sabato 31 maggio 2008

IL MIRACOLO DI LORENZO

Lorenzo Odone, colui che con la sua storia ispirò il film "L'olio di Lorenzo", non ce l'ha fatta. E' morto ieri ieri negli Stati Uniti all'età di 30 anni. Una storia tragica la sua, iniziata nel 1983, quando i medici gli diagnosticarono una malattia che non lascia scampo. Era appena ritornato da una vacanza alle isole Comore, quando improvvisamente manifestò difficoltà di concentrazione, calo della vista e della parola. Si pensò ad una malattia tropicale, poi i medici, dopo esami approfonditi gli diagnosticarono l'Ald -acronimo di adrenoleucodistrofia- una malattia degenerativa che porta alla morte. Lorenzo Odone aveva cinque anni, e secondo i dottori, avrebbe potuto vivere ancora per due anni. Dato che non c'erano medicinali per contrastare il lento decadimento prima delle funzioni motorie e poi di quelle psichiche, i genitori di Lorenzo, Augusto e Micaela, rifiutando categoricamente quella funerea previsione e sfidando pertanto la scienza, riuscirono a mettere a punto un ritrovato a base di olio d'oliva e di colza, un valido contributo che per qualche anno, tra lo stupore dei medici impotenti, riuscì a fermare il progredire della malattia, poiché quel miracoloso composto oleoso riusciva a neutralizzare l'accumulo di sostanze tossiche, principali cause della distruzione della mielina. E la somministrazione di quest'olio, composto da alcuni acidi grassi, fu per molti anni l'unica medicina per Lorenzo Odone, che sebbene riuscì a bloccare l'avanzamento della malattia, non fu in grado però di riparare i danni subiti antecedentemente dal cervello. Fu dunque una corsa contro il tempo, una partita a scacchi con la morte, che però -grazie soprattutto ad un film su questa vicenda interpretato da Nick Nolte e Susan Sarandon- smosse l'interesse mondiale della medicina, tanto che nel 1989, proprio da Augusto Odone - un economista italiano- nacque il progetto Mielina, un programma concentrato sulla ricerca e che tuttora ha per obiettivo la neutralizzazione del principio che scatena il percorso degenerativo della malattia. Per la famiglia Odone -la moglie Micaela, una linguista newyorkese di origine irlandese è purtroppo mancata nel giugno del 2000- la battaglia per far vivere il figlio è durata fino al 31 maggio, quando Lorenzo serenamente -lo ha riferito il padre- se ne è andato per sempre. "Non si muoveva e non parlava più da anni, ma posso garantire che era lucido". Per Augusto Odone ora, dopo aver seppellito il figlio accanto alle ceneri della madre a New York e venduto la casa di Fairfax in Virginia, c'è l'intenzione di un mesto ritorno in Italia con un desiderio: Un libro sulla storia e la vita di suo figlio Lorenzo, "affinché la gente si ricordi sempre di lui".
[foto piccola: Lorenzo, la mamma Micaela e papà Augusto e in alto a destra gli interpreti del film, Nick Nolte, Susan Sarandon e Zack O'Malley]

MORIRE PER UNA PREGHIERA

Don Andrea scuoteva leggermente la testa quando da bambino seguendo la lezione di religione non ricordavo bene un Ave Maria o un Padre Nostro. Un po' per distrazione un po' per stanchezza, il filo della preghiera a volte si interrompeva, ma bonariamente il parroco lasciava perdere con un sorriso che voleva dire "ce la farai". Mohammed Atif aveva sette anni e stentava a ricordare le frasi del Corano, ma per lui non c'è stata indulgenza né comprensione: è stato ucciso a botte dal suo "maulawi", che altro non è che un prete islamico. Non sono bastati neppure quei sette anni a far vacillare la rabbia del suo aguzzino, tale Qari Ziauddin, il quale, dopo -secondo lui- troppe interruzioni, lo ha agguantato e legato per i piedi alla pala di un ventilatore e poi, come se non bastasse, lo ha preso a botte per fargli tornare la memoria. A quel punto, chiuso la porta, lo ha lasciato pesto e sanguinate a testa in giù e se ne è andato per il fine settimana. Lo ha trovato morto in quella posizione la polizia la quale, dopo alcune ricerche, ha arrestato il "maulawi" con l'accusa di tortura e omicidio. E' successo nella madrassa di Vihari nella provincia del Punjab, in Pakistan. Ieri, e non quattro secoli fa... (Gericus)
[foto tratta da Il Giornale]

HOTEL REGINA COELI

Le prigioni italiane hanno la porta girevole: si entra e si esce quando si vuole. E' questo il nostro sistema carcerario, in questa Italia dalla "pena incerta ma dallo sconto certo". Ultimo esempio? Dopo il secondo giorno di carcere di Annamaria Franzoni si sono cominciate a sentire richieste di "condono", come se la tipa in questione avesse rubato una confezione di formaggio dagli scaffali di un supermarket. Ma se la madre omicida di Cogne è il caso limite, si stanno spalancando le porte ad altri "celebri" criminali. Condannato all'ergastolo nel 1976 per la strage del Circeo -stupro di gruppo e omicidio- Gianni Guido, evaso due volte e rintracciato a Panama, nel luglio del 2006 era già in giro grazie al permesso, nel 2007 era semilibero e attualmente gode dell'affidamento ai servizi sociali, un eufemismo per dire che in pratica è libero. Con 15 omicidi commessi in sette anni, arriva adesso alla famosa "porta girevole" un certo Marco Furlan, il quale dei suoi 27 anni di condanna stabiliti dalla sentenza, ne ha scontati solo 12. Anche lui dallo scorso aprile è fuori dalle sbarre, in affido ai servizi sociali. Erika Nardo, l'assassina di Novi Ligure, massacrò a coltellate la madre e il fratellino. Anche con lei, cuor di panna, i giudici adottarono le mezze misure come è successo per la Franzoni, condannandola a 16 anni. Era il 2001, e anche lei è prossima ai permessi di uscita, dopo solo sette anni dall'aver mandato al cimitero i suoi familiari. Ruggero Juker, rampollo di una influente famiglia milanese, uccise e fece a pezzi la fidanzata nel luglio del 2002. Anche per lui i giudici calcolarono che 16 anni di reclusione potevano valere la vita di Alenya, la ragazza massacrata appunto. Fra pochi giorni invece, il tipo in questione potrà chiedere i primi permessi, e siamo certi che li otterrà. Con correttivi e sconti, riti abbreviati e altre palle varie dunque, l'hotel Regina Coeli continuerà a vedere il solito via vai di delinquenti. Sebastiano Ardita, dirigente del dipartimento di amministrazione carceraria non ha dubbi: "Chi va in carcere viene letteralmente buttato fuori e tre detenuti su quattro escono entro dieci giorni". Signori, buone vacanze all'Hotel Regina Coeli... (Gericus)

venerdì 30 maggio 2008

MANCINI... PASSA ALL'ATTACCO

Il "Mancio" non ce ne sta a perdere l'ultimo incontro, quello più importante, quello della dignità. Si sente ferito e offeso Roberto Mancini, e la sua Inter ormai è solo un ricordo, perché il comunicato stampa diramato questa mattina dalla Società non lascia dubbi: Mancini non è più l'allenatore della squadra. Palla al centro e fischio d'inizio. Lo fa Roberto, questa volta con un suo comunicato:

"Con riferimento al comunicato stampa dell'Internazionale FC pubblicato questa mattina dai maggiori quotidiani nazionali e stranieri e diffuso dalle principali emittenti televisive italiane e europee, nel prendere atto che la decisuione è scaturita da vicende che hanno gravemente offeso il mio onore e la mia reputazione, la cui illecita diffusione è stata censurata con plurime querele davanti alle competenti Procure, ho dato incarico al mio legale di fiducia di tutelare la mia immagine in tutte le sedi competenti, stigmatizzando il comportamento della società datrice di lavoro nella parte in cui ha intesoabusare di vicende false e illecite. Come allenatore ringrazio il Presidente Massimo Moratti, Gabriele Oriali e tutto lo staff che mi ha sostenuto, la squadra e soprattutto i tifosi nerazzurri che mi hanno accompagnato per quattro anni di grandi successi e indimenticabili emozioni e per la stima e gratitudine che continuano a manifestarmi.
Roberto Mancini". (Fonte Ansa)

giovedì 29 maggio 2008

NINNA NANNA... PICCOLO TOMMY

Dorme tranquillo adesso il piccolo Tommy, dorme il sonno sereno degli angeli, degli innocenti. Lui, Mario Alessi, il mostro che per due soldi previsti lo ha strappato alla vita non potrà fare altrettanto. "Ergastolo" hanno deciso i giudici, quindi per tutta la sua vita avrà l'incubo del male che ha fatto, e il suo dormire non sarà certo sereno. Ci vuole fegato e sfrontatezza a rivolgersi alla mamma di Tommy Onofri, Paola, e implorare il suo perdono per il male che le ha fatto, come se quelle "badilate in testa al piccolo" per farlo morire velocemente dopo il suo rapimento, fosse paragonabile ad un pestone di piede dato inavvertitamente. "Ho la coscienza a posto" dice rivolto ai giudici Alessi, poiché lui si considera "solo il rapitore ma non il carnefice". Coscienza... se l'avesse non dovrebbe spiccicare parola, perché l'orrore da lui commesso -assieme ad altri o non, di certo con la sua donna Antonella Conserva, alla quale i giudici hanno appioppato trent'anni di galera- non ha limiti: "Alessi non parli, ha una fogna al posto della bocca" dice il papà della piccola vittima. Era la sera del due marzo 2006 quando Tommy, nel suo pigiamino azzurro, fu strappato dal seggiolone davanti ai suoi genitori da uomini incappucciati e ucciso un attimo dopo, poiché il suo pianto -povero piccolo- "innervosì i suoi rapitori", spaventati da un lampeggiante blu della polizia che incrociarono nella fuga. Nei loro progetti, soldi in cambio di quella piccola vita, dove carceriera insospettabile sarebbe stata Antonella Conserva, rimasta invece "disoccupata" a causa del "piccolo imprevisto" della soppressione del bambino. Iene fino in fondo, tanto che uomini avvezzi a vederne di tutti i colori, come il pubblico ministero Silverio Piro, ammette che "le dichiarazioni degli imputati ci hanno disgustato". Ninna nanna dunque piccolo Tommy. La giustizia degli uomini ha fatto il suo corso... ninna nanna... ninna nanna... (Gericus)
[foto: Tommaso "Tommy" Onofri]

mercoledì 28 maggio 2008

QUANDO LA MORTE NON CI SEPARA...

ROMA - Nella chiesa di San Bellarmino, Alessio Giuliani e Flaminia Giordani (foto) avrebbero voluto arrivarci magari per il loro matrimonio. Mercoledì 28, nella chiesa del quartiere Parioli invece ci sono arrivati chiusi in due bare bianche. Gli amici, tantissimi, erano tutti lì, occhi lucidi e facce sgomente. Non doveva proprio finire così, perché la storia di Alessio e Flaminia è la loro stessa storia, la loro stessa vita, fatta di ore sui libri, serate allegre e sogni da realizzare, amori che nascono e amori che si dimenticano... La chiesa gremita lo fa capire quanto sia grande il dolore in questa giornata di ricordi, perché ognuno dei presenti ha un ricordo bello di Alessio e Flaminia da custodire gelosamente, intimamente. Nella sua omelia, don Gianrico Ruzza parroco di San Bellarmino ha la voce velata quando dice che questa funzione è da celebrare quasi come un matrimonio, perché questi due giovani "oggi coronano comunque il loro sogno d'amore e di vita, vita spezzata da una follia che uccide". Per oltre 500 persone è duro trattenere i singhiozzi... non lo fanno gli amici dell'università né quelli della squadra di calcetto, e neppure alcuni anziani, che frettolosamente si asciugano gli occhi col dorso della mano. Un rione, una città in lutto dunque, tutta lì a ricordare Alessio Giuliani e Flaminia Giordani, "due di noi", morti senza una ragione per mano di un folle omicida, che al posto di una pistola impugnava il volante di una vettura. (Gericus)

martedì 27 maggio 2008

QUANDO L'ORCO VESTE LA DIVISA

Sono lì per aiutare le popolazioni, ma soprattutto i bambini. Angeli alla partenza, demoni all'arrivo. La denuncia di violenze sessuali o sesso coatto, arriva da un rapporto di "Save the Children" dal tema "Nessuno a cui dirlo." E' una ricerca eseguita in base a interviste e incontri che hanno coinvolto minori, personale delle missioni Onu, addetti alla sicurezza e organizzazioni umanitarie, e l'accusa è pesante, poiché trova coinvolti appartenenti alle forze di pace delle Nazioni Unite e in parte, operatori dell'Ong. Lo sfruttamento sessuale dei minori non è raro dunque, e le vittime di questi abusi sono spesso piccoli orfani, bambine prima di tutto ma anche maschietti, con un eta media sui 14/15 anni, ma si sa di fatti in cui le vittime avevano poco più di sei anni. Là dove non c'è violenza nell'atto poi, la prestazione sessuale la si ottiene tramite induzione attraverso doni, tipo cibo, soldi, regali, come per esempio un cellulare. Tutti, indistintamente possono essere gli autori di queste violenze, e i responsabili si possono individuare tra le organizzazioni umanitarie (sic!), di peacekeeping o di sicurezza. Ed è proprio quest'ultima organizzazione quella più coinvolta -sempre secondo i risultati dello studio- dove su 38 gruppi di lavoro, ben 20 hanno indicato proprio i peacekeepers come i maggiori responsabili degli abusi, un dato del resto confermato anche dalle Nazioni Unite. Su 67 denunce di sesso con minori infatti, ben 60 sono a carico delle truppe Onu delle operazioni di Mantenimento della pace. L'orrore della guerra dunque va al di là delle bombe, dei lutti e delle distruzioni, parte degli "angeli in divisa" non sono poi tali, ma solo aguzzini dal sorriso freddo. "Save the Children", attraverso un suo accorato appello, propone quindi l'istituzione di una figura di controllo globale, per far sì che questa brutta piaga, una volta per tutte, sia curata alla radice. (Gericus)

CHE NE SARA' DI LORO...

Aspettare svegli nella notte il rumore della porta che si apre e poi, finalmente, addormentarsi sapendo che tuo figlio è rientrato... Che ne sarà di quei genitori che hanno vegliato tutta la notte senza aver sentito quel liberatorio rumore, se non il campanello di casa con i carabinieri che portano un ferale annuncio... Un urlo disumano... l'incredulità... no, è impossibile... ci deve essere uno sbaglio... Un "pirata"... Che ne sarà dei genitori di Alessio e Flaminia... avranno ancora lacrime o le avranno piante tutte? E i figli di Salvatore Laureto? La moglie? Faceva jogging e lo hanno travolto... Un "pirata"... Elisabeth Anne e Mary Clare Collins amavano l'Italia... Roma era il loro sogno "nel cassetto"... Sono tornate in Irlanda dentro ad una cassa... Un "pirata"... Batute Oueslati, 13 anni appena, una vita davanti e tanta gioia di vivere... tutto cancellato in una pozza di sangue sull'asfalto... Un "pirata"... Che ne sarà di loro, di genitori che in parte muoiono pur vivendo il ricordo... Avranno un giorno la forza per ricominciare o quella camera vuota sarà il loro martirio? Annuseranno la maglietta dei loro figli per scoprirne ancora la vita... toglieranno solo la polvere del tempo ma lasceranno ogni "cimelio" dove il caso aveva voluto, ultimo segno tangibile di una vita che non c'è più... Che ne sarà di loro... (Gericus)

domenica 25 maggio 2008

COGNE HA DIMENTICATO ANNAMARIA

COGNE - Nuvole basse come se grattassero le montagne. Sabato mattina a Cogne nessuno ha voglia di commentare la fine processuale di Annamaria Franzoni, perché ormai, come dice un residente del paese seduto in un bar, "è storia vecchia,una vicenda che ha trovato la giusta conclusione". Un amico accanto annuisce in silenzio. "Per troppi anni si è demonizzato questa vallata, ora è tempo di cambiare disco". Ma del "mostro" ammazza bambini che sarebbe ancora in giro come ha affermato la Franzoni? "Il tribunale ha chiarito anche questo, non trova"? All'edicola del centro, la signora Chiara di Modena che assieme al marito e un figlio sono in vacanza, parlare ancora della Franzoni suscita disagio: "Schierandosi dalla sua parte o contro, ci siamo dimenticati della cosa più importante: della piccola vittima. Chi ha più pensato a lui, tutti presi a schierarsi tra colpevolisti e innocentisti"? Ed anche il marito, il signor Virgilio aggiunge: "Se mettiamo in dubbio il verdetto della Cassazione, cioè del terzo grado processuale, a cosa dobbiamo credere ancora? Tutti in malafede? No, non ci sto"? Zaino sulle spalle e giubbotti pesanti, Petra e Werner arrivano da una escursione in montagna: "Troppa televisione... troppa importanza" dice lui. "Tra i media c'è chi tira da una parte chi dall'altra, e la confusione tra la gente aumenta, genera dubbi su dubbi. Io abolirei i 'processi televisivi'... a ognuno il suo mestiere". Petra è meno sicura sull'esito del processo: "Abbiamo voluto fare le cose all'italiana. E' colpevole? Che si faccia il massimo della pena. Perché allora 16 anni? Perché non siamo sicuri che sia stata lei l'assassina? Allora fuori. O una o l'altra". Poi un pensiero ad alta voce: "Ma se non è stata lei... chi altro può essere stato mi chiedo..." Su a Montroz, in alto sopra il paese, continua il via vai di persone a vedere la casa del delitto, ancora presidiata dalle forze dell'ordine e inavvicinabile. Alle finestre, i sigilli della magistratura e tutto intorno, l'erba cresce a vista d'occhio. "Fa un certo effetto" dice Loredana, che con il fidanzato arriva da Siena. La foto è d'obbligo. "Me la immaginavo più grande però..." dice quasi delusa. Da quassù, si domina il villaggio sottostante, arrivando con l'occhio fino alle vette del Gran Paradiso. "Certi giorni arrivano fin qua anche dei pullman di turisti per vedere e fotografare la casa" dice un pensionato del posto. "Non avevamo proprio bisogno di questo turismo dell'orrore". Già. Lo pensano anche gli amministratori comunali, stufi di vedere certi collegamenti tra Cogne e la famiglia Franzoni. Da qualche anno però è stato cancellato il macabro accostamento, e poi, a dir la verità, tutti sapevano come erano andate esattamente le cose... altro che mostri in circolazione. (Gericus)

REDDITI MANAGER PUBBLICI

Lo Stato, quello che "firma l'assegno" mensile a questi potentati, è di manica larga. Che poi la loro gestione sia in attivo o passivo, questo è un particolare di nessuna importanza, di nessun rilievo ai fini dello stipendio, che in ogni caso, arriva comunque... Ecco perciò quanto hanno dichiarato al fisco nel 2005.

Paolo Scaroni (Eni) 10.081.000 €uro
Giancarlo Cimoli (Alitalia) 2.954.00
Piero Gnudi (Enel) 2.651.000
Elio Catania (FS) 2.046.000
Pierfrancesco Guarguaglini (Finmeccanica) 1.972.000
Massimo Sarmi (Poste) 1.527.000
Claudio Cappon (Consap) 1.244.000
Flavio Cattaneo (Rai) 984.000
Roberto Testore (Trenitalia) 787.000
Pietro Ciucci (Anas) 750.000
Vittorio Mincato (Poste) 644.000
Vittorio Grilli (Tesoro) 552.000
Vincenzo Dettori (Fintecna) 500.000

Da qui in poi, seguono altri 14 manager con dichiarazioni che degradano partendo da Guido Pugliesi (Enav) con 450.000 €uro, a Alberto Mannelli (Inea) con 193.000 . (Gericus)

sabato 24 maggio 2008

THE NEVER ENDING STORY...

Sette mesi dopo lo spietato omicidio di Meredith Kercher, (foto) siamo ancora al nulla di fatto, con "scoop" che di volta in volta alimentano nuovi personaggi, nuovi sospetti. Oggi, è la volta del "terzo uomo" che improvvisamente piomba in questo delitto. Una storia che ha dell'assurdo in questo fatto di sangue ancora "in cerca d'autore". Tutto ciò lo si legge su "Il Giornale dell'Umbria", dove si racconta di un giovane "biondo sui trent'anni, occhi azzurri e berretto di lana bianco calato sulla testa" che la mattina del delitto, ma prima che il cadavere di Meredith fosse stato scoperto, con scarpe e pantaloni vistosamente macchiati di sangue vagava per le strade di Perugia urlando "l'ho ammazzata io, l'ho ammazzata io". Tra quella decina di persone che lo ha visto, si dice che ci sia anche l'equipaggio di un ambulanza del 118 che transitava per piazza Grimana in quel momento e che subito dopo avrebbe segnalato il fatto alla polizia. Parole e fatti "in libera uscita", per una trama talmente assurda che neppure il re del brivido Dario Argento avrebbe mai pensato di mettere in scena. E' possibile infatti che due ore dopo, scoperto il delitto, le forze dell'ordine non abbiano immediatamente dato il via alle ricerche del tipo? Ed è mai possibile, che pur noto da tutti come tossico e spacciatore, la polizia non abbia sentito il bisogno di cercarlo in seguito, tanto più che questi, dopo aver dormito per oltre un mese e mezzo al Santa Maria della Misericordia, è finito in una comunità di recupero della zona? I due giornalisti che hanno messo in pagina questa storia, Francesca Bene e Antioco Fois sono stati convocati in Procura per essere ascoltati da Giuliano Mignini, il magistrato che ha in mano il caso. Si spera che tutto ciò -pur essendo una mazzata sulla categoria dei giornalisti- sia una bufala, altrimenti ci sarebbe da ridere, e questo è ancora peggio. Per gli avvocati dei tre accusati -Raffaele Sollecito, Amanda Knox e Hermann Guedé tuttora in carcere - questi nuovi elementi "sono tutti da chiarire", pur chiedendomi perché, dato che in molti ne erano a conoscenza, non siano stati loro stessi a sollevare il caso. Una nuova brutta pagina dunque in questa "never endin story", dove nel mezzo c'è una giovane di 21 anni, Meredith Kercher, ancora in cerca di giustizia. (Gericus)

LETTERE A GERICUS

Tra le lettere che ogni tanto arrivano via mail, questa, secondo me merita la sua pubblicazione:

"Caro Gericus, ma trovi giusto che al sabato comprando "La Stampa", debba pagarla 30 centesimi in più perché c'è l'allegato dello "Specchio"? Mi chiedo perché sia forzato a comprare questo inserto che in fin dei conti non è altro che una raccolta di pubblicità che a me non interessa affatto. E perché poi la direzione del giornale, dopo aver incamerato un bel gruzzolo proveniente dagli inserzionisti, chiede al lettore altri soldi per poterle leggere? E' un sopruso che non sopporto, e sicuramente mi spingerà a non comprare più La Stampa al sabato". Mauro A. Aosta.

In effetti, caro Mauro, mi sembra una forzatura tutto ciò, e poi, hai proprio ragione. Su "Lo Specchio" di oggi, sabato 24 maggio infatti, su 170 pagine, ben 90 sono di pubblicità, oltre a molti "articoli" in cui si menzionano altri prodotti e marche. Praticamente "Specchio+" è un catalogo, come quello dell'Ikea, solo che quest'ultimo è gratis...

ALESSIO E FLAMINIA

Flaminia Giordani, 23 anni, era una bella ragazza. Solare, e con tanti sogni da realizzare. Anche il suo ragazzo, Alessio Giuliani, stessa età, non era da meno, innamoratissimo di quella ragazza con la quale, ormai da due anni, divideva ogni minuto della sua vita. Si erano innamorati all'università e non si erano più lasciati. Flaminia, oltre alla laurea in economia che presto avrebbe raggiunto, covava anche un altro desiderio: fare l'attrice. Per ora certo era un gioco, un sogno, però, timidamente, i primi passi nel mondo dello spettacolo li aveva già fatti, partecipando all'elezione di Miss Muretto e poi, diverse particine 'di contorno' in alcuni film. Giovedì, in una serata dolce che solo Roma sa offrire, il destino ha voluto che la luce si incontrasse con il buio, la gioia con il dolore, la vita con la morte. Un colpo improvviso in mezzo a quel maledetto incrocio che taglia viale Regina Margherita a due passi da Porta Pia, e tutti sogni volano via. Un "pirata" della strada, l'ennesimo delinquente al volante che incurante della vita altrui, decide di distruggerla. Stefano Lucidi, 33 anni, non doveva essere al volante di quella Mercedes né tanto meno avrebbe dovuto "tagliare" il semaforo con il rosso. Alessio e Flaminia sono volati per oltre venti metri dal luogo del tremendo impatto, mentre il "pirata" fuggiva nella notte. Lo hanno acciuffato la mattina dopo e lo hanno sbattuto a Regina Coeli: duplice omicidio volontario e omissione di soccorso. Alessio non ha superato la notte e la sua Flaminia lo ha raggiunto all'alba del nuovo giorno. Nei tempi andati, i "pirati" finivano in catene alla Cayenna... (Gericus)
[foto tratta da Il Giornale: Alessio e Flaminia]

giovedì 22 maggio 2008

UMANA SOFFERENZA, GIURIDICA CERTEZZA

Ha detto proprio così il procuratore generale della Cassazione Gianfranco Ciani, quando ieri ha chiesto la conferma della condanna a 16 anni di carcere per Annamaria Franzoni, una richiesta pronunciata con "umana sofferenza ma con giuridica certezza". E così è stato, facendo diventare di fatto esecutiva e definitiva quella condanna che sebbene stabilita in Assise a 30 anni di carcere, fu ridotta poi a 16 in Appello e fatta propria quindi in Cassazione. E per Annamaria Franzoni, assente in aula, è scattato subito l'ordine di cattura, che l'ha raggiunta in serata a Ripoli Santa Cristina, il paese dei genitori nel quale adesso si è stabilita, situato a cavallo sull'Appennino Tosco-Emiliano. La sofferenza umana non rimane insensibile al dramma di questa famiglia, un dramma che l'ha colpita duramente due volte. La prima, in quella mattina del 30 gennaio 2002, quando la madre -lo dice ormai la sentenza- in uno scatto d'ira non controllato tolse la vita al figlio Samuele, tre anni, la seconda adesso, con il suo arresto davanti ai due figli, uno di undici anni e l'altro Joele, di cinque. Maria Del Savio Bonaudo, procuratore capo di Aosta, colei che per prima si occupò del caso, dice che "Questo è l'epilogo naturale di una vicenda lunga e travagliata", mentre Luciano Garofano, capo del Ris di Parma, ammette che "Giustizia è fatta", sperando che da adesso in poi "i media abbandonino l'atteggiamento gratuito di critica verso coloro che per dovere concorrono alla ricerca della verità". La critica invece giunge dall'ex difensore della famiglia Franzoni l'avvocato Carlo Taormina: "Se ne va in carcere un innocente solo perché non si è trovato un altro colpevole". Adesso che cali il velo su tutta la vicenda, e che i vari Mentana o Vespa non cavalchino più la notizia, a meno, come dice l'avvocato Paolo Chicco del collegio di difesa di Annamaria, "non giungano elementi nuovi per riaprire il processo". Samuele Lorenzi, il bambino massacrato nel lettone dei genitori in quella casa "da favola" su per i tornanti di Cogne, oggi avrebbe 9 anni. La vera vittima è lui, piccolo protagonista dimenticato... (Gericus)

mercoledì 21 maggio 2008

L'APPLAUSO AL MORTO...

Si, mi ha sempre imbarazzato, se non inorridito, l'applauso che la folla di amici e parenti riserva alla salma che esce dalla chiesa. E' una dimostrazione stolta di riverenza a chi non c'è più, a chi se ne è andato magari in forma violenta e improvvisa. Ma da sempre, "partecipazione al dolore" ha significato vicinanza dell'anima al defunto in un silenzio che "unisce", che avvicina, e per far si che tutto ciò sia possibile e sincero, c'è bisogno di silenzio, appunto, e non tifo da stadio. Come dice Massimo Gramellini nel suo "Buongiorno" sulle pagine de La Stampa, lo scrosciare dell'applauso "è figlio della maleducazione televisiva ed esprime l'ansia di riempire un vuoto". Può passare come prova di condivisione degli ideali l'applauso al passaggio di una bara ricoperta dal Tricolore, perché solo così si può manifestare vicinanza al caduto e alla famiglia, ma spiegatemi il senso di un applauso spontaneo a chi si è ucciso in un incidente d'auto. Bravo, hai fatto bene? E' tutta italiana quest'assurda moda dell'applauso ai cortei funebri, una moda cialtrona di far notare la nostra presenza al lutto, un assurdità, perché come conclude Gramellini, "muovere la bocca e le mani è un ottimo sistema per mettere a tacere il cuore". (Gericus)

FINALMENTE DOMENICA

No, stavolta non ho il timore di perderla perché dentro di me tutto è diverso, e questo lei lo sa, ed è questo che vuole da me, l'essenza di un uomo che sì ferito, ma che non si arrenderà mai...

Max Mercury da "Finalmente domenica 2006"

martedì 20 maggio 2008

SAMUELE, FIGLIO DI UN DIO MINORE...

C'è qualcosa che mi lascia perplesso nel cosiddetto "caso Cogne", perché dentro c'è tutto: una bambino di tre anni massacrato, una mamma condannata, lacrime che non convincono, dibattiti televisivi, avvocati kamikaze, perizie su perizie... Se non ci fosse il sangue di Samuele potremmo pensare ad una fiction di successo. Ora, dopo due sentenze -16 anni la prima e riconfermata in Appello-, domani c'è la Cassazione che dovrà decidere se i precedenti processi siano stati o meno "viziati", anche se onestamente, non si sa da cosa. Come tutti ricorderemo, era il 30 gennaio 2002, quando un elicottero del Pronto soccorso arrivò a Cogne. Ad un bambino, si diceva, è "scoppiato il cranio", almeno da ciò che aveva dichiarato un dottore in un primo sopralluogo. In effetti, qualcosa di vero c'era, solo che il cranio del piccolo era stato fracassato non da un esplosione, ma da una mano omicida. Chi mai avrebbe potuto volere la morte del piccolo? Chi poteva essere giunto inosservato in quella casa a picco sul paese? E poi perché quelle accuse vigliacche su tutti, l'annuncio di un "mostro" in giro per la vallata, scappatoie processuali, diffide... Chissà se domani Samuele troverà pace, una pace che però potrebbe essere amara, perché la madre, Annamaria Franzoni, 'annusando' la possibilità di una sentenza avversa dice "Chi penserà ai miei bambini se mi arrestano?". Già, chi ci penserà... Samuele, figlio di un Dio minore: a te non c'ha pensato nessuno... (Gericus)

domenica 18 maggio 2008

HAPPY BIRTHDAY BIG MIKE!

Tirrenia, la Polena... "A horse with no name" degli America, anche il Ciucheba di Castiglioncello... E poi "Funny how love can be" degli "Ivy League"... Il Mini Cooper blu col tetto avorio, la Fulvia 1300... Certo nonna Lia la sapeva lunga... Le serate in "Banditella" o su al monumento di Ciano... Il Libeccio che spazzava la Rotonda... un bel "5 e 5 dal Seghetti" e all'occorrenza, un panino "alla salsa verde" da Giovanni in via Ricasoli. E poi il mercoledì al "Paiper" -scritto proprio così- del Cignetti, le cene in via Giovanni da Verrazzano con i piatti "del Galeno"... l'estate alle quattro di notte a mangiare anguria fresca da Egisto "il Tagliagole"... Ma anche qualche serata al "Regiskaya" di fronte alla Terrazza Mascagni, le quattro di notte in una città tutta nostra... piazza Attias per l'ultime spacconate... su da nonna con "A chi?" di Fausto Leali... e poi alle due di notte sul viale Italia a 190 all'ora e la polizia che ci ferma... e tutto per una donna che abitava lì...
Cazzo se ne è passato di tempo... sembra ieri...
Auguri Mike per il tuo compleanno,
festeggiato ieri, 17 maggio...

venerdì 16 maggio 2008

CONFONDERE FERMEZZA CON XENOFOBIA...

E' un Europa che ingoia sé stessa, non più capace di gestire i propri sentimenti, le proprie identità, i propri problemi. Un Europa cialtrona e lassista, sviluppatasi certamente troppo in fretta e allargatasi soprattutto troppo. Un Europa che non riconosce più i suoi confini né tantomeno i suoi figli, preoccupata ad assistere figliastri fuggiti da madri lontane e ingrate piuttosto che proteggere la prole. Ci sarà un futuro per questa "Babilonia" alla deriva? Dopo il buonismo tutto italiano e anni di lacrime versate a causa di una delinquenza sempre più spavalda e senza controllo, ora, con le prime manette ai polsi di delinquenti piovuti da fuori confine, ecco che la Spagna ci bolla come "razzisti e xenofobi". Lo fa il governo spagnolo attraverso la vice presidente Maria Teresa Fernandez, ed è il quotidiano El Mundo a riportare le sue parole: "Non condividiamo cosa sta succedendo in Italia" dice la numero due del presidente José Luis Zapatero, riferendosi naturalmente a quei 400 clandestini finiti dietro le sbarre nel giro di una settimana, "perché il governo spagnolo respinge la violenza, il razzismo e la xenofobia. La Spagna lavora ad una politica sull'immigrazione legale e ordinata, che permetta il riconoscimento di diritti e doveri". La signora Fernandez a quanto pare è completamente all'oscuro che i "signori" finiti in manette -e sono solo una piccolissima parte- per anni hanno preteso diritti calpestando i doveri, hanno creato quel clima di paura sfociato, come ben sappiamo, nella rivolta contro i rom a Napoli, epilogo di una situazione ormai insostenibile. Ma una legge da applicare con fermezza, significa xenofobia e razzismo? Se la delinquenza più cruenta che prevale proviene da Est assieme a quella rom, quali metodi adottare se non l'arresto? Perfino la console onoraria di Romania a Lugano, in una recente intervista rilasciata a TeleTicino dichiarò la sua intenzione di scrivere una lettera alle autorità elvetiche, invitandole ad applicare la legge con la massima fermezza, perché in caso contrario, "Il Paese si riempirà ben presto di rumeni che non hanno nulla da perdere". E così anche la civilissima Svizzera ha fatto. Alla signora Fernandez infine, vogliamo ricordare che la sovranità dell'Italia non deve venire meno, anzi, deve essere rafforzata al di là di quel "biasimatissimo" Trattato di Schengen, vecchio ormai di 22 anni e oggi inattuale. Lo dice anche Ronchi, ministro politiche dell'Unione Europea: "Al momento della firma sulla libera circolazione, il fenomeno dell'immigrazione era completamente diverso". (Gericus)

giovedì 15 maggio 2008

MEGLIO TARDI CHE MAI..

Tra i cosiddetti "super manager", in Italia c'è chi guadagna 3 milioni di euro al mese, ovvero 5 miliardi e mezzo delle nostre vecchie lire. Ora, accogliendo le indicazioni dell'Unione Europea, Giulio Tremonti promette grosse stangate su queste retribuzioni. E pensando che molte di queste società sono a partecipazione statale, ecco alcuni stipendi, tutti riferiti naturalmente all'anno. In cima ci sta Matteo Arpe, amministratore delegato di Capitalia, con 37.045.000 euro. Segue Cesare Geronzi di Capitalia Mediobanca con 24.023.000; Riccardo Ruggero, amministratore delegato di Telecom 17.277.000 euro; Carlo Buora, vice presidente Telecom 11.941.000; Giovanni Bazoli, presidente ex Banca Intesa 11.456.000; Gabriele Galatieri, Mediobanca Telecom, 11.028.000; Alessandro Profumo, amministratore delegato Unicredit 9.427.000; Luciano Gobbi, direttore generale Pirelli 8.044.000; Fausto Marchionni, amministratore delegato Sai-Fondaria 7.180.000; Luca Cordero di Montezemolo, presidente Ferrari e Fiat 7.097.000. Da qui in poi, altri venti stipendi da "paperone" scendono gradatamente dai 6.906.000 di Sergio Marchionne, amministratore delegato Fiat, ai "miseri" 2.751.000 di Giorgio Zappa, direttore generale Finmeccanica. La moralizzazione delle retribuzioni parte dunque da Bruxelles, dove in un rapporto europeo tutto ciò viene bollato come un "flagello sociale", uno schiaffo morale verso la maggioranza di tutti coloro che non riescono a guadagnare in una vita intera quello che certa gente guadagna in un mese. (Gericus)

mercoledì 14 maggio 2008

MORIRE RINCORRENDO LA VITA

Lorena Cultraro (foto) era solo una bambina che 'giocava' a fare la donna nonostante i suoi 14 anni. La gioia di vivere, le tentazioni, la voglia di crescere in fretta e poi, quei tre "amici" -ma è ancora il caso di chiamarli tali?- con i quali correre incontro alla vita. Niscemi in provincia di Caltanissetta non è New York, ma l'estremo sud della Sicilia, dello Stivale, e la vita lì ha lo sguardo rivolto ai campi bruciati dal sole, alla piazza del paese per il gelato della sera, e a quei sogni che appaiono sempre più lontani se non irraggiungibili. Papà Giuseppe, che per tirare avanti la famiglia lavora fino ad ammazzarsi, di sogni ormai non ne ha più, se non l'ansia di vedere quella figlia che cresce troppo in fretta. Come la moglie, Livia, detta "la livornese" per via delle sue origini labroniche. Il 30 aprile, Lorena, in un pomeriggio uguale a tanti altri saluta la mamma ed esce di casa. Non vi farà più rientro. I suoi 14 anni e quello "charme" da donna adulta finiscono in fondo ad un pozzo. Ad ucciderla, quei tre "amici" con i quali giocava a fare l'adulta: "Sono in cinta di uno di voi" dice quel pomeriggio. Presi dal panico, i tre coetanei la uccidono, poi cercano di disfarsi del suo cadavere dandogli fuoco, ed infine, legata con una corda ad un pesante sasso, la gettano nel pozzo. Tredici giorni di silenzio e di angoscia per quell'attesa di notizie finita nel modo peggiore. Papà Giuseppe non aveva mai creduto ad una "futina", cioè ad una fuga d'amore come si usa da quelle parti... (Gericus)

martedì 13 maggio 2008

NAPOLI SI RIBELLA AI NOMADI

A Napoli la tensione tra popolazione e nomadi è al livello di guardia. C'era da aspettarselo, dopo il tentato rapimento di una bambina di sei mesi avvenuto giorni fa ad opera, appunto, di una nomade, tentativo andato se dio viole a monte a causa dell'intervento dei familiari della piccola. E le conseguenze di questa esasperazione, sono un accoltellato rom, non grave, ceffoni in giro, un motocarro bruciato e un paio di tentativi di assalto ad alcuni campi rom. La gente del popolare rione di Ponticelli non ne può più di quei campi rom tirati su a due passi dalle abitazioni tra spazzatura e traffico, e in questo crescendo di malcontento, è iniziata la caccia all'uomo. La ragazza autrice del tantivo di rapimento, la sedicenne Maria, nessuno dice di conoscerla tra i nomadi, tanta è la paura delle ritorsioni. E mentre la situazione si fa sempre più incontrollabile, Marius, il capo di un campo nomadi afferma, dopo aver saputo che gli italiani stanno organizzando dei raid antirom, che assieme ai capi di altri accampamenti "sta pianificando la difesa", ovvero una sorta di risposta ad eventuali attacchi di alcuni sconsiderati. Una situazione comunque tenuta sotto controllo dalle forze dell'ordine, anche se è difficile sapere quali saranno gli sviluppi di questa storia. "I nomadi devono andarsene da qui" dicono a Ponticelli. In giro, per il momento, di rom non se ne vedono in questa calma apparente, che a detta di molti, "non promette niente di buono". (Gericus)

GIUSTIZIA PER IL PICCOLO TOMMY

La giustizia è arrivata ieri: Ergastolo per Mario Alessi e 30 anni di reclusione per la sua compagna Antonella Conserva. E' l'epilogo di un brutto fatto di sangue che indignò l'Italia, e dove trovò la morte, barbara e spietata, il piccolo Tommaso Onofri (foto) di appena 18 mesi. Era il due marzo del 2006 quando due delinquenti col volto coperto entrarono improvvisamente in casa Onofri in quel di Casalbaroncolo in provincia di Parma. Pochi minuti, solo il tempo di prelevare Tommy dal suo seggiolone e portarlo via come un bambolotto. Nell'intento dei rapitori, un veloce riscatto da far pagare al padre, direttore dell'ufficio postale di Parma. Non ci fu scampo però per Tommy, ucciso a colpi in testa poco dopo e gettato nelle campagne circostanti da Mario Alessi. Il quartetto dei feroci criminali, - che comprendeva anche Salvatore Raimondi, un ex pugile senza futuro, condannato con rito abbreviato il 18 luglio 2006 a 20 anni, e Pasquale Barbera, manovale, assolto,- veniva però acciuffato alcuni giorni dopo e assicurato alla giustizia. Un rapimento senza senso messo in atto da quattro balordi senza scrupoli, convinti di arraffare una fortuna dal loro misfatto. Chissà, forse la morte del piccolo Tommy era già stata prevista, poiché Silverio Piro, pubblico ministero, si chiede "come sarebbe stato possibile tenere quel bambino prigioniero in un cascinale nutrendolo a pane e acqua"? Antonella Conserva grida ai quattro venti che lei "non centra niente in questa brutta storia", anche se i magistrati sanno che fu la donna a confezionare i passamontagna da usare la sera del rapimento e sarebbe infine stata ancora lei quella che avrebbe dovuto custodire il piccolo. Soddisfazione di papà Onofri alla lettura di queste due sentenze che rendono giustizia al piccolo Tommy, un bambino mai diventato uomo. (Gericus)

lunedì 12 maggio 2008

UN "TRAVAGLIO" NELL'ASCOLTAR TRAVAGLIO

Libertà di parola, certo. Ma quando si lanciano accuse all'indirizzo di qualcuno, in questo caso al presidente del Senato Renato Schifani, e per di più da un canale televisivo di Stato, e per di più ancora senza che l'accusato possa avere la possibilità di controbattere poiché assente, beh, in questo caso la "libertà di parola" è a senso unico, quindi censurabile sotto tutti i punti di vista. A ben vedere però, Marco Travaglio, (foto) definito "il megafono delle Procure", di libertà di parola ne ottiene quanta ne vuole, dal momento che è ospite fisso di "Anno Zero", la trasmissione condotta da Michele Santoro, e ultimamente, da dove sono partite le sue ultime "bordate", a "Che tempo che fa" condotta da Fabio Fazio. Ma quali sono le parole che hanno suscitato l'ultimo pandemonio? Le accuse secondo cui, "Renato Schifani avrebbe avuto nel suo passato forti legami di affari con associazioni mafiose". Ora, al di là degli aspetti risarcitori per tali parole "in libertà", il punto è: Ma perché se tutto ciò corrisponde a verità, Marco Travaglio non va a raccontare queste cose ai magistrati invece di fare il tribuno televisivo? E dal momento che Marco Travaglio è conosciuto per le sue modalità espressive in video, perché gli si dà la possibilità di apparire sapendo già la piega che prenderà il suo intervento? E anche i conduttori, pagati "profumatamente" dalla Rai, quindi con i nostri soldi, perché non si astengono -o vengono astenuti!- nell'essere "complici" di tali affermazioni, pur dicendo il giorno dopo "mi dissocio dalle parole espresse dall'ospite"? Presidenti, direttori, capistruttura ed altri ancora con stipendi e prebende da nababbo, padroni dell'etere e di manipolazioni politiche a tornaconto della propria corrente di provenienza. Ma chi sarà mai questo Marco Travaglio cui Giuseppe Giulietti, fondatore dell'Art 21 "Liberi di... nonché deputato dell'Italia dei Valori e già in passato componente della Commissione di vigilanza Rai dal 1990 al 1993, dica "Il presidente del senato Schifani può chiedere il diritto di replica, ma attenzione: nessun processo a Travaglio". Una televisione da bocciare, e molti "soloni o pseudo tali" da togliere dal video e dagli inacrichi. Siano di destra o di sinistra. (Gericus)

LADRI DI BAMBINI

Se l'è trovata in casa, con sua figlia di sei mesi tra le braccia che cercava di portargliela via. E' successo a Napoli nel rione Ponticelli, dove una zingara rom è stata bloccata dalla madre e quasi linciata dai vicini prima del provvidenziale -per lei- arrivo della polizia che la prendeva in consegna. Erano le otto di sera, quando Flora Martinelli, 27 anni, (foto) madre della piccola, ha sentito dei rumori sospetti provenire dalla cucina, dove la bambina era sistemata in un seggiolone. Insospettita è andata a controllare, trovandosi faccia a faccia con una zingara, che a mo' di fardello usciva dalla porta tenendo in braccio la piccola. Inutile dire la reazione della madre che urlando, come una furia si metteva all'inseguimento della rom. Udito il trambusto, il padre di Flora, che abita al piano sottostante, usciva sul pianerottolo intercettando la zingara, che con la nipote in braccio scendeva precipitosamente le scale, bloccandola all'istante. Quello che segue sono il rischio di linciaggio, schiaffoni e insulti della gente nei confronti della zingara, poi il suo arresto. Campi nomadi, il problema che affligge il vivere d'oggi e che il nuovo governo ha già pronto decreti di legge per bloccarne l'afflusso. La legge del "volemose bene" non funziona, anzi, aumenta le scorribande di questi soggetti, che una volta venivano visti "romanticamente" come dei "gitani giostrai", e che oggi, alla luce dei fatti, sarà ben più difficile non identificarli invece come dei sequestratori. Del resto, sappiamo che fine fanno figli o pseudo tali di questa gente, che obbligati a suon di sberle, diventano accattoni se non peggio. A Roma, l'anno scorso, ben dieci rinvii a giudizio sono stati emessi contro altrettanti zingari per tratta di minori, bambini acquistati in Romania a mille euro l'uno o rapiti, per poi essere trasportati in Italia a mendicare in giro. E tra le ipotesi più agghiaccianti, quella che anche Angela Celentano, la bambina sparita misteriosamente nel 1996 mentre era in gita con i genitori sul monte Faito, sia finita tra le grinfie di qualche banda di zingari, un sospetto mai del tutto abbandonato da famiglia e inquirenti. "Sono gente cattiva" ha detto Flora Martinelli, "che vadano tutti via". Che qualcuno l'ascolti e che sia la volta buona... (Gericus)

domenica 11 maggio 2008

MUSICA NEL TEMPO...

Esattamente cinquant'anni fa, l'Hit Parades dei dischi più venduti vedeva al primo posto in Italia, il giovanissimo Paul Anka (foto) con la sua "Diana". Entrato come un fulmine in classifica il 21 aprile del 1958, l'artista canadese vi rimarrà per otto settimane di fila, ovvero, fino al 9 giugno. "Diana, la canzone che spopolerà tra i giovani di allora, è un simpatico motivo scritto dal sedicenne Paul Anka e dedicato, si dice, alla baby-sitter dei suoi fratelli più piccoli, tale Diana Ayoub, di cui lui si era perdutamente innamorato. E il divario d'età lo riporta nel testo, quando dice "I'm so young and you're so old" (io sono giovane e tu più grande), un particolare che però non lo spaventa, poiché arriverà ancora a dire "non m'importa di quello che dice la gente, perciò stringimi tra le braccia più forte che puoi"... Fu un successo mondiale dunque, se pensiamo che a fine anni '80, il disco vendette un qualcosa come 10 milioni di copie, triplicate sicuramente nel tempo. (Gericus)

IL GIRO DI VITE

Questa volta si fa sul serio. Il buonismo insensato, oltre ai danni, ha fatto il suo tempo. Uno dei primi provvedimenti del nuovo governo infatti riguarda l'emergenza criminalità. Cinque i principali provvedimenti messi sulla carta, che riguarderanno "nuove aggravanti, processi veloci, condizionale per pochi, meno sconti pena e ubriachi al volante". Ed entrando nei dettagli, potenziamento della legge "Bossi-Fini". Entrare in Italia clandestinamente comporterà l'arresto immediato e l'allungamento fino a 18 mesi il periodo di trattenimento nei Cpt in attesa di espulsione. In più, stop ai ricongiungimenti familiari oltre ai parenti di primo grado e permessi di soggiorno solo a chi potrà dimostrare un reddito -onesto- sufficiente per mantenersi in Italia. Per i reati di strada, inasprimento delle pene minime e soprattutto, certezza della pena, sgombra da qualsiasi espediente giuridico per annullarne gli effetti. Chi vuole la 'condizionale' potrà ottenerla solo dopo aver risarcito il danno procurato alla vittima o fare un lavoro socialmente utile. Con l'aumento delle pene pertanto, verrà meno la sospensione condizionale per i reati di minaccia, scippo, violazione del domicilio, danneggiamento, maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale su donne o bambini. Ma viene riconosciuto anche il reato di "rapina in appartamento", che sarà punito -non più come prima con un buffetto sulla guancia- addirittura con un mino di 4 ad un massimo di 20 anni di carcere. Ma per far rispettare tutti questi nuovi provvedimenti, il rito della direttissima non sarà più facoltativo, ma obbligatorio, pertanto davanti ad una confessione o a prove inconfutabili di colpevolezza, il Pm, saltando l'udienza preliminare, emetterà immediatamente la sentenza. E infine, per quanto riguarda l'aumento esponenziale di pedoni investiti e uccisi da 'pirati della strada', per quest'ultimi, siano in preda ai fumi dell'alcol o di sostanze stupefacenti, non ci saranno più scorciatoie legali verso l'impunità, ma aumento di pena e arresto facoltativo. (Gericus)

venerdì 9 maggio 2008

MARA CARFAGNA: MISS MINISTRO...


Per il quotidiano tedesco "Bild" non ci sono dubbi: Mara Carfagna (foto) è "il più bel ministro del mondo". E le invidie sono tutte per Silvio Berlusconi che lavorerà a fianco di una bellezza simile, poiché volendo ancora fare dei paragoni, la Carfagna, -neo-responsabile delle Pari opportunità- "è più bella di Tanja Karpela, ministro finlandese dell'Istruzione, e della francese di origine senegalese Rama Yada, segretario di Stato agli Esteri del governo Fillon". Insomma tutto un elogio alla bella 'ministra', con una domanda ancora del "Bild": "Riusciranno i deputati a concentrarsi sulla politica"? Bel dilemma... Nel frattempo, tutto ciò che riguarda Mara Carfagna viene subito messo in risalto, e lo fa addirittura anche il New York Times, il quale riporta una battuta fatta da Silvio Berlusconi giorni fa: "Se non fossi già sposato la sposerei". Sembra che tra i colleghi maschi al parlamento, sia tutto un passamano di riviste un po' datate in cui la Carfagna appariva in scatti provocanti, quando la ministra, lontana dal richiamo della politica, si godeva le passerelle in veste di miss Cinema e quasi miss Italia. E invece eccola qui, con i suoi splendidi 33 anni, tanto bella da far scaldare persino i 'freddi' tedeschi che con un espressione tutta italiana hanno titolato l'articolo su di lei: "Mamma mia!". Mmm... (Gericus)

DICHIARAZIONE DEI REDDITI ONLINE


Silvio Berlusconi: 28.033.000 Euro
Illy Riccardo: 1.592.000
Giancarlo Fisichella: 3.553.000
Luca Tony: 3.892.000
Carlo Micheli: 101.255.000
Paolo Maldini: 9.287.000
Giorgio Armani: 44.963.000
Massimo Moratti: 19.973.000
Enrico Bondi: 31.223.000
Bobo Vieri: 22.000.000
Francesco Totti: 10.085.000
Vincenzo Montella: 7.155.000
Domenico Dolce: 29.708.000
Stefano Gabbana: 29.651.000
Alessandro Nesta: 8.330.000
Ribeiro Adriano Leite: 7.590.000
Maria De Filippi: 3.986.000
Antonio Cassano: 4.550.000

Ecco qua alcune dichiarazioni.
E' tutta gente che lavora e che paga le tasse, quindi...
Se scandalo c'è è sapere che con i soldi che si prendono i giocatori
si potrebbero varare due o tre Finanziarie
e in ultimo,
lo scandalo è sapere che un certo Costantino Vitagliano,
"artista del nulla", nel 2005 si è portato a casa
oltre 400 mila euro...
(Gericus) [foto: quanto avrà pagato lui di tasse?...]

giovedì 8 maggio 2008

DIRE ADDIO ALLA VITA

AOSTA - In una tavola rotonda svoltasi martedì 5 maggio nei locali della Biblioteca regionale, il dottor Antonio Colotto, direttore della Struttura psichiatrica e salute mentale dell'Usl della Valle d'Aosta, ha presentato un approfondito studio sul tema del suicidio. Erano presenti ai lavori il dottor Antonio Loperfido, psicologo e coordinatore dell'Osservatorio del suicidio e parasuicidio del Dipartimento della salute mentale di Pordenone, Gabriella Furfaro, dirigente dell'assessorato regionale della Sanità, Annarita Nassisi, presidente della Consula femminile e don Luigi Ottobon, parroco. Questi sono i dati emersi. Dal 1991 al 2007, i suicidi in Valle d'Aosta sono stati 353, dei quali 277 maschi e 76 femmine. La fascia d'età maggiormente interessata all'attività suicidale è quella che va dagli 80 agli 84 anni, e nelle fasce comprese fra i 45 e i 64 anni. Il trend però indica un incremento nei suicidi in alcune fasce di età, in particolare fra i 50 ed i 59 e oltre gli 80 anni. Non è ancora presente nella nostra realtà -sottolinea lo studio del dottor Colotto- l'incremento degli atti suicidari nei giovani (20-35 anni) e nei giovanissimi (15-19anni) Continuando nello studio epidemiologo, si evidenziano che nelle modalità del suicidio, al primo posto troviamo l'impiccagione, segue la morte cercata per precipitazione, con arma da fuoco, per annegamento e altre forme, tra le quali, in misura minore, modalità da arma da taglio e avvelenamento. Nel dare addio alla vita, l'uomo tende ad atti violenti (principalmente impiccagione o arma da fuoco), mentre la donna lo fa in maggioranza con modalità di avvelenamento o per precipitazione. L'identikit del suicida valdostano pertanto è un anziano, e la causa principale è la solitudine. Aosta, infine, con il 17,7 per cento dei casi in totale, è il luogo dove maggiormente si decide di dire addio alla vita. (Gericus)

MARCELLETTI: IL TIRO AL PICCIONE

Indisponente, accentratore, avido, dispotico, megalomane, presenzialista. E' il ritratto che in questi giorni viene fuori di Carlo Marcelletti, (foto) cardiochirurgo dirigente del reparto dell'ospedale civico di Palermo. Ma anche professionista di fama mondiale, e uno dei luminari della chirurgia pediatrica. Quindi, uomo intelligente. Mi rimane difficile, se non impossibile, pensare che un professionista a quel livello si giochi tutto, fama -a cui lui teneva- e dignità, scivolando su una buccia di banana quanto stupida come quella del peculato e di quella, certamente più subdola e devastante, della pedofilia. Pertanto, Marcelletti, dottor Jekyl o Mr. Hyde? Può un personaggio di quel calibro, con la possibilità di poter avere le donne che vuole, giocarsi la reputazione a livello mondiale, quindi la carriera, per stare ai giochi erotici di una tredicenne? No, non quadra questa brutta storia, che sa molto di più di tiro al piccione che non di un fatto di cronaca o di malcostume. Segnali contro di lui, per scalzarlo dal suo ruolo di primario del resto ne aveva già ricevuti Carlo Marcelletti, come nel 2005, quando trovò davanti alla porta del suo ufficio una scatola di proiettili. Intimidazioni prima e fango adesso. L'establishment non sopporta "prime donne", ne tanto meno personaggi sempre sotto "i riflettori". Ora l'onta della pedopornografia e della concussione. Le centinaia di operazioni effettuate con successo su bambini sono realtà, e non "supposizioni". Lo dicono a voce alta i genitori dei piccoli pazienti riportati ad una vita normale da Carlo Marcelletti... (Gericus)

mercoledì 7 maggio 2008

VERONA: MORIRE COSI' MORIRE PERCHE'...

La città di Romeo e Giulietta si vergogna. Non c'è lo scontro per un amore impossibile in questa storia di sangue, né un principe di Verona, come racconta Shakespeare, che seda la rissa in strada. Qui c'è solo la tragedia, stupida, assurda, insensata. Quella che si è portata via la vita di Nicola Tommasoli, 29 anni e con tutta una vita davanti a sé. Non c'erano poi neppure i Montecchi e Capuleti a confrontarsi magari cavallerescamente, ma solo una banda di delinquenti sui vent'anni che per una sigaretta rifiutata ha massacrato a calci in faccia il primo capitato a tiro. Eccoli qua, ora, davanti al loro crimine, Raffaele Delle Donne, Guglielmo Corsi e Nicolò Veneri, tutti diciannovenni, Andrea Vesentini e Federico Perini di 20 anni. Il branco che insieme si esalta, aggredisce e scappa. Si dice che singolarmente sono "dei bravi ragazzi", pur se allo stadio -di nuovo nel branco- sono volti noti per la Digos. Nicola Tommasoli, quasi ventinovenne, era davvero un "bravo ragazzo", amava Erika e sognava un futuro di soddisfazione nel settore della grafica. Era laureato all'istituto universitario di Architettura di Venezia, e a detta di chi lo conosceva bene, era "un mago nel disegno tridimensionale". Amore, sogni, futuro... Tutto cancellato in una notte di primavera, tutto finito sui blocchetti di porfido della vecchia Verona, la città "dell'amore eterno" della treccia calata dal balcone da una romantica Giulietta. Ma quale politica, quale naziskin... Qui è solo delinquenza alla massima potenza, disprezzo della vita altrui, negazione della vita. "Vorrei essere il padre della vittima e non di mio figlio" ha mormorato tra le lacrime il padre di Raffaele Delle Donne. Ieri la gente di Verona ha sfilato per le strade del centro storico, depositando fiori nel punto in cui Nicola Tommasoli è stato assassinato. La tragedia, non teatrale, si è conclusa lì. Giù il sipario... (Gericus)

martedì 6 maggio 2008

ANCHE SATANA ABBANDONA "LE BESTIE"

ROMA - Per le "bestie" -pur se di Satana-, la Corte di Cassazione ha chiuso le gabbie e buttato via la chiave: doppio ergastolo per Nicola Sapone, carcere a vita per Paolo Leoni, e inoltre, 27 anni e tre mesi di reclusione per Eros Monterosso, 29 anni e tre mesi per Marco Zampollo, e 23 anni per Elisabetta Ballarin. Per Andrea Volpe, (foto) considerato uno dei leader del "branco", la Cassazione nell'ottobre scorso aveva confermato la condanna a 20 anni, mentre per Mario Maccione, all'epoca dei fatti minorenne, la Corte d'Assise il 9 novembre 2007 inaspriva la precedente condanna a 16 anni portandola a 19 e mezzo. Per i primi cinque dunque, la conferma delle sentenze pronunciate dalla Corte d'Assise d'Appello di Milano il 15 maggio del 2007 e fatte proprie dal procuratore generale della Cassazione Antonio Mura. Si rende giustizia dunque agli spietati e barbari omicidi di Chiara Marino, 19 anni, Fabio Tollis di 16 anni, e Mariangela Pezzotta, 27 anni, tutti e tre uccisi in provincia di Varese in un periodo di tempo che va dal 1998 al 2004. E' quello infatti il periodo in cui sparirono misteriosamente Fabio Tollis e la sua ragazza Chiara Marino, quando intorno alle 23.30 del 17 gennaio 1998, uscirono da un pub a Milano "per andare a telefonare", e da quel momento dei due non si ebbe più notizia. I loro corpi vennero ritrovati sei anni dopo, il 28 maggio del 2004 nei boschi di Somma Lombardo . La terza vittima, Mariangela Pezzotta, -e fu proprio la sua morte a portare la magistratura sulle tracce delle Bestie di Stana- fu colpita da diversi colpi di pistola e finita a badilate alla fine di un accesa discussione dal suo ex fidanzato Andrea Volpe. Anche per lei, una fossa e due palmi di terra sopra. Svelò, il Volpe, anche alcuni macabri dettagli: coltellate ai corpi e colpi di mazza inferti alle vittime, un riccio in bocca per impedirli di urlare e poi, come ultimo spregio, urina sui cadaveri ormai coperti di terra, con un esortazione: "E ora, zombi, camminate se potete". Messe nere nella baita di Golasecca, alcol, musica, droga e bestemmie, e oltre ai tre assassinii, molti dubbi su suicidi 'indotti' e morti sospette di altri giovani che gravitavano intorno alle "Bestie". La gabbia si è chiusa intorno a loro, ma altri interrogativi restano aperti. (Gericus)

lunedì 5 maggio 2008

MORTO IL GIOVANE AGGREDITO A VERONA

VERONA - Non ce l'ha fatta Nicola Tommasoli, il giovane 29enne rimasto vittima della brutale aggressione avvenuta il 30 aprile nel centro storico della città, da parte di cinque giovani neonazisti. Il decesso è avvenuto all'ospedale Borgo Trento alle ore 18 di questo pomeriggio, dopo che i medici avevano fatto di tutto per strapparlo alla morte. Fin dal primo momento però, le lesioni causate al giovane lasciavano ben poche speranze, quelle speranze a cui fino all'ultimo si sono aggrappati genitori e amici di Nicola. Tre dei cinque aggressori sono stati già arrestati. Si tratta di Raffaele Delle Donne, 19 anni, costituitosi ieri alla polizia, Guglielmo Corsi, 19 anni e Andrea Vesentini, 20 anni. Tutti hanno pienamente confessato l'aggressione. Degli altri due, sembra fuggiti in Austria, la polizia conosce i loro nomi e soprannomi, quali "Peri" e "Tarabuio". Come ricorderemo, la brutta vicenda inizia mercoledì scorso, quando Delle Donne e altri due amici -Peri e Tarabuio- si incontrano in un bar del centro per una bevuta. Ad una certa ora si aggiungono al gruppetto anche gli altri due -Corsi e Vesentini, poi, verso le due di notte, girovagando di pub in pub, incontrano tre giovani che stanno fumando. Col piglio di colui che cerca la rissa, Corsi chiede una sigaretta ai tre, che rispondono no. Le prime offese poi dopo i primi spintoni si passa ai fatti, con gli aggressori che cominciano a menare schiaffi e calci. Nella bagarre scatenata, Nicola Tommaselli cade a terra, ed è proprio in questa circostanza che vigliaccamente due degli aggressori lo colpiscono in testa con dei calci devastanti, quindi, la fuga nei vicoli deserti. Delle Donne, Peri e Tarabuio, incuranti di ciò che hanno fatto se ne vanno a casa, mentre gli altri due del quintetto tornano a Illasi, il paese dove abitano. I medici che intervengono su Nicola, trasportato nel frattempo all'ospedale, intuiscono immediatamente la gravità delle lesioni, ricoverando il giovane in terapia intensiva con un edema cerebrale, mentre la polizia, allertata, comincia la caccia ai responsabili del pestaggio. "Vorrei essere il padre della vittima anziché di mio figlio" ha detto con le lacrime agli occhi il padre di Raffaele Delle Donne, quando la polizia si è recata a casa sua. Nel dolore della tragedia che si è abbattuta invece nella famiglia di Nicola, i genitori del giovane massacrato hanno acconsentito all'espianto degli organi. Tra non molto, anche gli altri due fuggitivi dovrebbero essere arrestati e tradotti in Italia. Per tutti, la tremenda accusa di omicidio. (Gericus)
[foto da sx: Raffaele Delle Donne; Guglielmo Corsi e Andrea Vesentini]

"CONCILIA"? BOTTE AL 'CIVICH'...

Il malumore per una multa ricevuta è naturale; passare alle vie di fatto è da criminali. E' successo a Torino nella notte tra sabato e domenica, dove tre agenti della Polizia Locale, dopo aver elevato alcune multe per divieto di sosta, sono stati aggrediti dagli automobilisti multati. Il tutto in piazza Vittorio, centro città, luogo della 'movida' cittadina. Il grave fatto di intolleranza è iniziato quando un automobilista, ricevuta della contravvenzione in mano, ha prima inveito contro gli agenti, poi si sarebbe scagliato contro uno di questi. Subito bloccato dagli altri due colleghi, lo scalmanato ha opposto ancora resistenza nel momento in cui stava per essere caricato sulla volante per essere portato al comando ed è a quel punto che altri giovani hanno cominciato a solidarizzare col multato, innescando di fatto il pestaggio contro gli uomini in divisa. Un aiuto non è arrivato neppure dalle numerose persone presenti, le quali con sputi e offese, si sono schierate dalla parte dei facinorosi. Vista la piega che stava prendendo la situazione e seppur coadiuvati da altri agenti nel frattempo allertati, i vigili hanno dovuto ritirarsi precipitosamente lasciando pure il giovane fermato poco prima. Il bilancio della serata parla dei tre vigili che hanno dovuto ricorrere alle cure degli operatori sanitari, con ferite guaribili in una settimana per due di essi e in 20 giorni per l'altro. Grazie a delle riprese fatte con un telefonino, la polizia non dispera di risalite velocemente agli autori del pestaggio. (Gericus)

MEREDITH: TROVATO IL MOVENTE?

Nuove mezze verità sul delitto di Meredith Kercher (foto) vengono fuori dalle ultime dichiarazioni rilasciate ai magistrati da Hermann Guede, l'ivoriano arrestato assieme ad Amanda Knox e Raffaele Sollecito, accusati tutti e tre dell'omicidio della giovane studentessa inglese. Un nuovo movente dunque, che allontana la pista passionale confermando la non violenza sessuale subita dalla vittima, come in primo luogo invece era sostenuta dagli investigatori. L'omicidio, sarebbe scaturito a seguito di una lite tra Amanda e Merdedith a proposito di soldi spariti. Questa, sarebbe la ricostruzione di Guede. Entrato in casa assieme a Mez, questa si sarebbe accorta che dal suo cassetto in camera sarebbero spariti 250 euro che lei aveva prelevato dal bancomat per pagare l'affitto. Innervosita, avrebbe cominciato ad inveire contro Amanda -in quel momento assente- accusandola del furto. Riuscito a calmarla, Guede a quel punto sarebbe andato in bagno ascoltando musica con le cuffie. Nel frattempo arrivano Amanda e Raffaele, e scoppia la lite. Sentendo un certo trambusto, Hermann Guede esce dal bagno e trova -sempre secondo la sua versione- Raffaele con in mano un coltello. La deposizione non va oltre, quindi non sappiamo cosa sia successo a questo punto, se non che Guede fugge all'estero e sarà rintracciato e arrestato circa un mese dopo. Qualche circostanza però quadra, ovvero: il prelievo dei soldi dal bancomat effettuato da Meredith, i pessimi rapporti tra le due ragazze e infine, le tracce del Dna sul coltello di Raffaele. Una nuova versione dei fatti che comunque dovrà essere attentamente vagliata e confermata dagli inquirenti, in questo assurdo omicidio ancora "in attesa di autore". (Gericus)

GERMANIA: TRE NEONATI NEL FREEZER

Ci sarà mai un limite all'orrore? Un altra notizia che va al di là di qualsiasi immaginazione criminale arriva da Wenden, una cittadina tedesca del Nord Reno-Westfalia, dove una madre -ma si può chiamare tale?- ha messo nel congelatore tre suoi figli appena nati. Li ha trovati la polizia, dopo la perquisizione di una casa dove ci viveva una famiglia di cinque persone, avvenuta grazie alla denuncia di un membro della famiglia stessa. Dietro a notizie frammentarie, l'unica cosa certa è che è stata proprio la madre -già arrestata- ad uccidere i tre neonati, anche se come dice il procuratore di Siegen, "rimangono ancora molti punti da chiarire". Infatti non si conoscono ancora i motivi del triplice infanticidio né quando i piccoli sono stati uccisi, se subito dopo la nascita o in seguito. Per avere queste certezze si dovranno attendere i risultati delle autopsie, eseguibili solo a scongelamento avvenuto dei poveri corpicini. Secondo però una prima dichiarazione della Procura, sembra che i bambini, -rinvenuti nel freezer in due buste di plastica- sarebbero stati uccisi subito dopo la nascita. (Gericus)

domenica 4 maggio 2008

PERMESSO A PUNTI PER IMMIGRATI

Non è poi un idea peregrina quella avanzata da Souad Sbai, la neodeputata del Pdl. Di cosa si tratta? Ricalcando il meccanismo della legge sulla patente che viene tolta dopo una serie di infrazioni, ecco che potrebbe arrivare per gli stranieri "il permesso di soggiorno a punti". Partendo dal presupposto che ogni reato ha un punteggio vero e proprio, raggiunto il tetto massimo lo straniero sarebbe privato di tale documento, e per lui quindi scatterebbe automaticamente l'espulsione dal territorio nazionale, questa volta no con un "invito ad andarsene", ma con un accompagnamento coatto alla frontiera. Dice la deputata Souad, -che tra l'altro è marocchina- che "Il foglio della regolarizzazione deve essere meritato da persone che rispettano la legge italiana, pertanto se delinqui, te lo scordi quel pezzetto di carta". E così, deciso un tetto massimo, dare il nome falso alle forze dell'ordine può valere tot punti detratti, essere sorpreso a spacciare -oltre alla galera naturalmente- altri punti in meno, un furto vale tot punti, dopodiché, rimasto a secco, non si va -come per la patente automobilistica- a lezione per recuperare la "verginità", ma si viene espulsi, punto e basta. Saprà farla propria questa idea il nuovo governo? (Gericus)

LE MISURE... DELLA FELICITA'

Succede di ricevere anche queste e-mail, nelle quali, una certa Lenore E. Benson ti chiede: "Sei felice del tuo pisello"? Proveniente sicuramente dagli Stati Uniti, la mail è tutta scritta in inglese che io non tradurrò.Lo stupore lo lascio ai conoscitori della lingua.

"Is your girl satisfied or not due to your smallDick? Grow your SmallDick...
Rock solid hardness that feels bigger, wider and fuller (to you and to her).
Throbbing powerful blood flow to the penis.
All-night staying power.
You can't go wrong. It's doctor and herbalist endorsed.
It's used and recommended by sex industry professionals."


Bene, per chi avesse il complesso delle... misure e volesse ... abbondare, il prodotto venduto da Lenore potrebbe aiutare... (Gericus)

sabato 3 maggio 2008

ELIZABETH FRITZL SCAGIONA LA MADRE

Secondo una prima deposizione rilasciata alla polizia di Amstetten e anticipata dal quotidiano Der Spiegel, Elizabeth Fritzl, (foto) la donna 42enne segregata e violentata dal padre per 24 anni, avrebbe ammesso che la madre "era all'oscuro di tutto". Nessuna responsabilità o partecipazione al sequestro dunque per Rosemarie,la moglie di Josef Fritzl, poiché la donna non ha mai saputo niente di quello che faceva il marito nel bunker costruito sotto casa. E viene fuori anche l'allucinante storia subita dalla figlia, la quale, attirata allora diciottenne con una scusa nello scantinato, ha raccontato che i primi nove anni li ha trascorsi ammanettata a uno stipite della porta di quell'unico locale e solo in seguito, con i lavori di ampliamento fatti dal padre nel 1993, ha potuto avere a disposizione anche un'altra stanza: "Per due giorni sono rimasta ammanettata allo stipite della porta e nei successivi nove mesi legata ad una fune lunga quanto bastava per raggiungere un gabinetto". Una situazione da incubo dunque, come gli stupri, che come scrive ancora Der Spiegel, sicuramente sono avvenuti sotto gli occhi dei primi tre figli partoriti dalla donna. Una ricostruzione dei fatti però contestata da Josef Fritzl, il quale porta a sua discolpa i documenti redatti nel tempo dagli assistenti sociali, i quali sostenevano "lo schock dei coniugi Fritzl dopo la scoperta sulla soglia di casa di un neonato partorito e abbandonato lì da Elizabeth", ma che in realtà non era altro che il figlio partorito sì dalla ragazza, ma nello scantinato e portato all'esterno dal padre. (Gericus)