sabato 15 dicembre 2012

Sandy Hook Elementary School shooting


On December 14, 2012, 26 people were shot to death, including 20 children and six staff, at Sandy Hook Elementary School in the Sandy Hook village of Newtown, Connecticat. The killer, identified by authorities as 20-year old Adam Lanza, then killed himself. Lanza had previously shot and killed his mother, a volunteer at the school, at their nearby Newtown home. It was the second-deadliest school shooting in U.S. history, after the 2007 Virginia Tech massacre.
After shooting his mother, Nancy Lanza, age 54, Adam drove her car to the school.The killing of Nancy Lanza brought the number of victims to 27. Identification belonging to his older brother, Ryan Lanza, was found on Adam Lanza's body.
In early reports by media organizations, Ryan Lanza was mistakenly identified as the shooter. He later voluntarily agreed to questioning by New Jersey Police, the Connecticit State police and the FBI. He was not considered a suspect nor taken into custody. Lt. J. Paul Vance, the Police spokesman, said that the bodies of all deceased victims were removed and identified during the night, although their names were not officially released:
Nancy Lanza, mother of the shooter
Dawn Hochsprung, 47, principal
Vicki Soto, 27, first grade teacher
Mary Sherlach, 56, school psychologist
3 unidentified adults
20 unidentified children.

venerdì 23 novembre 2012

Quelle 90 poltrone in più...

Primo sì a un ddl per eleggere una commissione di riforma della   Costituzione. Con stipendi da deputati: indennità incluse.

 

 ROMA - L'ultimo a rammaricarsi pubblicamente è stato Gianfranco Fini: «Abbiamo perso una grande occasione. La politica non ha capito che si doveva fare di più, per esempio con il taglio dei parlamentari». Dichiarazione di due mesi fa, quando il presidente della Camera certo ignorava l'esistenza di un'ipotesi suggestiva. Cioè che le politiche di marzo ci potrebbero regalare un numero di eletti addirittura superiore a quello attuale: 1.035 anziché 945. Novanta poltrone in più. 


Non è uno scherzo. È quello che stabilisce un disegno di legge approvato a razzo dalla commissione Affari costituzionali del Senato con l'unica opposizione dell'Italia dei valori, il cui rappresentante Francesco «Pancho» Pardi ha invano cercato di demolirlo, e subito fiondato in Aula dove giovedì ha rischiato di essere ratificato al volo. Che cosa dice? Prevede semplicemente l'elezione a suffragio universale di una commissione Costituente che dovrebbe occuparsi della revisione della seconda parte della Carta costituzionale. Ne dovrebbero far parte novanta persone, che non potrebbero ricoprire altri incarichi elettivi, come quello di parlamentare o consigliere regionale. Con il risultato inevitabile di far crescere, sia pure per un solo anno (tanto dovrebbe durare l'incarico) il numero delle poltrone. 

A loro saranno affidati interventi come il taglio dei parlamentari, l'abolizione del bicameralismo perfetto, i poteri del presidente della Repubblica... Il tutto mentre nei cassetti di Palazzo Madama giacciono proposte di legge a bizzeffe sugli stessi argomenti. Sulla riduzione del numero dei parlamentari si era perfino raggiunto un accordo fra tutti i partiti: 508 deputati e 254 senatori. Poi la cosa era sfumata. 

Dunque il Parlamento non riesce a tagliare il numero degli eletti, pure in presenza di un accordo, poi però riesce a istituire a tempo di record, guarda caso, una commissione di novanta membri che deve provvedere al taglio. 

Il disegno di legge è frutto dell'unificazione di numerose proposte variamente datate. E destinate probabilmente a sonnecchiare fino al termine della legislatura se il leader dell'Api Francesco Rutelli, autore di una di esse e relatore insieme a Pasquale Viespoli (prima Pdl, poi Fli, quindi Responsabile), non le avesse improvvisamente rianimate chiedendo e ottenendo il primo agosto scorso la corsia preferenziale della procedura d'urgenza. Che ha però conosciuto un intoppo ieri quando è mancato il numero legale. Se ne riparlerà la prossima settimana, e non si può escludere il moltiplicarsi dei mal di pancia, finora piuttosto isolati. Anche perché c'è la questione dei soldi. Questa commissione Costituente avrà infatti un costo che dovrà essere coperto, in parti uguali, dalla Camera e dal Senato. E lo stipendio dei Novanta? «Il trattamento economico dei membri della commissione Costituente è pari a quello dei membri della Camera dei deputati, ivi comprese le indennità accessorie», hanno proposto Luciana Sbarbati e il suo collega Giampiero D'Alia. Il conto? Una ventina di milioni in un anno. Per fare una riforma che, come ha ricordato Pardi, secondo l'articolo 138 della Costituzione è invece compito del Parlamento. Un po' caruccio di questi tempi, no? (Dal Corriere della Sera online)

sabato 22 settembre 2012

Acido per un amore che finisce.

Una storia che sembra venire da altre latitudini, altri paesi, paesi dove i "volti cancellati" non fanno notizia, e invece succede in Italia, a Brescia. Le peggiori usanze fanno presto ad attecchire, e allora eccoci qui a raccontare l'orrore di questa storia. E' un amore che finisce quello tra Elena P. 23 anni (foto) e incinta al nono mese e William, 26 anni di Travagliato. Un anno di convivenza tra alti e bassi poi, nel luglio scorso la fine. Fin qui tutto regolare, poiché milioni di storie d'amore iniziano e finiscono. "Ho un'altra ragazza" dice William, dubbioso pure sulla paternità del figlio che la sua compagna porta in grembo. Un rapporto deteriorato dunque e quella porta che si chiude. Ma non per Elena che inizia a tartassarlo di telefonate e messaggi, gli taglia le gomme della vettura e così fa pure con quelle dei suoi amici. C'è a questo punto una denuncia ai Carabinieri per "stalkin" fatta da William nei confronti della sua ex compagna la quale a questo punto pensa ad una vendetta "che se la ricorderà". In suo soccorso arriva un amico, un certo Dario B. che da un po' di tempo è un suo spasimante, e poco importa se ha quasi il doppio dei suoi anni. Stabilito il piano, i due con il volto coperto si appostano nei pressi dell'abitazione di William e nella notte tra mercoledì e giovedì scorso lo aggrediscono sulle scale, e una volta immobilizzato, i due gli versano addosso una bottiglia di acido muriatico. Urla di dolore e la fuga dei due aggressori. William viene portato urgentemente all'ospedale di Brescia dove i medici constatano subito la gravità delle ferite. L'occhio sinistro è interamente bruciato e c'è il rischio che il giovane possa perdere anche l'altro. Oltre a ciò, anche il volto è irrimediabilmente "cancellato," e inoltre ha ustioni sul 30 per cento del corpo, tanto che i medici si riservano la prognosi. Per la polizia non è difficile risalire agli autori della brutale aggressione...

La fine della seconda Repubblica...


“60 MLD L’ANNO SONO I NUMERI DELLA PIAGA SOCIALE E DELLA CORRUZIONE: illegalità, corruzione, malaffare sono fenomeni ancora notevolmente presenti nel Paese e le cui dimensioni, presumibilmente, sono di gran lunga superiori a quelle che vengono, spesso faticosamente, alla luce”.
Lo ha scritto nero su bianco la Corte dei Conti, e l'ultima spallata alla dignità politica -come se ce ne fosse bisogno!- arriva da questo ultimo ladrocinio, come specifica bene "Il Giornale". 


 Con accrediti per quasi ottantamila euro in un solo giorno quel nomignolo - «Batman» - è a dir poco meritato. La lista movimenti del conto corrente del gruppo Pdl «gestita» da Franco Fiorito è piena di sorprese. Così tanto da non sorprendere quasi più. Il 2 maggio scorso, per dire, l'Unicredit annota quattro bonifici per «Francone» con i «soliti» importi ex articolo 8 legge 14/98, quella «per garantire il rapporto tra elettore ed eletto», che dovrebbe servire per i portaborse e che la Regione accredita direttamente ai consiglieri: 4190 euro al mese. Invece quel giorno escono, moltiplicati, dal conto del gruppo: due bonifici da 8381 euro, due da 4191, tutti con beneficiario Franco Fiorito. E non basta. A seguire, stessa data, ecco altri sei ordini di pagamento praticamente identici, tutti da 8380,5 o 8381,1 euro. Se anche questi sono finiti sui suoi otto conti correnti, la cifra totale, in meno di 24 ore, arriva a più di 75mila euro. In mezzo, sempre il due maggio, anche un bonifico da 7.200 euro. E più avanti, nei giorni successivi, la teoria di accrediti continua.Ma il metodo «batman» funziona solo grazie al sistema di (s)controlli della Regione Lazio, che ha visto nel 2011 i 17 gruppi consiliari spendere più di dodici milioni di euro (12.249.712,9), fino a ieri. Poi, dopo il caso Fiorito, sono arrivati i tagli dei tagli voluti dalla Polverini e certificati nel pomeriggio dal voto dell'aula. Tanti soldi, senza dubbio, eppure nemmeno una goccia di questo fiume finanziava il già citato «articolo 8», utilizzato come causale nei bonifici del «Batman di Anagni». Anche quello, peraltro, dimezzato ora a 2095 euro. I 12 milioni servivano a «far funzionare» i gruppi. Che in cambio presentavano un consuntivo annuale al Comitato regionale di controllo contabile. Ma il Coreco non ha grandi poteri di controllo, spiega uno dei componenti, Roberto Buonasorte della Destra. «Verifichiamo solo che i rendiconti arrivino entro i termini. Non facciamo i revisori, la nostra è una mera presa d'atto». E le fatture, gli scontrini, le pezze d'appoggio di quei milioni? «Le conservano i vari gruppi. Quanto alla Destra, assicuro che ogni cent speso da noi, soprattutto in manifesti, è verificabile. Nemmeno un euro dei nostri fondi di funzionamento passa per le mani dei consiglieri».Del gruzzolo distribuito ai partiti nel 2011 e da questi speso quasi il 6 per cento (680mila euro, più di 1.800 al giorno) se ne è andato in spese per alberghi, bar e ristoranti: si parte dai 339 euro dei due consiglieri della lista Bonino-Pannella (meno di mezz'euro al giorno a testa: i radicali e gli scioperi della fame vanno d'accordo) ai 195mila della lista Polverini (41 euro al giorno per consigliere). Più vistoso il «conto» dell'unico consigliere verde, nonché leader nazionale del movimento, Angelo Bonelli: 36.785 euro, più di cento al giorno. Non sempre i conti tornano. Non è chiaro, per esempio, come mai l'Idv con 5 consiglieri incassi 1,2 milioni di euro, contro i 2 milioni concessi al Pd, che di consiglieri ne ha 14. Ma le incertezze sono tante. Nella «distinta» del Pd, tra le spese per «riunioni, convegni, conferenze e incontri» (oltre 210mila euro) si moltiplicano ristoranti e trattorie, così la voce «alberghi, bar e ristoranti» viene invece contenuta in 23mila euro. Le pieghe contabili in cui può affondare inosservato un costo, insomma, abbondano. Un punto su cui hanno messo gli occhi anche gli investigatori. Chissà sotto quale voce saranno finite le elargizioni che secondo quanto raccontato da Fiorito in procura molti consiglieri del Pdl hanno indirizzato verso associazioni di riferimento. Persino l'innocua «cancelleria» rimbalza dai tre euro di Sel ai 4mila dell'Idv. La cui V, forse, sta per valori bollati, a giudicare dagli oltre 11mila euro spesi a testa in media dai cinque consiglieri dipietristi in affrancature e telefonate. 
(foto: l'attore Antonio Albanese nei panni del politico  Cetto La Qualunque)

martedì 11 settembre 2012

11 Settembre 2001: Never Forget!!!

Un martedì come tanti. John che saluta la moglie per andare in ufficio, Jean che porta a scuola il figlioletto e scappa a lavorare. Jason il pompiere che quella mattina è influenzato ma decide ugualmente di prendere servizio; Mike, il poliziotto che sale in macchina e comincia il suo giro di ronda; Stephany che saluta la madre nel suo primo giorno di lavoro... Un martedì come tanti di un settembre ancora mite, e quella mattina poi il cielo non ha una nube, azzurro come non mai... Dall'aeroporto Logan di Boston, quasi contemporaneamente, verso le ore 8.00 due aerei rullano sulla pista. Sono il volo 11 dell'American Airlines e il 175 dell'United Airlines. Anche dall'aeroporto di Newark nel vicino New Jersey nella stessa ora si stacca dalla pista il volo 93 della United Airlines e poi, circa un ora dopo, è la volta del volo 77 che lascia la pista dell'aeroporto Dulles di Washington. Un martedì come tanti dunque, in una New York che corre, che lavora, che sogna. Nessuno sa che l'inferno invece sta per scatenarsi, violento come non mai. Dalle finestre di uno dei due grattacieli del World Trade Center diventati il simbolo della Grande Mela, ovvero quelle splendide colonne in vetro e acciaio alte 415 metri, Brian seduto davanti al computer nel suo ufficio al 105esimo piano ha un attimo di incertezza a causa di quell'aereo che prima, come un puntino lontano ma ora sempre più vicino punta verso le Torri. Non fa a tempo a provare la paura perchè la morte lo polverizza in un attimo alle ore 8,45 assieme ai suoi sogni. Betty nel suo ufficio della Torre sud ha visto l'impatto di quell'aereo e la nuvola di fuoco e fumo che si è sprigionata. Urla nel suo ufficio al 97esimo piano e fa appena in tempo a scorgere la sagoma di un altro aereo che dopo una virata si dirige verso di lei. Lo schianto inevitabile e la fine di tutto avviene alle ore 9.00. Quaranta minuti dopo un altro aereo si schianta sul Pentagono ed infine, poco dopo le ore 10.00 un altro velivolo precipita pochi chilometri a sud est di Pittsburgh. No, non è più un martedì normale, ma è un martedì di lutto, di tragedia, di dolore. Colpite a morte, le due Torri infine crolleranno al suolo nel giro di mezz'ora.

NEVER FORGET!!! NEVER FORGET!!!

martedì 14 agosto 2012

Quando un popolo ha gli attributi.


L'Australia da' lezione di civiltà a tutto l'Occidente.
Ai musulmani che vogliono vivere secondo la legge della Sharia Islamica, recentemente è stato detto di lasciare l’Australia, questo allo scopo di prevenire e evitare eventuali attacchi terroristici. Sembra che il primo ministro John Howard abbia scioccato alcuni musulmani australiani dichiarando: GLI IMMIGRATI NON AUSTRALIANI DEVONO ADATTARSI! “Prendere o lasciare, sono stanco che questa nazione debba preoccuparsi di sapere se offendiamo alcuni individui o la loro cultura. La nostra cultura si è sviluppata attraverso lotte, vittorie, conquiste portate avanti da milioni di uomini e donne che hanno ricercato la libertà. La nostra lingua ufficiale è l’INGLESE, non lo spagnolo, il libanese, l’arabo, il cinese, il giapponese, o qualsiasi altra lingua. Di conseguenza, se desiderate far parte della nostra società, imparatene la lingua! La maggior parte degli Australiani crede in Dio. Non si tratta di obbligo di cristianesimo, d’influenza della destra o di pressione politica, ma è un fatto, perché degli uomini e delle donne hanno fondato questa nazione su dei principi cristiani e questo è ufficialmente insegnato. E’ quindi appropriato che questo si veda sui muri delle nostre scuole. Se Dio vi offende, vi suggerisco allora di prendere in considerazione un’altra parte del mondo come vostro paese di accoglienza, perché Dio fa parte delle nostra cultura. Noi accetteremo le vostre credenze senza fare domande. Tutto ciò che vi domandiamo è di accettare le nostre, e di vivere in armonia pacificamente con noi. Questo è il NOSTRO PAESE; la NOSTRA TERRA e il NOSTRO STILE DI VITA. E vi offriamo la possibilità di approfittare di tutto questo. Ma se non fate altro che lamentarvi, prendervela con la nostra bandiera, il nostro impegno, le nostre credenze cristiane o il nostro stile di vita, allora vi incoraggio fortemente ad approfittare di un’altra grande libertà australiana: IL DIRITTO AD ANDARVENE. Se non siete felici qui, allora PARTITE. Non vi abbiamo forzati a venire qui, siete voi che avete chiesto di essere qui. Allora rispettate il paese che Vi ha accettati”. Ce lo vedete un Mario Monti -o chi per lui!- fare un annuncio pubblico simile? 

lunedì 23 luglio 2012

Benvenuti a Prato, Cina...

Toni trionfalistici: "I cinesi di Prato si fanno italiani", e Anselmo Potenza, presidente della Confederazione Nazionale Artigiani locale pontifica poi che "abbiamo un cinese alla vicepresidenza". Evviva, alleluia! E d'altra parte i "conquistadores" ne hanno il diritto di sedersi ai tavoli che contano e i numeri parlano chiaro: su 190.000 abitanti, Prato conta ben 55.000 stranieri dei quali 40.000 cinesi in città tra regolari e clandestini; 4000 sono le imprese del Sol Levante; il 15% del Pil locale è prodotto ogni anno dalle aziende cinesi; 360 milioni sono gli abiti prodotti da cinesi nel distretto di Prato e il 70% è la quota che viene esportata. "Il clima sta cambiando, e piano piano emergono i vantaggi commerciali per la presenza di questa comunità". E' una realtà in crescita si scrive ancora, insomma, fiato alle trombe e inchino davanti a questa marea cinese che dilaga come un onda di Tsunami. Ma in questo "Dossier dell'Italia che saremo" pubblicato recentemente su La Stampa manca il rovescio della medaglia. Non si parla che questa invasione ha ucciso la piccola industria locale, perché arrivando in un momento di crisi, quindi meno ordini ed entrate in calo, imprenditori cinesi senza scrupoli hanno comprato aziende in agonia per due lire scalzato l'eccellenza artigianale locale poi, vendendo i loro prodotti a prezzi stracciati, hanno ucciso infine quelle industrie che ancora sopravvivevano per l'impossibilità di reggere al confronto, da qui la morte dell'artigianato pratese. Per l'Amministrazione locale "no problem", poiché i cinesi ci salvano l'economia con le loro tasse.... Poveri illusi...La realtà è un altra: "Cinesi, l'Italia al primo posto in Europa per l'evasione fiscale". Vittorio Carlomagno, dell'Associazione Contribuenti Italiani affonda il coltello: "Analizzando i dati, emerge che nei distretti dove la comunità cinese è maggiormente presente, è stato rilevato un indice di evasione fino al 98%". E' la Guardia di Finanza che ha scoperchiato il vaso di Pandora : 6 imprenditori cinesi non hanno presentato nessuna dichiarazione dei redditi a fronte di trasferimenti di denaro all'estero per 6.088.000 euro; altri 4,5 miliardi di euro illecitamente trasferiti in Cina; 558 imprese cinesi che hanno accumulato e spedito all'estero proventi occulti pari a 300 milioni di euro; 24 persone arrestate; 581 persone denunciate; 14 agenzie di Money Transfer bloccate; 207 aziende cinesi sequestrate, unitamente a 283 beni immobili e 471 automezzi, per un valore complessivo di 152 milioni di euro. Il tutto, tirando le fila delle tre operazioni "Cian Liù", "Cian Ba 2011" e "Cian Ba 2012". Parallelamente infine, i Nuclei di Polizia Tributaria di Prato e Firenze hanno sviluppato verifiche fiscali più approfondite nei confronti di 16 imprese cinesi acquisendo così le conferme probatorie di gravi reati fiscali per omesse o infedeli dichiarazioni dei redditi ed IVA, con un sequestro di beni ordinato dal G.I.P. per un valore corrispondente alle imposte evase pari a 12 milioni e 787 mila euro. Paolo Calamai di www.pratoreporter.it fa un ulteriore approfondimento del fenomeno cinese: "Il Comune sta cercando di combattere il problema effettuando con blitz a tappeto nelle fabbriche e nei laboratori gestiti da orientali. Luoghi all'interno dei quali accade di tutto: dai sequestri di persona, agli omicidi, al lavoro nero e minorile, all'evasione fiscale, al non rispetto delle norme igieniche, alla prostituzione, alle cure sanitarie illegali. Ci può essere integrazione -continua Paolo Calamai -, solo se i numeri lo permettono e se si rispettano le regole e le leggi vigenti". Cinesi! Benvenuti a Prato...  

venerdì 20 luglio 2012

Regioni: la grande abbuffata.

Gli italiani stanno camminando sul bordo di un precipizio. Economicamente parlando intendo. Debiti, tasse e restrizioni sono all'ordine del giorno, proiettando l'Italia nel poco lusinghiero primo posto nel mondo in quanto a pressione fiscale, schizzata al 55 per cento. Mai stati così male. Si sta ancora peggio leggendo però gli sprechi fatti un po' ovunque in Italia e che sicuramente -oltre ai ruba-ruba- ci hanno portato al tracollo. Ultimo esempio è il buco di oltre 5 miliardi -secondo la Corte dei Conti- della Regione Sicilia che la pone sull'orlo del "default". Vabbé diremo, non è l'unica regione in "rosso" anche se però, guardando i numeri, capiamo perché sia arrivata a tanto, in quel misto di soldi e clientelismo. Andiamo in ordine. 19,5 sono i miliardi di euro che ha speso la regione lo scorso anno per mantenersi; 17.995 sono i dipendenti (il Piemonte ne ha 3.200); tra impiegati e dipendenti arriviamo -incluse le controllate, sedi staccate e contratti a tempo- a 28.796; i dipendenti che lavorano soltanto per la presidenza della Regione siciliana sono 1.385, mentre i dirigenti dei vari uffici regionali sono 192, (come dire un comandante ogni 7 soldati). Passando poi agli stipendi, i 90 consiglieri percepiscono la bellezza di 19.685 euro al mese -lordi- mentre tra i benefit sono riusciti a dotarsi anche del contributo di 5000 euro per spese di funerale quando avverrà il trapasso, il tutto alla faccia della scaramanzia. Passando alla situazione terrena invece, l'ex dirigente dell'Agenzia dei Rifiuti -nonostante l'Isola fosse quasi sepolta dal pattume- si prendeva qualcosa come 41.600 euro al mese, per essere più precisi dunque 1.369 euro al giorno. Sprechi dunque, spese pazze e furberie sotto gli occhi di tutti, anche se la Sicilia è solo un esempio che potremmo moltiplicare per 20, il numero totale delle regioni italiane. Immaginiamoci a questo punto la voragine del debito, dello spreco e del mangia-mangia, mentre gli italiani, sempre più in mutande, si chiedono una sola cosa: ma che centro io se questo disastro economico è stato causato da questi squallidi personaggi? Perché devo svenarmi nel pagare debiti, ruberie e furberie dei soliti noti? Domande per il momento che restano nel vuoto, anche se prima o poi, come si spera, gli italiani una risposta se la daranno...   (foto: Raffaele Lombardo, presidente della Regione)

lunedì 2 luglio 2012

Azzurri: i sogni muoiono all'alba...

In questo Europeo 2012 siamo partiti male e abbiamo finito peggio. Del resto non è che si sia arrivati alla finale contro la Spagna con un grosso carnet di successi se non la vittoria con l'Inghilterra e l'altra con la Germania, quest'ultima brutto segnale di un Italia spompata, poiché se la partita fosse durata altri dieci minuti i teutonici ci avrebbero raggiunto e superato, chiudendo definitivamente la nostra corsa. Una sconfitta dunque preannunciata, nonostante "i sogni in grande" di Prandelli, e dal momento che sognare non costa niente... Orbene, guardiamo un po' perché: punto primo, mancanza di campioni su cui contare. Se con la Germania ci siamo esaltati con Balotelli (foto), Cassano e Pirlo, nel match finale con la Spagna abbiamo inghiottito amaro: tutti e tre inesistenti. Punto due, la nostra spavalderia. Si, perché conoscendo i nostri limiti, siamo scesi in campo come dei trionfatori predestinati, e qui il merito -o meglio dire: demerito!- è esclusivamente dei media, e questi sono alcuni titoli del dopo Germania: "Il capolavoro di Prandelli"; "Quest'Italia merita rispetto"; "SuperMario: in finale ne farà quattro"; "Buffon: dovevamo fargliene sette"; "Bravissimi, ci date orgoglio" (telegramma alla squadra del presidente Giorgio Napolitano); "Balotelli, talento e cuore"; "Prandelli:Match straordinario, punteggio stretto"; "In campo comandiamo noi!" Un orgia di esaltazione dunque, di annunciata superiorità e di mancanza assoluta di umiltà, una dote che nello sport non guasta mai. Dunque, per vincere - o meglio, per stravincere- puntavamo esclusivamente su Buffon il "portierone di ferro" e soprattutto sui gol di Balotelli e Cassano che però non sono arrivati. Ma è impensabile puntare su qualcuno che è altalenante di carattere e oltre a ciò, non ha grande esperienza di tornei internazionali. A differenza di Lippi che dei due ne ha fatto sempre a meno, Prandelli li ha voluti a tutti i costi e li ha eletti paladini della "nuova Italia". Pregi e difetti che dalle stelle ci hanno scaraventato alle stalle:"Non c'è stato tempo di recuperare" recita Prandelli il giorno dopo la sconfitta, "Non c'è stata partita, loro così superiori che ci sentiamo sereni" dice Buffon mettendosi -beato lui!- il cuore in pace, e "Il genio Pirlo non basta a fare il miracolo". Eccoci qui con spontanee ammissioni che se si vince è un miracolo, che uno, due o tre uomini non fanno squadra, e soprattutto ecco la furbizia tutta italiana di far apparire oro quel che oro non è: "Non abbiamo sbagliato, per noi questo è stato un torneo straordinario" (sic!) conclude un malinconico Prandelli svegliatosi di soprassalto dal suo sogno. L'unico forse a non sapere che i sogni, appunto, muoiono all'alba...

mercoledì 20 giugno 2012

Meglio fare il giornalista che lavorare...

Ci sono certi argomenti che ogni anno tornano a "infestare" telegiornali e carta stampata. Un po' come l'influenza che nolente o volente riappare ad ogni cambio di stagione, solo che qui, anche volendo, non se ne può fare a meno. Sui media invece sembra che questi argomenti, banali fino alla nausea, "facciano presa". E allora proviamo a ricordarli anche qui, partendo dal "fatto più eclatante" dell'estate: il caldo. Eh già, il caldo...eppure su questo fenomeno puramente climatico e del tutto naturale, ogni anno si sprecano fiumi di inchiostro: "Caldo africano nel Sud Italia, dove la colonnina del mercurio ha toccato i 38 gradi". E giù interviste a medici, nutrizionisti ed esperti climatologi, i primi dei quali diranno -ormai lo ripetono da secoli- "che bisogna ripararsi dal caldo nei momenti più critici della giornata e soprattutto bisogna bere molta acqua, 2/3 litri al giorno". I secondi professeranno di "mangiare alimenti leggeri, sani e soprattutto molta frutta e verdura" mentre i terzi gongoleranno  che "finalmente l'anticiclone della Azzorre si è incuneato in Europa e porterà bel tempo su tutta la nostra Penisola con punte che arriveranno a 36 gradi di calore e 40 percepiti", lasciando basiti gli ascoltatori confusi su quanto caldo effettivamente ci sia stato nella giornata. E poi le solite immagini di piedi che guazzano nell'acqua della Fontana di Trevi a Roma, giovani donne a passeggio con la lingua sul gelato, chioschi che vendono anguria fresca e rossa, fontanelle che dissetano i turisti e anziani seduti all'ombra che si sventolano la testa con un fazzoletto. Evvabbè, è estate... Ma c'è anche il tormentone invernale, quello del freddo: "E' gelo in tutta Italia quindi si consiglia di coprirsi bene riparando le vie respiratorie" dicono i medici allertano gli anziani poi a prendere "l'antinfluenzale", mentre la gente, naso rosso e infagottata in giacconi, intervistata ammette che "Eh si, fa proprio freddo oggi", senza pensare forse che siamo a gennaio e non a luglio. Ma è lapalissiano dire che in estate fa caldo e inverno fa freddo, perché questo capita da milioni di anni, quindi... In questi giorni poi c'è il tormentone "maturità", ripetitivo come sempre a ogni fine anno scolastico. Cosa si scrive? "Quest'anno è uscito Italiano alla prima prova", -ah però!- e poi, come se non bastasse, arriva perennemente il ricordo di personaggi che hanno sostenuto la maturità ai loro tempi: "Io feci una corsa in moto prima degli orali" -che figo!- afferma il cantante pop, oppure "la mia è stata la migliore maturità del liceo Classico" gongola il noto giornalista, mentre il giovane conduttore televisivo spara che "la notte degli esami la passai giocando a poker per scacciare la paura". A questo bla-bla-bla, ormai è prassi, si unisce "a caldo" il resoconto degli studenti a prova finita: "Credevo fosse più difficile" bofonchia il secchione -lo noti subito: foruncoletti sul viso, occhiali da miope e pelle sudaticcia-, oppure "speriamo bene", come sospira la ragazza, piercing sulla lingua e tatuaggio sul collo.... Ricapitolando: dov'è la notizia se in estate fa caldo o in inverno fa freddo? E che notizia è sapere come sostennero la maturità i soliti soloni -pavoneggiandosi di averla superata nella maniera più affascinante!- e le emozioni o i pareri ripetitivi degli studenti? E ancora: scommettiamo che tutto ciò lo rileggeremo tale e quale il prossimo anno? Qualcuno scrisse "E' sempre meglio fare il giornalista che lavorare". Appunto...

lunedì 18 giugno 2012

Perdono, perdono perdono...

Un perdono non lo si nega a nessuno, e poi in Italia è di moda. Lo chiede il giornalista alla madre cui abbiano ucciso un figlio -"Lei perdona l'assassino"?-, lo chiede il bombarolo di Brindisi -"Chiedo perdono alla famiglia di Melissa"- e lo chiede al Signore il peccatore redento. Mai ci sognavamo però che anche la legge nelle aule dei tribunali "perdonasse" il malfattore. E' di questi giorni infatti la notizia che il Tar ha perdonato il giovane carabiniere che si era appropriato di 80 euro contenuti in un portafogli smarrito che un onesto cittadino, trovatolo, lo aveva portato in caserma. Quindi? Era stato restituito al legittimo proprietario alleggerito però del denaro, che da un indagine interna si era appurato che l'autore del gesto era stato il giovane carabiniere. Espulso per "Condotta biasimevole" dall'Arma e deferimento all'autorità giudiziaria, con condanna a un anno e 4 mesi per peculato sia pur con la condizionale e la non menzione. Ma lui ha questo verdetto non c'era stato, quindi ricorso al Tar che ha ordinato di reintegrarlo. Motivo di questa decisione dei giudici? "E' un ragazzo giovane, aveva solo un anno di servizio e poi, cosa vuoi che siano 80 euro"... Siamo un paese cattolico, quindi...massì, il perdono ci sta tutto. A Malpensa rubavano a tutto spiano nel deposito bagagli e la storia andava avanti da anni, poi le telecamere smascherarono i topi dei bagagli, che altro non erano che i dipendenti stessi. Ben 34 di questi "Arsenio Lupin" del bagaglio erano stati accusati di associazione a delinquere, furto aggravato e ricettazione. Licenziati in tronco ma riammessi in seguito tutti al loro posto dal giudice, dal momento che la Sea, la società che gestisce il servizio, "non era stata capace di indicare gli oggetti spariti e le eventuali denunce dei passeggeri". E i furti sono ricominciati. Ma il perdono continua. E' perdonato e riammesso allo sportello quel cassiere di banca che fu licenziato poiché "si fece un prestito attingendo dalla cassa" e la motivazioni dei giudici fu "che era depresso", quindi scusabile, come quel magistrato, un gip di Venezia che a suon di congedi per malattia non lavorava da mesi, salvo poi scoprirla -era una donna- in giro sui mari del mondo con la sua barca a vela. Fu "perdonata" anche lei e non allontanata dall'incarico, solo la rifusione di un rimborso alla collettività che la Corte dei Conti quantificò in circa 7.000 euro, l'equivalente dello stipendio di un suo mese di lavoro. Ma la casistica è ancora lunga, anche se credo sia il caso di fermarci qui. Ho sempre giudicato di buon occhio i giudici americani che pongono alternative ai rei colpevoli di leggeri reati, come per esempio pulire la scuola per una settimana a dei vandali scoperti in flagrante a insozzare la scuola stessa, operare in attività sociali a giovani denunciati per rissa e infine, dopo un normale processo, la gogna per un autista di camminare su e giù lungo un arteria cittadina con un grosso cartello con su scritto "In questo incrocio per colpa mia ho causato un incidente mortale". La morale? Che la legge degli uomini faccia il suo corso in terra e non porga l'altra guancia, in attesa, appunto, di quella divina...

venerdì 15 giugno 2012

Ubriachi al volante con licenza di uccidere...

Una serata in pizzeria per la famiglia di Baldassarre Quinci, 43 anni, maresciallo dell'Aeronautica. Con lui, la moglie Lidia Mangiaracina di 37 anni e i figli Martina di 12 e Vito di 10. La gioia di stare assieme, lui che per lavoro spesso é assente e quella serata del 15 gennaio del 2011era quindi fortemente voluta. Non si fa tardi, perché anche se è sabato e i ragazzi non dovranno alzarsi per la scuola, c'è bisogno di riposo, dopo una settimana di attività frenetica, quindi tutti in macchina e via tranquilli per le strade di Campobello di Marzara (Trapani) diretti a casa. Nel calduccio dell'auto c'è ancora tempo per due risate, racconti scolastici, i primi sbadigli... Capita tutto in un attimo, due fari che squarciano la notte ed un rumore di lamiere che si accartocciano poi, come per incanto, il silenzio assoluto...il niente. Glielo diranno con tutte le cautele possibili i parenti a papà Baldassarre, ricoverato in ospedale, che la sua bella famiglia non esiste più, tutti morti sul colpo in quel maledetto incidente. E gli diranno pure che la macchina, una BMW che li ha centrati in pieno era guidata da un giovane ubriaco, Fabio Gullotta, 22 anni, 0,72 ml di alcool nel sangue e 120 chilometri orari nell'attraversare quell'incrocio maledetto tra le vie IV Novembre e Vittorio Emanuele. Dolore al dolore, l'uscita dall'ospedale per papà Baldassarre e il ritorno in quella casa troppo vuota ma piena di ricordi lancinanti. Che senso ha la vita si sarà chiesto. La risposta l'ha trovata in una corda alla quale si è appeso sei mesi dopo, sopraffatto dalla disperazione. Una famiglia distrutta nella sua interezza.... Ieri, nell'udienza preliminare di Marsala, il giudice Vito Marcello Saladino ha condannato il colpevole della tragedia Fabio Gullotta a due  anni di prigione con pena sospesa grazie al patteggiamento. Lo ha riconosciuto si colpevole di omicidio colposo plurimo aggravato dallo stato di ebbrezza, ma non "colpevole abbastanza" (?!) per scontare la pena, concedendogli pure il beneficio del "non ritiro della patente". In poche parole, ogni vita umana cancellata è costata al colpevole "6 mesi", e soprattutto da "non scontare". Papà Baldassarre preferì raggiungere la sua famiglia prima di questa ennesima ingiustizia... 

(da sinistra: Baldassarre Quinci; Vito; la moglie Lidia e Martina)  

lunedì 11 giugno 2012

Ecco l'Italia dei furbi...

 

Ho capito perché l'Italia va a rotoli. Non c'è bisogno di grandi studi, seminari o tavole rotonde di insigni economisti. Come è avvenuta questa mia illuminazione? Semplice, guardando i redditi denunciati dai lavoratori autonomi. E' una vergogna, uno schiaffo a chi invece, nolente o dolente deve pagare regolarmente le sue tasse allo Stato. Dunque, secondo questi dati  pubblicati dal Dipartimento delle Finanze e del Ministero dell'Economia, risulta che i proprietari di diverse attività commerciali  hanno dichiarato di aver guadagnato nel 2011 le seguenti cifre:

Estetisti: 6.500 euro all'anno;
negozi di abbigliamento e scarpe: 8.600 euro all'anno,
tintorie 9.700
negozi di giocattoli 10.700;
profumerie 11.500;
pelliccerie 12.200;
parrucchieri 12.600;
fiorai 12.700;
ristoratori 13.300;
alberghi e affittacamere 14.700;
autosaloni 14.800;
taxi 14.800;
stabilimenti balneari 15.400;
bar gelaterie 16.800;
gioiellerie 17.000;
macellerie 17.300;
imbianchini e muratori 22.900;
meccanici 24.700;
fornai 25.100;
architetti 29.600;
avvocati 57.600;
commercialisti e contabili 61.800;
studi medici 69.800;
farmacie 109.800;
notai 318.200.
Alcune riflessioni dunque: il proprietario di un salone di estetista lavora otto ore al giorno per un totale di 17 euro, (2 euro e 20 all'ora). Un barista ne lavora 10/12 per 46 (3 euro e 80 all'ora); un parrucchiere guadagna 34 euro al giorno (4 euro all'ora). Un gioielliere -e vende oro!- guadagna 46 euro al giorno (5 euro e 80 l'ora!) I proprietari degli stabilimenti balneari -si, quelli che ti affittano 2 sdraio e ombrellone a 1800 euro per i soli primi 15 giorni di agosto!- facendo il calcolo di lavorare solo 5 mesi, guadagnano 20 euro al giorno!!!!! Un'altra cosa: facendo delle visite mediche specialistiche in privato -con appuntamento anticipato perché c'è la fila-, si spendono sulle 250/300 euro a visita, e contando che in una giornata di visite se ne possono fare una decina, nonostante ciò i medici guadagnano 191 euro al giorno, ovvero 31 euro all'ora. Un ultima considerazione: Gli imbianchini guadagnano più  dei gioiellieri, dei baristi e degli albergatori... nonostante quest'ultimi viaggino in SUV e abbiano case al mare... In America per furberie simili si va in galera, e ci si sta un bel po'...

sabato 2 giugno 2012

Misteri al di là del Tevere.


Il 26 agosto del 1978, succedendo a Paolo VI, Albino Luciani (foto) fu eletto Papa, prendendo il nome di Giovanni Paolo I. Fu subito ribattezzato "il sorriso di Dio", grazie a quell'espressione sorridente che si portava appresso, un sorriso che però si spense dopo appena trentatré giorni di pontificato, quando infatti la mattina del 28 settembre fu trovato morto nel suo letto. Incredulità, stupore, poiché sebbene fosse stato Papa per un così breve periodo, Albino Luciani aveva già conquistato il cuore dei fedeli per la sua semplicità, bonarietà, ma anche per alcune sue considerazioni fatte nei primi giorni: "Voglio far tornare la chiesa cattolica a quegli ideali di carità cristiana propri del cristianesimo antico, rinunciando alle ricchezze superflue che troppo hanno distolto gli uomini di chiesa dai propri compiti". Una bomba che fece tremare innanzitutto Paul Marcinkus, il potente arcivescovo americano e direttore dello IOR, l'Istituto Opere Religiose del Vaticano, quello del "You can't run the Church on Hail Marys" [Non si può governare la Chiesa con le Ave Maria], colui che negli anni Ottanta sarebbe stato collegato a scandali finanziari riportati sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. E per confermare certe voci, fu accertato che lo IOR di Paul Marcinkus aveva avuto un ruolo di primo piano nel crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, con collegamenti a personaggi discussi come Michele Sindona e Licio Gelli, il "venerabile maestro" della loggia massonica P2, nomi che solo a sentirli pronunciare irritavano terribilmente Papa Luciani. Un Papa puro di cuore non poteva accettare infatti quest'allontanamento della Chiesa dai suoi più alti valori e Marcinkus -ma non solo- lo sapeva, tanto che dopo l'investitura di Luciani -lui che aveva sperato invece nell'elezione del cardinale Giuseppe Siri-, aveva avvertito i suoi colleghi che "questo Papa non è come quello di prima, vedrete le cose cambieranno". Come mai dunque quella morte improvvisa in un Papa che sprigionava salute e voglia di vivere? Il Vaticano non seppe dare una spiegazione, così l'incredulità dei fedeli diventò prima dubbio, poi sospetto. Era morto o l'avevano ucciso? Ci fu confusione anche nelle risposte: "è stato trovato morto con un libro in mano", poi invece libro non fu ma "fogli di appunti", in seguito "il discorso che avrebbe pronunciato in un incontro con i gesuiti", ma anche la versione ufficiosa che tra le sue mani vi fosse "l'elenco delle nomine che il Papa intendeva rendere pubbliche il giorno dopo". Anche l'ora della morte non fu mai certa: la prima versione la fissava alle ore 23 del 28, poi posticipata alle 4 del mattino. Oltre a questo, anche su chi scoprì il decesso non ci fu mai chiarezza. Si parlò dapprima che a trovare il corpo senza vita del Santo Padre fosse stato un segretario particolare, poi si parlò di una suora. Troppi misteri che portarono il saggista britannico David Yallop ad una sola conclusione, quella di una morte violenta di Papa Giovanni Paolo I, e come scrive sul suo libro "In nome di Dio", punta il dito su sei persone: il Segretario di Stato Jean Villot; il cardinale di Chicago John Cody; il presidente dello IOR Marcinkus; il banchiere Michele Sindona; il banchiere Roberto Calvi e appunto, Licio Gelli. Il mistero dei misteri fu un altro: non fu mai eseguita nessuna autopsia sul corpo di Albino Luciani per trovare le cause del decesso, e le motivazioni del Collegio Cardinalizio a negarle fu che "mai è stata fatta un autopsia sul corpo di uno dei successori di Pietro". E quella fu la pietra tombale sul caso. « Questa mattina, 29 settembre 1978, verso le 5,30, il segretario privato del Papa, non avendo trovato il Santo Padre nella cappella del suo appartamento privato, lo ha cercato nella sua camera e lo ha trovato morto nel letto, con la luce accesa, come se fosse intento a leggere. Il medico, dott. Buzzonetti, accorso immediatamente, ne ha constatato il decesso, avvenuto presumibilmente verso le 11 di ieri sera, per infarto acuto del miocardio. » Questo fu il comunicato ufficiale della Sala Stampa della Santa Sede sulla morte di Papa Giovanni Paolo I, colui che la mattina dopo la sua elezione al Soglio pontificio aveva detto "sono andato alla Sistina a votare tranquillamente, e mai avrei immaginato quello che stava per succedere". Parole sante, perché neppure milioni di fedeli avrebbero immaginato quello che sarebbe successo, 33 giorni dopo, dietro le Mura leonine al di là del Tevere...

venerdì 1 giugno 2012

Gericus Bellorto: 500.000 grazie!

Questa sera, primo giugno 2012, alle ore 22,03 Gericus Bellorto ha raggiunto le 500mila pagine lette dai suoi affezionati lettori. Grazie a tutti dunque, perché questo è lo sprone ad andare avanti e fare sempre meglio. Nel blog di Gericus, il 22,34 è dedicato alla Cronaca Italiana; il 21,98 alla Società; il 17,95 è dedicato agli Esteri; il 9,89 è Cultura, il 6,96 Politica; il 6,96 Tempo libero; il 4,4 è Economia; il 3,66 è Sport, e il 5,84 è dedicato a vari altri argomenti. Prendendo in esame solo il mese di maggio 2012, ben 57 Paesi si sono collegati con Gericus, e tra questi, oltre ai 5.338 contatti dall'Italia, 90 sono stati i lettori degli Stati Uniti, 42 della Svizzera, 38 "non definito", 35 dalla Germania, 23 dalla Francia e a seguire Spagna, Regno Unito, Australia, per arrivare fino alle Isole Vergini. Cin Cin dunque Gericus Bellorto per questo bel traguardo, e quindi:
GRAZIE;
THANK YOU;
MERCI BIEN;
DANKE;
GRACIAS;
SPASIBA;
OBRIGADO;
TAKK;
DANK;
KIITOS;
DOMO ARIGATO;
DOH JE SIN.........

venerdì 25 maggio 2012

Bonnie & Clyde. Era il 23 maggio del 1934

Il 23 maggio del 1934, esattamente 78 anni e due giorni fa, Bonnie Parker, 24 anni e Clyde Barrow, 25,  (foto) venivano uccisi dalla polizia in Louisiana. Era l'epilogo di una storia criminosa che da oltre due anni terrorizzava gli Stati americani del Sud. I due si incontrarono per caso. Lei, appena 19enne e già maritata da tre anni, lavorava come cameriera in un bar mentre il marito, Roy Thornton scontava in prigione una lunga condanna per omicidio. Era il 1932 quando i due iniziarono a frequentarsi e la loro carriera criminale si divise tra furti di auto e rapine in banca compiuti in cinque Stati, Texas, Oklahoma, Missouri, New Mexico e Louisiana. E intanto ai due si erano uniti una decina di altri disperati, formando quella che la polizia dell'epoca bollò come la  "Barrow Gang", freddi e sanguinari criminali che non si fermavano davanti a nessun ostacolo, non esitando ad uccidere chi si fosse trovato sulla loro strada. Ma sebbene banda di criminali, Bonnie & Clyde riuscirono a crearsi tra la gente un alone di romanticismo, dove nell'immaginario collettivo erano visti un po' come dei Robin Hodd grazie a numerose foto che i due si lasciavano fare da amici fotografi e che in seguito, ritrovate dalla polizia, erano state passate ai giornali. Ma di romanticismo c'era ben poco, se non sangue e cadaveri, tanto che alla "Barrow Gang", la polizia imputava l'assassinio di 13 persone tra le quali nove agenti di polizia. Per ben due volte gli agenti furono sul punto di bloccare la banda ma ambedue le volte Bonnie e Clyde riuscirono a farla franca, lasciando sul campo però alcuni dei loro seguaci. E per contrastare le loro scorribande, fu richiamato in servizio il capitano di polizia Frank Hamer, un texano in pensione da un paio di anni e a lui fu assegnato il compito di scovare e uccidere la coppia di malviventi. Tre mesi dopo dalla nomina, Hamer fiutò le tracce dei due che portavano in Louisiana, giusto nel paese dove viveva uno della banda. Era l'alba del 23 maggio quando con una decina di uomini, Frank Hamer si nascose dietro i cespugli che delimitavano la strada appena fuori Sailes e aspettò con pazienza il momento giusto per agire. Quando Bonnie Parker e Clyde Barrow apparvero a bordo della loro Ford 8V Sedan, gli agenti aprirono il fuoco freddandoli all'istante sotto una pioggia di proiettili. Con quel bagno di sangue finiva la loro storia ma iniziava la leggenda, soprattutto grazie al successo del film "Bonnie & Clyde" uscito nel 1967, interpretato da Faye Dunaway e Warren Beatty. Nel Crown Hill Cemetery di Dallas dove Bonnie Parker fu sepolta 3 giorni dopo la sua morte, sulla pietra che ricopre la sua salma si legge: "As the flowers are all made sweeter by the sunshine and the dew, so this old world is made brigther by the lives of folks like you" [Come i fiori sono tutti addolciti dal sole e dalla rugiada, così questo vecchio mondo si è fatto più luminoso dalla presenza di gente come voi]. La realtà purtroppo, era stata ben altra cosa...

sabato 19 maggio 2012

Melissa Bassi: il dolore e la rabbia...

L'inferno alle 7,50. Melissa Bassi, 16 anni (foto) magari ha ancora il sonno negli occhi mentre scende dal pullman che da Mesagne tutte le mattine la porta a Brindisi. I passi sono veloci perché alle otto deve essere in classe. E' tranquilla Melissa, perché le materie che questa mattina affronterà le ha preparate con scrupolo. Un saluto all'amica che con lei ha fatto il viaggio e un pensiero alle vacanze che tra poco arriveranno, al mare e al sole, quel mare azzurro di Brindisi che lei ama tanto. L'inferno arriva che nemmeno se ne accorge, forse un attimo di stupore, ma solo un attimo, poi niente. Se ne è andata così Melissa Bassi, studentessa al terzo anno dell'Istituto professionale Morvillo Falcone di Brindisi, tra un timido raggio di sole e nell'aria il profumo del mandorlo. Tre bombole di gas  nascoste dietro a un cassonetto dell'immondizia fatte esplodere a distanza hanno spento per sempre il suo sorriso, annientato i suoi sogni. Si voleva una strage, uccidere a caso, uccidere giovani studenti, il futuro di questa società malata. Con Melissa, un'altra giovane studentessa lotta tra la vita e la morte e altri sei giovani studenti sono ricoverati con prognosi riservata. Era bella Melissa, capelli lunghi, occhi sorridenti e la spensieratezza dei suoi meravigliosi 16 anni... Niente a che vedere con quel corpo giunto in ospedale ustionato per il 90% e privo di un arto strappatole dall'esplosione. Il 23 maggio del 1992 Giovanni Falcone assieme alla moglie e la scorta moriva nella cosiddetta "strage di Capaci". Solo una triste coincidenza?  

giovedì 17 maggio 2012

La città come una giungla

Uccidere. Così fan tutti. Il sangue per le nostre città, siano piccole o grandi, scorre quotidianamente. La città come una giungla dunque, dove a legge del più forte prevale. E dietro a tutto ciò, la legge latita tra buonismo stupido e politica pavida. Andiamo in ordine. Luca Massari, 45 anni era un tassista che si guadagnava il pane correndo su e giù per le strade di Milano. Quel maledetto 10 ottobre del 2010, dopo aver lasciato un cliente in via Ripamonti, Massari imboccò via Ghini, quando da un giardino sbucò improvvisamente un cane, un cucciolo di cocker sfuggito alla sua padrona. Andava piano Massaro ma nonostante tutto non riuscì ad evitare l'animale, che finito sotto le ruote morì sul colpo. Ma non tirò di lungo anzi, si fermò immediatamente per tentare un qualsiasi soccorso, ma questo suo slancio di umanità gli fu fatale. "Ti ammazzo!" urlò la proprietaria del cane rivolta all'uomo, e a dar manforte alle sue intenzioni si materializzarono due giovani, il fidanzato e il fratello della donna. E furono botte, calci e pugni che continuarono ad arrivare anche quando Luca Massari ormai era un corpo esanime a terra, un fantoccio in balia di tre balordi. Luca Massaro è morto in ospedale dopo una lunga agonia agonia, senza aver ripreso conoscenza e soprattutto, senza un perché. Nel processo celebrato all'inizio di maggio, l'accusa ha chiesto 23 anni di reclusione per Piero Citterio -uno degli aggressori- e 21 per la sorella Stefania. Uccidere un uomo di botte però costa poco, poiché i giudici della Prima Corte d'Assise di Milano hanno condannato il primo a 14 anni di reclusione e 10 mesi la seconda, diventata colpevole soltanto di minaccia aggravata. Il terzo elemento, il fidanzato della donna, Michael Morris Ciavarella, in fase di appello e col rito abbreviato era già stato condannato a 16 anni. "Sarebbe bello che ora Stefania portasse un fiore sulla tomba di Luca" ha sospirato la mamma della vittima subito dopo aver ascoltato la sentenza. Fiori su una tomba dunque, come riparazione ad una legge che non c'è...

venerdì 4 maggio 2012

Avere la faccia come il...

Quello che mi sconcerta è la faccia tosta, la mancanza del senso civico, della dignità. Umberto Bossi, dopo tutto quello che è successo e dopo le sue dimissioni dei primi giorni, ora ha tuonato "Mi ricandido per la carica di segretario della Lega Nord", spiegando le motivazioni: "Lo faccio per tenere unito il Carroccio e poi anche perché, non abbiamo rubato come i Socialisti". Si fa dunque una questione di "quantità e qualità", come per dire che chi ruba tanto per avidità personale è si un ladro, mentre chi ruba solo qualche milioncino di euro per il restauro di una terrazza, l'acquisto di un Audi per il figlio, di una laurea presa a Tirana per il Trota -è cultura questa!- per un po' di soldi per le spese di quest'ultimo, insomma è solo un peccatuccio veniale e non un arricchimento sfacciato. Quindi "non mescolate noi con i socialisti di una volta" sembra quasi voler dire il numero uno -o ex?- della Lega Nord. Ma come se tutto ciò non bastasse ad azzerare le nostre ultime riserve di fiducia verso la politica, c'è anche un altro signore, tale Luigi Lusi, che più i giorni passano più sono i milioni che sono spariti -secondo gli inquirenti- nelle sue tasche. E lui che dice? "Trovo abnorme che si chieda il mio arresto". Ma si certo, cosa vuoi che siano 25/30 milioni di euro rispetto alle centinaia che erano nella cassaforte del partito, intendendo quasi che "tanto, se non li prendevo io li prendeva qualcun altro". La morale? In una situazione corrotta così è assordante il rumore del silenzio da parte dei vari politici: nessuno della Lega ha avuto il sano principio di dire "stop" a certi ripensamenti e altrettanto è avvenuto nella Margherita. "Se parlo io crolla la sinistra" sussurrò in un fuori onda Lusi. Che sia questo il collante ai silenzi del momento?

lunedì 30 aprile 2012

Delitti perfetti o giustizia imperfetta?

Una trentina di coltellate furono riscontrate sul corpo di Simonetta Cesaroni, 21 anni, uccisa a Roma il 7 agosto del 1990. Una lunga serie di indagati furono messi sotto torchio dagli inquirenti, e uno di questi fu Pietrino Vanacore, custode del palazzo di via Poma dove avvenne l'omicidio, che si suicidò molti anni dopo, il 9 marzo del 2010. Tutti gli altri sospettati, uno a uno furono dimenticati sia dalla magistratura che dai media, meno uno, Raniero Busco, all'epoca fidanzato della vittima. Su di lui si appuntarono sospetti e indizi che lo portarono a un primo processo il 3 febbraio del 2010 con verdetto di condanna a 24 anni di reclusione, "colpevole dell'omicidio di Simonetta Cesaroni", ma assolto con formula piena in sede di appello il 24 novembre 2011 "per non aver commesso il fatto". Dopo 21 anni dall'omicidio dunque, siamo di nuovo daccapo, con un delitto senza un colpevole, con una vittima senza giustizia. Ma in questi ultimi anni la lista dei "delitti perfetti" si è purtroppo allungata a dismisura. Se fino ad oggi non sappiamo chi è l'autore dell'omicidio di Simonetta Cesaroni, chi è l'assassino di Chiara Poggi, la giovane trucidata nella sua casa il 13 agosto del 2007? E Meredith Kercher, la studentessa inglese di 20 anni uccisa a Perugia sempre nel 2007, da chi è stata assassinata? Solo da Rudy Guede già in galera e condannato in via definitiva dal momento che gli altri due coimputati, Raffaele Sollecito e Amanda Knox, prima condannati e poi scagionati in appello. E chi ha tolto la vita a Serena Mollicone, 19 anni, trovata morta nel 2001? E poco più di un anno fa, chi ha infierito sulla piccola Yara Gambirasio, 13 anni, sparita il 26 novembre del 2010 e il suo corpo rinvenuto esattamente tre mesi dopo? Tutte giovani donne e tutte unite dallo stesso destino: non avere giustizia. Qualcosa non funziona nella nostra giustizia dunque, lenta, farraginosa e contraddittoria, e la domanda che si pongono gli italiani è solo una: come può una persona essere condannata in primo grado e assolta "per non aver commesso il fatto" in secondo grado? Certo, non è che si voglia un "colpevole a tutti i costi", ma il "colpevole del fatto" questo si. Quindi? "Manca l'indagine portata avanti fino in fondo da più investigatori come avveniva una volta -commenta un addetto ai lavori-, un indagine fatta di testimonianze e riscontri oggettivi, prove inconfutabili, mentre invece oggi ci si affida in prima battuta ai riscontri scientifici e in base a quelli ci muoviamo. Che ben vengano -conclude l'addetto ai lavori-, ma che questi riscontri siano solo di supporto e conferma alle indagini eseguite, un valore aggiunto dunque, una prova in più, ma non un punto di partenza". Che ci sia un fondo di verità visto i troppi casi insoluti?

venerdì 27 aprile 2012

Vanessa Scialfa: così muore una donna.

La speranza di ritrovare in vita Vanessa Scialfa, 20 anni, (foto) scomparsa da due giorni, è svanita nella tarda mattinata di ieri, giovedì 26 aprile, quando il suo corpo, avvolto in un lenzuolo, è stato ritrovato in fondo ad un burrone sovrastato da un cavalcavia della strada che da Enna porta a Caltanissetta. Strangolata. E' stato il fidanzato Francesco Lo Presti, 34 anni a portare gli inquirenti sul luogo del ritrovamento, perché è lui che lì ce l'aveva gettata, ed è lui che due sere prima le aveva stretto il cavo di un computer intorno al collo. Era bella Vanessa, di una bellezza mediterranea, fresca e solare. Amava la vita e si fidava della gente e così è successo anche con Francesco, l'uomo sbagliato. E sarà proprio lui, attore da due soldi, a denunciare la scomparsa di Vanessa. "E' uscita di casa sbattendo la porta senza prendere i suoi oggetti dopo un diverbio tra noi due" dirà sia ai genitori della ragazza che ai carabinieri. Ma le cose non stanno così, e gli inquirenti non lo mollano. E' risaputa la sua gelosia, il suo modo morboso di concepire un legame, tanto che non voleva che frequentasse persino i suoi amici, costringendola spesso a restare chiusa in casa. Gelosia criminale. Lo spiega lui ai carabinieri come sono andate le cose quando gli mettono le manette ai polsi: "L'ho uccisa perché in un momento di intimità mi ha chiamato col nome del suo ex fidanzato, e io non ci ho più visto..." Incredibile! Vanessa Scialfa se ne è andata per questo, per un lapsus improvviso e senza significato. Ma per lui, per quell'amore malato, tanto è bastato per uccidere, annientare una vita. Non ha sbattuto la porta e se ne è andata come voleva far credere la bestia. Vanessa se ne è volata via senza un perché, sicuramente incredula di quello che stava accadendo, perché lui era il suo uomo, quello che chiamava amore. "Datemelo tra le mani che lo ammazzo" urla il papà di Vanessa appena saputo che è stato il fidanzato a togliergli la figlia.

mercoledì 25 aprile 2012

Aiuto, l'euro affonda! Si salvi chi può!

L'Inghilterra mai si è separata dalla sua Sterlina, la Grecia sta pensando concretamente di lasciare l'Euro e ritornare alla Dracma, l'Olanda tornerebbe volentieri al Fiorino, la Francia non ha mai abbandonato la nostalgia per il Franco e l'Italia quanto rimpiange la sua Lira. E' il funerale dell'Euro come moneta europea? Andiamo nello specifico partendo proprio dall'Olanda, dove in questi giorni si sta proponendo un referendum per ritornare al vecchio conio. Motivo? Troppi soldi buttati via in quel pozzo senza fondo dove tutti rischiano di diventare dei mendicanti. Una paura generalizzata, poiché i problemi della Grecia in primis, della Spagna, del Portogallo e dell'Italia non lasciano spazio che a scenari apocalittici. Quindi? Marco Della Luna, avvocato e studioso di strumenti economici e giuridici, anche lui ha le idee chiare: "Uscire dall'euro piuttosto che lasciarci prima svenare e poi vendere". E spiega: "Piuttosto che continuare con manovre depressive e socialmente laceranti che non risolvono niente da decenni, sarebbe preferibile per l'Italia il seguente programma: (1) Uscire dall'Euro e ritornare alla lira. (2) Ripudiare il debito pubblico. (3) Nazionalizzare la Banca d'Italia e sottoporla a una commissione parlamentare. (4) Ripristinare i vincoli si portafoglio e di acquisto dei titoli di stato, come prima del divorzio dalla Banca d'Italia dal Tesoro. (5) Porre un vincolo costituzionale di pareggio di bilancio. (6) Nazionalizzare le banche commerciali che, avendo nel portafoglio molti titoli del debito pubblico, entreranno in crisi". Risultato? "Si eviterebbero tagli depressivi e socialmente laceranti, si risparmierebbe il 22%della spesa pubblicasi azzererebbe il debito pubblico, si potrebbe svalutare e così rilanciare le esportazioni, gli investimenti, l'occupazione; non si avrebbe più bisogno di emettere titoli del debito pubblico, salvo il caso di emergenze; anche in tal caso -conclude Marco della Luna-, li comprerebbe la Banca d'Italia". Ma gli analisti internazionali non sono di questo avviso, anzi, paventano scenari catastrofici per chi volesse tentare l'abbandono dell'Euro: "Il declino dei volumi commerciali si aggirerebbe intorno al 50%, il deprezzamento della moneta del 60%, i costi iniziali per cittadino varierebbero dai 9.500 agli 11.500 euro a persona che si sommerebbero agli altri 3-.4000 per ogni anno successivo, senza calcolare i costi dei disordini civili". L'euro come trappola dunque, dove è facile entrare ma difficile -se non impossibile!- uscirne, e ora anche il Movimento di Grillo parla di abbandono dell'euro "prima che l'euro sotterri noi". Quale strada intraprendere dunque? La risposta è racchiusa in una vecchia frase latina pronunciata da Papa Pio XI dopo la firma del Concordato sottoscritto col potere fascista: "simul stabunt, vel simul cadent", cioè "o staranno insieme o cadranno tutti assieme"...   

venerdì 20 aprile 2012

Ma lo Stato dov'é?

A volte leggi notizie che lasciano basiti. Una di quelle è pubblicata in questi giorni e riguarda la famiglia di uno dei due Marò "sequestrati" in India dal 18 febbraio scorso. E' la moglie del maresciallo Massimiliano Latorre che ormai, perse le speranze per una rapida soluzione del caso, denuncia la situazione venutasi a creare nel frattempo. Ne viene fuori uno Stato canaglia, esigente e vorace nel chiedere ma farraginoso e avaro nel dare a chi di dovere. "Da quando mio marito è nella condizione di cui tutta Italia sa -dice la donna, Rosalba Ancona-, al di là di tutti gli altri gravissimi problemi c'è la preoccupazione di una mamma che sente il dovere di garantire ai suoi tre figli il necessario". E spiega la precarietà della sua situazione economica, nella quale si trova adesso ad affrontare anche il distacco della fornitura elettrica, "ultimo dei tanti problemi che potrei elencare". Parole che indignano per la noncuranza sia dello Stato in primis, che della società elettrica in secondo luogo. La famiglia di un militare italiano è dunque abbandonata a sé stessa, dopo le belle e altisonanti parole dei governanti: "Sono vicino alle famiglie dei due militari" come disse nei primi giorni il Capo dello Stato Giorgio Napolitano-, e "faremo di tutto per riportare a casa i nostri due militari" fecero eco i vari ministri. Finito il momento solenne delle frasi a effetto, -mai credere ai politici!-, tutti si sono dimenticati delle esigenze quotidiane di queste famiglie -ci metto pure quella di Salvatore Girone-, e ora assistiamo alle conseguenze. Tutto ciò porta ad una sola e amara conclusione: fare il proprio dovere non paga. Vergogna...

mercoledì 18 aprile 2012

Europa, un suicidio assistito

Cognomi stranieri che sovrastano quelli italiani. Ultimo, per il momento -ma non l'ultimo-, dei campanelli d'allarme per un Italia -e un Europa- che scompare. In tal proposito esce in questi giorni nelle librerie un interessante libro scritto dall'antropologa Ida Magli, dal titolo "Dopo l'Europa" (edito da Rizzoli, 238 pagine euro 11), nel quale la scrittrice fa un po' il punto della situazione in fatto di immigrazione, e su come "la nostra società sia sempre più schiava dell'economia e di un modello politico votato solo al profitto". E il profitto non guarda in faccia nessuno, poiché gli interessi passano avanti a tutto, anche a discapito della propria identità, cultura e appartenenza. Proprio per questa ottusità quindi, possiamo affermare senza ombra di dubbio che tutto ciò che oggi si indica in "cultura occidentale" tra qualche decina di anni sarà soltanto un ricordo. Perché? Perché nel 2050 -o anche prima-, l'Europa -come scrive Ida Magli-, "sarà abitata da un gran numero di africani insieme a gruppi di media consistenza di cinesi e di mediorientali a causa della continua e massiccia immigrazione dall'Africa e dall'Oriente, ma soprattutto dall'altissima prolificità di queste popolazioni, superiore almeno cinque volte a quella degli europei". E poi, l'amara constatazione dell'antropologa: "La morte dell'Italia è già in atto soprattutto per questo: perché nessuno combatte per farla vivere, persino perché nessuno la piange". Ma continua ancora: "E' contro natura, contro la realtà dei sentimenti umani, ma è così: stiamo morendo nel tripudio generale, con una specie di "suicidio felicemente assistito" dai nostri stessi leader, governanti e giornalisti. Non per nulla l'idea del suicidio assistito è nata in Occidente". La conclusione è chiara: i portatori, i soggetti agenti della cultura europea saranno sempre più in minoranza, "e minoranza non va intesa come esclusivamente numerica, ma psicologica: essere invasi e sopraffatti senza aver combattuto induce all'estinzione".

domenica 15 aprile 2012

In viaggio col Titanic #4: la fine

E' una notte fredda e stellata quella del 14 aprile 1912, e il mare è una lunga distesa piatta. Alle ore 22,30, su nella coffa sistemata sull'albero di prua, i marinai di guardia Fleet e Lee notano in lontananza un leggero bagliore dritto di prora. Quel bagliore insolito è presto individuato. E' un iceberg a non più di 400 metri. Lanciano subito l'allarme in plancia. "Tutta barra a tribordo e macchine ferme" urla l'ufficiale di guardia Lightoller, poi la snervante attesa. Sembra che la montagna di ghiaccio sia evitata, perché la prua della gigantesca nave sta virando a sinistra, poi, improvviso, uno stridore metallico proveniente da dritta. Seduto su una poltrona del "Caffé Parigino", il maggiore Butt nota un tintinnio improvviso del suo bicchiere di brandy appoggiato sul tavolo, mentre una passeggera di seconda classe che già si era ritirata nella sua cabina, Kate Buss, avverte un lungo sferragliare, come se il Titanic stesse gettando le ancore, poi, un silenzio assoluto, perché anche i motori non giravano più. Margaret Brown, una passeggera di prima classe, esce immediatamente dalla sua cabina e incontra un ufficiale: "Cosa è successo"? chiede. "Niente di grave, torni pure in cabina" risponde l'uomo. Ma la sua faccia trapelava preoccupazione, e Margaret Brown, conosciuta come "Molly", lo intuì immediatamente, quindi ignorando il consiglio, salì le scale e si recò sul ponte. E fece bene, perché dieci minuti dopo l'impatto con l'iceberg, l'acqua era salita già oltre cinque metri sopra la chiglia. Alle ore 0,05 del 15 aprile, domenica, viene dato l'ordine di calare le scialuppe. Non c'è ancora panico tra i passeggeri, poiché molti non credono che il Titanic, "l'inaffondabile", possa scivolare negli abissi. Alle 0,20 i ponti di prua, 15 metri sopra il livello del mare sono allagati, cinque minuti dopo si cominciano a calare le scialuppe con l'ordine "prima le donne e i bambini", alle ore 1,15 l'acqua ha raggiunto la scritta Titanic sulla prua e i passeggeri cominciano a spostarsi verso la poppa della nave. Alle ore 2.00 l'acqua è a tre metri dal ponte passeggiata e ormai il panico è scoppiato. Sono le ore 2,10 quando il comandante Smith, dopo aver detto ai marconisti di interrompere l'invio di messaggi di soccorso, ordina il "Si salvi chi può". Sul ponte di prima classe, alle ore 2,15 Wallace Hartley con la sua orchestra -Jock Hume, George Krins, John Woodward, Roger Bricoux, Percy Taylor, Theodore Brailey e Frederick Clarke- e con l'acqua che comincia a lambire i loro piedi intonano "Nearer my God to Thee" (Più vicino a te mio Signore), poi, all'improvviso, la prua si inabissa. Tre minuti dopo, alle 2,18, un sordo e forte boato squassa la notte. Le luci della nave lampeggiano poi si spengono, ed è in quel momento che il Titanic si spezza in due tronconi, con la poppa che si alza perpendicolarmente verso il cielo poi, lentamente, avvitandosi su se stessa inizia a scivolare nell'abisso. Nessuno degli italiani a bordo, circa una quarantina si salva, e tra questi sparisce in fondo all'Atlantico anche il valdostano Pietro Giuseppe Bochet, cameriere in servizio al ristorante di prima classe "à la carte", l'impiego del suo sogno. Sono le ore 2,20 e tutto è finito. Rimane solo un cielo stellato come non mai e un mare liscio come l'olio, cosparso da centinaia di cadaveri ormai stremati dal gelo dell'acqua. Il comandante Smith, come vuole la legge marinara, segue la sua nave negli abissi e con lui il mare si inghiotte oltre 1500 persone, tutti a bordo di quel gioiello d'ingegneria che la superbia dei suoi costruttori aveva soprannominato "inaffondabile". Nel momento del varo nei cantieri di Belfast, nel discorso inaugurale qualcuno affermò "Neppure Iddio ti potrà affondare". Bastò un iceberg nel suo viaggio inaugurale, il 15 aprile del 1912, esattamente 100 anni fa... (Fine)

sabato 14 aprile 2012

Piermario Morosini: l'ultima partita.

Un azione offensiva del Pescara, la corsa verso la propria porta, poi, la caduta a terra. E' morto così, per un arresto cardiaco al 31' del primo tempo Piermario Morosini, 25 anni, (foto) centrocampista del Livorno. A niente è valso il lungo massaggio cardiaco subito praticato dai medici di bordo campo, né tanto meno è servita la corsa in ambulanza all'ospedale cittadino, tra l'altro distante pochi chilometri dallo stadio di Pescara. Piermario Morosini era nato a Bergamo il 5 luglio del 1986 ed aveva indossato dall'età di 19 anni nella sua pur breve carriera di calciatore, le maglie dell'Atalanta nel campionato di seria A 2004-2005, e poi quella dell'Udinese (A), del Bologna (B), Vicenza (B), Reggina (B), Padova (B), e dal 2011 fino ad oggi quella amaranto del Livorno, serie B, totalizzando in otto anni 142 presenze. Una vita non facile la sua. Rimasto orfano di madre a 15 anni, perdeva il padre due anni dopo e poi, come se tutto ciò non bastasse, doveva sopportare anche il suicidio del fratello, 25 anni, disabile, rimanendo solo con una sorella anche lei portatrice di handicap. "Praticamente viveva per lei" dicono gli amici. Oggi, l'ultima corsa nell'erba dello Stadio Adriatico di Pescara, in campo col numero 25. Giusto gli anni che ha vissuto Piermario Morosini.

In viaggio col Titanic #3

Nel salone fumatori di prima classe, il maggiore Archibald Butt si accende il suo primo sigaro della giornata, un lunghissimo Newman con foglia da fascia del Cameroon e prodotto in Ohio con tabacchi cubani. Per lui è un rito gustarselo in tutta tranquillità magari conversando col milionario Benjamin Guggenheim, salito come lui a Southampton e in viaggio d'affari per New York. Quel 14 aprile del 1912 è una giornata di sole splendente e il mare continua ad essere liscio come uno specchio e molti passeggeri si godono l'immensità dell'oceano passeggiando lungo i ponti. Nella sua cabina che divide con altri tre colleghi, il cameriere in seconda, il valdostano Pietro Bochet si prepara per il servizio ristorante della sera. E' il suo primo imbarco ed è felice perché ha avuto la possibilità di lavorare nel ristorante più importante della nave, quello "à la carte" diretto da Luigi Gatti. Il menù della sera di domenica poi è particolarmente ricco:
"Antipasti misti; Ostriche;
Consommé Olga; Cream of Barley;
Salmon; Mousseline Sauce; Cucumber;
Filette Mignone Lili;
Sauté of Chicken Lyonnaise; Vegetable Marrow Farcie;
Lamb Mint Sauce;
Roast Duckling in Apple Sauce;
Sirloin of Beef; Chateau Potatoes;
Green Pis; Creamed Carrots;
Boiled Rice; Punch Romaine;
Roast Squab & Cress;
Cold Asparagus in Vinaigrette;
Patè de Foie Gras; Celery;
Waldorf Pudding;
Peaches in Chartreuse Jelly;
Choccolate & Vanilla Eclairs; French Ice Cream
".
Ed è proprio quella sera, domenica 14 aprile, che George Widener e la moglie Eleonor danno un ricevimento. Ospiti al loro tavolo infatti ci sono il comandante J. Edward Smith nella sua candida uniforme bianca oltre al signor John C. Bradley e la moglie Florence. Una serata piacevolmente trascorsa tra un piatto e l'altro nel lusso della prima classe, mentre nel ristorante della seconda, a cena finita, un centinaio di persone cantano allegramente inni religiosi diretti dal reverendo Ernest Carter. Quando Marion Wright cantò il brano "Lead Kindly Light", il reverendo Carter spiegò -strana premonizione- che quella canzone raccontava di un naufragio avvenuto nell'Atlantico molti anni prima. Alle ore 20,55, il capitano Smith chiedendo scusa lascia il tavolo con i suoi ospiti per salire in plancia dove trova il secondo ufficiale Charles H. Lightoller. Nel primo pomeriggio dalla nave tedesca Amerika erano stati segnalati via radio dei grandi iceberg alla deriva, all'incirca a 80 chilometri sulla rotta del Titanic, quindi il comandante Smith si informa col suo ufficiale della situazione. Alle ore 21,30, ritirandosi nel suo alloggio, il comandante Smith ordina di chiamarlo "se ci sono dei problemi". A bordo c'è allegria e nei saloni delle tre differenti classi i passeggeri cantano, ballano e fumano. Sono gli ultimi momenti felici. (continua)

venerdì 13 aprile 2012

In viaggio col Titanic #2

Il mare è liscio come una tavola e il Titanic avanza senza nessun problema. Una leggera brezza soffia da Est quando verso le 5,30 del pomeriggio di quel mercoledì 10 aprile 1912, la superba nave arriva sulle coste del nord-ovest della Francia, restando alla fonda fuori dal porto di Cherbourg dato la sua mole. Sono esattamente le 18,30. Dopo la traversata della Manica, 34 passeggeri sbarcano nella cittadina francese mentre 227 salgono a bordo del Titanic, tutto illuminato per l'occasione. Alle ore 20,10, salpate le ancore, la nave parte alla volta di Queenstown, in Irlanda. Nella plancia di comando, il comandante Edward J. Smith ordina al timoniere "prua a 51°51'N e 8°18'W" poi dà un occhiata alle coste illuminate della Francia che lentamente scompaiono nel crepuscolo della sera. A bordo nel frattempo c'è aria di festa. In terza classe si balla e si beve tra risate e lingue incomprensibili, in seconda ci si prepara per la cena mentre in prima, vestiti con l'abito delle grandi occasioni, si sale lo scalone in legno con i suoi dodici scalini, orologio alla parete e angioletto che tiene una lampada per recarsi nella lussuosa sala da pranzo. Tra i ricchi personaggi seduti ai tavoli, Isidor Straus e la moglie Ida, proprietari del Macy's, il più fornito dei Grandi Magazzini di New York, il signor John Jacob Astor e la giovane moglie Madeleine, e soprattutto J. Bruce Ismay, presidente della White Star. La nottata passa serena, poi nella mattina dell'11 aprile alle 11,30 precise di quel giovedì, il Titanic getta le ancore nella rada di Queenstown, seconda e ultima sosta prevista. Nelle due ore trascorse, portati dai vaporetti sbarcano sette passeggeri e ne salgono 120, dei quali 113 in terza classe e 7 in seconda. Alle ore 13,30, gli argani del Titanic tirano su l'ancora di dritta e la prua viene diretta verso il mare aperto, l'Atlantico, direzione New York. Nell'aria si odono le note di "Nobody knows" di Parker suonate dall'orchestra di bordo diretta dal maestro Wallace. (continua)