domenica 28 marzo 2010

Lavoratori? Prrrrrrrrrrrrrrrrr!

Se qualcuno pensava che la famosa frase del "lei non sa chi sono io" fosse ormai un rimasuglio di tempi andati, beh, rimarrà deluso. Il cosiddetto "cafone", o "povero arricchito" esiste ancora, anzi, è più "cafone" che mai. La riprova? Ce l'ha spiattellata paro-paro la trasmissione "Le Iene" alcune sere fa e protagonista è un oscura quanto anonima figura del Grande fratello, tale Carmela Gualtieri, (foto) una "bonazza" -come tante- che grazie solo a questo sta annaspando nel sottobosco televisivo in cerca di notorietà. In procinto di entrare in una nota discoteca, la tipa in questione è stata fermata -tutto combinato a sua insaputa- dagli addetti all'ingresso i quali, dando una rapida occhiata ad una ipotetica lista di V.i.p. l'hanno 'stoppata': "Mi spiace, lei non è sulla lista, quindi non può entrare". Una frase che deve essere suonata alla nostra come un offesa di lesa maestà, tanto che subito ha sciorinato le sue "doti artistiche": "Ma io ho fatto 113 giorni nella Casa!" ha evidenziato, quasi come sbandierasse un Oscar cinematografico o un diploma di recitazione ottenuto a New York all'Actor Studio di Elia Kazan. La risposta a tutto quel popò di "bagaglio artistico" però non ha smosso le acque: "Vabbè, mi spiace, però non può entrare lo stesso" ha ribadito l'addetto agli ingressi, che per l'appunto era una ragazza della stessa età dell'ospite della Casa. Ed è qui che la "grande sorella" ha mostrato arte e intelligenza: "Tu devi essere pazza! Certo che l'invidia è proprio una brutta bestia...", e poi, dato che la classe non è acqua, ha dato l'affondo: "tu per comprarti i vestiti che io indosso in questo momento devi lavorare due anni... Sei proprio una cafona cretina.... Non ti preoccupare, non dico niente al tuo capo, forse un giorno puoi comprartele anche tu queste scarpe". Hai capito la "finesse"? Roba da mettersi le mani nei capelli, tanto che Alfonso Signorini -uno tra l'altro che capelli in testa non ne ha- riferendosi proprio alle parole uscite dalla bocca della "gieffina" ha commentato che "mi fa orrore una ragazza così, pertanto non deve mai più mettere piede in tv". Ma come può una persona dare di testa a questo livello? La risposta è una sola: sono certe trasmissioni trash che creano questi atteggiamenti, alimentano sogni e aspettative e ingigantiscono l'ego, e per il signor "nessuno", artista del niente, è facile smarrire la bussola della ragione e della realtà diventando la macchietta di sé stesso. Del resto, il nostro grande Alberto Sordi ce l'aveva già illustrata la figura dell'italiano medio nel film "I Vitelloni", quello che dopo una notte di bagordi, incontrando un gruppo di operai che stava lavorando sulla strada, si rivolgeva loro con la stessa arroganza della nostra Carmela: "Lavoratori? prrrrrrrrrrrrrrr!" con tanto di gesto dell'ombrello... salvo poi prendersele di santa ragione. Ma vaglielo a spiegare alla "grande sorella" che questo era solo un film degli anni Cinquanta...

venerdì 26 marzo 2010

In rotta verso l'abisso...

Italia, un Titanic in viaggio verso l'abisso. La sicura baia di Southampton è ormai lasciata da un pezzo e l'immensità dell'Atlantico non spaventa più di tanto. Nel momento, anche se la 'navigazione' procede tra onde sempre più minacciose, nessuno sembra farci caso eppoi, cosa vuoi che sia, all'orizzonte il cielo e blu, e come recita una pubblicità della società di navigazione, una nave come questa "Neppure Iddio la può affondare". Eppure, al di là dell'apparenza, la rotta di collisione è iniziata e nessuno se ne rende conto, tanto che a bordo di questa "Italia-Titanic", comandante e ufficiali, crogiolandosi nelle loro belle uniformi, si ingozzano sicuri tra un cocktail party e una cena di "Welcome on board". C'è infatti un ufficiale di coperta che incurante dei marosi pensa alle prossime elezioni e annuncia "ci prenderemo Milano", il primo macchinista che nonostante sinistri scricchiolii denuncia che "il premier-comandante è un leader dimezzato e si vede che è confuso", c'è poi il marconista in pensione che se la ride spifferando "voterò quel partito perché il leader è gay", e c'è anche l'organizzatore di eventi a bordo che denuncia la "violazione della libertà di espressione". E intanto la corsa verso l'iceberg va avanti, tra un "aragosta alla catalana" e champagne d'annata, un "ananas al flambè" e un digestivo di uve secche di "Cherbourg". Tra la ciurma nel frattempo serpeggia un po' di sgomento -ma solo un poco, perché la festa della sera sarà allietata dagli ospiti del Grande Fratello-...- perché sul giornale di bordo del "Titanic-Italia" si parla di un epidemia mondiale di preti pedofili, di tutori dell'Ordine che saltano la barricata e diventano delinquenti, di pericolosi mafiosi messi fuori di galera per errori della magistratura e di primari e politici arrestati per tangenti. Può bastare tutto questo per capire che stiamo andando verso l'iceberg? Ma cosa vai a pensare all'iceberg! Non vedi come tutto procede tranquillo? Il "Titanic-Italia" dà sicurezza e la vita di bordo è piacevole, con l'orchestrina che nel pomeriggio invita alle danze e con il comandante Smith, lunga barba bianca, talmente rassicurante che quello che si legge sembra così impossibile, così lontano... Qualche sinistro scricchiolio però si è già sentito qua e là per la nave, e qualcuno ha pure annunciato il pericolo di iceberg... il solito disfattista... No, siamo in una botte di ferro... e poi, lo dice anche il giornale che oggi la vita va sempre meglio, tanto che "vivremo oltre 100 anni" e lo dicono gli scienziati, mica quei quattro imbonitori televisivi... Rumori di bicchieri nel classico "cin cin", risate sparse, sguardi ammiccanti di signore ingioiellate e odore dolce di sigaro cubano, poi Wallace Hartley, capo orchestra della band di bordo che dà il via alle note di "Nearer, my God to Thee", e l'improvviso e noioso suono di una campana. E' Frederick Fleet, che la suona rabbiosamente proprio in quel momento in cima alla coffa mentre urla "Iceberg right haead!"... E' solo una questione di un paio d'ore per raggiungere l'abisso...

lunedì 22 marzo 2010

Medea ha ucciso di nuovo...

La leonessa combatte fino alla morte per salvare il proprio cucciolo. Katerina Mathas, 26 anni, il suo cucciolo di 8 mesi, Alessandro, (foto) se non lo ha ucciso lei stessa, non lo ha neppure protetto dalle grinfie del compagno Giovanni Antonio Rasero, 29 anni. Il piccolo infatti, è stato massacrato di botte fino alla morte e adesso i due si accusano a vicenda dell'orrendo crimine, compiuto a quanto pare sotto effetto di hashish e cocaina. Una brutta morte ed un atroce agonia del piccolo, giunto ormai cadavere in ospedale e ricoperto di ecchimosi, dopo essere stato sbattuto come un pupazzo per diverse volte contro una parete rigida. Un altro delitto contro natura, la conferma di quei dati agghiaccianti rilasciati dal Ministero dell'Interno secondo cui le madri assassine in Italia sono aumentate del 41% negli ultimi 10 anni, tanto che ogni anno, 30 sono le mamme che uccidono il proprio figlio. L'ultima piccola e innocente vittima è Alessandro, nato da un padre che mai l'ha riconosciuto e da una madre che mai l'ha voluto. Chissà se nella sua breve vita, Alessandro abbia mai assaporato la dolcezza di un gesto d'amore, un caldo e rassicurante abbraccio sul seno materno, e un sonno tranquillo arrivato al canto soave di una dolce ninnananna. Lo sappiamo: insigni avvocati ora scomoderanno teorie astruse come "Sindrome di Medea" o depressione "post partum", cercheranno attenuanti per questa "povera mamma" -ma non chiamiamola così- che ora, in galera, invoca il figlio, e poi sottigliezze legali che ridurranno pena e dolore. Ma esiste ancora il cosiddetto "spirito materno"? Per molti psicologi non è mai esistito, poiché -come sostengono- "difficilmente le donne lo ammettono, ma non sempre quell'alieno sanguinolento e urlante che esce da loro con grandi sforzi e non poco dolore è oggetto di istantaneo amore". Katerina Mathas è una di queste? Non ha saputo salvaguardare il piccolo dalle grinfie del suo compagno? Basta con la pietà assurda, ipocrita e cialtrona, basta. Chiudiamo la cella e buttiamo via la chiave. Medea o il compare 'Orco' devono pagare...

venerdì 19 marzo 2010

Pasqua... la strage degli innocenti.

"Signore, sono un piccolo agnello, nato da un sogno della Tua creazione. A noi agnelli, per breve tempo ci è dato di brucare, sulle colline, l'erba madida di rugiada e scaldata dai primi raggi del sole. C'è chi crede di poter festeggiare la Tua Pasqua vittoriosa con la nostra morte, di una morte lunga, crudele. Assieme ad altri agnelli resterò appeso, da vivo, perché la mia carne sia più bianca, in attesa che l'ultima goccia di sangue esca dalle mie vene tra immense sofferenze, e con la sensibilità allo spasimo e gli occhi lacrimanti, guarderò a Te, che hai voluto essere chiamato Agnello di Dio"... La mattanza dunque sta per cominciare. La percepiscono anche loro, perché gli animali la fine imminente la sentono in anticipo. Ma perché se la Pasqua rappresenta la Resurrezione di Gesù Cristo, in quello stesso giorno milioni di animali devono essere sacrificati per la ricorrenza? Perché scannare agnelli, polli e conigli per rallegrare la tavola? E' il ripetersi di una carneficina che annualmente si ripresenta con il suo tributo di vittime innocenti, rito pagano ormai senza senso. Già li vedo, scuoiati e grondanti sangue appesi ai ganci delle macellerie, ed eccola lì la loro Pasqua. Agnelli strappati alle madri dopo appena pochi mesi di allattamento, un attimo di vita prima di finire in forno con patatine e spruzzate di vino bianco per soddisfare voraci appetiti. Suvvia, la Pasqua è festa, e i commensali tra un sorriso e l'altro si sentiranno più buoni, e magari parleranno di pace e amore "in questo giorno di resurrezione"... Siamo solo degli ipocriti, gente in malafede con una errata concezione di quell'amore universale che ci illudiamo di materializzare attraverso quei rametti di ulivo che simboleggiano la pace... Ma di quale Pace e di unione con Cristo si tratta se solo un giorno prima abbiamo affilato le lame e scannato milioni di essere viventi...

mercoledì 17 marzo 2010

La Fiaba di Pingping

Quando è nato, il 13 luglio del 1988, He Pingping "stava nel palmo di una mano". Suo padre ,He Yun se ne accorse subito che quel suo figlio non sarebbe cresciuto come gli altri due che già aveva, e la conferma giunse dal medico: "osteogenesi imperfetta", una malattia genetica che impedisce la normale crescita delle ossa. Sicuramente non si sarebbe mai mosso da Wulanchabu, il suo villaggio nella Mongolia Settentrionale, se non fosse stato scovato da un produttore giapponese che decise di portarlo a Tokyo per una trasmissione televisiva, facendolo diventare immediatamente popolare in quella parte di emisfero. E così si scoprì -e lo testimonierà il Guinness World Records- che He Pinping (foto) era l'uomo più basso del mondo con i suoi 74,1 centimetri d'altezza, e che grazie a questo primato, avrebbe partecipato a trasmissioni televisive in giro per il mondo, godendo finanziariamente i frutti di questa sua condizione. Anche in Italia è stato ospite televisivo nello show del Guinness dei primati presentato da Barbara D'Urso, contrapposto nientemeno che all'uomo più alto del mondo, tale Bao Xishum, grazie ai suoi 2,36 metri, rendendo la sua dimensione ancora più tragica. Il 13 marzo Pinping era a Roma, quando un forte dolore al petto lo ha costretto a interrompere la registrazione di una trasmissione televisiva condotta da Paola Perego. Portato in ospedale, He Pingping è morto due giorni dopo per avvenute complicazioni. Se ne è andato così l'uomo più basso del mondo, colui che nonostante questo grave handicap aveva preso la vita per i fondelli permettendosi di fare battute ammiccanti ad una Barbara D'Urso "di seno procace", portandole una rosa alludendo ad un romantico incontro. Evvabbene se era tutto programmato e se la gente rideva. Nel suo "piccolo intimo", He Pingping lo sapeva che per una sola notte, anche Cenerentola era diventata una principessa...

sabato 13 marzo 2010

Una società in via d'estinzione

Se mio padre riaprisse gli occhi me lo direbbe con tutta franchezza: "Mamma mia che schifo figlio mio! Meglio richiuderli." E non avrebbe tutti i suoi torti. Me lo ricordo che mi parlava di moralità, onestà, educazione, rispetto verso il prossimo, di sudore della fronte per ottenere risultati... Caro "vecchio mio", era un'altra epoca la tua, quella dei primi anni del secolo andato, quella del "piccolo mondo antico", quella si dei problemi, -conflitti mondiali- ma anche dei valori. Mi ricordo i tuoi insegnamenti, la tua fiducia nelle leggi e nella politica, perché mi dicevi che "attraverso il rispetto incondizionato delle regole prospera una società". Ti dirò, caro papà, che oggi sono un po' confuso, quasi mi trovassi in un mondo a me sconosciuto, nuovo e ostile, e ti dico perché. Nel Governo c'è chi frega a piene mani soldi della collettività affossando Paese e milioni di esseri viventi, e questo non è prerogativa soltanto di una parte politica, di qualche mela marcia, no, perché rubano tutti, e non fa distinzione che questi siano blu, neri, rossi o rosa. Come faccio quindi ancora a credere che gli eletti in Parlamento lavorino per la società e non per le loro fauci sempre spalancate? E mi parlavi anche di carità e fratellanza verso i bisognosi, e anche qui la delusione è forte, perché giusto in quest'epoca senza più morale, caro papà, c'è chi si è fregato con gioia le mani nell'apprendere che un cataclisma aveva causato morti e distruzione, e che grazie a tutto ciò, avrebbe potuto guadagnare milioni dal suo intervento di ricostruzione. Ma poi, come se questo non bastasse, anche chi doveva portare aiuti a nome del Governo -mannaggia, sempre lui!- si è lasciato andare a lussi e sesso come si trovasse in vacanza "tutto compreso" e non tra morti ancora da scavare... E la giustizia? Quello che per te era un baluardo indiscutibile, caro papà, oggi fa acqua da tutte le parti, perché trovi giusto far uscire di galera dopo appena 8 anni gente che ha assassinato madre e figlioletto, e dare la stessa pena ad uno che ha fregato sulle tasse! E' così, caro papà che oggi va il mondo, ma prima di salutarti, voglio metterti al corrente che anche la Chiesa -come la nostra società- è sull'orlo dell'abisso e il motivo è presto detto: pedofilia... si... abusi sui bambini. Ma se prima il marcio vedeva coinvolti preti, sacrestani e vescovi, oggi -come si legge sui giornali- i sospetti sfiorano anche il capo supremo della Chiesa quando questi era -appunto- Vescovo in Germania... Siamo al capolinea dunque? Se così fosse prepariamoci al viaggio di ritorno, quello che dal cosiddetto "Homo Sapiens Sapiens" ci riporta di nuovo -e giustamente- alla "scimmia"... Già ti vedo che scuoti la testa papà...

venerdì 12 marzo 2010

Pietrino Vanacore: La maledizione di via Poma

Un delitto misterioso che si trascina dietro un altro cadavere. E' quello di Pietrino Vanacore, (foto) il portiere dello stabile di via Poma a Roma, suicidatosi martedì 9 marzo a Taranto. E il caso di Simonetta Cesaroni, la giovane impiegata uccisa barbaramente il 7 agosto del 1990 ritorna più che mai d'attualità, togliendo un importante pedina nel tassello delle testimonianze. Al di là di questo, è il dramma di una persona che oggi col suo suicidio ha gettato nuove ombre sul delitto di via Poma, poiché il giorno dopo, venerdì, Pietrino Vanacore sarebbe dovuto comparire come teste al nuovo processo in cui si trova imputato di omicidio Raniero Brusco, ex fidanzato di Simonetta Cesaroni. Quali verità avrebbe dovuto portare in aula Pietrino Vanacore? La storia umana di quest'uomo porta a crude considerazioni, ovvero come la giustizia a volte può travolgere un esistenza. Subito dopo la scoperta del corpo di Simonetta Cesaroni, gli occhi degli inquirenti si puntarono subito su quest'uomo, taciturno, sguardo inespressivo e soprattutto, misterioso. Non fu difficile additarlo come un probabile "colpevole" ed anche la stampa ci navigò sopra, sbattendo "il mostro" in prima pagina, indagato e in seguito arrestato e poi, prosciolto da ogni accusa dopo 20 giorni di carcere. Difficile sfuggire al destino per Vanacore, tanto che quelle ombre e sospetti che sentiva gravare su di lui pesavano ogni giorno di più. L'unica via di fuga da quest'incubo l'ha trovata in una corda appesa ad una pietra e legata ad un caviglia. Poi un salto nel mare, e la spiegazione scarabocchiata su un biglietto lasciato dentro alla sua auto parcheggiata nelle vicinanze: "Sono stato perseguitato per 20 anni senza nessuna colpa. Persecuzione e sofferenza portano al suicidio". Per delitto di Simonetta Cesaroni la soluzione si fa sempre più lontana...

mercoledì 10 marzo 2010

Izzo-Papi: auguri e figli maschi...

Chissà se al posto delle campane è suonata la sirena d'allarme e chissà ancora se le lacrime -se sono scese- erano per quel "si" pronunciato sottovoce. Fatto sta che da stamattina, la giornalista Donatella Papi è diventata ufficialmente e a tutti gli effetti la signora Izzo, moglie del signor Angelo, residente nel carcere di Velletri, tre donne scannate nel tempo e due ergastoli sulle spalle da scontare. Un matrimonio che vuol essere l'inizio di un percorso che porti -come sostiene la neo sposa- "alla completa verità sui fatti del Circeo, dove mio marito è completamente innocente". Lo ha detto più volte la Papi durante alcune apparizioni televisive, ma va capita, perché l'amore a volte fa brutti scherzi. Un matrimonio dunque partito non troppo bene, tanto che solo il giorno prima del fatidico "si", la "sposanda" Papi denunciava alle telecamere la mancanza di un testimone, giurando di iniziare uno sciopero della fame fino a che uno non si fosse fatto avanti. E uno sarà arrivato, poiché stamattina Donatella Papi "di bianco vestito" ha fatto il suo ingresso nel carcere di Velletri per la cerimonia tanto attesa. Angelo Izzo, essendo stato considerato "capace di intendere e di volere", può contrarre qualunque atto che abbia effetti giuridici, come pure il matrimonio, pertanto per Filomena Fusco, legale dell'ergastolano, "questa è un'opportunità positiva di cambiamento". Al di là di questo però -come aggiunge ancora l'avvocato- "secondo noi Izzo non doveva essere considerato tale". E' un mettere le mani avanti a scenari improvvisi che potrebbero verificarsi in un prossimo futuro? Una maniera 'soft' per dire "non c'è tre senza quattro"? Auguri e figli maschi dunque...
(foto: Angelo Izzo e sua moglie Donatella Papi
)

lunedì 8 marzo 2010

Taylor Camp, Aloha...

Case costruite sugli alberi, "love, peace & brotherhood", e poi, erba da fumare a gogò. A rivedere quelle immagini fa un certo effetto, perché "Taylor Camp" è stato uno dei sogni, assieme a Woodstock, degli anni Sessanta. Un sogno nato e sviluppatosi sulla spiaggia di Ha'ena, uno dei paradisi più belli delle isole Hawaii. Era il 1969 quando Howard Taylor, fratello della famosa attrice cinematografica Elizabeth, e proprietario di questa parte dell'isola, autorizzò una ventina di "hippy" ad accamparsi nella sua proprietà, dopo che questi erano stati ripetutamente scacciati dalla polizia da altre zone dell'isola. E' sotto questi auspici dunque che "Taylor Camp" si sviluppò, crebbe e attirò a sé sempre un maggior numero di giovani, e tra questi, reduci del Vietnam e "happy hippy" provenienti da ogni angolo del globo. Tutto ciò è raccontato oggi in un film prodotto da John Wehrheim e Thomas Vendetti con la regia di Robert C. Stone, dove tra filmati originali dell'epoca, si ascoltano anche interviste rilasciate dai diretti protagonisti di allora, oggi maturi sessantenni, i quali ricordano con nostalgia quella vita che avrebbe dovuto cambiare la società futura ma che invece naufragò -come tanti altri miti del tempo- con il trascorrere degli anni. In questo caso furono le divergenze nate tra questa comunità e i residenti dell'isola a far scoppiare il bubbone facendo intervenire le autorità locali, le quali chiusero "Taylor Camp". E così, quello che avrebbe dovuto portare di nuovo l'umanità al contatto diretto con la natura, al nuovo modo di interpretare la comunità, le risorse e lo stile di vita, fu solo un viaggio "utopico" finito dopo soli 8 anni, quando nel 1977 le ruspe e il fuoco cancellarono definitivamente "il sogno".

sabato 6 marzo 2010

Claudio Cippi 1941-2010

Ciao Cippi, un altro oceano da solcare... sarà lungo il viaggio, ma ti aspetteremo... (Gericus)

I
delfini, i versi di Pound, il Don Chisciotte di Dalì, la tromba di Miles Davis e le parole di Gaber, i rami sulla spiaggia di Marina di Pisa, l'aperitivo al Barrino, i libri, le barzellette, il materasso ad acqua, il cappellino da marinaio, il graffito di Keith Haring sul muro, le traduzioni dal cinese, e le foto, le foto... Ciao Cippi, avrei voluto salutarti ancora una volta, almeno per augurarti buon viaggio... Sara A.

Caro Cippi, mille ricordi bellissimi, mille risate grazie alle tue battute, alle tue storie bellissime, alle tue foto insuperabili... Ti vogliamo bene. Leonardo V.

Addio grande Cippi, un abbraccio forte ti accompagni nel tuo lungo ultimo viaggio. Grazie per tutto quello che ci hai dato.
Michele M.

Ciao Cippi. Grazie di tutto. Marco S.

Amici di Cippi che conoscete il suo amore per i delfini, leggete qua: Ma non è tutto chiaro? Sono venuti a salutare Cippi, inutile fare altre ipotesi. Marco M.

...e sul tavolino su un piccolo leggio c'era un cartoncino con una frase di Ernest Hemingway: "A long life prives the man of his optimism...shorter is better..." Maurizio C.

La notte che ci siamo conosciuti mi hai dato la tessera di libero ingresso alla tua "cantina". C'era scritto "Affinché anche da morto io vada in culo ai vivi, fate delle mie ossa canne da lavativi". Maurizio C.

Ciao carissimo maestro di vita.... Klaus B.

Per le cene meravigliose che ci hai preparato, per il buon vino che abbiamo assaporato, per le foto che raccontavano il mondo e te, per il mare che avevamo di fronte dove tu tornavi dopo ogni viaggio,per le barzellette che ci hai raccontato e per i tanti insegnamenti che mi hai donato. Buon viaggio Cippi. Antonella S.

Ciao Cippi, ci ritroveremo un giorno ad ascoltare del jazz con un bicchiere di vino rosso in mano...sei nel mio cuore. Grazie per tutto quello che hai fatto per me... Cecilia S.

Prima di andartene hai fatto una scritta sui nostri cuori con una vernice indelebile che non si potrà mai cancellare! Ciao Cippi. Tommaso C.

Il ricordo di te non morirà mai... Ciao Cippino! Alessia S.
Eravate un bel gruppo di matti queste serate con babbo, tutti a fantasticare del futuro e a parlare di sogni e di filosofia ed io bimbetto, ad ascoltare i vostri bei discorsi e i vostri insegnamenti di vita... Ciao Cippi, un altro pezzo della mia bella Marina è volato via... Un abbraccio e tanta tristezza. Cristiano S.

Vai Cippi... metti "Take five"... si fuma l'ultima sigaretta eppoi si va a letto... Maurizio C.

Oggi ho lasciato nel tuo ultimo letto la copia del mio disco con le tue splendide foto in copertina, quello che non ti avevo mai portato...scusa per il gesto sentimentale e forse stupido. Mi sono sentito libero di farlo. Quando ci incontreremo di nuovo in cielo ti farò finalmente quella famosa intervista su Woodstock che...rincorrevamo da anni, e ti chiederò ancora di raccontarmi cos'hai provato quando hai sentito la voce di Joan Baez che squarciava la notte. Ringrazio il cielo che le nostre vite si sono incrociate. Marco M.

Ciao Cippi, ti porto nel mio cuore. Jolanda C.

...una macchina fotografica...un campo di papaveri...è lì che ti troverò... Debora B.

Ciao Tato, grazie di aver fatto parte della mia vita. (Illeggibile)

Non vale, non ti ho neanche salutato...devi tornare indietro, almeno per un aperitivo al Barrino, c! Sono molto triste. Rachele G.

Ciao Cippi, o non mi fai venì il magone...! roba da matti. Franco N.

E ci mancherai anche parecchio! Grazie di tutto! Ciao! Stefano De F.

Mi mancheranno tutte le mattine, con lo scambio di cazzate.... buon viaggio Cippi!!! Michele S.

Alla prossima.... alla Cantina naturalmente. Cristina A.

"Far perdere le tracce: così viaggia un Maestro! Tardo autunno" Maddalena R.

Altro che palloncino che fa bummm... La tua biografia è lunghissima e continuerai sempre a scrivere pagine meravigliose per tutti noi... ci si rivede... Maurizio C.

(foto: Claudio Cippi -copyright dell'autore-)

mercoledì 3 marzo 2010

Macellazione "Halal"? No, grazie...

Agnelli e mucche sgozzate e lasciate a soffrire fino alla morte. E' un rito quotidiano, un immane boato di belati e muggiti di dolore racchiuso tra le mura di macelli nostrani. Eppure la legge sulla macellazione era chiara: "Nel corso delle operazioni debbono essere adottate tutte le precauzioni atte ad evitare il più possibile sofferenze ed ogni stato di eccitazione non necessario all'animale". Carta straccia da un po' di tempo in Italia. Motivo? Secondo la tradizione islamica, l'animale deve essere macellato col rito "Halal", ovvero "taglio netto della vena giugulare lasciando la corda spinale intatta, assicurando cosi il totale deflusso del sangue". Siamo maestri nel metterci "proni" verso lo straniero -è già successo purtroppo in epoche andate- , ed è sotto questi auspici infatti che in data 11 giugno 1980, il Governo di allora -presidente della Repubblica Sandro Pertini-, per non mettere fuori legge i nuovi arrivati emanò un Decreto ministeriale nel quale si affermava: "Considerato che le Comunità israelitiche e il Centro islamico sono riconosciuti enti morali (omiss...) considerato che detti paesi pongono come condizione inderogabile che la macellazione avvenga nel rispetto del rito islamico, si autorizza la macellazione senza preventivo stordimento eseguita secondo i riti ebraico ed islamico da parte delle rispettive comunità". Decreto Firmato dal Ministro della Sanità Aniasi e da quello dell'Interno Rognoni. Un passo avanti e cinque indietro dunque, anche se un movimento contro questo imbarbarimento nella macellazione degli animali è già in attività, colpendo quei distributori che smerciano animali macellati con questo metodo. "Difficilmente metterò di nuovo piede in una Coop, e spero siano in tanti a farlo -ha scritto al Giornale Carla Rocchi, presidente Ente Nazionale Protezione Animali, (Enpa), "e ci stiamo muovendo affinché questo accada". E i primi risultati già si vedono, poiché sono un centinaio le telefonate al giorno fatte da consumatori intenzionati ad escludere per i loro acquisti quei supermercati dove si mette in commercio carne proveniente da macellazione "Halal", e primi della lista sono le catene "Coop", molto attive soprattutto in Toscana, Lazio ed Emilia Romagna. Ci sarà un "effetto domino"? In tanti lo sperano...

lunedì 1 marzo 2010

Welcome to Fucking!

Nel Nord dell'Austria un lindo paese senza nessuna storia alle spalle sta diventando un centro turistico di primo piano a livello mondiale. La sua fortuna non è dovuta però a siti archeologici di un certo valore, a località turistiche invernali e neppure alle sue spiagge, poiché qui il mare più vicino è a centinaia di chilometri. Il tutto lo si deve al suo nome: Fucking. Per chi mastica un po' di "slang inglese" avrà già capito l'antifona, mentre per chi invece ne è a digiuno, diciamo che quella parola significa il nostro "far l'amore" detto però nella maniera più triviale, diventando inoltre un aggettivo dispregiativo unito al nome che lo segue. E grazie a questo, una volta scoperto all'estero -soprattutto nei Paesi anglofoni- è iniziato il pellegrinaggio turistico per vedere questa "Fucking city", (città del caz...), conoscere i suoi "Fucking abitanti" (abitanti del caz...) e una volta tornati a casa, raccontare agli amici che siamo stati in quel "Fucking posto" (posto del caz...). Ma se la cosa può sembrare buffa, per gli abitanti del luogo non lo è affatto, "perché quel Fucking che a voi fa tanto sorridere -dicono- per noi è solo una parola, il nome della nostra città". Ed anche il sindaco, Siegfried Hoeppel comincia a essere stufo di veder sparire il cartello con su scritto il nome all'ingresso del paese, tanto da proporre al Consiglio comunale di piazzare delle telecamere per scoraggiare i turisti che se lo portano a casa come souvenir. Ma come se questo non bastasse, alcuni abitanti nelle vicinanze del cartello hanno denunciato alla polizia che da un po' di tempo a questa parte -soprattutto giovani- hanno preso l'abitudine di farsi fotografare sotto il cartello con il pene all'aria tra una risata e l'altra degli amici di viaggio, quando non sono coppie a compiere veri e propri atti sessuali. E pensare che in tedesco, quel "Fucking" deriva senza volere, dal nome di colui che fondò il paese nel 1600, tale Foko, giunto a noi nel corso dei secoli con quel sottinteso che tanto interessa gli anglofoni. Ma se tutto questo può essere un malaugurato caso di doppio senso non voluto, anche gli amministratori ci mettono del loro per complicarsi la vita, se pensiamo che all'ingresso del paese e proprio sotto la dicitura "Fucking" hanno aggiunto -invitando gli automobilisti a tenere una velocità moderata- un cartellone raffigurante due bambini con su scritto: "Bitte: nicht so schnell!", ovvero "Per favore, non così veloci". Eh no, a questo punto la frittata è fatta...
(foto: cartello all'ingresso del paese)