lunedì 28 febbraio 2011

Onore al tenente Massimo Ranzani

Ancora una vittima italiana in Afghanistan. E' il tenente Massimo Ranzani, 37 anni, (foto) appartenente al quinto reggimento alpini di stanza a Vipiteno. Altri quattro commilitoni che erano con lui sono rimasti gravemente feriti pur non versando in pericolo di vita. La pattuglia si trovava a bordo di un mezzo militare blindato Lince, dilaniato da una "mina terrestre" fatta esplodere da un mujaheddin al suo passaggio. E' la 37esima vittima italiana in questo lontano scacchiere di guerra, in una guerra sempre più estranea e sempre più non capita dalla popolazione italiana. Per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano c'è "profonda commozione per questa ennesima vittima", oltre all'espressione dei suoi "sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei familiari". Per il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi tutto ciò invece "è un tormento, un calvario, e tutte le volte ci si chiede se questo nostro sacrificio nell'essere lì in quel paese ancora medievale sia uno sforzo che andrà in porto", mentre il ministro della Difesa Ignazio La Russa parla di "tributo di sangue che ancora una volta pagano i nostri ragazzi". Basta, non paghiamo più, abbiamo già pagato troppo, ed è giunto il momento di lasciare ai residenti il compito di sistemare le cose. Il tenente Massimo Ranzani abitava con i genitori, il papà Mario, 62 anni, e la mamma Ione,58 anni, a Santa Maria Maddalena nel comune di Occhiobello in provincia di Rovigo. L'arrivo in Italia della salma del caduto è attesa per mercoledì 2 marzo.
Onore al caduto Massimo Ranzani.

Yara, 13 anni e 6 coltellate...

Yara, 13 anni e 6 coltellate. Un campo incolto la sua tomba, e centinaia di volontari che le sono passati accanto. Senza trovarla. No, qualcosa non quadra: E il grande dispiegamento di forze messe in campo? E i cani che questa volta non erano solo più da "ricerca" ma addirittura con una marcia in più poiché "molecolari"? E che significato ha quel loro percorso che li ha portati in diverse occasioni a quei capannoni industriali in costruzione? E le testimonianze di un giovane e di una guardia notturna che hanno asserito di avere visto qualcosa la sera della scomparsa? E il manovale marocchino fermato e poi rilasciato? No, qualcosa non quadra. E' un rapimento finito nel peggiore dei modi dunque, ma anche indagini partite male, se pensiamo che l'allarme lanciato dalla famiglia è scattato subito. Cos'è che non ha funzionato nei primi attimi? Quali minuti preziosi sono stati persi prima di prendere in mano la situazione? Sono stati attuati posti di blocco stradali? Era il 26 novembre dell'anno scorso quando Yara Gambirasio, (foto) promessa della danza artistica sparisce nel nulla e dal nulla riappare, esattamente tre mesi dopo, sabato 26 febbraio 2011. Giace supina in quel prato di arbusti in località Chignolo d'Isola a circa nove chilometri da Brembate e vicina al corso del torrente Dordo. A trovarla è un ragazzo che era lì a provare il suo aereo, un modellino volante telecomandato. Nessuno se ne era mai accorto di quel corpo macerato dal tempo, dopo ripetuti passaggi dei volontari e ultimamente di circa 200 cacciatori del luogo, che giusto poco tempo fa vi avevano fatto una meticolosa ricerca per un censimento di lepri esistenti in loco. Nemmeno per loro una vaga visione di quello che si nascondeva tra gli arbusti, scandagliati con "meticolosa solerzia". No, qualcosa non quadra. Sostenere che il corpo di Yara sia stato trasportato lì il giorno stesso del ritrovamento è pura follia, poiché tre mesi dopo il decesso sarebbe stato difficile, se non impossibile riportarlo integro e non smembrato e poi, come hanno asserito gli inquirenti dopo un primo esame,"sotto quel corpo esisteva un processo avanzato di verminosi dovuto ad una lunga giacenza in loco". Quindi? Il mistero è tutto qui e l'unica cosa certa sono le tracce di quei sei colpi di coltello inferti riscontrati sui polsi, alla gola e sulle spalle. Si è difesa dunque la piccola Yara al suo assalitore, ha cercato di fuggire e quei fendenti alle spalle lo dimostrano. Poi è stata sopraffatta. Tredici anni volati via assieme ai suoi sogni di bambina, ad un futuro di ballerina, al suo sorriso dolce immortalato nelle foto, a quella macchinetta per i denti portata con disinvoltura, a quella spaccata negli allenamenti in palestra, e a quegli occhioni fiduciosi nell'innocenza della sua età. Il mostro è ancora in giro, ma come dicono oggi gli inquirenti, "adesso è più facile individuarlo". Che sia trovato dunque e che sia messo dentro ad una cella senza possibilità di uscirne più. Anzi, per non "incorre in tentazione", come purtroppo è nostra abitudine, buttiamo via la chiave...

domenica 20 febbraio 2011

Quali coste per la zattera Italia?

Il fuoco della protesta si allarga. Dopo la Tunisia, sono in fiamme l'Egitto, l'Algeria, la Mauritania, il Marocco, Libia e Gibuti. Ma c'è tensione anche in Iran, nel Kuwait, nel Bahrein e nello Yemen. Dal Magreb al Golfo dunque è rivolta, e fuga. E mentre in Libia si tenta di reprimere la sommossa -che al momento dice abbia già fatto 300 morti e oltre 700 feriti-, il colonnello Muammar Gheddafi ha lanciato un monito all'Europa intera: "Se Bruxelles e gli Stati membri non smetteranno di sostenere la rivolta in Libia, cesserà ogni cooperazione in materia di gestione dei flussi migratori". In poche parole, se l'Europa "qualunquista" non si farà gli affari suoi invece di sostenere i rivoltosi, saranno invece "fatti vostri" i risultati di questa presa di posizione. Qualcosa infatti è già cominciato, e sono quegli oltre 5000 tunisini giunti sulle coste di Lampedusa mandando in tilt l'isola e la sua popolazione. Ma ora il gioco è diverso. Se il blocco finora messo in atto dalla marina libica ha evitato il peggio, venendo meno, l'invasione dal mare pende minacciosa, se pensiamo il numero delle rivolte in atto nel Nord del Paese africano. L'Europa dunque come si sta organizzando? Come intende reagire affinché l'invasione non sia totale? In prima fila c'è l'Italia, ed è proprio questo che spaventa, perché già le prime risposte all'invasione tunisina hanno lasciato basiti gli italiani, primi tra tutti i siciliani, alla notizia che "i nuovi arrivati saranno sistemati negli alloggi lasciati dai militari americani che prestavano servizio a Sigonella". Un "Villaggio della Solidarietà" nel "Residence degli Aranci" che si trova nel territorio di Mineo (Catania), ovvero in un centro residenziale di primo ordine con tanto di campo da baseball, parco giochi per bambini e prati all'inglese, il tutto recintato. Alloggi da sogno offerti a clandestini dunque e preclusi ai moltissimi "senza tetto" italiani che da sempre cercano una sistemazione. A tutto ciò il sindaco di Mineo, (5000 abitanti, tanti quanti i nuovi arrivati!), Maurizio Siragusa però non ci sta, e lo dice chiaro e tondo mandando un altolà ai politici, Maroni in primo luogo, pur motivando il suo diniego a fattori "logistici e strutturali". Ma se questo è il rimedio trovato, cosa farà il nostro Governo davanti a quei centomila nuovi arrivi sulle nostre coste previsti nel giro di pochi giorni, mare permettendo? E per concludere: ma è proprio sensato il pensiero "tutto italiano" di risolvere la situazione dando ospitalità a tutti i diseredati del mondo? Ma non sarebbe più logico e intelligente rispedirli immediatamente a casa loro e aiutare economicamente i Paesi di provenienza affinché possano risolvere con il lavoro i loro problemi? La "zattera" Italia è in brutte acque. A quale costa approderemo per salvarci noi stessi? Il prossimo futuro ce lo dirà...

mercoledì 16 febbraio 2011

Festival di Sanremo: che barba che noia...

Più che il Festival di Sanremo in se stesso, sono le canzoni la palla al piede di tutta la manifestazione, e anche l'edizione di ieri sera ne ha esaltato la pochezza di idee e contenuti. Peccato, perché pur avendo al timone un personaggio "al di sopra di ogni sospetto" come Gianni Morandi, questa 61esima edizione è filata via tra un crescendo di sbadigli e delusione. Forse sono le attese troppo esaltate che rovinano poi il contenuto, perché anche questa volta -ma non impareremo mai!- l'attesa è stata spasmodica, con un susseguirsi di servizi televisivi sui diretti interessati, sul gossip di Belen Rodriguez e sull'incognita che ha tenuto col fiato sospeso il mondo femminile italiano: "Ma arriverà a Sanremo il tuo fidanzato George Clooney"? ripetuto fino alla nausea alla seconda "bellona" della serata Elisabetta Canalis. E in tutto questo bailamme di voci si è smarrito il buon Gianni Morandi, il "vecchio" ragazzo di Monghidoro che di Sanremi ne ha fatti un buon numero da cantante di successo, alcuni dei quali addirittura quando la nostra televisione era ancora in bianco e nero. Ma siccome la Rai abbonda, ecco che a questo trio di presentatori ne hanno aggiunti altri due, ovvero la coppia "Luca & Paolo", al secolo Luca Bizzarri e Paolo Kessisoglu, e il loro apporto è stato il duetto comico "Ti sputtanerò", ovvero una parodia in musica della situazione Berlusconi-Fini: "Ti sputtanerò con certi filmini che darò alla Bocassini dove ci sei tu, e le mostrerò donne sopra i cubi, e ci metto pure Ruby", con relativa risposta "Ti sputtanerò, sarà un po' il mio tarlo, con la casa a Montecarlo, dei parenti tuoi, mogli e buoi". Evvabbè, come se non fosse il "Festival della Canzone" ma una trasmissione di "Anno Zero". Questo è tutto, un polpettone andato avanti fino a tarda notte, con l'annuncio che "domani si replica con i giovani". Ah, dimenticavo: le canzoni? Su 14 eseguite c'è da salvarne solo una, quella di Roberto Vecchioni dal titolo "Chiamami ancora amore", poi tutto il resto è noia. Un po' poco, ma l'ho detto all'inizio. La palla al piede del Festival sono proprio le canzoni...

lunedì 14 febbraio 2011

Lampedusa: Benvenuti in Italia...

Oltre 5000 extracomunitari, quasi tutti provenienti dalla Tunisia, sono sbarcati in questi giorni a Lampedusa. Storia vecchia come il mondo e solito solfa dei nostri rappresentanti: "Faremo di tutto per affrontare anche questa nuova emergenza". Ah, bene. L'italiano a questo punto pensa che i 5000 fuoriusciti saranno radunati, magari rifocillati e poi rispediti a casa. No, non è così. Con dei voli aerei i soggetti in questione saranno invece trasportati nei Centri Identificazione ed Espulsione sparsi per lo Stivale e poi...rispediti a casa? No, noi siamo "politicamente corretti", quindi li lasceremo defluire -magari un po' alla spicciolata- per l'Italia. La Stampa titola: "Un esodo biblico verso Lampedusa". Titolo ad effetto, certo, però l'Italia non è la "Terra Promessa"! E' una nazione -come il resto dell'Europa- sull'orlo di un baratro economico che solo noi sappiamo, una nazione che ha 2.138.000 disoccupati (fonte Economia & Lavoro), e che nonostante 100.000 di questi siano extracomunitari, con l'anno nuovo raddoppieranno grazie al nuovo decreto flussi varato recentemente dal Governo, che dà l'ok per l'ingresso in Italia di altri 100.000 lavoratori stranieri, e che "se la matematica non è un opinione -come si legge sul blog di Beppe Grillo-, in Italia ci saranno quindi un totale di 200.000 disoccupati", extracomunitari, aggiungo io. "Siamo venuti in Italia perché in Tunisia non c'è lavoro" dicono alcuni di questi, "e qui si può mangiare". Esodo biblico... Ma se non c'è lavoro per gli autoctoni, come faranno "a mangiare" i nuovi arrivati? Ma anche sul caos qualcuno in Italia ci guadagnerà, quindi al motto di "chi se ne frega se l'Italia affonda", plaudiranno la nuova invasione le associazioni che operano nell'assistenza -pagate dallo Stato quindi da noi-, poi aziende di trasporto, di catering, di servizi e chi più ne ha ne metta. Grazie ai nuovi disperati poi ci sarà lavoro nero ad un terzo dello stipendio di un italiano, manovalanza per la delinquenza, -non dimentichiamoci che dalle prigioni di Tunisi sono fuggiti 600 delinquenti tra i quali il fior-fior di tagliagole- proprietari di stamberghe che ingrasseranno i loro conti in banca affittando a prezzi da capogiro i loro fatiscenti locali, truffatori di ogni risma pronti con falsi documenti di soggiorno da vendere come il pane, e così via. Eccola qui dunque la "Terra Promessa" grazie alla "Cultura dell'Accoglienza", e del "Politicamente Corretto". Partendo sui pullman, molti di questi disperati facevano con le dita il segno della vittoria. Mi è rimasto un dubbio: avrà voluto dire "ce l'abbiamo fatta" riferendosi alla sconfitta della malasorte o se invece rivolto a noi volesse dire "pur se non ci volete ora siamo qui e qui restiamo"... Boh, lo sapremo in seguito....

venerdì 11 febbraio 2011

Ich festecciare Italien? Nein!

Evvabbè, succede anche questo. Con 25.600 euro al mese di stipendio (fonte 2008), Luis Durnwalder, (foto) presidente della provincia Autonoma di Bolzano improvvisamente si è ricordato delle sue origini, e lo ha fatto nel momento in cui stiamo per festeggiare il 150esimo anno dell'Unità d'Italia. E cosa dice? "Noi non festeggeremo un bel niente perché ci sentiamo tedeschi". Certo ce ne vuol di coraggio -se non di faccia tosta-, a pronunciare certe parole, perché trovo molto meschino sentirsi "tedesco" nell'anima, ma "italiano" nel prendere uno stipendio simile, soldi in fin dei conti elargiti proprio dalla terra che lui disprezza. A questo punto? Come al solito noi italiani siamo "maestri" nell'affrontare situazioni di contrasto, pertanto dal Colle, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, saputo la notizia, ha avuto subito un "duro scontro" (?) con il ribelle Durnwalder. Cosa ha fatto? Ha espresso la sua "sorpresa e rammarico", un qualcosa che in "politichese suona più o meno "boh, insomma, fai un po' come ti pare..." Il web invece si è fatto capire meglio. Sul "Corriere online" un lettore che si firma "Obelix 58" la butta giù così: "Il signor Durnwalder è un cittadino italiano, ricopre una carica pubblica italiana per la quale percepisce un compenso pagato dai contribuenti italiani. Se ha tanta voglia di diventare il terrone dei tedeschi, si comporti di conseguenza, rinunci alle prebende e vantaggi che la sua posizione gli da e vada fuori dalle scatole, emigri, vada da coloro che tanto ammira, e vedremo se gli riuscirà anche là il giochino di sputare nel piatto dove mangia". Il lettore che si firma 2151 invece pone una domanda: "Molti sudtirolesi vogliono annettersi all'Austria, peccato che l'Austria negli ultimi 60 anni non ha mai chiesto all'Italia la restituzione dell'Alto Adige. Mi viene il dubbio che gli austriaci non li vogliano..." Leggendo i classici del passato si scoprono tante verità: "Ahi serva Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donne di province, ma bordello..." Eh si, Dante la sapeva lunga...


giovedì 10 febbraio 2011

Sesso, Successo e Soldi...

Eccola qui l'arte, quella che nel suo valore più alto significa "sublimazione dell'ingegno e delle capacità umane ". Eccola qui la carta vincente per far sì che si aprano le porte, e i sogni, in una notte, diventino realtà. "Io per arrivare al successo ho lavorato duro come un cane" si continua ancora a sentire in giro, con l'aggiunta "e mai sono scesa a compromessi". Se ci fosse ancora, il buon Totò sbotterebbe in un fragoroso "ma mi faccia il piacere!"... Il degrado morale è sotto gli di tutti, ma se la carne da macello è rappresentata da queste "giovincelle smutandate", assatanate di sesso successo e soldi, il "regista" in molti casi è in famiglia: "Vai, fatti valere che ci sistemiamo tutti" si sente dire da padri, madri o fratelli nelle intercettazioni in mano agli inquirenti. Prostituzione in cambio di un ascensore per il successo quindi, poi, con la fama e i quattrini la verginità morale ritornerà intatta. "Credo che nella vita pratica si possa ottenere un vero successo, purché sia senza scrupoli; l'ambizione è sempre priva di scrupoli". Lo diceva Oscar Wilde, aggiungendo però che "la bellezza rivela tutto, giacché non esprime niente".
Ma chissà se queste ragazze sanno chi è Oscar Wilde...
(foto: Sara Tommasi, invischiata con una decina di "colleghe" nel fango di Arcore)

martedì 8 febbraio 2011

Il mistero di Alessia e Silvia

Dove sono Alessia e Livia Schepp, (foto) le due gemelline svizzere di 6 anni partite in auto col papà Matthias da Losanna (Svizzera), e suicidatosi dopo un lungo viaggio sotto un treno nella stazione di Cerignola? E' questo il motivo che tiene col fiato sospeso tre nazioni toccate dal girovagare di un uomo disperato, mentre il mistero diventa sempre più fitto. L'avventura di quest'uomo e delle sue due bambine inizia il 30 gennaio, quando presa la sua Audi, l'uomo lascia Losanna e passa la frontiera tra Svizzera e Francia. Il giorno dopo, da Marsiglia spedisce una cartolina alla moglie, l'italiana Irina Lucidi, con un messaggio che ora acquista un significato tragico: "Non posso vivere senza di te". Sempre a Marsiglia, Matthias Schepp ritira dal bancomat 7.500 euro, e con questi, acquista tre biglietti per il traghetto Marsiglia-Propriano, Corsica. Ma le due bambine sono ancora con lui? Tre biglietti sono convalidati al check-in, quindi si presume che tre persone si siano imbarcate. I due giorni successivi sono senza una traccia particolare, anche se è accertato che il 3 febbraio l'uomo è a Vietri sul Mare (Salerno), e dalle testimonianze portate, l'uomo mangia da solo in un ristorante della Costiera Amalfitana. E le bambine? Di loro si sono perse le tracce. Sono state lasciate in Corsica? Sono in Italia in qualche zona del Sud? Alle ore 22,45 dello stesso giorno il dramma esplode con tutta la sua tragicità: l'uomo si getta sotto un treno nella stazione di Cerignola (Foggia). Nei suoi abiti vengono ritrovati dalla polizia solo 100 euro. E i restanti? Impossibile avere speso 7.400 euro in tre giorni, quindi? Saranno stati dati a qualcuno per prendersi cura delle due bambine? E' una speranza che gli inquirenti non scartano, fino a quando si scopre che due giorni prima il padre ha spedito all'ex moglie 5000 euro insieme a delle lettere, recanti il timbro postale di Cerignola, localita dunque dove l'uomo si è tolto la vita. E l'angoscia per la sorte delle due gemelline aumenta a dismisura. Testimonianze contrastanti poi non aiutano certo a mettere chiarezza. Il ristoratore della Costa Amalfitana ricorda bene quell'uomo che si congratulò per la bontà della pizza, ma ricorda pure "che era assolutamente solo". E anche tra i passeggeri del traghetto diretto in Corsica sul quale avrebbe dovuto trovarsi l'uomo con le figlie, oltre all'equipaggio nessuno ricorda di aver notato un padre con due gemelline, quindi è da pensare che le bambine non siano mai partite per l'Italia? Le polizie di tre nazioni, oltre alle varie protezioni civili sono in allarme, e le ricerche continuano a ritmo serrato. Dove sono Alessia e Silvia? Sono nelle mani sicure di qualcuno? E perché non vengono restituite alla madre? Mistero. L'unica certezza in mano agli inquirenti fino adesso sono i resti di un uomo distrutto dal dolore di un amore finito e dilaniato dalle ruote di un treno nella stazione di Cerignola Est.

Tragedia e retorica, un vezzo tutto italiano

La tragedia umanamente colpisce. Quando si tratta di bambini è una sconfitta per l'intero sistema. E parlo dei quattro piccoli rom periti nel rogo della loro baracca nel campo nomadi di Roma dove vivevano con i genitori. Quattro fratellini di età compresa tra i 4 e gli 11 anni dunque. Per loro, pur nella giovanissima età, una vita mai vissuta. Una tragedia dunque, e fin qui, dolore per queste quattro vite spezzate. Oggi, purtroppo è iniziata l'operetta e la retorica ha preso il sopravvento: il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che si cosparge il capo di cenere davanti ai genitori dei piccoli e dice "Questa è una tragedia che pesa su tutti noi", il sindaco della capitale Gianni Alemanno che afferma "Il trasferimento nel nuovo campo è stato bloccato dalla Sovrintendenza", con i burocrati che di rimbalzo respingono al mittente con un "Mai ostacolato il Comune". Ma si va anche oltre. Di nuovo il presidente Napolitano sentenzia che bisogna dare "Alloggi dignitosi ai rom", e il commissario dei diritti umani Pietro Marcenaro sospira che "Da 50 anni i nomadi sono senza diritti, neppure quelli di acqua e luce" e così via. Parole belle, giuste se vogliamo, ma fuori luogo. Una casa dignitosa la devono avere tutti, certo, ma i primi ad averla in assoluto devono essere coloro che lavorano e pagano le tasse, e di italiani in condizioni precarie e senza un tetto sulla testa ce ne sono a migliaia. E' un vezzo tutto italico pertanto quello di rispondere a tragedie -e se poi sono coinvolte etnie diverse il teatrino è maggiore-, con proclami solenni e facce contrite. Senza volere, ma senz'altro con troppa leggerezza, si contribuisce maggiormente a scavare il solco dell'indifferenza -se non della rabbia- tra autoctoni ed etnie diverse. Quello che dovremmo invece fare per arrivare ad un integrazione reale e non di sole parole, è insegnare che in una comunità di persone civili ci sono norme e leggi da seguire, sia di relazioni che di buon vicinato, oltre che un lavoro onesto che permetta pari dignità. Il risultato di tutto questo porterebbe all'abbattimento di qualsiasi campo nomadi -che già di per sé ha un suono lugubre- e relative tragedie. Ma soprattutto porterebbe all'abbattimento di quelle barriere che da millenni dividono autoctoni e rom.

sabato 5 febbraio 2011

Viados, pm e sindrome "Tafazzi"

Capita anche questo ormai nella nostra Italia da operetta, dove la "sindrome Tafazzi", -trovare piacere nel martellarsi i testicoli- ormai ha raggiunto punte inimmaginabili. Ma andiamo con ordine. Alcuni giorni fa a Milano sono stati fermati due viados brasiliani mentre si prostituivano, e fin qui, "normale routine". Alla richiesta della polizia di fornire i documenti, si scopre che sono due clandestini. Il primo, 26 anni, già espulso in precedenza, mentre il secondo, 38 anni, ha un ordine di espulsione in tasca per ordine della questura di Rimini. E anche qui, "normale routine", poiché le nostre strade sono piene di espulsi. Quindi, pensando di essere arrestati -in altri posti succede giusto così-, i due ammettono di essere sieropositivi e di essere in cura in ospedale. Dunque, due clandestini sieropositivi che battono il marciapiede. A questo punto le forze dell'ordine avrebbero dovuto indossare guanti e mascherine, caricare i due "ospiti" e portarli direttamente a Linate, metterli sul primo volo diretto per Rio e...buon viaggio. Il bello invece arriva subito dopo. "Il pm ha negato l'arresto e tantomeno l'espulsione dei due per gravi motivi di salute". Evvabbè, umanamente sono d'accordo. Ma verranno almeno trasferiti in un centro ospedaliero senza possibilità di uscita? Ma siamo matti? L'Italia è un Paese "politically correct" per eccellenza, quindi, privilegiando la libertà individuale anziché la salute pubblica, i due sono stati subito rilasciati con "l'ammonimento a non prostituirsi". Del resto la nostra legge, quella di "Tafazzi", parla chiaro, perché rilascia il permesso di restare sul suolo italiano anche ai clandestini per dare loro la possibilità di curarsi, tanto più se nel loro Paese di origine le cure sono a pagamento e non come da noi a carico della collettività. Ma chi sono questi due? Lo hanno detto loro stessi: 300 clienti a testa al mese (!), per un giro d'affari di 250.000 euro all'anno, naturalmente tutto "esentasse". Due mine vaganti e strage di contagi, se pensiamo che in Italia ogni giorno contraggono il virus dell'HIV ben 11 persone, e fra questi, due solo a Milano. Ebbene, succede anche questo in un Paese di "Tafazzi" come il nostro... quindi, attenzione da ora in poi a serate estreme di..."famolo strano"....

venerdì 4 febbraio 2011

Regina, morta al tramonto

Regina, 18 metri di lunghezza e 35 tonnellate di peso ha cercato l'oasi di di San Rossore per morire, ultimo tentativo di sopravvivenza cercato nella natura incontaminata. Per questa balena dunque, il suo lento e placido vagare per i mari di tutto il globo è finito lì, sulla spiaggia di Marina di Pisa, davanti a quella striscia di mare dove in altri tempi si bagnava la famiglia reale italiana. L'hanno trovata agonizzante alcuni pescatori e niente, nonostante gli sforzi messi in atto durante il giorno è valso a strapparla alla morte. Si dice che "Regina" abbia seguito con lo sguardo il muoversi dei soccorritori intorno a lei, consapevole dell'inutilità di quegli sforzi, lasciandosi andare infine al tramonto, quando l'orizzonte si tinge di un rosso che solo il Tirreno toscano sa regalare. Una fine tragica dunque, ma anche una denuncia. E' stolto parlare di onde magnetiche che fanno perdere l'orientamento a questi giganti, perché è solo una subdola bugia per nascondere altro. La vera ragione è l'inquinamento dei nostri mari da parte della plastica, una situazione che ogni anno provoca la morte di un milione di uccelli marini e 100.000 mammiferi. Ma non è stata vana la fine di Regina, perché la carcassa del grande cetaceo, imbracata e posata su un enorme chiatta, è stata riportata al largo e poi lasciata scivolare sui fondali sabbiosi della costa, ultimo regalo alla vita per altre creature marine e in più, ultimo gesto di rispetto per questa "Regina" dei mari...