lunedì 30 giugno 2008

IL DIAVOLETTO VESTE PRADA...

Bisogna dire che a "perspicacia" non la batte nessuno. E se pensiamo che l'ingegno di mettere a profitto l'immagine del proprio corpo arriva da una dodicenne, beh, allora bisogna ammettere che "Veline" ha fatto centro. Succede in quel di Treviso, dove una giovanissima studentessa dodicenne apre in proprio uno studio "hard" -che sarebbe poi il cesso della scuola- ed è lì, telefonino in mano, che una volta rimasta senza nessun indumento addosso, comincia a scattarsi foto su foto. Insomma, si potrebbe dire un "book" tanto caro a spigliate adolescenti in cerca di notorietà, oggi quasi un "must" per non passare "bicocche" tra le amiche. Solo che qui la nostra aspirante "mini diva a luci rosse" non attende che arrivi il responso del 'casting', perché il mercato ha 'fame' di certe primizie, e quel mercato lei ce l'ha a portata di mano: i compagni di scuola. E così cominciano a circolare sui telefonini, foto 'osè' della studentessa, dove i prezzi per ogni scatto ceduto variano dai 5 ai 10 euro. Anche le adolescenti hanno sogni e bisogni, e se i primi sono solo peccati veniali, i secondi invece sono reali: vestiti griffati da sfoggiare ad amiche invidiose e maschietti adoranti. Un gioco però che dura poco. Come fa nostra figlia a vestire certi costosi capi di abbigliamento? si sono chiesti un giorno i suoi genitori. L'allarme lo lanciano in segreto alla scuola proprio loro, dove la nostra "sexy divetta", tenuta sotto controllo, verrà smascherata. Sono le bidelle a trovarla sul "set" vestita solo della sua pelle e col telefonino in mano pronta a nuovi scatti. Addio Prada o Boss, Dolce & Gabbana o ... Amaro & Verità... L'anno prossimo si sa già che dovrà cambiare scuola, e si spera anche il telefonino. Magari uno di quelli senza possibilità di scatto... (Gericus)

CELLULARI E TUMORI? VE LO DIREMO...

E' costato 15 milioni di euro uno studio commissionato a Interphone e coordinato dall'Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, per scoprire se ci siano possibili relazioni tra uso del telefonino e tumori alla testa e al collo. Nonostante i risultati dovessero essere già stati resi noto da tre anni, fino ad oggi i ricercatori di questo progetto continuano a rimandare i risultati dello studio. E i sospetti cominciano a montare. Secondo indiscrezioni, le informazioni raccolte nel corso di dieci anni nei 13 Paesi interessati alla ricerca, porterebbero alla conclusione della pericolosità del telefonino -o cellulare che dir si voglia- usato costantemente. Altri invece sostengono che gli studiosi, una volta finito il lavoro di ricerca, stiano discutendo sui dati raccolti, ovvero sull'attendibilità delle risposte fornite dai pazienti, senza riuscire a trovare una valida -e univoca- interpretazione in rapporto alle emissioni elettromagnetiche. "Pubblicare i dati così come sono non sarebbe onesto nei confronti dei consumatori" ha tenuto a precisare l'oncologo svedese Lennart Hardell. Ma intanto è partito il "fai da te", tanto che alcune nazioni partecipanti al progetto hanno già rilasciato in parte dei risultati, con rivelazioni assai poco rassicuranti. Per questi infatti "il rischio di ammalarsi di tumore è più alto per coloro che utilizzano il cellulare in maniera 'heavy', cioè pesante, e soprattutto se per oltre dieci anni lo usano sempre dallo stesso orecchio". Dopo queste prime affermazioni però si è fatta subito sentire la "World Health Organization" della Commissione europea, la quale ha 'stoppato' qualsiasi informazione sul rischio tumore a causa del cellulare, avvertendo che "fino a quando non saranno diffusi i dati ufficiali di Interphone, qualsiasi conclusione in merito non sarà attendibile". Ma allora quando arriveranno i risultati di questa ricerca che riguarda la salute di milioni e milioni di utenti? La risposta è lapidaria: "Presto". Nel frattempo, c'è chi ha già cominciato a usare con parsimonia il cellulare, altri ad usarlo solo in casi eccezionali, fregandosene altamente se "life is now"... (Gericus)

sabato 28 giugno 2008

POPOLI, CULTURE, INTEGRAZIONE...

Rimane difficile -se non impossibile- leggere con distacco certe notizie che quotidianamente ci giungono da culture "diverse" e con le quali dovremmo "coabitare". In questo caso, il clamore arriva da ciò che con tutta tranquillità e naturalezza ha affermato un religioso saudita durante una trasmissione televisiva andata in onda nel suo Paese. "Un uomo può sposare anche una bambina di un anno, perché non c'è un età minima per le nozze". Ma il "religioso", tale Ahmad Al Mubi, esperto di religione islamica e questioni matrimoniali, conferma poi che "il modello che dobbiamo seguire è quello del Profeta Maometto: lui prese in moglie Aisha quando aveva appena sei anni, ma iniziò a far sesso soltanto quando ne aveva 9". Ma proprio sul fatto sessuale, considerato dal 'nostro' Al Mubi un lato marginale, questi spiega ancora che il tutto "dipende dalle tradizioni e dai luoghi, in Yemen si sposano a 9,10 anni, altrove a 16, ma non conta... Una cosa sono le nozze, un'altra fare sesso". Bambine offerte alla violenza sessuale dunque attraverso un contratto, dove per esempio, con la stessa semplicità con cui si vende una pecora, il padre vende la figlia di sei anni -come succede- ad un vecchio sessantenne. Raccapricciante è un fatto accaduto in Afghanistan, dove il colonnello Mohamamad Khan, 70 anni, in procinto di trasferirsi a Kabul, cedette sua figlia 13enne ad un uomo di 50. Dopo le ... "nozze", la bambina scrisse decine e decine di lettere al padre implorandolo di andare a riprenderla. Lo fece solo dopo diversi anni, trovandola agonizzante sul letto di casa. Con un filo di voce, la bambina sussurrò l'ultima maledizione a suo padre: "Grazie papà per avermi abbandonato nelle mani di quell'uomo"... (Gericus)

mercoledì 25 giugno 2008

SFIDA A SCACCHI CON LA MORTE

Buzz, il "duro" capobanda, sfidava James Dean, in "Rebel without a cause" guidando l'auto nella "Chicken run", cioè nella "corsa del pollo". Era il 1955, ed il film, primo nel suo genere a mettere in risalto l'insofferenza dei giovani cresciuti nel dopoguerra, era "Gioventù bruciata". Ma oggi, a distanza di oltre 50 anni, con una gioventù che ormai non ha più niente da bruciare, confusa nella nebbia degli sballi del sabato sera e nella mania dei cellulari perennemente in contatto, chi l'avrebbe mai detto che si può ancora morire per una "prova di coraggio"? Angelo Di Biase (foto) aveva quasi 21 anni -li avrebbe compiuti il prossimo 14 luglio-, era un operaio ed abitava a Pinerolo. La voglia di vivere -con l'esuberanza dell'età- e la noia della vita di provincia, unita ad un pizzico di follia, in una notte di afa si è tramutata in tragedia: "Guardiamo chi riesce a salire per primo sul tetto del treno" qualcuno deve aver detto in quel gruppetto di tre amici. Massì, rompere la monotonia e poi, col telefonino, riprendere il tutto e scaricarlo in rete. Chissà se questa pazza idea era già stata messa in atto altre volte, fatto sta, che quel "Minuetto" fermo sul binario morto della stazione di Pinerolo e pronto a partire verso Torre Pellice all'alba di quella stessa mattina era troppo invitante. Con l'orologio che segna le due della notte, Angelo Di Biase ha sfidato così sorte e compagni. E' stato il più lesto a salire in cima, ma non ha fatto in tempo ad assaporare "la vittoria", perché una scarica di corrente da 3000 volt lo ha ucciso all'istante. L'amico Aldo Nocerino, 21 anni, lo ha visto stramazzare sul tetto della locomotiva, e senza pensarci due volte è corso in suo aiuto, prendendosi a sua volta una scarica elettrica -fortunatamente non letale- che lo ha fatto volare a terra. E' il terzo giovane presente, 17 anni, a lanciare l'allarme al 118 e ai Carabinieri, che giungeranno sul posto in una manciata di minuti. Si può morire anche così nella nostra provincia, se non abbiamo l'auto super truccata per primeggiare nelle gare clandestine di velocità tipo "Gunball" o se non siamo "fatti abbastanza" per guidare nella notte "a fari spenti per vedere se è poi così difficile morire"... Anche "Buzz" morì nella "chicken run", perché pure lui non sapeva che nella sfida con la morte, è sempre la donna in nero a dare lo scacco matto... (Gericus)

martedì 24 giugno 2008

AMORE LETALE...

ROMA - Chissà se Loredana Benincasa, 25 anni, voleva morire per un patto d'amore col fidanzato Nicolò Di Stefano, di un anno più giovane. Non sarebbero purtroppo i primi a decidere di andarsene. Ma in questo caso, andarsene da che cosa? Qui non c'era niente che osteggiasse i loro incontri, il loro amore, quindi? In quel lago di sangue dove i due sono stati rinvenuti, qualcosa non quadrava, e questo è saltato subito agli occhi degli investigatori della scientifica. Sul corpo della povera Loredana, i medici che hanno effettuato l'autopsia hanno contato ben 30 coltellate. E che lei non volesse morire, sono quelle numerose ferite da taglio rinvenute sulle sue mani, sicuramente procuratesele nel disperato tentativo di evitare i fendenti. Per Nicolò, tuttora in vita presso il reparto di rianimazione del Policlinico Gemelli di Roma, un accusa tremenda, se confermata: omicidio. Non è dunque un amore che cercava la morte per raggiungere l'eternità, tipo quelle raccontate da grandi drammaturghi, ma un odio che tutto distrugge proprio perché quell'amore è finito. Loredana infatti lo aveva confidato su internet che quel sentimento una volta tanto intenso, era giunto al capolinea: "Come faccio a lasciarlo? Quanti casini... ho paura". Chissà se quella "Lolly83" che firma l'agghiacciante messaggio e lei. Sarà Nicolò, nella speranza che possa sopravvivere alle ferite -anche se i medici non disperano- a spiegare il terribile segreto di ciò che è accaduto in quella stanza, e a spiegare poi i perversi meccanismi che armano la mano per uccidere chi, dopo tanto amore, ti dice che tutto è finito, e che la vita, nonostante tutto, può e deve continuare ad andare avanti. (Gericus)

giovedì 19 giugno 2008

IL VENTO NON SOFFIA PIU'...

Altri tempi e altre latitudini, quando in 500 mila accorrevano ai suoi concerti, camicia a fiori e 'canna' tra i denti, jeans a 'zampa di elefante' e minigonne che facevano intuire tutto. C'era la rabbia del Vietnam e una guerra in sospeso sul mondo intero diviso ancora in due settori. E poi c'era lui, il menestrello di Duluth, Bob Dylan, (foto) figura chiave del movimento pacifista a lanciare previsioni quasi sempre catastrofiche ma che venivano assimilate da tutta la gioventù del globo, che con accendino acceso in mano, nel 1963 sospirava "How many roads must a man walk down, before you can call him a man". Nessuno lo sapeva, ma sicuramente "la risposta era nel vento" che soffiava minaccioso. Anche in Italia Bob Dylan diventò subito "un grande", poiché con Blowin' in the wind, arrivarono brani storici come A Hard Rain's a Gonna Fall (Oh, where have you been, my blue-eyed son?...) incisa l'anno prima; Mr. Tambourine Man nel '65 (Hey Mr. Tambourine man, play a song for me...); Just Like a Woman stesso anno (Nobody feels any pain / tonight as I stand inside the rain...); Like a Rolling Stone ancora nel '65 (How does it feels...); e poi ancora Highway 61 Revisted (Ho God said to Abraham, "Kill me a son..."); Sad Eyed Lady of the Lowland nel 1966 (With your mercury mouth in the missionary times...). Un Bob Dylan all'apice del successo,che però, a differenza di Beatles e Rolling Stones, si guardò bene dal venirlo a condividere con i suoi fans italiani. Lo ha fatto oggi a Chatillon in Valle d'Aosta e solo in altre rare volte in epoche recenti. "Canto per non diventare un mito" ha detto in una delle sue pochissime confidenze rilasciate alla stampa. Una frase che non quadra, visto il suo distacco -o menefreghismo?- verso il pubblico, che fa pensare invece ad un Bob Dylan ormai "ingabbiato" nel mito. Proprio adesso, che anche per lui "il vento non soffia più"... (Gericus)

mercoledì 18 giugno 2008

IL MISTERO DEI CINQUE PIEDI

Li hanno trovati un po' alla volta. Due,nell'agosto passato, sulle spiagge delle isole Jodediah e Gabriola, il terzo sulle coste dell'isola Valdez. Il quarto piede lo ha avvistato una donna sulla battigia dell'isola Kirkland e l'ultimo, lunedì scorso, rinvenuto sulla spiaggia dell'isola di Westham. Ad un attento controllo, quattro piedi destri e uno sinistro, dei quali tre maschili e due femminili, e tutti, contenuti dentro altrettante scarpe da ginnastica. Per i medici che li hanno esaminati, non si tratta di "amputazione", ma normale distacco da corpi in decomposizione. Ma quei macabri resti, oltre che inorridire gli abitanti di quelle isole sparse tra lo stretto di Georgia e Vancouver (Stati Uniti e Canada) hanno anche alimentato le più fervide fantasie. Qual'è dunque il motivo, e soprattutto, quale mistero si cela sotto il ritrovamento di quei cinque piedi? Un naufragio avvenuto sulle coste del Pacifico? Macabri resti di vittime perite in un incidente aereo avvenuto nel 2005? Resti di altrettante persone uccise da uno spietato killer della zona? Vittime di una guerra tra gang rivali? Per la polizia canadese non ci sono dubbi, tanto d'aver affidato il caso alla "sezione criminale", dove i medici legali cercheranno attraverso il Dna di risalire all'identità di qualche scomparso. Ma si fa avanti anche un altra ipotesi, e a proporla è un esperto di correnti marine, tale Curtis Ebbesmeyer, il quale parla sì di evento delittuoso, spostando però il campo. Egli sostiene infatti che i vari omicidi possano essere stati commessi lungo il corso del fiume Fraser, che per molti chilometri attraversa la regione e che sbocca proprio nello stretto tra la Georgia e Vancouver. E' da lì che provengono quei poveri resti? (Gericus)

L'ARTE DEL BARATTO: DO UT DES...

Diavolo di un dentista! Eppure, se ben guardiamo, la sua idea non è per niente 'peregrina', perché quello che lui ha fatto, non è poi una novità né tanto meno, una 'sfacciataggine', poiché tale pratica, nel Medioevo era "moneta corrente". E se poi ancora vogliamo andar a vedere la definizione esatta del "baratto", questo non era altro che "lo scambio di beni contro beni, cioè beni apprezzati da tutti perché soddisfacevano bisogni essenziali". E lui, medico dentista genovese, cosa ha fatto? Ha messo un inserzione su internet, offrendo la sua professionalità "gratis" solo a giovani ragazze di bella presenza e consapevoli della propria potenzialità". E in molte hanno accettato, barattando il proprio corpo con i servigi del dentista. E giù lo scandalo 'bavoso' di falsi moralisti, tutti maledettamente imbufaliti però di svolgere altre... attività o professioni. E' stato infine smascherato il nostro "Robin Hood" del 'trapano ronzante', e subito additato come il giustiziere "della piorrea". L'unico punto che invece è rimasto sconosciuto, è sapere se il nostro dentista chiedeva il "pagamento" prima o dopo il suo intervento... (Gericus)

sabato 14 giugno 2008

E VENNE IL GIORNO DEL "SI".

Avviso: Chi è in crisi finanziaria, chi non riesce ad arrivare a fine mese, e pertanto non ce la fa a pagare il mutuo della casa, mettere benzina nell'auto, farsi due giorni di ferie in una spiaggia libera dell'Arci, bene, è pregato di non leggere questo pezzo. Gli altri... facciano loro, con tutti gli annessi e connessi del caso. Dunque.
E' considerato il matrimonio del secolo, di quelli che si vedono una sola volta nella vita quello tra Flavio Briatore e Elisabetta Gregoraci, (foto) lui, magnate della Formula 1 e lei la "velina rivelata". Ad unirli nel "sacro vincolo del matrimonio" non sarà il parroco di Grottaferrata, ma il cardinale Poupard nel santuario del Santo Spirito in Vaticano, poi, dopo la cerimonia, invece di un modesto banchetto magari fuori porta, una festa di due giorni in stile Hollywood. A tavola, neo sposi e invitati troveranno questo menù: Tartare di salmone in salsa citronette su letto di insalatina con julienne di finocchi, carote e sedano. Come primo, risotto alle verdure di stagione con fiori di zucca e scampi, e a seguire, trancio di branzino in salsa mediterranea, con contorno di fagottino di fagiolini, patatine prezzemolate e piccola parmigiana di melanzane. Tralasciamo i vini più rinomati e i fiumi di champagne, altrimenti, come si dice, "facciamo notte". Un menù con un occhio alla linea, dunque, ma non di certo al portafoglio: 370 invitati; 3 Rolls Royce; 200 Mercedes per gli ospiti; 300 autisti; 220 uomini di sicurezza; 80 runner; 40 camerieri; 6 chef; 16 sommeliers; 1 maitre; e 18 hostess di sala. Spesa complessiva del "matrimonio del secolo", circa 2 milioni di euro, che in moneta del vecchio conio, sono un qualcosa come "quasi 4 miliardi di lire". Auguri agli sposi... (Gericus)

QUESTA EUROPA CHE NON PIACE

L'Irlanda, con il suo 53,4% di voti contrari, ha detto NO al trattato di Lisbona, ovvero a quel Testo redatto dall'Unione Europea per sostituire la Costituzione. E non è l'unico Paese ad aver 'stoppato' la 'casa europea', poiché Francia e Olanda bocciarono lo stesso Trattato già nel 2005. Ma seppur gli europeisti convinti e di prima leva parlano di "grave intoppo", gli 'euroscettici' -e tra questi Francia, Inghilterra e Repubblica ceca- plaudono a questo risultato: "E' la vittoria della libertà e della ragione sui progetti elitari artificiali e sulla burocrazia europea" dice il presidente ceco Vaclav Klaus, mentre Parigi, più accomodante, fa sapere che "bisogna andare avanti, naturalmente aggiustando questo testo". Compiaciuto del risultato irlandese, il leader conservatore inglese David Cameron però non ha dubbi: "Il trattato deve essere dichiarato morto". Alcuni mugugni europei del resto li avevamo già sentiti, per questa Europa che vuole annullare culture e diversità nazionali e vuole rendere tutti orfani di usanze ormai radicate nei diversi popoli. Anche in casa nostra c'è chi esulta, e tra questi il ministro delle Politiche comunitarie Andrea Rocchi: "E' la sconfitta ad un modello di Europa tecnocratica e burocratica, rifiutata perché non lascia spazio a sogni e speranze". Un Europa tutta da ripensare dunque, perché come scrive Vittorio Macioce sulle pagine de Il Giornale, "è la delusione di un intera generazione che ha creduto davvero nell'Europa viaggiando sacco in spalla sui binari dell'Interail e affogando le notti nell'Erasmus, a cui hanno detto: servono sacrifici, l'Europa ci chiede di far quadrare i conti dello Stato, pagate, pagate, rinunciate alla pensione, siamo cittadini di un sogno". Felicità, dolce chimera sei tu, diceva una vecchissima canzone, anticipando sogni e bisogni di tempi a venire, ben sapendo -forse- "che la casta dei burocrati, dei sacrifici continui, non ha mai conquistato i cuori della gente". (Gericus)

venerdì 13 giugno 2008

DIMENTICARE SAMUELE...

Quello di cui Annamaria Franzoni (foto) deve fare a meno, è rilasciare interviste. E ora che è in cella, più che mai. Al di là della gravità del fatto per cui è stata condannata, la Franzoni merita tutto il nostro umano rispetto, sia come madre che come persona, oltre che come vittima. Dopo questo però, farla passare quasi per un "Silvio Pellico" nelle "sue" prigioni, lo trovo un po'... stridulo. Nella pagina de La Stampa di questa mattina a lei interamente dedicata, ne viene fuori un quadro ambiguo -come se ce ne fosse ancora bisogno- di donna che continua a sentirsi ingiustamente punita, quasi come se su di lei si fosse scatenata una congiura dalle tinte fosche. Pertanto, dopo il lungo iter processuale conclusosi con quei 16 anni di condanna da scontare in galera, recentemente l'onorevole Stefano Esposito del Partito Democratico è andato a trovarla nel carcere di Bologna (perché proprio lei e non ad un altra sciagurata qualsiasi?), e alla domanda se dorme la notte, la Franzoni ha ribadito "Certo che dormo, perché sono innocente". Orbene, pur prendendo per oro colato ciò che dice, è ugualmente difficile pensare che una madre possa dormire beatamente -pur innocente-, su di una branda racchiusa al di là delle sbarre e col pensiero di un figlio massacrato appena sei anni prima, perché non so quante potrebbero abbandonarsi così, tranquillamente, tra le braccia di Morfeo. Ma pure l'aspetto del "quotidiano" messo in pagina dalla giornalista, tende a dare di lei un quadro 'uggioso', perché ci si allontana volutamente dal "nocciolo della questione" per scivolare nel patetico, in "lei che si alza molto presto e l'unico svago è la televisione", in lei che "a volte chiede a suo marito di portarle dei dolci", e lui che "arriva con i bimbi", e con "le detenute che non sono gelose di me perché qui, tutti mi adorano". E poi le sue certezze, cioè "mio marito Stefano non mi lascerà mai", per chiudere poi con una frase per molti versi indecifrabile: "Qui? Non mi manca niente, a parte mio marito e i miei due figli". Due figli dunque, quando invece è sempre colui che non c'è più che dovrebbe essere il più amato, il primo tra i pensieri in assoluto. Povero piccolo Samuele. Cosa avrai mai fatto nella tua breve esistenza per non meritarti neppure un piccolissimo accenno di affetto materno, di mancanza... (Gericus)

giovedì 12 giugno 2008

LA MOGLIE? ILLIBATA DEVE ESSERE...

Magari succede anche da noi e non lo sappiamo, mentre in Francia ormai è di dominio pubblico. Lo dicono i quotidiani parigini: "Islamiche in coda dal chirurgo per ritornare vergini". Persa dunque la verginità come una qualsiasi ragazza occidentale, la donna islamica -di seconda generazione però- nel momento del matrimonio corre ai ripari, ricostruendo quello che il futuro marito vuole trovare non ancora violato. E magari sarà pure felice. Usanze praticate -e superate- decine e decine di anni fa nel nostro profondo Sud, trovano ancora conferma dunque in certe latitudini del mondo, e sebbene questo accada nella Francia del Duemila, dimostra ancora una volta il divario di mentalità esistente in quest'Europa dalle mille culture. Per "ritornare illibate", le islamiche lasciano la Francia per raggiungere la vicina Inghilterra, dove lì, in poco più di mezz'ora, un chirurgo londinese restituirà al costo di 2.000/2.500 euro, un imene bello e nuovo, "simbolo di virtù e rettitudine morale". E non c'è tanto da scherzare, perché anche la legge francese ultimamente, grazie ad una sentenza emessa da un tribunale di Lilla, ha dato ragione a quel marito musulmano che aveva ripudiato la moglie -musulmana pure lei-, poiché non trovata "molto casta" la prima notte di matrimonio. E dal momento che la Francia ha una consistente comunità islamica, sembra che siano addirittura nate agenzie "pseudo-turistiche" che organizzano mensilmente dei "viaggi di restauro", dove le "turiste" sono in buona parte donne in procinto di sposarsi. E la scusa per questo viaggio è quella di un salto ad un'amica lontana o di un momento di relax tra amiche prima del fatidico "si". Anche i dieci punti di sutura poi non sono un problema, dato che spariranno automaticamente da soli, dando a lui, al futuro sposo, la stessa soddisfazione che prova lo scalatore nel momento in cui raggiunge la vetta e grida: "Qui nessuno è mai passato prima di me"... (Gericus)

SANTA RITA CONVENZIONATA CON L'ALDILA'

Il chirurgo Pier Paolo Brega Massone, 43 anni primario del reparto di Chirurgia toracica della clinica Santa Rita di Milano e principale imputato di questa "malasanità" criminale, dal carcere dice: "Accuse folli". Parla di un oscuro piano per metterlo fuori dal "giro che conta", poiché, come sostiene, "avevo troppi pazienti". Troppi pazienti, troppi soldi da incassare, perché per lui, "il meneghino dottor Mengele", i malati rappresentavano soltanto bigliettoni di euro e niente più, visto come ne parlava: "Io pescavo dappertutto" si sente dire in una delle tante intercettazioni telefoniche acquisite dalla Guardia di Finanza. "Pescavo da Lodi dove tiravo fuori le mammelle, poi ho cominciato a pescare anche i polmoni... dall'Oltre Po pavese, da Pavia a Milano". Disprezzare la vita altrui. Cinismo o bestialità innata non fa alcuna differenza. Il ribrezzo che salta fuori da quelle telefonate però non ha fine. "Questo ormai non rende più. Lasciamolo morire... ma non qui" dice qualcuno riferendosi ad un anziano paziente in fase terminale. C'è poi chi rincara la dose, e riferendosi ad un altro ricoverato commenta: "E' molto grave? Concentriamoci sull'intervento, perché se andiamo in sala conviene". Una vita che si spegne, una cifra da incassare, così come per un polmone asportato, una mammella tolta, una protesi infetta ma impiantata ugualmente, perché "quella costa 450 euro, e mica la butto". Si moriva a raffica nella clinica Santa Rita di Milano, con una percentuale 20 volte superiore alla media ospedaliera riscontrata negli altri nosocomi, e per chi non moriva, lo spostamento quotidiano da un reparto all'altro per incassare all'infinito le sovvenzioni della Regione. Speriamo sia tutta "una bufala", che la Guardia di Finanza abbia ascoltato per sbaglio "il dialogo di un vecchio film dell'orrore" scambiandolo per conversazioni tra medici, tra coloro cui affidiamo la sorte di un figlio, di un padre, di noi stessi... (Gericus)

mercoledì 11 giugno 2008

OCCHIO ALLE TRUFFE #10

Si aggiunge oggi alla lista delle truffe che ormai invadono la nostra casella postale, una mail che si presenta illegalmente con il logo della Banca Fideuram, la quale, naturalmente, non ha niente da spartire con la tentata truffa "in suo nome".

Qui sotto, il testo, ennesimo caso di "Phishing", ovvero, tentativo di furto di identità elettronica di un utente... distratto.


"Gentile cliente Fideuram,

il servizio Tecnico di Banca Fideuram sta eseguendo un aggiornamento

programmato del software al fine di migliorare la qualità dei servizi bancari.

Le chiediamo pertanto di avviare la procedura di conferma dei dati del Cliente.

A questo scopo, La preghiamo di cliccare sul link che lei troverà

alla fine del messaggio.

Scusandoci per ogni eventuale disturbo, la ringraziamo per la collaborazione"

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NON AVVIARE NESSUNA PROCEDURA DI INSERIMENTO DATI!

E' UNA TRUFFA!!!!!

Cestinare immediatamente la mail!









LO STRANIERO E' UNA RISORSA...

VERONA - Valerio Volpe 35 anni e la sua convivente Caterina Nervo di 31 lo avevano capito da tempo che gli stranieri sono una risorsa per l'Italia. Da tempo lo leggevano su certi giornali, ed un giorno hanno voluto "monetizzare" questa risorsa. Come? Uccidendone uno, Adrian Kosmin, un ragazzo romeno di 28 anni, assunto come autista nella loro azienda di autotrasporti. Prima però lo avevano "invitato" ad accendere una polizza sulla vita dal premio di 900 mila euro, dove la beneficiaria era proprio lei, Caterina Nervo, la sua datrice di lavoro. E dal momento che la ditta non navigava in buone acque, sono passati "all'incasso". Con la scusa del saldo di un conto arretrato, venerdì scorso Adrian Kosmin è stato invitato a casa dai suoi datori di lavoro e qui, dopo un caffè narcotizzato, il ragazzo è stato ucciso con un colpo alla testa. Il suo corpo semicarbonizzato è stato trovato dentro alla sua auto in fiamme (foto) nei pressi del casello autostradale della A22 a Cavaion in provincia di Verona. Ad appiccare il fuoco, i suoi datori di lavoro nella speranza di far sparire qualsiasi prova del loro crimine. L'autopsia però ha rivelato che nei polmoni della vittima non c'era traccia di fumo, dando così la certezza che questi fosse stato ucciso prima che le fiamme lo devastassero. Sospetti che hanno preso maggior consistenza quando è venuta alla luce la storia di quell'assicurazione sulla vita, e la prima a cadere nella trappola è stata proprio lei, Caterina Nervo, la "beneficiaria".
Ha raccontato per filo e per segno le fasi di quell'orrendo delitto e il motivo, quei 900 mila euro che avrebbero risollevato le finanze della ditta. L'accusa per ambedue è pesante: omicidio volontario, vilipendio e occultamento di cadavere. Roba da ergastolo. (Gericus)

martedì 10 giugno 2008

LA CLINICA DEL TRAPASSO A PAGAMENTO

L'orrore non ha mai fine, ma quando crollano anche le certezze ormai consolidate di una società fondata su valori morali, rispetto della dignità propria e altrui, beh, allora vuol dire che siamo proprio al capolinea di una società senza futuro. Nella clinica privata Santa Rita di Milano, se tutto ciò che è stato scoperto risulterà vero, la dignità umana è stata calpestata, e con lei, quella medica alla quale affidiamo la nostra salute, la nostra vita. "Giuro per Apollo medico e Asclepio e Igea e Panacea e per gli dei tutti e per le dee, chiamandoli a testimoni, consapevole dell'importanza e della solennità dell'atto che compio e dell'impegno che assumo, giuro di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento, di perseguire come scopi esclusivi la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell'uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale, di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di un paziente, di attenermi alla mia attività ai principi etici della solidarietà umana, contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze... [...] E' una piccola parte del Giuramento di Ippocrate, quello che si fa quando si abbraccia la professione di medico, e che nell'antico giuramento (formulato appunto da Ippocrate nel 430 a.C.) si conclude con queste parole: "E a me dunque, che adempio un tale giuramento e non lo calpesto, sia concesso di godere della vita e dell'arte, onorato degli uomini tutti per sempre; mi accada il contrario se lo violo e se spergiuro". In quella clinica milanese, non si curava il malato, ma il business, perché più corpi aprivi, sezionavi o morivano sotto i ferri, più soldi entravano nelle tasche dei medici, macellai che al loro confronto, un certo dottor Josef Mengele -colui che ad Auschwitz-Birkenau ne fece di tutti i colori-, diventa un timido principiante. Alla clinica Santa Rita tutto era pianificato, come dimostrano le intercettazioni telefoniche in mano agli inquirenti: "Più operi e più ti pago", pertanto anche un semplice mal di pancia diventava un tumore da operare: "Fai passare ogni malattia per un tumore, così si becca 20 mila euro di rimborso dalla Regione", e infine, non si buttava via niente, neppure protesi infette: "Il chiodo non è sterilizzato? Non buttarlo che costa un sacco di soldi. Lo impianterò in un vecchio novantenne, tanto per lui l'aspettativa di vita è minima, quindi anche se muore fa niente...". Gli anziani -ma non solo- lì al Santa Rita avevano ben poche speranze di guarigione, tanto che a una donna di 90 anni volevano asportare un seno per un tumore, poi negato dagli anestesisti perché... ritenuto a rischio. "Mi hanno bocciato la mammella novantenne!... Ma lo sapevo, quel mio collega è proprio un deficiente..." Tredici medici e il proprietario della clinica sono stati arrestati. "L'ho sempre detto che qui dentro si muore" ha sospirato qualcuno che conosceva bene l'ambiente. E' già, in troppi, grazie a tutto questo marcio, erano passati da uno stipendio di mille e 700 euro a 28 mila euro al mese... E il Giuramento di Ippocrate? Cartaccia... Meglio quella con filigrana degli euro... (Gericus)

domenica 8 giugno 2008

STERMINARE LA FAMIGLIA: UN BUSINESS

Neil Entwistle, 29 anni, faccia da bambino e mente omicida, era un consulente informatico inglese trapiantato negli Stati Uniti. Sui banchi dell'università aveva conosciuto l'americana Rachel, 27 anni, colei che sarebbe diventata sua moglie e che nell'aprile del 2005 gli avrebbe regalato una figlia, Lily. Una famiglia perfetta, si potrebbe dire, poiché niente mancava a questa giovane coppia per essere felice, un buon lavoro, una figlia, e una casa appena acquistata nel tranquillo borgo di Hopkinton alle porte di Boston. Dai rapporti della polizia però, risulta che Neil era attratto dal sesso a pagamento e in più era ossessionato dai siti internet a luci rosse. Peccati veniali avremmo potuto etichettarli, se non fosse che un giorno, nel gennaio del 2006, sua moglie Rachel e la piccola Lily di 9 mesi vengono trovati assassinati a colpi di pistola, e lui, uccel di bosco. Da un accurato controllo, si scopre infine che Neil era sommerso pure dai debiti. La caccia all'uomo quindi inizia. Verrà scovato e arrestato a Londra il 9 febbraio scorso. La prima domanda che gli rivolge la polizia è "perché sei fuggito"? Racconterà che dopo essere rientrato a casa da un giro di shopping, aveva trovato moglie e figlia massacrati nel letto matrimoniale: "Era chiaro quello che era successo, per questo non ho chiamato la polizia". I giudici del tribunale di Woburn, Massachusetts invece sospettano che Neil sia l'ennesimo killer psicopatico e insospettabile. A dare manforte alle loro convinzioni, sul retro di un biglietto trovato in tasca all'uomo e sul quale egli esprimeva tutto l'amore verso moglie e figlia, c'era scritto minuziosamente anche la sua intenzione di vendere la storia del massacro a quei giornali che avrebbero pagato di più. Nel processo che si celebra in questi giorni, tra breve l'accusa presenterà alla corte tracce di Dna ricavate sul grilletto dell'arma che inchioderebbero l'uomo alle sue responsabilità. Per Neil Entwistle, faccia da bambino e mente omicida, l'ergastolo è solo dietro l'angolo. (Gericus)
[foto:Neil, Rachel e Lily]

sabato 7 giugno 2008

IL PIU' ANTICO MESTIERE DEL MONDO

Sono più di 100mila le prostitute in Italia che offrono i loro servigi. Un numero che cresce di anno in anno, alimentando un movimento di denaro stimato mensilmente in 90 milioni di euro. Donne -e giovanissime- che arrivano da ogni angolo del mondo, e che secondo una ricerca effettuata da Andrea Di Nicola, docente di criminologia all'università di Trento e coautore di uno studio qualitativo sul settore, "solo una su tre dichiara di essere sfruttata", ovvero di essere in mano al racket o a un protettore, rendendo mensilmente ai suoi aguzzini un qualcosa come 7mila euro. Prostituzione italiana battuta dalla concorrenza, il mercato del sesso è ormai in mano alle straniere, africane in primo luogo seguite subito da donne dell'est, anche se attualmente si assiste ad un invasione di donne cinesi, super organizzate e che tengono in mano la rete delle case d'appuntamento. Se la prostituta italiana si offre per non meno di 100 euro, -compreso la camera- con le straniere il sesso è assicurato con 30, da consumarsi prevalentemente in macchina, cioè "un colpo e via". Ma quali sono le regioni italiane dove il più antico mestiere del mondo è richiesto maggiormente? In cima alla classifica troviamo il Lazio (7.000 prostitute), la Lombardia (6.000), il Veneto (3.500), il Piemonte (3.000), il Friuli (2.500), e la Campania (2.000). Guardando poi le statistiche si scopre che di queste 100mila prostitute, il 50% proviene da 60 Paesi differenti, il 35% opera nei locali aperti al pubblico o in appartamenti, il 20% sono minorenni, 30% sono i transessuali, e il 65% lavora in strada. I clienti maschili in Italia sono oltre 9 milioni, e la loro età varia dai 35 ai 50 anni, generalmente sono sposati e i loro incontri a luci rosse si verificano con cadenze quindicinali. Una buona parte di questo esercito di "godurioni" preferisce incontri con donne dell'est, la prestazione più richiesta è sesso vaginale e quasi tutti sono favorevoli alla riapertura delle cosiddette "case chiuse". Il giro d'affari sommerso infine supera abbondantemente il miliardo di euro all'anno. (Gericus)

venerdì 6 giugno 2008

MORIRE A TREVISO PER CIRCONCISIONE

Così, come tagliare un unghia, come tagliarsi una ciocca di capelli ribelli, così, come se niente fosse, un bambino di due mesi è stato "circonciso" in casa da una "praticona", dietro richiesta dei genitori. Ed è morto dissanguato. E' successo a Visnabello di Spresiano, un piccolo centro alle porte di Treviso, e vittima innocente è Prince Aseh Evidence Obosee, primogenito di una coppia africana proveniente dalla Nigeria. Così, come vuole la legge dell'Islam, per il piccolo si è messo in atto la pratica della circoncisione, pertanto, forbici in mano e 'zac', via la pelle sulla punta del glande, immaginando urla di dolore del neonato e sangue che sgorga senza sosta. Fosse stato portato immediatamente in ospedale, forse il bambino sarebbe sopravvissuto, ma l'ignoranza ha fatto il resto, poiché solo la mattina dopo, alle ore 6.30, il 118 di Treviso ha ricevuto la chiamata di soccorso. Troppo tardi per il piccolo, giunto ormai cadavere all'ospedale Ca' Foncello di Treviso, sebbene i medici abbiano tentato inutilmente di rianimarlo. Il referto parla di collasso cardiocircolatorio causato da emorragia, per quell'assurdo intervento di circoncisione eseguito male e sicuramente in condizioni igieniche proibitive. Per i genitori del bambino, è ipotizzata l'accusa di omicidio colposo estesa anche all'autrice materiale dell'intervento, fermata ieri e portata in Questura. Usi e costumi a noi estranei, trapiantati di sana pianta in Italia, una situazione aberrante ed ora sotto gli occhi di tutti. "Se l'esito dell'autopsia dirà che la morte del bambino è avvenuta a causa di quella stramaledetta pratica religiosa -dice il senatore leghista Piergiorgio Stiffoni- chiederò immediatamente agli organi competenti la proibizione in tutto il territorio italiano della circoncisione a neonati e bambini". E io aggiungerei pure la barbara usanza dell'infibulazione per le bambine, sicuramente ancora più dolorosa nella sua assurdità. (Gericus)

LA 'DERIVA' DEL '68...

Ma il Sessantotto, fu vera gloria? E' un quesito che sempre più spesso trova spazio sui giornali, impegna filosofi e risveglia coscienze di chi quel periodo lo ha vissuto, da una o l'altra parte. Io me li ricordo quei tempi, le agitazioni studentesche, i primi sonori 'vaffa' rivolti ai professori, e i cortei delle femministe che al grido di "Col dito, col dito, l'orgasmo è garantito!" annunciavano la loro 'emancipazione'. Alla base di tutto, spinelli fumati in piena libertà, 'carburante' ideologico per un viaggio verso una scuola diversa e ancora tutta da inventare. Qualcosa si deve essere inceppato in quel viaggio, se oggi gli studenti del liceo Virgilio di Roma, dopo che i carabinieri in borghese hanno identificato quattro di questi che fumavano hashish, commentando negativamente il fatto dichiarano che "un operazione di questo tipo all'interno della scuola è inaccettabile". Scuola dunque come mondo a parte? Scuola zona franca per qualsiasi azione illegale? "La generazione del '68 ha rovinato la scuola" dichiara Francesco De Gregori, vate di una certa cultura di quei tempi, e palcoscenico per queste sue parole, Omnibus, una trasmissione televisiva su La7. "La responsabilità maggiore del '68 -continua- è stata quella di screditare la scuola, di interrompere il principio di autorità ed eliminare totalmente la meritocrazia". Ma è l'Italia il Paese dove il '68 ha fallito maggiormente, poiché come ammette ancora De Gregori, "mentre in altri Paesi vediamo gente di responsabilità di governo venuta da quella cultura, che ha modernizzato le proprie società, non credo si possa dire lo stesso per l'Italia". Se lo spirito della contestazione è stato nobile, quei valori auspicati di libertà e cambiamento sono ben presto affogati nell'anarchia più totale. "E' di quel periodo storico infatti la responsabilità del decadimento di oggi". Parole -e musica- di Francesco De Gregori... (Gericus)

mercoledì 4 giugno 2008

E LA CHIAMANO ESTATE... #2

"E la chiamano estate..." cantava Bruno Martino negli anni Sessanta o giù di lì, riferendosi però ad una "lei" che non c'era più. Oggi possiamo rispolverare questa vecchia canzone dedicandola non all'amore perduto, ma alla stagione che non c'è più, ovvero l'estate. L'immagine che salta agli occhi guardando fuori dalla finestra è prettamente invernale: nuvole basse e grigie e poi pioggia, pioggia senza sosta che ormai cade da giorni e che al di là di una incazzatura generale, tiene in allarme i responsabili della Protezione civile. E' il quattro giugno, il termometro (h. 5.09 pm) è fermo sui 16 gradi e sulle montagne che circondano Aosta (foto) è ricomparsa la neve. Il buffo è che si sta opprimendo la popolazione mondiale con lo spettro dell'era della siccità in arrivo. A questi "soloni del catastrofismo" basterebbe fare un salto in Valle d'Aosta per rendersi conto di quanta acqua scende lungo la Dora a causa delle incessanti piogge di questi giorni, e chissà che non cambierebbero registro. Vabbè, cantiamo che ci passa: "E la chiamano estate, questa estate, che non c'è..." (Gericus)

domenica 1 giugno 2008

MATTIA CHE NON C'E' PIU'...

E' successo in un attimo, sulla via di casa. Che brutto morire a sedici anni, così, in un attimo, quasi a tradimento. Mattia Pelagatti non era il "centauro spericolato" anzi, era un ragazzo che amava la vita, perché la sua vita era un insieme di tanti affetti e sogni troppo intensi per metterli in gioco. Le tragedie, si sa, spesso, arrivano quando meno te le aspetti, e poi, a sedici la morte è solo un concetto astratto. Il Destino ha voluto che gli ultimi giorni di maggio invece fossero anche gli ultimi per Mattia, in questo indecifrabile grafico della vita appeso chissà dove. Chissà quante volte, in sella alla sua Aprilia 50, Mattia avrà fatto tesoro delle parole di papà Riccardo e di mamma Francesca, con quel loro "fai attenzione", perché se ben guardiamo, anche in quel nefasto pomeriggio di venerdì 3o, Mattia "non bruciava" la strada. Il "Romito", per chi non conosce Livorno, è lo stupore di un quadro sul mare sempre blu, sul rosso del cielo nell'ora del tramonto e su un orizzonte lontano dove volano i gabbiani. E' qui che Mattia è caduto, diventando in un attimo parte di quel quadro, del blu di quel mare, del tramonto infuocato e di quell'orizzonte lontano. Ti troveremo in ogni stupore, Mattia, e poi, lasciatelo dire: "L'amore è vita, e la vita ha qualcosa di immortale"... (Gericus)