sabato 28 febbraio 2009

CASTRAZIONE CHIMICA, CASTRAZIONE FISICA...

E' come un epidemia. Cosa sta succedendo in questa nostra "meticciata" società ormai allo sbando? E alludo ad uno dei crimini più odiosi, la violenza sessuale, quella violenza che se non uccide fisicamente, uccide psicologicamente la vittima. L'orrore di questa brutalità, ultimamente colpisce bambini, come recentemente è successo a Roma dove due rumeni hanno violentato una quattordicenne, e più recentemente, a Napoli, dove a cadere sotto le grinfie di un orco è stato un ragazzino dodicenne, stuprato da un pedofilo napoletano, già indagato per una presunta violenza su una bambina di cinque anni ma inspiegabilmente libero. Per questi ultimi casi però, la rabbia popolare non si placa sapendo che i tre mostri sono attualmente in galera, perché in Italia lo sappiamo bene che tra riti abbreviati, attenuanti e buone condotte -oltre ad una magistratura pavida-, i colpevoli di reati simili -e non!- ben presto ritornano in giro, magari pronti a commettere di nuovo gli stessi reati. Quindi? In certi ambienti politici, timidamente si fa strada l'ipotesi di una "castrazione chimica" per i colpevoli, anche se il popolo ci va giù duro, come recentemente è successo di sentir dire ai microfoni di un telegiornale da un esasperato cittadino italiano: "Altro che chimica! Io sarei invece per la castrazione fisica per gente simile!". Chissà quanti, in quel momento, l'hanno pensata come lui...
(Gericus)

venerdì 27 febbraio 2009

STOP KILLING SEALS!

Una lettera giuntami via email, parla dello sterminio delle foche, con centinaia di miglia di cuccioli che vengono barbaramente uccisi per la loro pelliccia bianca e soffice. Un orrore senza fine per queste stupende creature dagli enormi occhioni supplicanti, che accanto alle loro madri, vengono uccise, a volte lasciate ferite a soffrire per poi essere spellate mentre magari sono ancora vive. Un appello, lanciato dall'associazione internazionale "Care2" che io ho immediatamente raccolto e che pubblico in lingua originale:

"Hi Gericus! I'm writing because seals urgently need your help right now. Just weeks from today, Canada's cruel commercial seal kill will begin, with hundreds of thousands of baby seals to be slaughtered for their fur. Just like every year, the seals will be clubbed and shot to death, wonded and left to suffer, and cut open while they are stil alive.
Sign the petition letter to ban the trade in all products derived from the commercial slaughter of seals! Horribly, the killing won't stop with Canada. Other commercial seals slaugthers will open in other parts of the world, with even more seals brutalized for profit. But there is hope on the horizon. This spring, the European Parliament will vote on a historic proposal to ban seals product trade, a ban that could save millions of seals from a horrible fate! Canadians are overwhelmingly opposed to the commercial seals slaughter, and that is why most seal products have to be exported to Europe for sale. The fact is, seals in Canada are dying because Europeans continue to buy their skins. Sign the petition letter.
Europeans hold in their hands the power to save the seals -by ending their trade in seal products. Notably, 425 Members of the European Parliament have already called for such a ban. Now it's your turn! Make your voice count for seals. Please, show your support for an unconditional prohition on seal product trade. Sign this patition today and Humane Society International will make sure your message is carried to the halls of Parliament.
Thank you on behalf of our friends at Humane Society International.
Truly Robin E. Care2 and ThePetitionSite Team.

FERMIAMO L'ORRORE! FIRMIAMO TUTTI!
Indirizzo telematico per la petizione: seals petition care2
(Gericus)

mercoledì 25 febbraio 2009

NONOSTANTE TUTTO C'E' ANCORA CHI...

A volte io rimango basito, perché nonostante tutto, c'è ancora chi, come l'anonimo che mi ha inviato la lettera che riporto sotto, che non si rende conto della situazione creatasi in Italia sul tema criminalità legata all'immigrazione illegale o non. Questo è ciò che scrive, riferendosi ai dati che avevo riportato io, ovvero che nelle nostre patrie galere, attualmente vi sono 2800 detenuti romeni: "In Italia -scrive l'anonimo- vivono 1 milione di romeni, e quel 2800 rappresenta quasi il 2%. Da 60 milioni di italiani, quanti sono i delinquenti, mafiosi, criminali? Più del 2% credo. La vostra 'oppinione'?"

La nostra opinione 'condivisa' la riporta Enzo Bettiza, giornalista di chiara fama, sulla prima pagina de La Stampa di oggi, mercoledì 23 febbraio il quale, partendo dal presupposto che il presidente del Senato di Bucarest, Mircea Geoana, avrebbe tacciato l'Italia -e gli italiani- di "romenofobia", cioè di xenofobia e razzismo. Con grande classe, Bettiza risponde:

"L'obiezione ci sembra alquanto stonata, al limite, offensiva, dopo le equilibrate e anche severe dichiarazioni congiunte fatte l'altro ieri dal ministro degli Esteri Franco Frattini e dal suo omologo romeno Cristian Diaconescu. Il fatto che i due ministri abbiano deciso di affrontare pubblicamente insieme, a Roma, uno a fianco dell'altro, la più perniciosa piaga immigratoria di cui da un paio d'anni soffre l'Italia, dimostra per se stesso che né i governanti italiani né tanto meno quelli romeni possono più ignorare un problema divenuto ossessivo e, per tanti aspetti, spaventoso: lo stillicidio ininterrotto di crimini con stupro e ferocia spesso mortale perpetrati da cittadini romeni, crimini che, dopo lo scempio della signora Reggiani , sono purtroppo continuati senza esclusione di colpi e di scelta coppie di fidanzati inermi, ragazze quattordicenni, ottuagenarie disabili". Ma prosegue: "Inutile nascondersi dietro un dito o alzarlo per accusare di xenofobia indiscriminata l'ospite, ovvero la società italiana e le sue istituzioni, che semmai dovrebbe venire rimproverata di eccessiva tolleranza legale e umanitaria".

Ma Bettiza poi fa un esame più approfondito di questo fenomeno criminale, ricordando che l'ondata di questa gente proveniente da Paesi europei ex comunisti, "ha brame e pretese di possesso immediato, totale, di carne e danaro, che evocano tempi di guerra più che di pace: le donne di Berlino o di Belgrado assaltate dai soldati russi, le terre bruciate dai tedeschi in fuga dalle nazioni occupate, le bravate crudeli e le sevizie inferte dai servizi segreti francesi in Algeria, da ultimo, dopo le foibe, orrende e infamanti pulizie etniche interjugoslave in Bosnia, in Croazia, in Kosovo".

E ritornando a quei dati rilasciati addirittura dalle autorità di Bucarest, ovvero di quel 40% di criminali fuggiti dalla Romania e sciamati in Italia, Enzo Bettiza dice:

"Si tratta quasi sempre di individui instabili, ubiqui, spesso clandestini, dediti allo spaccio di donne e droga, fuggiti dalla Romania per malefatte impunite, giunti dal profondo del postcomunismo ceauceschiano, taluni già espulsi più volte dall'Italia e poi ritornati indenni in Italia, attirati e rassicurati dall'incertezza della pena con cui sovente li condonano tribunali indulgenti".

Come "oppinioni" in riposta all'anonimo scrivano, mi sembra che possano bastare...
(Gericus)

martedì 24 febbraio 2009

ALBERTO STASI: L'ORA DELLA VERITA'

VIGEVANO - "Io lo avrei messo dentro già da un anno" dice una signora ai microfoni del Tg5. E' questo dunque il pensiero della gente in attesa davanti al tribunale di Vigevano, dove questa mattina c'è stata l'udienza preliminare per l'omicidio di Chiara Poggi, avvenuto il 13 agosto del 2007, e che vede come unico imputato l'ex fidanzato della vittima Alberto Stasi (foto) . Un inizio processuale atteso, tanto che polizia e carabinieri devono intervenire più volte per far si che l'auto di Stasi prima, e poi quella con a bordo i genitori di Chiara, possano raggiungere il parcheggio del palazzo di giustizia, tanta è la folla che si assiepa nei dintorni. Sarà un processo indiziario basato però su robusti riscontri forniti dall'accusa, in primo luogo le scarpe di Stasi "troppo pulite", cioè prive di qualsiasi traccia ematica della vittima, tracce però "inspiegabilmente" riscontrate dai Ris sui pedali della 'famosa' bicicletta nera e di proprietà dell'accusato, notata da un testimone appoggiata al muro della villetta della famiglia Poggi il giorno stesso del delitto. Ma se queste sono prove inconfutabili, è il motivo di questo assurdo delitto che ancora non è chiaro. Per l'accusa, va ricercato in quei file del computer di Alberto Stasi sui quali è stato trovato materiale pedopornografico in grande quantità. Sta qui la chiave di tutta la storia? "Mia figlia non avrebbe mai accettato di vedere quei filmati, perché era troppo pulita" dice Rita Poggi, la mamma di Chiara, che questa mattina si è ritrovata faccia a faccia con colui che aveva accolto in casa come un figlio, e che oggi invece è chiamato a rispondere dell'uccisione di sua figlia. "E' stata una prova durissima trovarmelo davanti" ha detto ancora la donna, "ma come ho affrontato questa prova, io e mio marito affronteremo anche le altre". Dopo circa un ora e mezzo di discussione tra le parti, il gup (giudice udienze preliminari) Stefano Vitelli ha deciso di aggiornare l'udienza al prossimo 7 marzo, ed è in quell'occasione che si saprà se Alberto Stasi sarà rinviato a giudizio. (Gericus)

OCCHIO ALLE TRUFFE #12

Continuano ad arrivare mail-trappola. Ce n'è di tutti i tipi. Dalla ragazza russa che chiede soldi per comprare una stufa perché ha freddo, alla British Lottery, dalle Poste alle banche che chiedono conferme dati per inviare "giacenti cifre" in loro possesso, a importanti "uomini d'affari" stranieri che chiedono collaborazione per trasferire in Italia cifre da capogiro con promessa di una lauta ricompensa per chi accetterà l'offerta. Tutte trappole per fregare fiducia e soldi agli sprovveduti che "abboccano". Una delle ultime truffe giunte sulla mia posta la riporto pari pari sotto nella lingua originale, lasciando pure i madornali errori di lingua, sinonimo appunto di gente in malafede.

Traducendo velocemente, il tipo in questione chiede -appunto- l'aiuto per trasferire su un conto bancario italiano, la somma di 48 milioni di dollari americani, soldi, a suo dire, da muovere in seguito alla crisi scoppiata in Ghana tra musulmani e cristiani. Assicurando che non c'è niente di illegale in questa operazione, il firmatario, tale colonnello J. Samson, offre a chi lo aiuterà una percentuale del 25% sull'intera somma. Riconfermando la serietà di tutto ciò, il furbacchione lascia il suo indirizzo telematico "in attesa di una risposta". Sotto c'è l'originale della mail:

Attention Sir,
Complimets of the season and I hope this mail meets you well.
I am in need of your assistance. My name is Col. J. Samson, assigned to the Engineering Military Unit Plateua State Northern Nigeria.
We have about $48 Million US Dollars that we have moved to Ghana during the Moslems/Christians crises in the state, however due to some irregularities we want to transfer the money out of it's current location for investement purposes to a designated location which of course could be a place of your choice.
My partners and I need a reliable associate who can assist in the said venture, let me assure you that there is nothing illegal about this.

The most important factor in every dealings of life is trust which am sure you are very aware of so we would like to bestow our full and uncondtional trust in you with assurance that you would do the same . You are entitiled to 25% of the total sum.

All we ask is that you find a secured place (if possibly an account) where the money will be kept.
It would be in the Interest of both parties to benefit fully so I urge you to take this issue seriously.

Awaiting your response.
Regards,
Col. J Samson
Email: XXXXXXXXXXXXXXX (cancellata)


ATTENZIONE! E' UNA TRUFFA!!!!!!

NON RISPONDERE MA CESTINARE! (Gericus)



lunedì 23 febbraio 2009

CANDIDO CANNAVO': UNA VITA IN 'ROSA'...

AOSTA - Di Candido Cannavò, (foto) ho un ricordo indelebile. Lo incontrai infatti in occasione del Premio Saint Vincent di giornalismo. Era il 24 ottobre 2006, e la premiazione quell'anno avvenne nella prestigiosa cornice del castello di Sarriod de la Tour a Saint Pierre. Tra i premiati di quella edizione, appunto, Candido Cannavò. In attesa che aprissero le porte del maniero, ebbi l'onore dunque di scambiare con lui alcune parole. Mi colpì prima di tutto la sua cortese disponibilità, ma non quella professionale di porsi all'intervista, ma più semplicemente quella della sincera relazione umana. Mi ricordo che mi prese sottobraccio e mi "trainò" verso il sole, dato che rimanere all'ombra di quell'ottobre frizzante non era poi il massimo. "Tra i vari riconoscimenti ricevuti nella mia carriera" mi disse, "questo è un Premio speciale, quello che tutti i giornalisti sognano di poterlo un giorno ricevere, perché è intitolato a Indro Montanelli e Saint-Vincent, una tradizione e una storia. Per me quindi, oggi è una giornata felice, veramente particolare". Lui, un maestro del giornalismo, che gioiva come uno dei redattori qualsiasi ad un premio come quello, dimostrando con quelle parole, tutta la sua umiltà che solo i grandi personaggi sanno esprimere. Mi parlò, tra l'altro, anche del suo amore sviscerato per la Valle d'Aosta, "una regione che scopro ogni volta sempre nuova, meravigliosa e unica". Ad una mia domanda -era da poco scoppiato lo scandalo Calciopoli- cosa provasse uno come lui, che dello sport sano ne aveva fatto una ragione di vita, Candido Cannavò si rabbuiò scuotendo la testa: "E' una pagina bruttissima del nostro calcio. Uccide speranze e sogni in tutti coloro che ogni domenica soffrono o gioiscono per la propria squadra. E' una coltellata alle spalle di ogni sportivo..." Candido Cannavò, 78 anni, è morto domenica mattina 22 febbraio. (Gericus)
(foto: Cannavò riceve il premio dalle mani dell'allora presidente della Regione Luciano Caveri. copyright)

domenica 22 febbraio 2009

SANREMO E I GIOCHI SPORCHI...

SANREMO - Spente le luci dell'Ariston, cosa resta di questo 59esimo Festival di Sanremo? Restano esili tracce di promesse non mantenute, sterili commenti su canzoni gay, capezzoli d'antan in mostra, mugugni e sospetti. E della musica che fino a prova contraria, dovrebbe essere anima e motore di tutto il carrozzone? Niente. Mario Luzzato Fegiz, critico musicale di ampia fama non ci pensa due volte a bocciarlo 'tout court': "In 40 anni di Festival, mai una terna di canzoni, nessuna da salvare, non era mai capitata". E si riferisce ai tre brani primi in classifica, ovvero in ordine "La forza mia" di Marco Carta; "Luca era gay" di Povia, e "Non riesco a farti felice" di Sal Da Vinci. E che dire dei risultati che hanno sancito come vincitore di questa edizione, "l'amico" Marco Carta? A parte che la sua vittoria era data per scontata già da settimane grazie a santi in paradiso, Luzzato Fegiz lo ammette nero su bianco: "Marco Carta è stato fatto vincere da 'Amici' e da un partito politico e aggiungo che sia la canzone che il personaggio non sono un granché". Ma per gli organizzatori, questo è il Festival "dai grandi numeri" in quanto ad ascolti, perciò, tutto il resto non conta. Anche su questo punto però, l'Auditel lascia un po' sconcertati, se pensiamo che una ricerca fatta dal Corriere on-line, su un campione di 26.023 persone intervistate, il 78,7% ha ammesso senza reticenza di non guardare affatto la trasmissione. Per concludere, cosa ricorderemo di questo Festival? Il bacio in bocca tra Bonolis e il fido Laurenti, (foto) una Zanicchi -classe 1940- che canta "sesso a volontà e senza amore" e un Hugh Hefner, 83 anni, che ci delizia su lussuria al Viagra. Un altro Festival del nulla dunque, ucciso dalla spocchia di organizzatori improvvisati, selezionatori musicali senza un minimo approccio al buon gusto e infine, da un insieme di personaggi che non hanno proprio niente a che vedere con l'anima più nobile di questo Festival della Canzone: la canzone stessa. Carta, Povia, Sal... Di nomi dimenticati, il Festival è pieno... (Gericus)

giovedì 19 febbraio 2009

GEERT WILDERS: "FITNA".

Ai più, il nome di Geert Wilders (foto) dirà ben poco. E' un parlamentare olandese di 45 anni, autore controverso del documentario "Fitna" (Il Male), un filmato di 15 minuti sui problemi dell'integralismo musulmano e sui pericoli che corre l'Europa, "occupata", numeri alla mano, da 54 milioni di musulmani. Potremmo definirla, una "nazione" in più nel cuore dell'Europa, con tutti i problemi però che ciò comporta. Eroe o kamikaze? Geert Wilders non è nell'uno e l'altro, poiché come sostiene, "il mio intento è indurre alla riflessione i governi, poiché non sono razzista ne tanto meno ce l'ho coi musulmani". Parole che non hanno chiarito, per certi fanatici, la sua posizione, tanto che sul suo sito sono cominciate da tempo ad arrivare minacce di morte. Successe così anche a Pim Fortuyn, olandese pure lui e leader del partito "Per un Olanda più vivibile", ucciso nel 2002, e altra atroce sorte fu riservata al regista -di nuovo olandese-, Theo van Gogh, autore del film "Submission", ammazzato ad Amsterdam nel 2004. E nel giro nelle capitali europee per promuovere il suo filmato, l'Inghilterra, prima tappa, le ha chiuso le frontiere, bollandolo come "persona non gradita". "E' una vicenda scandalosa" commenta a riguardo Wilders. "Appenna atterrato all'aeroporto di Heathrow, sono stato fermato e rispedito indietro. Non era mai successo che a un parlamentare si vietasse l'ingresso in un altra nazione". Londra ha paura di possibili ritorsioni da parte di terroristi islamici, perciò, "meglio restarne fuori". Oggi, giovedì 19 febbraio, Geert Wilders sarà in Italia per una serie di conferenze, per presentare il suo "Fitna" (su internet visibile all'indirizzo Geert Wilders on google fitna) e per ricevere a Roma il premio "Oriana Fallaci". Il grido d'allarme lanciato in primis dalla nostra Oriana dunque, passa ora attraverso l'impegno di Geert Wilders, che recentemente, al Parlamento olandese ha dichiarato: "The islamic incursion must be stopped. Islam is the Trojan Horse in Europe. If we do not stop Islamification now, Eurabia and Netherabia will just be a matter of time. One century ago, there were approximately 50 Muslims in the Netherlands, today, there are about 1 Million. Where will it end"? (Le incursioni islamiche devono essere fermate. L'Islam è il Cavallo di Troia in Europa. Se non fermiamo l'islamificazione adesso, Eurabia o Olandrabia sarà solo questione di tempo. Un secolo fa c'erano all'incirca 50 musulmani in Olanda, oggi ce ne sono un milione. Dove finiremo"?) (Gericus)

mercoledì 18 febbraio 2009

LA VIOLENZA CONTINUA.

PAVIA - "Gettare acqua sul fuoco, mantenere un basso profilo per far avvertire il meno possibile l'allarme sociale". E' questo in sintesi il pensiero espresso dal Comitato provinciale per l'Ordine e la Sicurezza, dopo l'ennesimo brutale fatto di violenza registratosi in Lombardia. Teatro della vicenda, Albuzzano, cittadina Pavese a due passi da Milano. Il delinquente, è un rumeno 31enne, muratore 'quando capita' e senza fissa dimora. Il suo "capolavoro" è stato sfondare la porta di un abitazione e violentare un anziana donna cieca di 83 anni. Ma andiamo in ordine. Il delinquente, dopo un giro di bevute nei bar della zona, verso le otto della sera di sabato scorso, ha un diverbio con il figlio della donna. Non si conosce il motivo, ma forse è da ricollegarsi ai desideri del rumeno di "rimorchiare" la badante straniera che accudisce l'anziana donna, cosa non per niente gradita al figlio. Una volta finita la discussione i due se ne vanno ognuno per la sua strada, ma per il rumeno, la strada è quella che porta all'abitazione dell'anziana signora. Calci e spintoni alla porta d'ingresso, tanto che i vicini, allarmati chiamano i carabinieri. Nel frattempo però la porta cede sotto i colpi dell'uomo il quale, entrato nell'appartamento, si dirige verso la camera da letto dove riposa la donna. Non basta l'età della vittima a farlo desistere, ma in un attimo si cala i pantaloni e si avventa sulla donna, non prima di averla duramente percossa. I carabinieri arrivano che il delinquente è ancora intento a soddisfare i suoi turpi desideri. Ammanettato, è portato immediatamente via, mentre viene allertato anche il 118 per portare i soccorsi all'83enne. In ospedale, alla donna verranno riscontrate varie ecchimosi, gravi traumi al bacino e lesioni agli organi interni. Indignazione e rabbia nel paese: "Non ci sentiamo più sicuri nemmeno in casa nostra" si grida. Prima misura presa dal sindaco Margherita Canini, è stata la chiusura di un bar poco distante dal luogo della violenza gestito e frequentato da rumeni. "Buttare acqua sul fuoco" dunque, per non esasperare gli animi dei residenti italiani che non ne possono più di questa situazione. Sicuramente il buon senso prevarrà, anche se rimane difficile restare impassibili di fronte a delinquenti stranieri che ogni giorno, questo fuoco, lo alimentano con i crimini più orrendi. (Gericus)
(Foto: involuzione dell'uomo)

martedì 17 febbraio 2009

AMARCORD DI UN FESTIVAL...

SANREMO - L'hotel Savoy non c'è più. Alloggiai lì in un Festival passato. Mi ricordo il suo magnifico giardino, Rolls Royce, Bentley e Ferrari parcheggiate in bell'ordine. Pochi lunghissimi scalini e il Grand Hotel era lì, con l'enorme salone e la reception sulla sinistra. Personale educatissimo in livrea ed io, giovane autore, lì in mezzo ai mostri sacri del pentagramma e delle hit parades. Si. Allora arrivare ad un Festival di Sanremo era la consacrazione di una vita artistica, del raggiungimento di una meta a lungo cercata e voluta sia come autore che come cantante. Camera 320, dove il tre sta per 'terzo piano'. Ascensore con intelaiatura in ferro battuto, lunghi tappeti nei corridoi e luci soffuse. Due anni prima, in una camera simile alla mia e pochi metri sotto, Luigi Tenco con il suo "Ciao amore ciao" aveva detto addio al Festival, a Dalida e alla vita, con quei due colpi di pistola echeggiati alle 2,30 di quel venerdì di pioggia. La curiosità mi spinse ad andare a vederla. Un facchino che mi accompagnò me lo disse strada facendo: "La camera 'di Tenco' è diventata un ripostiglio". La tristemente 'famosa' 219 infatti odorava di povere ed era piena di scatoloni, materassi e cianfrusaglie varie. "Nessuno dal 27 gennaio 1967 ha più voluto dormirci...". Chissà, forse il Festival di Sanremo è morto allora o almeno, ha iniziato ad agonizzare. Non più la manifestazione dal "Salone delle Feste del Casinò" ma da un anonimo teatro... via per sempre i grandi nomi... via i fans adoranti, via il lustro e via forse anche quel sano ottimismo nel domani che si respirava in quegli anni... Ora ciò che resta del Festival e del suo grande passato sono solo i ricordi e quei due colpi che ancora echeggiano nei saloni vuoti e abbandonati del Grand Hotel Savoy, lì sulle alture della città. La storia del Festival di Sanremo è racchiusa tutta qui... (Gericus)

domenica 15 febbraio 2009

RABBIA, ORRORE E VERGOGNA.

Provo rabbia nel constatare il ripetersi di violenze sessuali ai danni di donne e bambine. Provo orrore anche nel constatare la più totale indifferenza della società verso questa violenza, dove come in alcuni casi -come è successo ieri a Bologna- gira la testa dall'altra parte per rimanere vigliaccamente al di fuori del dramma. Provo vergogna poi per una società che non sa, non vuole o se ne frega di difendere in tutte le sue forme e sedi la propria donna, lasciandola in balia di gesti spregevoli oggi, purtroppo, aumentati in dismisura da stranieri clandestini e non. Provo disgusto poi per quei magistrati che rimettono in circolazione un irregolare tunisino che per ben due volte era stato arrestato, dandogli così la possibilità di calarsi i pantaloni e violentare una bambina. Provo nausea per tutte quelle dichiarazioni dei politici che come funghi nascono ogni qualvolta si ripete una violenza sessuale -quotidiana ormai!-, dichiarazioni che restano soltanto un puro fatto verbale al quale non segue mai un rapido e repressivo riscontro. Infine, provo molta solidarietà verso quei genitori, mariti o fratelli di vittime, che ben conoscendo la pavidità del nostro apparato giudiziario, gridano al vento tutta la loro rabbia con quel "Mi farò giustizia con le mie mani". (Gericus)
(Foto: caccia agli stupratori)

sabato 14 febbraio 2009

L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA...

AOSTA - Anche i delinquenti -la maggior parte stranieri-, hanno cominciato ad apprezzare la Valle d'Aosta. Niente da vantarsi se non, spaventarsi. Fino a poco tempo fa, questa ex "isola felice", grazie al suo assetto viario, era ritenuta -a ragione- un 'cul-de- sac', dal momento che aveva passaggi di ingresso e uscita facilmente controllabili per ragioni geografiche e di confine. Chi entrava per delinquere, sapeva che la fuga verso i valichi era preclusa grazie ai controlli di polizia, finanza e carabinieri -Monte Bianco/Piccolo Sanbernardo per la Francia e Gran Sanbernardo per la Svizzera- e altrettanto facilmente c'era la possibilità di essere acciuffati uscendo dalla Valle ad est, verso il Piemonte, poiché le arterie di scorrimento -autostrada e statale 26- erano facilmente controllabili. La tranquillità dunque regnava sovrana in Valle, eccetto casi isolati e di poco impatto sociale, poi, con l'apertura delle frontiere, l'internazionalità del crimine ha travolto speranze e certezze. E allora eccoci qui, con intrusioni notturne in baite e abitazioni in alta montagna, sequestri e percosse ai proprietari trovati nel sonno e nessuno, che ormai si sente sicuro. Guido Di Vita, comandante regionale dei Carabinieri non si è lasciato intimorire da queste scorribande, che come lui ha subito affermato, "riportano ad una criminalità proveniente dall'Est europeo", contrastando in maniera decisa questa nuova realtà, attraverso operazioni che ben presto hanno dato buoni risultati. Grande dispendio di uomini e mezzi per assicurare alla giustizia i delinquenti dunque, poi, la doccia fredda: "Tornano liberi i cinque rumeni arrestati dai carabinieri a Bard" titola "La Vallée Notizie" di oggi, riferendosi ai cinque individui catturati dopo un inseguimento rocambolesco per le strade valdostane la notte scorsa. Erano stati individuati mentre cercavano di entrare in una centrale elettrica della zona, sicuramente, -come hanno sostenuto gli uomini dell'Arma- per rubare i preziosi fili di rame, ma sorpresi sul fatto, se l'erano data a gambe ma catturati poco dopo. Ma c'è altro: dopo una brillante operazione di 'intelligence' messa in atto da carabinieri e polizia di Stato, un altro pericoloso delinquente rumeno, tale Gheorghe Bitcos, autore assieme ad un compare -mai catturato- di una selvaggia aggressione compiuta ai danni di una coppia di giovani italiani, era stato finalmente rintracciato e arrestato. Processato, si era beccato una condanna -primo grado- a sei anni e sei mesi di carcere e, inspiegabilmente, messo poi agli arresti domiciliari. "Evaso dai domiciliari. Ora é ricercato" si legge ancora su "La Vallée Notizie". Morale: vale la pena la grande mole di lavoro svolto da polizia e carabinieri, se poi una magistratura fuori dalla realtà -e dalle grazie di Dio...- rilascia con tanta facilità delinquenti duramente acciuffati? Vale la pena il consumo di benzina, mezzi e ore-lavoro degli uomini in divisa per togliere di mezzo simili persone se poi il risultato è questo? Non si farebbe prima a risolvere il tutto con una "ramanzina" a questi delinquenti stranieri, tipo "non lo fare più!" magari alzando anche l'indice della mano per far capire loro il nostro... disappunto? E' l'insostenibile leggerezza di una giustizia da 'paese dei balocchi' e di una magistratura "smollacciata" che genera questo stato di cose, e mi chiedo com'è che le nostre 'teste pensanti' non l'abbiano capito. Una cosa è certa: I delinquenti stranieri lo hanno capito da un bel po'... altroché se l'hanno capito... (Gericus)

giovedì 12 febbraio 2009

BONOLIS: UN MILIONE DI EURO PER SANREMO

SANREMO - Eccoci di nuovo qui. Non è ancora cominciato che il Festival già fa discutere e non tanto per la qualità dei brani in gara -vedremo in seguito-, ma per quella 'camionata' di euro che mamma Rai sgancerà al suo conduttore, in questo caso il 'nostro' -si fa per dire...- Paolo Bonolis:(foto) "A Sanremo? Guadagno un milione di euro" ha dichiarato un po'... sprovvedutamente ad un giornale. "E' il mercato. Io però lavoro per un anno al Festival come direttore artistico". E il putiferio -leggendo i commenti piovuti sul sito del Corriere Online in risposta a questa notizia-, si è subito scatenato:

"E io devo pagare il canone? Capisco che il mercato ha le sue regole e che i professionisti costano, ma io non sono più disposto a pagare il canone Rai per arricchire una schiera ridicola di presentatori, dirigenti o letterine che sia! Basta! Se Bonolis non era disponibile per meno lo si poteva far presentare a qualche giovane, tanto, CHISSENEFREGA del Festival! E' uno spettacolo morto e rimorto!" L.T.

"Ora propongo quanto segue: NON pagare più il canone Rai, a meno che Bonolis, Fazio, Ventura, e chiunque, dipendente Rai, guadagni più di 80 mila euro lordi annui non restituisca l'eccedenza rispetto a questa somma ad un Fondo, che lo Stato italiano dovrà restituire, per sostentamento delle vittime della crisi economica, (pensionati, cassa integrati, etc) o per le famiglie indigenti italiane". Max. 1974

"Certo che se lavora un anno... è giustificato tutto. Anch'io lavoro da 35 anni e nemmeno se lavorassi 70 anni guadagnerei un milione di euro... Questo è il mercato??? Ma che mercato è??? Non c'è la crisi economica??? o la crisiè solo un pretesto per licenziare lavoratori onesti che guadagnano 1200 euro al mese quando va bene??? Vergognatevi di dire certe scemenze a lavoratori e pensionati che non arrivano a fine mese, a giovani precari con mutui dsa nababbi e lavori da sfigati. Ma chi stabilisce certe cifre?" Anonimo.

"Poverino! Lui lavora tutto l'anno come direttore artistico. Io lavoro tutto l'anno per circa 20.000 euro, e dal 31 marzo mi lasciano a casa". Magico61

"Io lo condurrei per 100.000 uro! Se qualcuno in Rai vuole raccogliere l'appello... io sono qua." Frederik
(Gericus)

mercoledì 11 febbraio 2009

LETTERA APERTA A CRISTIAN DIACONESCU

Gentilissimo signor Cristian Diaconescu, ministro degli Esteri di Bucarest, Romania. (foto) . Abbiamo appreso con stupore la sua presa di posizione contro una presunta "violenza discriminatoria" messa in atto dal governo di Roma, Italia, verso i suoi connazionali. Puntando poi il dito su alcuni componenti del nostro esecutivo, lei ha affermato che questi "inciterebbero alla xenofobia attraverso una retorica aggressiva e provocatrice". A questo punto, gentile signor Diaconescu, ritengo che lei -e il suo ufficio-, non sia molto informato su ciò che quotidianamente succede in Italia ad opera di soggetti provenienti dal suo Paese, ed io, molto sinteticamente -e umilmente-, cercherò di venirle incontro con un piccolo accenno statistico: 2800 sono i detenuti rumeni attualmente nelle nostre patrie galere, 805 dei quali già con pene definitive. Nel Nord Italia poi, la media dei detenuti stranieri è del 70% (!) mentre a Roma è del 50%. E come ciliegina sulla torta, i rumeni sono il 73% dei detenuti comunitari. Non voglio dilungarmi poi sul tipo di crimini commessi dai suoi connazionali, poiché abbracciano tutto l'emisfero penale: furti, raggiri, stupri e assassinii. E dal momento che anche a Bucarest -come mi immagino- arrivano i quotidiani italiani, li sfogli, signor ministro, e vedrà che ogni giorno avrà la conferma di ciò che fanno i suoi fuoriusciti. Pertanto, signor Cristian Diaconescu, non si indigni per i tentativi di linciaggio -sempre bloccati dalle nostre forze di polizia- verso stupratori o assassini rumeni o per le nuove leggi che il governo italiano mette in atto per arginare questo stillicidio di crimini, perché anche una popolazione "agnello" come quella italiana, da sempre propensa alla morale cristiana del "porgere l'altra guancia", può averne le scatole piene e cominci a rendere pan per focaccia. Prima di chiudere questa mia, mi permetta, signor Diaconescu, un appunto... diciamo venale: dal momento che i romeni in cella ci costano 400 euro al giorno, questo è il pensiero degli italiani e del giornalista Paolo Granzotto: "Fuori! Fuori senza la minima esitazione. Accompagnati alla frontiera e consegnati alle autorità romene. Bucarest si riprenda le sue canaglie!". Gentilmente la saluto. (Gericus)

martedì 10 febbraio 2009

FOIBE: PER NON DIMENTICARE 1943/1945

Norma Cossetto era una bella ragazza di 24 anni di San Domenico di Visinada. Studentessa modello, stava per laurearsi in lettere e filosofia all'Università di Padova, e per preparare la sua tesi, girava l'Istria pedalando su una vecchia bicicletta. Il 25 settembre 1943, un gruppo di partigiani slavi irruppe in casa sua, razziando ogni cosa. Non se lo sarebbe mai aspettata, perché a pensarci bene, la sua non era una famiglia da considerarsi ricca, e poi, in tempi simili... Il peggio però doveva ancora arrivare, e questo lo capì il giorno successivo, quando la stessa banda di slavi ritornò, portandola via. Primo luogo della sua detenzione fu la caserma dei carabinieri di Visignano, dove in tutte le maniera, cercarono di convincerla a collaborare con loro. Al suo netto rifiuto, la donna fu condotta e rinchiusa a quel punto della ex caserma della Guardia di finanza a Parenzo, assieme ad altra gente del posto. Dopo un paio di giorni, Norma e tutti gli altri prigionieri furono di nuovo spostati, condotti con camion questa volta nella scuola di Antignana ,ed è lì, che per lei, iniziò un vero e proprio martirio. Condotta da sola in una stanza, qui fu spogliata e legata ad un tavolo, poi, a turno, ripetutamente violentata dai suoi 17 aguzzini. Una donna, residente in una casa vicina testimoniò: "Sentii urla e lamenti per tutto il pomeriggio provenire da quella casa, poi, verso sera, osai avvicinarmi alle finestre che avevano le imposte socchiuse per dare un occhiata. E la vidi, ancora legata nuda ad un tavolo che chiedeva acqua e pietà...". La notte stessa, Norma Cossetto, ancora in vita, fu portata in una Foiba delle vicinanze e gettata nel baratro. Due settimane dopo, il 13 ottobre 1943, a San Domenico ritornarono i tedeschi. Fu Lucia, la sorella di Norma, a denunciare il fatto ai militari, i quali, in breve tempo, riuscirono a catturare sei dei diciassette vili stupratori. Nello stesso tempo, il corpo di Norma fu recuperato dalla Foiba e composto nella piccola cappella mortuaria del cimitero di Castellerier. I sei partigiani slavi arrestati, furono obbligati a passare l'ultima notte della loro vita a vegliare quella salma da loro stessi brutalizzata più di due mesi prima. Restarono soli tutta la notte con la loro vittima sotto gli occhi. Tre di essi impazzirono, e all'alba, senza nessuna compassione, caddero con gli altri fucilati a colpi di mitra.

P.S. Il 10 novembre 1975, nella cittadina marchigiana di Osimo, il ministro degli Esteri italiano Mariano Rumor, e quello jugoslavo Milos Minic, firmarono un trattato meritevole di entrare nel Guinness dei primati. Uno dei due contraenti, il governo di Roma, pagò una serie di prezzi non da poco: la rinuncia alla sovranità italiana della zona B, la concessione di una zona franca italo-jugoslava a cavallo del confine di Trieste che apre a Belgrado una porta verso il Mercato Comune, più altri vantaggi materiali. L'altro contraente, la Jugoslavia, non dà contropartita di alcun genere, ma si limita ad incassare i lauti benefici.
(foto: salme recuperate dalle foibe)

lunedì 9 febbraio 2009

ELUANA, SI E' SPENTA LA FIAMMELLA...

UDINE - Eluana Englaro se ne è andata. Se ne è andata questa sera alle ore 20,10. Quattro giorni, solo quattro giorni dopo lo stop di acqua e alimenti, il suo fisico già fortemente provato non ha retto, e in punta di piedi, Eluana ci ha lasciati. "E' morta all'improvviso" ha detto il dottor Carlo Alberto Defanti, il neurologo che la segue da anni. "Una crisi improvvisa iniziata nel primo pomeriggio di oggi l'ha spenta". Si è spenta dunque quella "fiammella" che per diciassette lunghi anni l'ha tenuta in questo mondo, in una vita che sicuramente "vita non era", ma era pur sempre una "fiammella" che brillava. A questo punto è assurdo e inutile domandarsi a chi attribuire "l'onore" del soffio... (Gericus)

domenica 8 febbraio 2009

GIURAMENTO di IPPOCRATE

(Testo Moderno)

Consapevole dell'importanza e della solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro:
di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento;
di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale; di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente; di attenermi alla mia attività ai principi etici della solidarietà umana, contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze; di prestare la mia opera con diligenza, perizia, e prudenza secondo scienza e conoscenza ed osservando le norme deontologiche che regolano l'esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione; di affidare la mia reputazione esclusivamente alla mia capacità professionale ed alle mie doti morali; di evitare, anche al di fuori dell'esercizio professionale, ogni atto e comportamento che potrebbero ledere il prestigio e la dignità della professione. Di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni; di curare tutti i miei pazienti con eguale scrupolo e impegno indipendentemente dai sentimenti che essi mi ispirano e prescindendo da ogni differenza di razza, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica; di prestare assistenza d'urgenza a qualsiasi infermo che ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità a disposizione dell'Autorità competente; di rispettare e facilitare in ogni caso il diritto del malato alla libera scelta del suo medico, tenuto conto che il rapporto tra medico e paziente è fondato sulla fiducia e in ogni caso sul reciproco rispetto; di osservare il segreto su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell'esercizio della mia professione o in ragione del mio stato; di astenermi "dall'accanimento" diagnostico e terapeutico.
(Foto: Ippocrate, medico greco 460 a.C- 377 a.C.)

sabato 7 febbraio 2009

UNA BIRRA A MORTO CALDO...

ROMA - E' Daniel Serban, 35 anni, il romeno che l'altra sera, ubriaco come una tegola, ha causato un terribile incidente sulla Casilina, all'altezza del raccordo anulare. Viaggiava a tutta velocità su una Peugeot 307 rubata poco prima, zigzagando da un lato all'altro della strada , quando come un maglio, ha centrato in pieno una Daewoo con a bordo una giovane coppia di sposi che se ne tornava a casa. A morire sul colpo tra le lamiere è Marco Picano, un italiano di 36 anni, mentre la moglie, ferita in maniera non grave, veniva successivamente trasportata all'ospedale. E dal momento che i delinquenti hanno sette vite come i gatti, il romeno, uscito illeso dal tremendo schianto, fregandosene altamente del morto e dell'altra passeggera intrappolati entrambi nell'abitacolo, non ha trovato niente di meglio da fare che recarsi al vicino bar per farsi una birra. Richiamate però dal frastuono dell'incidente, alcune persone che avevano seguito l'evolversi dei fatti agguantavano inferocite lo straniero per farsi giustizia con le proprie mani, tentativo non riuscito per l'intervento dei Carabinieri, giunti velocemente sul posto. L'ennesimo -fino a quando?- brutto fatto di sangue causato da un romeno, che in barba a qualsiasi legge morale e civile, si trova in Italia a seminare croci e dolore. Che dire? Forse su questa etnia abbiamo già detto tutto. Olanda e altre nazioni Scandinave hanno chiuso le loro frontiere a questa gente. Da noi invece prevale "Schengen", sulla pelle e nel sangue degli italiani. Chissà, forse le cose cambieranno quando i carabinieri arriveranno a linciaggio avvenuto... (Gericus)
(foto: un momento del quasi linciaggio)

giovedì 5 febbraio 2009

LO CHEF E' NUDO...

MILANO - Quante risate mi sono fatto... Quattro persone al ristorante "Da Cracco" e un conto di 4.140 euro! Sto ancora ridendo, perché anche se ormai non ci sono più da un pezzo, son pur sempre 7milioni novecentotrentottomila 707 lire, ovvero sette mesi di stipendio di un operaio. Io mi chiedo, è mai possibile che con i tempi che corrono, esistano ancora chef che credono nella sublimazione dei loro piatti e nello stesso tempo, nella magia della loro "cucina" da far pagare come un opera d'arte? Ma non si rendono conto ormai, che anche i più scafati buongustai se ne sbattono altamente della cosiddetta "cucina d'autore"? L'assurdità della "nouvelle cuisine" l'ha smontata tempo fa Gualtiero Marchesi, uno che di piatti se ne intende: "Si parla tanto di prodotti genuini, del territorio, e poi non si capisce più cosa si mette nel piatto. La cucina deve essere semplice. Basta con i piatti pieni di pezzetti di cibo sparpagliati, righe, punti, virgole... non se ne può più! La gente vuole capire". Per ritornare al caso iniziale, il commensale che ha ricevuto il conto di 4.147 euro, si è prima fatto una grossa risata -pure lui-, poi ha detto le tre più che sacrosante parole: "Io non pago". Subito un "piccolo" sconto da parte dell'oste Carlo Gracco (foto) : 700 euro in meno (un milione e quattrocentomilalire). Niente da fare per il cliente. Il tutto adesso finirà nelle aule del tribunale, dove il giudice dovrà stabilire se quei 4 aperitivi, 4 tagliolini e 4 uova al tegamino insaporiti da una grattugiata di tartufo, più due bottiglie di vino pregiato, valgono sette mesi di stipendio. Il nostro oste, Carlo Cracco, si fa forte nel dire che i quattro hanno "grattugiato il tartufo in abbondanza", e poi "il mio è uno tra i più importanti ristoranti in Italia". Mi vien da ridere come un matto, perché alla Trattoria da Anna del mio amico Gigi, per 4 squisiti tagliolini ai frutti di mare, 4 uova al tegamino e un paio di bottiglie di buon rosso valdostano, avrei pagato al massimo un conto di 80 euro! oltre a quattro buone grappe alla fragola offerte dalla casa... (Gericus)

mercoledì 4 febbraio 2009

ELUANA ENGLARO: L'ULTIMO VIAGGIO

UDINE - Una pioggia battente ha accompagnato l'ultimo viaggio di Eluana Englaro (foto) verso la clinica "La Quiete". Sei ore di viaggio verso "la quiete assoluta" per questa giovane donna di 37 anni che come ha detto il dottor Amato De Monte, "è morta 17 anni fa". Parole da brivido, e non per la neve che cade mista a pioggia, ma per una situazione che scuote le coscienze di un Italia in attesa, divisa tra chi condanna il gesto e chi invece lo vede come una soluzione dovuta, il completamento di una tragedia rimasta a metà. Ma come si arriverà a questo? Sospendendo a poco a poco l'alimentazione che avviene attraverso un sondino naso-gastrico, e che secondo le previsioni, dovrebbe portare Eluana allo spegnimentoe, questa volta 'totale', nel giro di un paio di settimane. Si parla di "dolce morte", anche se sappiamo che la morte "è sempre amara". Bugie pietose per non far trasparire pensieri ben più cupi, perché forse, non sarà così: "Morire di fame e di sete" dice il professor Luciano Gattinoni, primario di anestesia al Policlinico di Milano, "comporta ingrossamento della lingua e disidratazione tra gli spasmi", aggiungendo poi tutto il suo disappunto: "Non si fa morire così neppure un cane, perché la morte avverrà tra atroci dolori". Penso a Eluana, a quei suoi vent'anni infranti in quel tragico incidente, alla sua bellezza, alla sua voglia di vivere, al sorriso che ci rimandano le sue foto, e a quella sua vita passata quasi per metà immobile sul letto di una stanza asettica. Chissà se in un barlume di vita rimasta, possa analizzare quanto si sta preparando in questi giorni, in queste ore, quanto si parli di lei sui media, quanto si scontrino le coscienze degli italiani. Vorrei poterla vedere scuote il capo per dire "No! Fermi, sono viva!" oppure, col sorriso pago di un anima persa, vederla affermare il desiderio di un "dolce distacco" da questa che vita non è. Diritto alla vita, diritto alla morte, e noi qui, impotenti, davanti a questo caso che è una via di mezzo tra una condanna a morte e un caritatevole gesto di umanità. Il dramma, come la nostra paura, è tutto qui... (Gericus)

martedì 3 febbraio 2009

L'ITALIA S'E' DESTA? NO,S'E' ROTTA... #2

Altre email giunte sul sito dei Radicali. E' la rabbia degli italiani di fronte al buonismo melenso di certi politici, in questo caso di Rita Bernardini, (foto) colei che ha avuto l'ardire assieme al compagno radicale Sergio D'Elia, di far visita a Rebibbia, ai sei romeni stupratori di Guidonia, e denunciare alla stampa presunti maltrattamenti subiti dagli stessi. Tra le centinaia di mail, ho estrapolato ... le più... gentili. (Gericus)

"Per lei e il suo collega non userò frasi ingiuriose e offensive, sarebbe troppo facile. Vi dico solo vergognatevi, gente come voi può solo suscitare odio e nausea. Avete il cervello completamente vuoto, aperto solo a demagogie assurde non più compatibili con il mondo moderno, cancellati dalla storia e dagli elettori italiani. Continuate a lanciare messaggi che cadono sempre nel vuoto, non volete capire che ormai non ne possiamo più di quei delinquenti che per colpa vostra e di chi la pensa come voi, hanno invaso il nostro Paese trasformandolo in una cloaca a cielo aperto, dove tutto è permesso a orde di farabutti per di più mantenuti da noi, e spalleggiati da una misera e patetica schiera di politici sconfitti e miserabili. Ma dove vivete? Ma non vedete che schifo c'è in giro? Vergogna, vergogna, vergogna". (anonimo)

"Perché non avete messo su un organizzazione che difendesse le vittime? Siete sicuramente dei Caino, chi se ne frega se qualcuno che non ha fatto niente, viene ucciso e stuprato o derubato... voi difendete quelli che lo fanno... Definirvi pezzi di mer.. è farvi un complimento!!! Andata a fanculo, branco di stronz..." (anonimo)

"Signora Bernardini, volevo dirle che il suo comportamento mi ha schifato... Per il semplice motivo che se tutto quello che hanno fatto a quella povera coppia l'avessero fatto a lei o a qualche suo parente, sicuramente a Rebibbia lei non ci avrebbe messo piede. Quella gente merita solo sevizie e torture... Cara mia Deputata, abbiamo le tasche piene di gente come lei. Spero di cuore che quelle bestie in galera vengano scannate.... e allora stapperò una bella bottiglia di champagne".
(anonimo)

"Signora deputato! Non hai meglio da fare??????? Hai portato anche i pasticcini oltre ai conforti???????? Sai pagata profumatamente con i denari sudati dai contribuenti!!!! Oltre a sparare CAZZATE e perdere tempo, vai a LAVORARE!!!! Lavorare significa portare ricchezza al Paese non zizzania e malumore!!!! Sono un piccolissimo imprenditore che per sbarcare il lunario deve lavorare sodo. Leggere e udire queste notizie non gratifica e non ci fa sperare in un futuro migliore!!!! Pensare che ho votato PD!?!?" (Gian Paolo)

"Vergogna! Ogni giorno onesti cittadini italiani subiscono soprusi e ingiustizie anche negli uffici dello Stato, per non parlare di quanti attendono da anni giustizia. E lei si preoccupa di eventuali maltrattamenti nei confronti di bestie disumane? Se sono usciti di caserma sulle loro gambe allora non ne hanno avuto ancora abbastanza!! W le Forze dell'ordine e abbasso i politici agli antipodi dal sentire del popolo italiano!"
(anonimo)

"Risparmi il suo tempo e le sue visite in carcere a quegli animali, veda di impiegarlo per fare quello per cui uno come me le passa di che vivere ogni mese. Riferisca alla Camera di quanto inconsistente è la legislazione in materia, riferisca di quanto scarsi siano i controlli delle Forze dell'ordine nelle città di notte. Ovviamente non è un invito, è un ORDINE, perché le ricordo, che lei è al suo posto perché un "coglione" (mi passi il termine) come me l'ha votata e tuttora la stipendia. Saluti" (G.T.)

lunedì 2 febbraio 2009

DUE RISATE COL BARBONE CHE BRUCIA...

NETTUNO - (Roma) "Volevamo diverticce un po'...". Eccoli qui i tre dementi, tre amici che così, per fare due risate e raddrizzare una serata altrimenti monotona, danno fuoco ad un barbone. E' successo sabato scorso a Nettuno, quando tre imbecilli "in libera uscita", Francesco B. di 28 anni, Gianluca C. di 19 e il sedicenne F.S. hanno avuto la magnifica idea di incenerire un senzatetto. Alle loro spalle, giornate perse nel nulla, nel fumo, nell'alcool e nei giri in macchina, giri senza meta e senza un motivo. Come l'altra notte: "Volevamo fa' un gesto eclatante" ammette il beota sedicenne, "magari un barbone che non doveva essere pe' forza uno straniero, se era romeno o negro non ci fregava niente". E il barbone, straniero, lo notano rannicchiato dal freddo sopra una panchina della stazione di Nettuno. E' un indiano, Singh L. di 36 anni e da diversi anni in Italia tra un lavoro precario e l'altro. Prima minacce, insulti e botte, poi i tre se ne vanno e a sentir loro, per caso passano davanti ad un distributore. L'idea nasce in quel momento: riempiono una bottiglia di benzina e tornano indietro, spruzzano di liquido l'indiano e 'swich', una fiammella fa il resto. Un testimone dà l'allarme al 112 e corre in aiuto al barbone, mentre i tre mentecatti sono già lontani, magari a contorcersi dalle risate. I carabinieri di Frascati li hanno acciuffati neanche 12 ore dopo. Per l'indiano, con ustioni di terzo grado su arti inferiori, mani e collo, subito ricoverato all'ospedale di Anzio, la prognosi è riservata. "Teste vuote" dicono gli investigatori dell'Arma. Che dire? A "riempirle" speriamo che sia la magistratura, ma a vedere i precedenti, c'è poco da stare allegri... (Gericus)
(Foto di repertorio)

L'ITALIA S'E' DESTA? NO,S'E' ROTTA... #1

ROMA - A quanto pare la priorità della Sinistra è correre a vedere come sta il carnefice anziché la vittima. Successe già con la visita a Rebibbia della parlamentare di Rifondazione Comunista Elettra Deiana all'assassina romena Doina Matei, la donna che il 23 luglio 2007 uccise con una staffilata di ombrello in un occhio la giovane studentessa Vanessa Russo, 23 anni. Oggi invece, è la volta di Rita Bernardini, (foto) deputata radicale-Pd, che in vena di buonismo nauseante, è corsa a far visita alle sei bestie romene, i delinquenti autori dello stupro di gruppo avvenuto giorni fa a Guidonia (Roma) ai danni di una giovane ventunenne. La "nostra"-si fa per dire...- Bernardini, uscita indignata dal carcere, ha pure fatto la voce grossa questa volta, poiché, a sentir lei, i sei "giovinotti" li ha trovati "tutti pesti". E la reazione degli italiani alla sua indignazione si è fatta subito sentire attraverso email che hanno ingolfato la sua casella postale alla Camera: "Fai schifo! Ti auguro di essere stuprata da un branco di merde come quelle li! Crepa!" le ha scritto qualcuno. Altri invece le dicono tout court "spero che un giorno le stuprino le sue figlie o qualche suo familiare!" mentre con toni educati -nella forma- un altro navigante va giù duro: "Vorrei, cara onorevole, che una sera rientrando a casa, fosse stuprata e pestata a sangue da un branco di romeni, vorrei che le lasciassero segni indelebili nel corpo e nella mente, vorrei che ciò accadesse ai suoi figli se ne ha, vorrei magari che i suoi cari fossero aggrediti in casa e malmenati con bastoni e seviziati con coltelli da un branco di extracomunitari feroci". Un tipo che si firma, Roberto M. va assai per le spicce: "La pena di morte per criminali come quelli è un fatto dovuto, per la parlamentare è obbligo, non dobbiamo aver paura a tirare la catena dello sciacquone, è una questione d'igiene". La domanda che tutti si pongono è una sola: Ma perché è andata in carcere dai romeni? Perché parteggiare per i delinquenti e non per le vittime? Rabbia che sale dunque, tanto da far dire a Fabio S. :"Dovevano lasciarli in mano alla folla quei bastardi". Un ragionamento chiaro lo porta poi un anonimo: "Lei mi fa ribrezzo. Lei va a trovare i romeni in carcere ma non si preoccupa della ragazza violentata a turno dagli animali che è andata a trovare". Questa volta il vaso è colmo, e la "nostra" -si rifà per dire...- Rita Bernardini, che forse non ha afferrato appieno il putiferio che ha scatenato, si trincera dietro un "noi radicali siamo allenati a certe reazioni", allertando però nello stesso tempo le forze dell'ordine. In rete hanno pubblicato il suo indirizzo e numero telefonico, e molte sono le minacce: "Se hai le palle rispondi... Se vieni in Sardegna, giuro Iddio che verrò a trovarti nel comizio... ti odio, in qualche modo le devi pagare queste uscite che fai... Verrà il momento che gli italiani si ribelleranno a queste delinquenze e si faranno giustizia da soli, e solo allora avrai paura ed eviterai di dire queste cose... miserabile, ti odio". Brutti segnali per quest'Italia che s'è desta... o forse, che si è rotta... (Gericus)