiave venivano tagliati i capelli. Così la Vittoria dovrà porgere la sua chioma perché sia tagliata, perché la Vittoria è schiava di Roma che sarà appunto vincitrice.

coorte: Nell'esercito romano le legioni (cioè le armate), era diviso in molte coorti. Stringiamoci a coorte significa quindi restiamo uniti fra noi combattenti che siamo pronti a morire per il nostro ideale.

Note: "Il Canto degli Italiani" fu presentato per la prima volta in assoluto ai cittadini genovesi e vari patrioti italiani il 10 novembre del 1847 sul piazzale del Santuario della Nostra Signora di Loreto a Oregina , in occasione del centenario della cacciata degli austriaci, e fu suonata dalla Filarmonica Sestrese C.Corradi G.Secondo, allora banda musicale di Sestri Ponente.

martedì 15 marzo 2011

Adelaide, lacrime, soldi, manette...

Una malattia rarissima e invalidante con un intervento costosissimo da fare negli Stati Uniti. E la televisione del "bla bla" si è subito impadronita di questa storia, perché il dolore fa "audience" sui nostri canali, senza eccezione, e se poi la protagonista di una storia strappalacrime è una bambina lo "share" impazza e va alle stelle. Eccola lì dunque la piccola "attrice" Adelaide, 10 anni e "tanta sofferenza", mentre in braccio alla madre Luisa Pollaro, 36 anni di Napoli, (foto) legge la sua ultima lettera, una delle tante scritte e dedicata -in questo caso- ai telespettatori di "Mattino 5" sulla rete Mediaset, ospite di Federica Panicucci che si scioglie in convenevoli e la incita a leggere lo scritto. E lei, Adelaide, più "star" che "inferma" intenerisce occhi e cuori di milioni di spettatori: "Ormai mi conoscete tutti... -dice con voce squillante come chi ha imparato una poesia a memoria-, mi sto curando dalla mia ennesima polmonite, sto avendo un collasso dietro l'altro ma non ho paura, sono un po' stanca ma sempre forte, perché so che mi aiuterete nel sostenere le mie cure. Prenotate il mio primo libro e anche il secondo che uscirà a dicembre, fatemi qualche donazione...". La madre accanto sorride mettendo in mostra tutti i suoi 32 denti, mentre la Panicucci è vicina alla lacrima. Una bambina da salvare dunque, e allora via su altre televisioni, con Luisa e Adelaide ospiti di Caterina Balivo e di Barbara D'Urso, dove a "Domenica 5" proprio la D'Urso organizza un incontro con Gigi D'Alessio, poiché come sussurra Luisa Pollaro, "è il cantante preferito di Adelaide". E Gigi interviene, e mentre canta guarda la piccola negli occhi come in uno dei più classici "feuilleton" stile anni '30. E chi resiste a si tanto strazio? Nelle case italiane intanto si sprecano i fazzoletti "asciuga-lacrime", e quindi soldi donati e depositati su un conto aperto all'occorrenza e poi, libri su libri. Si, perché la "nostra" Adelaide, tra un "collasso e l'altro", una "flebo e una ricaduta", trova tempo e forza per scrivere libri, (?!) libri che vanno però venduti e quindi promossi. In quelle pagine, la piccola parla come fosse una novella Madre Teresa di Calcutta, con riferimenti mistici e parole sagge d'incoraggiamento "a chi sta bene", perché "io sono felice di avere quello che ho"... (???!!!) scrive. Poi, dal momento che il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, proprio quel "diavolo" di Luigi Pelazza, inviato delle Iene, annusando odore di bruciato comincia ad indagare, e indaga, indaga indaga e cosa ti scopre? Che non è vero niente, che Luisa Pollaro è una spudorata truffatrice e Adelaide, la piccola "inferma" che non è in pericolo di vita perché ha solo una patologia polmonare curabilissima in Italia e niente più. Alcuni giorni fa, Laura Pollaro è stata arresta, e con lei sono stati indagati il marito Vincenzo Ciotola e un amico della coppia, tale Gianluca Scelzo. L'accusa per tutti è "truffa aggravata, falso ideologico e falso materiale", poiché -come scrive il Procuratore Aggiunto Fausto Zuccarelli-, "hanno tratto in inganno un ampia fascia di persone delle più disparate condizioni sociali, che animate da un sentimento di umanità e solidarietà nei riguardi della piccola, sono stati fraudolentemente indotti ad elargire ingenti somme di denaro, calcolate in diverse centinaia di migliaia di euro". E come secondo provvedimento, il magistrato decide l'allontanamento dai genitori della figlia Adelaide facendo intervenire i servizi sociali. Una storia assurda dunque, inventata da genitori che cercano di far soldi sulla salute della figlia, il tutto all'interno di una famiglia "Addams" e ingigantito da programmi "spazzatura", da presentatori da rottamare e in questo caso, da una tivvu da bocciare.

domenica 13 marzo 2011

Terremoti, tsunami e calendario Maya...

Il primo terremoto con magnitudo 9,5, si è scatenato il 22 maggio 1960 in Cile, con epicentro a Valdivia, producendo uno tsunami con onde alte fino a 25 metri. Tremila i morti e due milioni gli sfollati. Il 28 marzo 1964 un'altra scossa con magnitudo 9,2 ha sconvolto l'Alaska. Lo tsunami che ne è derivato colpendo lo stretto di Prince William ha sconquassato Anchorage con 131 morti. Ancora vivo nella memoria è la scossa tellurica di magnitudo 9,1 che il 26 dicembre del 2004 si è verificata a Sumatra con epicentro nell'Oceano Indiano. Le gigantesche onde dello tsunami finite sulle coste della Somalia e del Kenia provocano 230 mila morti. Il 27 febbraio 2010 un terremoto di magnitudo 8,8 provoca 452 morti a Bio Bio in Cile. L'asse terrestre è spostato di 8 centimetri. L'ultimo in ordine di tempo è quello accaduto venerdì 11 marzo 2011 in Giappone con magnitudo 9. La scossa tellurica fa crollare la diga di Fujinuma facendo riversare l'acqua a valle che spazza via la città di Sukagawa, e che unita all'onda dello tsunami (foto) provoca -stime provvisorie al 13 marzo-, oltre 10.000 morti. L'asse terrestre è spostato di 16 centimetri. Tra i danni è allarme nucleare per un esplosione nella centrale atomica di Fukushima con fuoriuscita di materiale radioattivo. La psicosi della fine del mondo prevista per il 21 dicembre del 2012 aumenta adesso più che mai, rafforzata anche da strani e sinistri fatti accaduti recentemente: migliaia di uccelli morti che cadono dal cielo in contemporanea e in diversi continenti e improvvisa moria di pesci che galleggiano qua e là nei mari del mondo. Un Apocalisse prevista anche dai Maya il cui calendario, strano caso, finisce proprio alla mezzanotte di quel giorno. Che tutto quanto successo sia solo un assaggio di quello che ci aspetta?...

sabato 12 marzo 2011

Liam e Theo, nella vita e nella morte

Anche quella mattina per il giovane caporale inglese Liam Tasker, 26 anni, era una giornata simile a tante altre, cioè quella di scovare bombe nascoste che altri commilitoni avrebbero reso inoffensive. Ma Liam non era solo in questa pericolosa missione, poiché con lui operava il fidato Theo, uno splendido "springer spaniel" di 22 mesi. Tra i due ormai l'intesa era assoluta. Bastava uno sguardo, un ordine impartito e il resto veniva da sé, tanto era forte il legame che univa uomo e cane. E non poteva che essere così, se pensiamo che dalla sveglia in poi c'erano 24 ore da vivere in simbiosi tra mille pericoli quotidiano in quell'Afghanistan martoriato dalla guerra. Erano ormai cinque mesi che il caporale Liam, originario di Kirkcaldy in Scozia, operava con le forze britanniche nella regione afghana di Helmand e da circa un mese avrebbe dovuto essere congedato, ma dal momento che nessuno era efficiente come Liam e Theo nello scovare ordigni, i superiori avevano prolungato la loro missione sul teatro di guerra di oltre un mese. Non c'era in tutto il reparto infatti un'altra "coppia" di artificieri così in gamba da superarli, e i 14 ordigni esplosivi IED (Improvised Explosive Device) scovati da Liam e Theo erano un segno indistinguibile di grande professionalità ed efficenza. La mattina del primo marzo quindi, solita giornata di lavoro che forse appariva più tranquilla, poiché si trattava di una perlustrazione nel distretto di Nahr-e Saraj. Ed è proprio lì invece che il convoglio militare inglese è caduto in un'imboscata tesa dai ribelli afghani e nello scontro a fuoco il caporale Liam Tasker veniva ferito a morte, tanto che inutile è risultata la folle corsa all'ospedale allestito nella base di Camp Banion. Nel frattempo, il fedele Theo, illeso, non si è mai mosso un istante dal suo istruttore. Una storia d'amore e fedeltà profonda che però ha un duplice triste epilogo. Un Hercules della Royal Air Force giovedì scorso, 10 marzo, ha riportato a casa il corpo del caporale Liam Tasker. Con lui, dal ministero della Difesa sono state consegnate alla famiglia anche le ceneri del fedele Theo, morto di crepacuore solo tre ore dopo il decesso del suo istruttore. Ora, la fedeltà è l'efficienza di questo stupendo animale che ha seguito "nel bene e nel male" l'uomo a cui era legato, sarà premiata: Theo infatti è stato candidato per la "Dickin Medal", ovvero l'onorificenza militare britannica destinata agli animali che si sono particolarmente distinti nel corso di azioni di guerra. Gli "eroi" molte volte sono anche loro...
(foto: Liam Tasker e l'inseparabile Theo)

venerdì 4 marzo 2011

Sessantotto, bunga bunga e amnesie...

In un certo senso mi fa sorridere la recente manifestazione messa in atto dal "gentil sesso", sceso in piazza nelle varie città italiane per riaffermare la "Dignità della Donna". Sorrido, certo, perché in questo caso la donna è scesa in piazza per protestare contro se stessa, contro la sua agognata e raggiunta libertà di "scegliere e di fare", manifestando quindi contro la sua emancipazione. Si è protestato come se la donna, in quanto "femmina", avesse subito un torto discriminante dal "sesso forte", un sopruso, la violenza di un gesto e quindi di un atto non voluto. Ma per capire meglio il discorso bisogna ritornare alla cronaca recente, dove una certa Ruby -ma non solo lei- ha sbaragliato le scale gerarchiche "della strada" per passare da semplice "escort" -usiamo dunque questo eufemismo tanto di moda oggi- a prediletta del reame, il tutto grazie a "smutandate" volute fatte in ambienti che contano. E partendo dal presupposto tutto "Sessantottino" che recitava "la passera è mia e la do a chi voglio io" -sebbene Ruby e company siano venute dopo per età anagrafica- , non vedo lo sconcio dove sia, poiché proprio la donna, liberandosi dei tabù che negli anni andati la vedeva sottomessa -sessualmente- all'uomo, decise una sua "rivoluzione" in fatto di costumi, equiparandosi in tutto e per tutto all'uomo, col risultato che finalmente era lei a decidere "come, dove quando e con chi", quindi figura attiva e non più passiva. Una certa parte politica esaltò il fatto come "momento storico della donna" che con quella ribellione si era liberata da certi pregiudizi, quelli che per secoli avevano sentenziato che se l'uomo va a donne "è un gallo", mentre la donna che va a uomini "è una zoccola". Libertà dunque, e basta una volta per tutte dei vecchi pregiudizi. Quindi fa strano che oggi, 42 anni dopo la "conquista", una certa parte di donne sia scesa in piazza per difendere a spada tratta la propria "dignità", una dignità tra l'altro che non vedo calpestata da nessuno poiché sia la marocchina Ruby e tutte le altre "colleghe" non sono state irretite né forzate a "smutandarsi" contro la loro volontà, ma ben consapevoli e intenzionate invece a vivere il loro "bunga-bunga" liberamente, proprio come la dottrina "sessantottina" predicava. Donne dalla mente corta o politica ingannevole, che proprio in questo caso ha "manipolato" la donna portandola in piazza a manifestare contro la sua libertà. Invece di fare tanto can-can, bastava ricordarsi che la donna da sempre ha avuto "una marcia" in più, perché è stata -e sarà!- sempre lei a possedere la chiave che apre tutte le porte, quelle dei cuori, dei portafogli e dei palazzi che contano. Tutto sta nel saperla utilizzare quella chiave, appunto: con dignità, anche se le donne che hanno manifestato tutto ciò lo hanno taciuto...