sabato 27 febbraio 2010

Mamma! Mi si è ristretto il pene!

Potrà sembrare un test assurdo e anche un po' imbarazzante, ma la ricerca non si può fermare. Da un recente studio compiuto dall'Università di Padova infatti, per l'uomo si prospettano giorni difficili: la lunghezza del pene in riposo è diminuita di un centimetro nel corso di 60 anni! Si, avete capito bene: il... "pistolino" si sta restringendo. Ma con quali misure ci siamo confrontati? Con quelle rese note dal rapporto Kinsey del 1948, quando si... misurarono le ... "virtù a riposo" di oltre 2.700 maschi americani, il cui risultato diede una media di 9,7 centimetri, mentre oggi la misura media rilevata dall'equipe del patologo Carlo Foresta su oltre 2000 diciottenni veneti è di 8,9. Al di là della facile battuta, si dice che il problema è serio e la motivazione ancora di più: inquinamento ambientale che crea danni all'apparato riproduttivo nel nascituro quando questi è ancora nell'utero materno. E il dottor Foresta punta il dito contro "diossine, pesticidi, metalli pesanti, additivi di plastiche, vernici e detergenti", tutti elementi che possono "ridurre l'attività degli ormoni maschili androgeni o mimando l'attività degli estrogeni femminili". Ma non finisce qui, poiché un alterato equilibrio ormonale oltre a diminuire dunque la misura del pene, porta anche a "modificazioni morfologiche del corpo maschile, armonia e proporzioni, tutte prerogative infatti degli ormoni". Ma dato che siamo in argomento, il rapporto Kinsey porta altre "verità" che tutto sommato sfateranno alcuni miti: "i neri hanno il pene più lungo dei bianchi quando questo è flaccido, ma i bianchi ce l'hanno più lungo quando è eretto". Anche il detto della circoncisione che rende il pene più lungo non è assolutamente vero, perché sempre nel rapporto Kinsey si dice che "non c'è nessuna differenza significativa di lunghezza in erezione fra individui circoncisi e non circoncisi". Ma ritornando al problema iniziale, lo studio dell'Università di Padova non lascia intravedere un grande futuro per l'Umanità, poiché ammette che "i ragazzi di oggi stanno assumendo una struttura fisica molto diversa da quella che avevano un secolo fa, e che li fa assomigliare sempre più alle donne". Il futuro è della donna dunque. Uomo addio?

lunedì 22 febbraio 2010

La ballata di Erika e Omar...

Era il 21 febbraio 2001 quando nella loro casa di Novi Ligure vennero ritrovati i corpi devastati di Susi Cassini 41 anni e del figlioletto Gianluca di soli 12. I periti contarono 97 coltellate su entrambi i corpi, 56 sul figlio e 43 sulla madre, un vero scempio. Autori di quella carneficina, la figlia della vittima, Erika De Nardo, all'epoca 14 anni, e il fidanzatino Omar Favaro, 17. Un amore folle tra i due giovinastri aveva portato a questa strage, che come diranno in seguito, comprendeva anche il padre Francesco che invece sfuggì alla morte. Motivo? Le 'rampogne' della madre verso la figlia legatasi sentimentalmente troppo presto. "Sono stati degli albanesi!" diranno agli inquirenti i due assassini, un accusa che ben presto verrà smontata dai riscontri degli investigatori, poi, la confessione dell'orrendo crimine. Al processo che si celebrò a dicembre del 2001, il tribunale dei Minori condannò Omar Favaro a 14 anni di reclusione mentre Erika, personaggio principale in tutta la vicenda fu condannata a 16 anni, pene confermate poi in Apello e in Cassazione. Pene virtuali però, perché per un assurdo conteggio, buona condotta e sconti di pena, Omar Favaro è già fuori dalle mura del carcere in semilibertà e affidato ad una cooperativa che si occupa di giardinaggio, e dal marzo prossimo sarà libero completamente. Erika, che nel carcere si è laureata con 110 e lode, ha già assaporato la semilibertà dal 2006, e presto sarà libera definitivamente anche lei. Il carcere, si dice, deve riabilitare chi ha commesso un crimine e sicuramente è giusto che sia così. Ma per "riabilitarsi" dopo aver massacrato due persone, "bastano" 9 anni o piuttosto, "sono un insulto a chi è stato ucciso"?
(foto: Gianluca De Nardo e la mamma Susi Cassini)

venerdì 19 febbraio 2010

Italia: Santi, Poeti, Naviganti, e Mariuoli...

C'è l'imprenditore che ride fregandosi le mani già pensando ai soldi che farà col terremoto appena avvenuto, responsabili della Protezione Civile che prendono come una vacanza "tutto compreso" il loro intervento, e poi, bustarelle che volano da una tasca all'altra. Ma è questa l'Italia? E noi italiani, siamo proprio così, sfrontati, cinici, profittatori e mariuoli? Partendo dal presupposto che tutto ciò dovrà essere provato, qualcosa è già venuto alla luce, confessato e biasimato: le risate con i morti ancora sotto le macerie dell'Aquila. Anche se l'Italia "è fatta", dunque, gli italiani -come era nel pensiero di Massimo D'Azeglio- non sono mai stati fatti, rimasti "accozzaglia" e mai diventati popolo. Lo abbiamo dimostrato da sempre, comprovato da Tangentopoli e ora, consolidato nel caso dello scandalo che ha coinvolto i vertici più alti della Protezione Civile, considerata -e a ragione!- la nostra "eccellenza nazionale". Tangenti, accordi sottobanco e malaffare politico, un andazzo conosciuto ormai anche fuori dai nostri confini nazionali, tanto che nella classifica dell'onestà politica e dell'affidabilità, nel 2009 l'Italia è sprofondata al 63esimo posto tra i Paesi del mondo. C'è da vergognarci, se pensiamo che in quanto a tangenti siamo agli stessi livelli dell'Arabia Saudita e molto più propensi al malaffare che a Cuba, in Turchia, Namibia, Malesia, Giordania e Botswana, tanto da essere considerati maglia nera tra le grandi democrazie avanzate, quindi agli ultimi posti in Europa. La Corte dei Conti, attraverso il procuratore generale Mario Ristuccia e il presidente Tullio Lazzaro, ha messo in luce questo... malessere -beh, chiamiamolo così- evidenziando che "le denunce per corruzione sono salite in un anno del 229%", una percentuale così alta da fare invidia a Piazza Affari. E in quali regioni le bustarelle volano più spesso? Anche qui c'è una classifica. Su un totale di 92 denunce per danno erariale, al primo posto troviamo la Toscana con 21 citazioni, c'è poi la Lombardia (18), Puglia (11), Sicilia (10), Umbria (7), Trento (5), Calabria (4), Lazio (3), Abruzzo (2), Emilia Romagna (2), Friuli e Venezia Giulia (1) e Liguria (1). Italia, Bel Paese di Santi, Poeti e Navigatori dunque, ma anche di Mariuoli. In poche parole, un Italia che "l'è tutta da rifare".

mercoledì 17 febbraio 2010

Sanremo: Un'altra sconfitta per la canzone.

Prendiamo un Sanremo a caso delle edizioni passate. Quello del 1969 va bene? Quarantuno edizioni fa dunque. Guardiamo quali furono i cantanti di allora: Lucio Battisti; Bobby Solo; Iva Zanicchi; Sergio Endrigo; Fausto Leali; Rita Pavone; Johnny Dorelli; Dik Dik, New Trolls, Rockes... Tra gli stranieri in gara? Wilson Pickett; Brenton Wood; Stevie Wonder; Sweet Ispirations... Cosa ne è uscito fuori? "Un avventura" di Battisti, "Zingara" di Bobby Solo, "Ma che freddo fa" di Nada -esordiente- e dei Rokes... Sanremo di ieri sera, martedì 16 febbraio. Questi i cantanti della prima serata: Valerio Scanu (?); Marco Mengoni (embè?); Arisa (chi? quella degli occhialoni?); Nino D'Angelo (è un'u bbravo guaglione); Simone Cristicchi (quello dei capelli ricci); Malika Ayane (??); Povia (beh, insomma...); Pupo/Emanuele Filiberto & Luca Canonici (cantastorie, principe e vassallo); Fabrizio Moro (???); Noemi (?!?!); Sonhora (così e così); Irene Fornaciari (tengo figli pure io...); Enrico Ruggeri (c'era una volta); Toto Cotugno (e sono un italiano); Irene Grandi (una volta...) . Il confronto dunque con l'edizione presa in considerazione, quella del '69 è stridente. Passiamo alla serata. Antonio Cassano è un buon giocatore. Ma che c'azzecca con Sanremo? E la spogliarellista Dita Von Teese, quella che in topless si immerge nella coppa di champagne, che cosa centra con una rassegna canora? E' il Festival della Antonella Clerici si esalta in giro tra i vertici di mamma Rai, come se fosse sceso il Dio in terra, anzi, all'Ariston. Orbene, a guardare con un occhio un po' attento non sarà sfuggito che questa serata sanremese è stata un miscuglio tra "Ti lascio una canzone" e il programma di cucina del mezzogiorno fino a qualche mese fa condotto dalla Clerici? L'unica differenza è che qui non c'erano i bambini e neppure il Giuseppe Bigazzi de "La prova del cuoco", quello che suggerisce i gatti per pranzo. Un'altra sconfitta per la canzone italiana dunque, offesa e passata inosservata tra nani, saltimbanco e ballerine in questo festival da sagra paesana o tutto al più, "festival dei dilettanti". Stasera si replica: Ma è proprio necessario?....

domenica 14 febbraio 2010

E' questa l'integrazione?

Eccola qui la nostra integrazione! Ha lo sguardo impaurito degli italiani e il colore rosso del sangue sul marciapiede. Ha l'immagine di vetrine infrante e auto rovesciate, (foto) lampeggianti di polizia e sirene di ambulanze. Milano come una contrada irachena, tra guerra etnica e odio galoppante, triste preludio di un domani senza legge e senza regole. La Francia l'ha già subita sulla sua pelle questa esplosione di violenza, con periferie in fiamme e coprifuoco al calar del sole. "Non si può più vivere" dice un residente di via Padova, la lunga via dove una volta vi abitava la media borghesia e che adesso è un crogiolo di etnie senza patria e pronte a scannarsi alla prima occasione. In questo caso, la scintilla che ha causato lo scontro è stata una rissa tra un gruppo di arabi e uno peruviano nel quale c'è scappato il morto, un giovane egiziano di 19 anni, colpito da una coltellata alla gola. Da qui la resa dei conti con pestaggi, grida di vendetta e cori "italiani di merda vi faremo tutti fuori". E la guerriglia urbana si è scatenata, pur con l'arrivo in massa di forze dell'ordine in tenuta anti sommossa. "Ho sentito sulla strada grida" dice un altro residente, "mi sono affacciato e ho visto un gruppo di stranieri che stava rovesciando la mia macchina". Guerriglia urbana dunque, rabbia scesa in piazza già a Castel Volturno, ancora a Milano scatenata dai cinesi, e a Rosarno in Calabria, con reazione dei locali e cacciata in massa degli stranieri. La legge sull'espulsione dunque dei clandestini non ha portato ancora a niente per la lentezza burocratica e per il quieto "lascia vivere", mentre ora la gente si aspetta dal governo un giro di vite: "Espulsione casa per casa" invoca la Lega, mentre da sinistra Filippo Pennati si chiede "com'è possibile che una parte della città di Milano sia in questo momento fuori dal controllo delle autorità". La miccia del fuoco delle banlieue parigine è stata innescata anche a Milano. Per le fiamme, è solo una questione di tempo.

giovedì 11 febbraio 2010

La bufala del "Global Warming"...

La direzione è sbagliata. Per i fautori del riscaldamento del nostro pianeta, la situazione climatica di quest'inverno rappresenta una debacle. Più che andare verso la desertificazione con stagioni torride e distruzioni in massa, se andiamo di questo passo ritengo che la popolazione mondiale scomparirà a causa del congelamento del pianeta. Basta dunque con gli allarmismi infondati di un sole che polverizzerà la Terra, poiché i sintomi di una ben altra fine per l'umanità sono lì fuori dalla finestra. Basta aprirla, e poi dare uno sguardo a quello che capita sia in casa nostra che nel mondo, leggendo i titoli delle notizie climatiche che appaiono sui quotidiani di oggi:
L'Italia è travolta da una depressione artica, con condizioni meteo in rapido peggioramento ovunque.
Sugli Appennini solo con catene.
Muoiono le sardine nell'Adriatico
a causa del mare troppo freddo.
Roma: violenta grandinata sui quartieri Nord e stato di attenzione per rischio neve.
Precipitazioni nevose
da Nord a Sud dell'Italia.
Piano di agibilità per Fiumicino.
Bergamo sotto la neve.
Trieste: vento a 130 chilometri l'ora e bufere di neve in Carnia e nel Tarvisiano.
Strade chiuse dalla neve
in Calabria.
Brividi
in Sardegna con temperature scese sotto lo zero.
E' emergenza maltempo
in tutta la provincia di Cosenza.
Ancona, decretato lo stato di allerta.
Record del freddo in Trentino con 47 gradi sotto zero.
Ma guardiamo anche all'estero:
43 morti per il freddo
in Romania e 9 in Messico.
A Washington, nuova possente tempesta di neve.
Stati Uniti nella morsa del gelo: -17 gradi a Pierre (South Dakota); -16 a Saint Paul (Montana) e -15 a Madison (Wisconsin). Ironia della sorte, la tempesta di neve che ha paralizzato la capitale ha fatto saltare una riunione al Senato dove era in programma una audizione sul riscaldamento del pianeta.
A New York le attività delle Nazioni Uniti sono state cancellate e il palazzo di vetro è stato chiuso, come tutte le scuole, chiuse per la terza volta nel giro di sei anni.
La nuova tempesta di neve -"The Big Storm"-, ha portato il totale per l'inverno a 160 centimetri, battendo il vecchio primato di un metro e trenta stabilito nell'inverno 1996/96.
A Chicago sono caduti 30 cm di neve in un sol giorno, cosa che non si verificava dal 1908.
Un inverno anomalo con ondate di freddo che non daranno tregua fino al 20 febbraio.
Può bastare tutto questo a smentire i terroristi del "Global Warming"? Beh, allora aggiungiamo che abbondanti nevicate stanno paralizzando la Francia, mentre in Belgio, le nevicate di questi giorni hanno mandato in tilt trasporti locali e aeroporti. Per concludere? Che ben venga un po' di quel caldo torrido che tanto spaventa gli ambientalisti...

mercoledì 10 febbraio 2010

Foibe: Una Vergogna Dimenticata

Norma Cossetto era una bella ragazza di 24 anni di San Domenico di Visinada. Studentessa modello, stava per laurearsi in lettere e filosofia all'Università di Padova, e per preparare la sua tesi, girava l'Istria pedalando su una vecchia bicicletta. Il 25 settembre 1943, un gruppo di partigiani slavi irruppe in casa sua, razziando ogni cosa. Non se lo sarebbe mai aspettata, perché a pensarci bene, la sua non era una famiglia da considerarsi ricca, e poi, in tempi simili... Il peggio però doveva ancora arrivare, e questo lo capì il giorno successivo, quando la stessa banda di slavi ritornò, portandola via. Primo luogo della sua detenzione fu la caserma dei carabinieri di Visignano, dove in tutte le maniera, cercarono di convincerla a collaborare con loro. Al suo netto rifiuto, la donna fu condotta e rinchiusa a quel punto della ex caserma della Guardia di finanza a Parenzo, assieme ad altra gente del posto. Dopo un paio di giorni, Norma e tutti gli altri prigionieri furono di nuovo spostati, condotti con camion questa volta nella scuola di Antignana ,ed è lì, che per lei, iniziò un vero e proprio martirio. Condotta da sola in una stanza, qui fu spogliata e legata ad un tavolo, poi, a turno, ripetutamente violentata dai suoi 17 aguzzini. Una donna, residente in una casa vicina testimoniò: "Sentii urla e lamenti per tutto il pomeriggio provenire da quella casa, poi, verso sera, osai avvicinarmi alle finestre che avevano le imposte socchiuse per dare un occhiata. E la vidi, ancora legata nuda ad un tavolo che chiedeva acqua e pietà...". La notte stessa, Norma Cossetto, ancora in vita, fu portata in una Foiba delle vicinanze e gettata nel baratro. Due settimane dopo, il 13 ottobre 1943, a San Domenico ritornarono i tedeschi. Fu Lucia, la sorella di Norma, a denunciare il fatto ai militari, i quali, in breve tempo, riuscirono a catturare sei dei diciassette vili stupratori. Nello stesso tempo, il corpo di Norma fu recuperato dalla foiba e composto nella piccola cappella mortuaria del cimitero di Castellerier. I sei partigiani slavi arrestati, furono obbligati a passare l'ultima notte della loro vita a vegliare quella salma da loro stessi brutalizzata più di due mesi prima. Restarono soli tutta la notte con la loro vittima sotto gli occhi. Tre di essi impazzirono, e all'alba, senza nessuna compassione, caddero con gli altri fucilati a colpi di mitra.

Una sola storia a ricordo degli italiani trucidati sul confine orientale, martiri cui mai è stata resa giustizia a causa di Governi pavidi e ragioni politiche. Quanti? La "conta" parte da 15.000 per arrivare, secondo alcuni studi, a 50.000. Basti pensare che nella sola foiba di Basovizza, situata sul ciglione carsico a 9 chilometri da Trieste e meglio conosciuto come "il pozzo della miniera", ad una profondità di 200 metri fu trovato uno spessore pari a 500 metri cubi di salme infoibate.

Il 10 novembre 1975, nella cittadina marchigiana di Osimo, il ministro degli Esteri italiano Mariano Rumor, e quello jugoslavo Milos Minic, firmarono un trattato meritevole di entrare nel Guinness dei primati. Uno dei due contraenti, il governo di Roma, pagò una serie di prezzi non da poco: la rinuncia alla sovranità italiana della zona B, la concessione di una zona franca italo-jugoslava a cavallo del confine di Trieste che apre a Belgrado una porta verso il Mercato Comune, più altri vantaggi materiali. L'altro contraente, la Jugoslavia, non dà contropartita di alcun genere, ma si limita ad incassare i lauti benefici.

lunedì 8 febbraio 2010

Jogging: la rivincita dei pigri

Provavo sempre una certa invidia a vedermi passare accanto gente che correndo, in divisa sportiva faceva jogging. Dicevo tra me e me, che quella si che è gente con le palle, perché sacrifica il proprio tempo per la propria salute, suda, scarica tossine, insomma, si tonifica e sta bene. E io, come tanti altri, che per "jogging" intendo quei pochi passi che mi separano da casa alla macchina, mi sentivo un alieno, perché sempre più persone si dedicavano a quella disciplina sportiva, magliette zuppe di sudore, sguardo stralunato nello sforzo, polpacci in bella mostra e cosce poderose... Domani comincio anch'io mi dicevo, senza però mai prendermi sul serio, un po' per pigrizia e un po' perché... ma chi me lo fa fare? Ma che sudino loro! Eppoi chi mi dice che correre faccia così tanto bene? Non è che è solo una moda e correre "fa figo"? Noooo mi dicevano i più convinti assertori dei benefici derivanti dal correre, "in un attimo metti giù la pancetta, ti senti meglio...insomma, ti senti un altro". E io invece, che volevo sentirmi sempre e solamente me stesso, tentennavo "ma non mi piegavo"... Oggi siamo in tanti a esultare, perché il titolo di un articolo apparso recentemente sui giornali ci rivaluta agli occhi dei podisti: "E' ufficiale: correre non serve a nulla". Alleluja allora! Ho risparmiato fatica, sudore e scarpe. Ma leggiamo ancora un po' di più su questa scoperta. "Dieci chilometri di corsa al mattino presto dopo la colazione. Questo si chiama 'tenersi in forma', anzi, meglio scrivere 'si chiamava'. Si, perché da ieri sappiamo che milioni di persone, nel mondo, non traggono alcun beneficio dall'esercizio fisico, moderato o intenso che sia". Ma allora? "E' tutto un problema di geni" assicura James Timmons del Royal Veterinary College presso l'università di Londra, un ricercatore che ha portato avanti lo studio assieme al reparto genomico dell'Università di Louisiana e al laboratorio per gli studi sugli anziani di Copenhagen. Lo studio ha preso in considerazione 500 partecipanti in Europa e in Usa che dovevano fare 30 minuti al giorno e per 5 giorni consecutivi di esercizi e i risultati, dopo un certo numero di settimane sono stati disastrosi. Pur mostrando un netto segno di miglioramento nel consumo di ossigeno durante gli esercizi, si è avuto d'altro canto un 20% dei partecipanti che mostrava un incremento inferiore al 5 per cento, mentre addirittura il 30% mostrava insensibilità ai livelli di insulina, ovvero, nessun beneficio sul piano della prevenzione della malattia diabetica. Lavorando poi sulla mappa genetica del Dna, si sono individuati alcuni punti dell'elica che causano la resistenza, nei salutisti adepti dell'aerobica, al giovamento sul piano della salute fisica che speravano di ottenere attraverso nuoto, corsa e palestra. Ma dato che in molti usano far sport portandosi appresso il proprio cane (foto) convinti che anche per lui ci sia del beneficio, ebbene, -come conclude James Timmons- è meglio non continuare: "Se non ha i geni al posto giusto, probabile che rischi un attacco cardiaco fatale invece di dimagrire".
Jogger avvisato, cane salvato...

giovedì 4 febbraio 2010

Morgan: quando il diavolo fa pentole e coperchi...

"Io fumo crack tutti i giorni". Oddio! Ma chi lo ha detto così "tout court"? E' Morgan, (foto) si, lui, quello con i capelli luciferini e il pizzetto alla D'Artagnan. E subito è scoppiata una bomba a livello nazionale, e dato che il suddetto Morgan doveva partecipare al prossimo Festival di Sanremo, per lui sono suonate le campane del giudizio: "Fuori dalla kermesse canora"! E allora giornali e televisione, con dirette in argomento, hanno riempito pagine e trasmissioni. Il ministro Carlo Giovanardi: "Morgan si è fatto promotore dell'uso della droga!". Luigi Bersani, segretario Pd è più accomodante: "Merita un'altra possibilità". A questo punto la Rai cavalca l'onda: "Una petizione tra i cantanti di Sanremo. E voi come la pensate"? Sul Quotidiano Net, Marco Mangiarotti arriva in soccorso del nostro: "Morgan deve essere aiutato e non criminalizzato". Il teatrino dunque va avanti, ma c'è chi sostiene che in fin dei conti, Morgan abbia rappresentato al meglio tutti i malanni di chi fa uso di sostanze stupefacenti, quindi, si dice, bisogna ringraziarlo. Nel breve spazio di un intervista e di una veloce smentita infatti, questi ha concentrato tutte le conseguenze di un uso regolare di droghe: euforia; megalomania; disforia; istrionismo; mesto ritorno alla saggezza". Cosa succederà in breve? Come in tutti i casi nostrani, non sempre -soprattutto il male!- vien per nuocere. Morgan, dopo questo "purgatorio" mediatico sarà riammesso al Festival e l'applauso più grosso sarà per lui. E' il figliol prodigo che torna all'ovile, capo chino e cenere sul capo. Il "mea culpa" in questa Italia da operetta ha sempre avuto estimatori, e magari, nel teatro dell'Ariston, tra fiori e donne in décolleté, spunterà anche qualche lacrimuccia. Diavolo di un Morgan! Uno spot pubblicitario come questo, chi mai lo avrebbe mai escogitato...

lunedì 1 febbraio 2010

Sangue per una sigaretta negata

TORINO - Lo hanno scannato come un agnello, lì, nel prato sotto casa: "Mi dai una sigaretta"? Alla risposta negativa "Non ne ho", non c'hanno pensato due volte. Una lama tagliente che sbuca da una tasca e zac, un colpo secco alla gola, sangue che schizza dappertutto e la vita che vola via, senza un motivo, senza un perché. E' morto così George Munteanu,15 anni, uno studente romeno in Italia con la famiglia dal 1996. Se ne stava andando di passo svelto alla festa dell'oratorio della chiesa di Nostra Signora della Salute, quando due delinquenti -e non chiamiamoli bulli, perché quelli sono una altra cosa-, due fratelli romeni, lo hanno incrociato. George sapeva chi erano quei due soggetti, perché questi da tempo spadroneggiavano nel quartiere a suon di botte e coltelli, appoggiati in questo ruolo di piccoli boss da una banda di altri minorenni sciagurati. Già un marocchino, tempo addietro aveva assaggiato sul suo corpo i loro fendenti, tanto da dove ricorrere alle cure dei sanitari e nonostante questo, nessuno era intervenuto per paura di ritorsioni. Ora, dicono che i due delinquenti abbiano le ore contate, anche se in molti sperano di arrivarci prima per farsi giustizia con le proprie mani. Tutto questo avviene in un quartiere della periferia Nord di Torino, un accozzaglia di lingue e volti disperati in cerca di un domani e dove in molti casi, per far prima, vige la legge del più forte e non quella del rispetto. Anche questa è l'Italia del degrado nell'Anno Domini 2010...