mercoledì 31 dicembre 2008

FINCHE' C'E' CONCU, C'E' SPERANZA...

SARDEGNA - Auguri signora Tiziana Concu da Cagliari, (foto) auguri sinceri. In un 2008 contrassegnato da tante brutture, finirlo con una notizia rassicurante ci lascia ancora un margine di speranza, e tutto grazie a lei, al suo gesto di onestà assoluta che ci allontana dalle paure di questa nostra "società allo sbando". "Quello che ho mi basta, e poi, ho una bella famiglia". Undici parole che in sintesi spiegano l'essenza della vita, del vivere civile. Mi permetta, signora Concu, se dico che c'è profumo di antico in questa frase da lei pronunciata, perché mi proietta in un mondo lontano, un mondo dove il denaro era utile solo per campare al minimo della decenza e non per dimostrare ricchezza sfacciata come oggi. Il giusto che basta, come del resto lei è riuscita ad impostare la sua vita fatta appunto di lavoro e stipendio, magari con qualche sacrificio. Ma il messaggio che arriva dalle sue parole va ben oltre, perché al di là della dignità morale dimostrata, lei, signora Concu ha ridato fiducia al nucleo familiare in tempi in cui, la famiglia, occupa sempre più spesso le pagine di cronaca nera. Ha fatto capire che il centro dell'universo non è l'arricchimento sfrenato "costi quel che costi", ma è la famiglia, quel ritrovarsi alla sera intorno a un tavolo e gioire della nostra vicinanza, e trovare una figlia, come la sua, che dice "sono orgogliosa di mia madre per il gesto che ha fatto", dimostrando che da un buon seme nasce sempre un buon germoglio . Buon Anno dunque signora Tiziana, grazie di esistere, e se mai nessuno dovesse stilare una classifica di "donna dell'anno", mi creda, il primo posto le appartiene di diritto... (Gericus).

Ps: Dimenticavo. La signora Tiziana Concu è colei che trovato 160 mila euro, li ha consegnati alla polizia...

lunedì 29 dicembre 2008

LA VALLE D'AOSTA E' UNA "REGIONE" E NON UNA "PROVINCIA"!

AOSTA - Un errore che si ripete, quello di scambiare "Regione" per "Provincia", e oggi lo fa "Il Sole - 24 Ore" nel riportare i dati dove Aosta svetta in testa a tutte le città italiane in quanto a vivibilità. Questo "svarione linguistico" infatti fu l'input di un articolo pubblicato su un giornale locale ben 52 anni fa, che qui riportiamo nella sua stesura completa:

"La Valle d'Aosta è una Regione e non una Provincia!

Come mai a dieci anni di distanza dall'istituzione della nostra Regione Autonoma, vi sono ancora dei quotidiani che nel dare notizie riguardanti il Piemonte, includono in tale regione la Valle d'Aosta? Perché poi la Rai nel dare i comunicati riguardanti il Piemonte, vi include le notizie di casa nostra? Non potrebbe la Rai dedicare cinque minuti ogni 24 ore per un notiziario relativo alla nostra regione?"
(Le Pays d'Aoste. Maggio 1956)

sabato 27 dicembre 2008

DONNE: VADEMECUM DELLA SOPRAVVIVENZA

Con il 2008 che se ne va, le donne -e che non lo dimentichino mai!- hanno avuto, senza volere, un regalo importantissimo per la loro integrità fisica, ovvero, il "vademecum" della sopravvivenza. Poche cosette ma utili da mettere in pratica nella malaugurata sorte, dovessero mai trovarsi in balia di un delinquente e stupratore: 1^ regola: non reagire affatto: 2)accontentare il bruto in ogni suo volere; 3)se è un nomade, soprattutto, non farlo innervosire con un assurda difesa della propria dignità; 4) se è anche ubriaco, suvvia, non fare troppo le schizzinose e infine, lasciarlo fare, anche se questi, dopo la violenza, stringe le mani sul collo per strozzarci. Tutto chiaro? Perché ricordate, con questa resa totale voi donne non correrete il rischio, oltre che di vittime certe, di essere anche complici del vostro carnefice. Vademecum scritto da un burlone penserete voi? Niente affatto. E' scritto a chiare lettere "nero su bianco" nella sentenza rilasciata dai giudici della Terza sezione della Corte d'Assise a proposito del non ergastolo dato al delinquente romeno Romulus Mailat che bastonò a morte, dopo averla violentata, Giovanna Reggiani, (foto) in quell'odioso fatto di sangue accaduto il 30 ottobre del 2007 a Tor di Quinto, periferia di Roma . La motivazione dei 29 anni di carcere anziché dell'ergastolo è racchiusa in queste parole: "La Corte, pur valutando la scelleratezza e l'odiosità del fatto, commesso in danno a una donna inerme e, da un certo momento in poi esanime, con violenza inaudita, non può non rilevare che omicidio e violenza sessuale sono scaturiti del tutto occasionalmente dalla combinazione di due fattori: la completa ubriachezza e l'ira dell'aggressore, e la fiera resistenza della vittima". Ecco fatto, ovvero, aver cercato con tutte le sue forze di difendersi, la vittima così facendo è diventata "complice" del suo assassino, perché se invece di reagire, fosse stata subito consenziente, questi non si sarebbe "incazzato" e di conseguenza, forse, e ripeto, forse, dopo la violenza sessuale non l'avrebbe uccisa. Tutto chiaro dunque? Davanti ad un simile scempio del pensiero, non inorridiamo per questa bestialità, non imprechiamo per questo ritorno all'Età della Pietra, ma da tutto ciò veniamone fuori con una riforma totale della Giustizia, della Magistratura e dei suoi esponenti. "Mi basterebbe sapere che in calce a questa sentenza" scrive Maria Giovanna Maglie sul Giornale di oggi riferendosi ai magistrati in questione, "ci siano nei prossimi giorni un po' di firme di gente che da voi prende le distanze, e non vi riconosce più come degni". Cosa aggiungere? Che il 2008, oltre a tutte le brutture dell'anno, si porti via, una volta per tutte anche certa magistratura... (Gericus)

mercoledì 24 dicembre 2008

BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO!!!

Un lieto Natale

a tutti


e un felice

Anno Nuovo.


Gericus (r.g.)




Merry Christmas and Happy New Yea
r. (inglese)
Joyeux Noel. (francese)
Bon Tzalende e Trèinadan. (patois valdostano)
Guetz Nus Yoar. (tich)
Frohliche Weihnachten und ein gluckliches Neus Jahr.
(tedesco)
Hyvaa Joulua. (finlandese)
God Jul. (norvegese)
Boas Festas e Feliz Ano Novo. (brasiliano)
Feliz Natal. (portoghese)
Pozdrevlyayu s prazdnikom Rozhdestva is Novim Godom. (russo)
Feliz Navidad. (spagnolo)
God Jull ett Gott Nyatt Ar. (svedese)
Bon Nadal i un Bon Any Nou. (catalano)
Glaedeling Jul og Godt Nytar. (danese)
Kala Christouyenna Kiefthismenos O Kenourios Chronos. (greco)
Vrolijk Kerstfeest en een Gelukkig Nieuwjaar. (olandese)
Kung His Hsin Nien bin Chu Shen Tan. (cinese mandarino)
Gun Tso Sun Tan'Gung Haw Sun. (cantonese)
Sung Tan Chuk Ha. (coreano)
Jutdlime pivdluarit ukiortame pivdluaritlo. (eschimese)
Shinnen Omodeto. Kurisumasu Omedeto. (giapponese)
Mele Kalikimaka & Hauoli Makahiki Hou. (hawaaiano)
Meri Kirihimete. (maori)
Merry Keshmish. (navajo)
La Maunia Le Kilisimasi Ma Le Tausaga Fou. (samoa)
Chung Mung Giang Sinh. (vietnamita)
Geseende Kersfees en 'n gelukkige Nuwe Jaar. (afrikaans)
Zorionak eta Urte Berri on. (basco)
Buon Natale e Bon Capu d'Annu. (corso)
Maligayang Pasko. (filippino)
Melkam Yelidet Beaal. (amarico)
Edo Bri'cho o rish d'shato Brich'to. (aramaico)
Hag ha Molad sameah Silvester tov. (ebraico)
Bikpela Hamamas Blong. (Papua Nuova Guinea)

LETTERINE A BABBO NATALE

Natale 1959:

"Caro Gesù Bambino, se mi porterai gli scarponcini con la lana , di certo non avrò più la tosse". Mario T.

"So che tu accontenti tutti i bambini del mondo e di certo ascolterai anche me. Anche se non sono stata tanto buona, portami per favore una carrozzella per la mia bambola...". Irene P.

"Sono sempre stata buona e brava. Anche se mi porti carbone invece di giocattoli fa niente, però portane molto, perché in casa nostra fa tanto freddo e papà è ammalato, ti prego". Lucia M.

"Signor Gesù Bambino, non mi hai portato niente perché sono povera. Portami tanti regali come ai bambini ricchi".
Angelina T. Aosta

"Da 15 giorni è morto mio papà e per me questo sarà un triste Natale. Spero però di trovare anch'io un piccolo regalo".
Danilo P. Aosta

"Caro Gesù Bambino, la nostra mamma è malata e il papà non ha un lavoro. Per questo rinunciamo volentieri ai doni, purché mamma guarisca e papà possa occuparsi". Franca, Lucia e Sergio B. Aosta

venerdì 19 dicembre 2008

ARRIVA BECKHAM IL... DIVINO.

MILANO - Arriva dunque. L'ex "Milano da bere" è in fibrillazione per questo evento. Arriva, arriva, statene certi, gente, pertanto ringraziamolo e genuflettiamoci per la sua magnanimità, per averci concesso, bontà sua, il piacere di vederlo "zampettare" sul verde prato, di poter gioire per i suoi eventuali goal, e per ammirare -soprattutto...- "il suo fisico scultoreo" come quello immortalato in una campagna di intimo Armani, e che ha mandato in brodo di giuggiole donne di mezzo -mezzo?- tutto il mondo. Parliamo di lui, il divino, il superlativo David Beckham, (foto) il giocatore di calcio più strapagato della galassia del calcio mondiale, dove al suo confronto, un Bobo Vieri -pur se altro Paperone- diventa un 'boccia' della Primavera. Con Beckham, poi, noi sportivi facciamo un vero affare, perché come capita spesso alla "Esselunga", "prendi due e paghi uno", pertanto l'omaggio sarà la moglie, la ex Spice Girl Victoria Adams, un "omaggio" però ingombrante, poiché proprio da ciò che ha detto questa "pepata ragazza", abbiamo subito capito chi, in casa Beckham, porta i pantaloni: "Conferenza stampa accanto a quella 'bonazza' di Ilaria D'Amico? Non se ne parla nemmeno. Stop al programma". E' andata così dunque, la signora Beckham teme il confronto -e ha anche ragione di temerlo!- con la nostra Ilaria, la "bellezza del calcio domenicale parlato" e sogno erotico di juventini, milanisti, interisti e così via, finalmente una volta tutti uniti sotto le lenzuola. Eccoci qui dunque, con il "divino" non ancora arrivato -sarà domani a Milano- che già sorgono veti, scombussolamento di piani televisivi e scoramenti di presentatori. Conferenza stampa veloce, velocissima, niente talk show e poi via. Ogni secondo di permanenza in video per Beckham e company, -una multinazionale del business- porta milioni di euro in royalties, quindi, o si paga o niente da fare. Per la coppia, c'è già a disposizione una larga scelta di ville stile Hollywood con piscina e tutto il resto, anche se sembra -ma questo dovrà essere verificato in seguito- che il "nostro" sceglierà una suite da 240 metri quadrati (fonte Gazzetta dello Sport) in uno dei più esclusivi hotel di Milano, con cuoco personale e maggiordomo al seguito. Questo, per il momento, è tutto. Ah, dimenticavo: stiamo parlando di "sport", di atleti che attraverso le loro prestazioni sportive -sudore e sacrifici- esaltano l'uomo e lo avvicinano agli dei, anche se questo però... è un altro discorso.... (Gericus)

giovedì 18 dicembre 2008

ELUANA: COME DONO LA MORTE

LECCO - E' un Natale distante quello che tra poco arriverà. Un Natale per molti versi "non Natale".
Eluana Englaro
(foto) è lì con i suoi silenzi, con la sua giovinezza ormai sfiorita che attende una risposta, sia nel bene che nel male. Il punto è questo: dov'è il bene e dove è il male in questa tragedia lunga diciassette anni? «Bene, ce l'abbiamo fatta bambina mia!» dice papà Beppino rivolgendosi alla figlia, intendendo la possibilità di mettere fine a questa "morte viva" in cui è precipitata Eluana. Ma se questa fino a ieri era una certezza, il giorno dopo c'è una retromarcia del Governo alla decisione di "porre fine" alla vita della giovane, poiché come è stato detto, "non può essere messa in atto in una struttura ospedaliera" che cozzerebbe con il principi del Comitato di Bioetica e con la Convenzione dell'Onu sulla disabilità". In attesa che politica e principi si mettano d'accordo, una squadra di venti persone è pronta, nella Casa di Cura Città di Udine, ad assistere l'agonia di Eluana. Sarà -si dice- una fine indolore, un restituire al mistero dell'Aldilà "un anima dimenticata in Terra", in questa morte troppo lunga da piangere e troppo pesa da sopportare. E' questo il Natale che ci aspetta, che aspetta Eluana Englaro, figlia, madre e sorella di tutti noi... (Gericus)

mercoledì 17 dicembre 2008

UNA TORTA SENZA NOME PER IL PICCOLO ADOLF HITLER

GREENVICH. (N.J. USA)
E venne il giorno del compleanno, il terzo della sua vita. Forse il piccolo festeggiato non sapeva, per via della sua età, il peso di quel nome che suo padre, il 35enne Heath Campbell gli aveva appioppato, un nome che perfino la pasticceria ShopRite, la migliore della cittadina di Greenvich (New Jersey USA) si è rifiutata di scrivere sulla torta prenotata appunto dai genitori. Avrebbe dovuto scrivere col cioccolato infatti "Auguri Adolf Hitler", perché malauguratamente, il nome dato al bambino è proprio questo: Adolph Hitler. E non è una "stramberia" unica, poiché la coppia di genitori era già responsabile di altri due sproloqui, due come gli altri due figli, chiamando la prima JoiceLynn Aryan Nation -da Aryan Nation :Nazione Ariana-, cioè l'organizzazione neonazista fondata da Richard Girnt Butler nel 1970, e l'altra figlia Honszlynn Hinler Jeannie, un nome che pronunciato ha una grande assonanza con quello di Heinrich Himmler, l'organizzatore dell'Olocausto. E così, il piccolo e incolpevole Adolph dovrà accontentarsi di un anonima torta, poiché se i genitori ci vorranno sopra la dedica col cioccolato, dovranno scriverla loro stessi, e questo è ciò che alla fine hanno detto i responsabili della pasticceria. La notizia, giunta ai media americani, ha immediatamente scatenato l'ira dei lettori: "Ma come è possibile dare dei nomi simili ai propri figli"? Già, come è possibile? Loro, papà Heath e mamma Debora, 25 anni, si sentono offesi nella loro libertà: "E' una situazione molto triste" confessa quest'ultima. "Mio figlio non crescerà di certo facendo le cose che ha fatto Hitler" commenta. Le lettere giunte ai media però non abbassano il tiro: "These two parents are crazy and have no respect for the million of people killed" (Questi genitori sono pazzi e non hanno rispetto per milioni di persone uccise) commenta un lettore, mentre un altro afferma: "Some people are truly too stupid to be allowed to breed" (Alcune persone sono troppo stupide per permettere loro di procreare). Un altro infine è molto lapidario: "They should be deported. They do not deserve to live in USA. Send them to Auschwits" (Dovrebbero essere deportati perché non si meritano di vivere in America. Mandiamoli ad Auschwits). E in mezzo a tutta questa storia, c'è un bambino che partendo da una torta senza gli auguri a suo nome, avrà una vita tutta in salita. "Thank you, dad and mom".... (Gericus)
[foto AP: papà, Adolf e mamma]

martedì 16 dicembre 2008

MEDIOEVO 2000

TEHERAN - Il mondo non va avanti ad una velocità. In certe latitudini, il tempo è come se fosse rimasto al Medioevo o giù di lì, e ciò che è accaduto recentemente ad Ameneh Barami, (foto) una 31enne iraniana, pur tragico nella sua brutalità gratuita, ne dimostra ampiamente la realtà. Ma andiamo per ordine. Ameneh Barami, cinque anni fa, frequentava con profitto l'università di Teheran, quando un programma studentesco, lanciò l'iniziativa umanitaria di raccogliere indumenti usati per poi donarli ai meno abietti, e lei si offrì di contribuire alla consegna. Fu proprio in quest'occasione che incontrò tale Majid Movahedi, un disagiato, colui che in seguito sarebbe diventato il suo aguzzino. Il tipo in questione infatti si invaghì -non ricambiato di certo- della giovane Ameneh, la tempestò di attenzioni fino ad implorare la famiglia della giovane, a concedergli la mano. Una passione devastante "a senso unico", perché Ameneh rifiutò la richiesta, e per lei, quella fu la sua condanna. Il rifiuto ad un uomo, in certe parti di questo mondo a troppe velocità, è un affronto, un umiliazione, poiché è mentalità condivisa che la donna "debba sempre dire si", e Ameneh ebbe il coraggio invece di dire un netto e chiaro no. Il risultato a tale affronto è una spruzzata di acido sul volto della giovane compiuto dallo spasimante rifiutato, il gesto più squallido, sordido che un uomo possa dare come reazione ad un amore non corrisposto. Volto devastato e occhi che si spengono. Per Ameneh c'è la cecità. Ma se il Medioevo è già dimostrato, anche il prosieguo non è da meno. Se all'inizio lo Stato partecipava economicamente nelle cure ospedaliere sostenute dalla ragazza, con l'avvento al potere di Mahmoud Ahmadinejad le cose precipitarono. Via gli aiuti, poiché venne ritenuto che "quei fondi dello Stato a favore di una donna erano ingiustificati." Lasciato l'ospedale di Barcellona (Spagna) dove si era stabilita per le cure del caso, Ameneh è ritornata quindi a Teheran, cercando -più che giustizia- la vendetta, cioè quel "occhio per occhio dente per dente" che le corti coraniche garantiscono. Sarà lei dunque stavolta -e legalmente-, ad accecare il suo aguzzino, e lo potrà mutilare solo ad un occhio, ma pagando, anche dell'altro. E così, trascinando avanti una storia a noi indecifrabile sia per dramma e incomprensibile per risposta, Ameneh Barami sta ora raccogliendo l'equivalente di ventimila euro da offrire alla famiglia (!?) del suo carnefice per accecarlo totalmente. Glielo permette la legge, in questa arretratezza culturale e spirituale che neppure Nicolas Eymerich, il più spietato inquisitore vissuto nel 1300 saprebbe comprendere... (Gericus)

domenica 14 dicembre 2008

ALBERTO STASI: "HA SEMPRE MENTITO"?

Garlasco (Pavia) - Alberto Stasi (foto) forse ha la facoltà di volare, poiché su centomila simulazioni effettuate sul computer di altrettanti percorsi fatti nella casa dove venne uccisa Chiara Poggi, ci sono "zero possibilità" che questi non si sia sporcato le scarpe di sangue. Lo conferma un ingegnere del Politecnico di Torino mettendolo nero su bianco: "Non c'è una sola prova che Stasi non intercetti tracce ematiche". E sono 129 le pagine che Piero Boccardo, 44 anni, professore di Telerilevamennto al dipartimento di Ingegneria del Territorio, Ambiente e Geotecnologie, che potrebbero dare una svolta alle indagini. Il software, creato appositamente per il processo, ha di fatto ricostruito i movimenti del giovane subito dopo il delitto, prendendo in considerazione solo tre tragitti principali: ingresso/stanzetta; stanzetta/porta d'accesso vano scale e infine, da qui all'uscita. Risultati? 19,4 passi, dove più della metà toccano inesorabilmente il sangue. Impossibilità assoluta quindi di non sporcarsi le suola delle scarpe, visto l'enorme spargimento di sangue rinvenuto dai magistrati nella villetta di Garlasco. Del resto questo nuovo test non fa altro che rafforzare la tesi degli inquirenti, da tempo ormai indirizzati a seguire la pista che vede unico imputato proprio Alberto Stasi, l'enigmatico studente 25enne laureatosi nel frattempo alla Bocconi e che il 24 del prossimo febbraio dovrà comparire davanti al giudice delle udienze preliminari con l'accusa di omicidio volontario, un'accusa -se confermata- che porta all'ergastolo. Era il 13 agosto 2007 quando Alberto Stasi, fidanzato di Chiara, telefonò al 118 per chiedere l'intervento dei soccorsi, prima di recarsi subito dopo dai carabinieri. Era stato lui infatti a trovare il corpo senza vita della ragazza, poiché, allarmato da numerose "telefonate fatte senza risposta", si era deciso di andare a vedere cosa fosse successo. Dichiarazioni subito "prese con le molle" dagli inquirenti, poi una settimana dopo il delitto, Stasi viene formalmente indagato per l'omicidio di Chiara, e arrestato il 24 settembre. Per il gip di Vigevano Giulia Pravon però gli indizi non sono sufficienti, e una settimana dopo lo rimette in libertà. Troppe cose però non quadrano, fino all'ultimo test scientifico che rafforza l'accusa: "Alberto ha mentito fin dal primo giorno." (Gericus)

sabato 13 dicembre 2008

I LADRI NEL 'TEMPIO'...

ROMA - Fa quasi ridere -se non piangere!- sapere che un ladro si aggira indisturbato per Montecitorio, colpendo impunemente qua e là come avviene in un qualsiasi mercatino rionale all'aperto. Si ruba nel Transatlantico, nelle toelette, nelle sale Commissioni, nei corridoi e persino negli uffici postali interni. Ultima vittima di queste scorribande ladresche è stato il ministro per l'attuazione del programma Gianfranco Rotondi, 'alleggerito' di cappotto e borsa con tanto di chiavi "delle case" di sua proprietà. Un 'andazzo' comunque niente male, se pensiamo che solo nel 2008, i furti denunciati dentro al Parlamento sono stati 28, senza contare quelli non giunti sui verbali di polizia. Il furto -forse- più costoso è senz'altro quello subito dall'ex onorevole Elisa Pozza Tasca, derubata della sua pelliccia di visone "del valore di 6000 euro", come la donna ha denunciato all'Ispettorato di Pubblica Sicurezza della Camera dei Deputati. Tutto sommato però, furti subiti con una certa... allegria, visto che il derubato non dovrà sperare in un impossibile ritrovamento dell'oggetto, poiché basta certificare su fiducia -dopo la denuncia- il valore del bene sottratto che "oplà", viene immediatamente risarcito 'in totos' e senza ulteriori intralci, in soldoni contanti. Il ripetersi di questi furti "impuniti" mi riporta a molti anni fa, quando ad Aosta -la mia città-, avvenivano quotidiani furti su auto ai danni di turisti stranieri. Un numero spropositato di casi e guarda un po, solo a svizzeri e francesi, mai che sò, a quelli di Abbiategrasso e Roccariparbella. Carabinieri e polizia dopo un po' però giunsero alla soluzione dei casi. A rubare sulle auto erano i proprietari stessi i quali, dopo regolare denuncia alle forze dell'ordine, se ne ritornavano a casa presentando il conto alle proprie assicurazioni, le quali, con la denuncia in mano, rimborsavano senza batter ciglio i falsi derubati. "Pensar male è peccato, anche se però ci avvicina alla verità" diceva un sempre pimpante Andreotti, perché se così non fosse, tanto vale affermare allora che "rubano anche a casa loro"... (Gericus)

giovedì 11 dicembre 2008

MEZZOGIORNO DI FUOCO...

TORINO - Dovevamo arrivarci, perché quando "la giustizia latita", la "giustizia" diventa un fatto personale. E allora, di fronte ad una minaccia di morte, uno che fa? Spara, spara per primo, come nel West, per salvarsi la pelle. E questo è quanto è accaduto un paio di giorni fa a Torino, dove uno stimato ex carabiniere 59enne, Antonio Catelli, per salvare la vita del figlio Mario oltre che la sua, quando ha visto estrarre una pistola ha reagito di conseguenza, uccidendo l'aggressore e ferendo poi il compare di quest'ultimo, nel momento in cui questi cercava di raccogliere l'arma caduta a terra. Legittima difesa dunque, una causa di giustificazione prevista dal codice penale dalla legge del 1930 all'art. 52: "Non è punibile chi ha commesso il fatto per esservi stato costretto dalle necessità di difendere un diritto proprio o altrui contro il pericolo attuale di un'offesa ingiusta, sempre che la difesa sia proporzionata all'offesa". Una riforma a detta legge aggiunta in Parlamento il 24 gennaio 2006 all'art. 52, specifica che oltre alla propria e altrui incolumità, è da considerarsi legittima difesa anche la salvaguardia "di beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d'aggressione". Una legge che però lascia aperte molte interpretazioni, troppe, tanto che chi si difende, il più delle volte finisce al fresco, a causa di una postilla alla legge, dove si scrive che "la reazione deve essere proporzionata all'offesa". E' proporzionale rispondere ad una pistola con un'altra pistola? Sono due stesse armi da fuoco, con due micidiali proiettili che partono in direzioni opposte con il loro carico di morte, quindi, un combattimento vero e proprio ad armi pari. Nonostante ciò "Se ti difendi ti arrestano, se non lo fai rischi di morire" scrive Paolo Granzotto nel suo -ottimo- intervento sul Giornale di oggi: "Si dice che reagire alla violenza significa ritornare al Far West. Belle, nobili parole. I fatti invece -continua Granzotto- sono questi: dialogo e confronto vanno bene (forse) al té delle cinque della zia Ernestina, in quanto al Far West, magari. Perché chi reagisce fisicamente alla violenza finisce in galera, e chi non lo fa con modi appropriati finisce al camposanto". Antonio Catelli, l'ex carabiniere costretto a far fuoco, dopo tre giorni di carcere è tornato a casa agli arresti domiciliari. "Non avevo altra scelta. Ho sparato per salvare me e mio figlio". Al di là del dolore che si porterà dietro per ciò che è successo, di fronte ad una minaccia di morte ha fatto l'unica cosa possibile: la mia vita contro la tua. E' stato più lesto, e questa volta la sua vita ha prevalso sull'altra. (Gericus)

mercoledì 10 dicembre 2008

PONTI D'ORO PER LE BELLE...

Una volta arrivavano dal nord Europa, bionde, alte, belle, e soprattutto, libere. Oggi provengono dal mondo intero. Ma se una volta sciamavano in Italia attratte dal mito dei 'latin lover', oggi non è più così, perché l'obiettivo primario non è un marito granaroso da sposare o da spennare, bensì un contratto Rai o Mediaset. Veline o comparse poco importa, poiché lo sanno che la loro bellezza sveglierà "pruderie" importanti per spiccare il volo verso la notorietà, e la voce ormai si è sparsa. E allora eccole lì, belle e scollacciate a fare da "soprammobili" a rubriche di calcio, a fare da "spalla" in programmi a premi, a leggere previsioni del tempo con un italiano ancora "acerbo", a presentare "papere" e a fare pubblicità, il tutto in un brulicare di accenti in libertà sospirati da bellezze esotiche, tanto da chiedersi: Ma le ragazze italiane sono proprio così brutte da dover ricorrere alle straniere? Per queste infatti sembra che la fortuna non sia poi così "bendata", poiché basta -per esempio- una vera o presunta "liaison" su di un isola lontana per ritornare a casa con il successo in pugno, come infatti è accaduto a Belen Rodriguez (foto). La bellezza dunque al posto di uno Shakespeare interpretato magistralmente, una coscia lunga e affusolata al posto di un gorgheggio al Covent Garden di Londra, un petto che deborda al posto di un assolo all'Actor Studio di New York. Oggi la bellezza copre tutto, unico passaporto verso la celebrità grazie ad un popolo di "arrapati" come noi, perché è così che ci identificano i media stranieri. Essere belle dunque più che "essere", e le porte ti si aprono. Come cambia il mondo! Antoine una volta metteva in guardia cantando "Se sei bello ti tirano le pietre"... (Gericus)

lunedì 8 dicembre 2008

NON APRITE QUELLA PORTA...

TORINO - Sembra quasi una riedizione di "The Texas chainsaw massacre", il film horror uscito nel 1974 e diretto dal regista americano Tobe Hooper -in Italia conosciuto col titolo "Non aprite quella porta"- ispirato alla figura di Ed Gein, uno dei più feroci serial killer americani passato alla storia come "il macellaio di Plainfield" . Lì, in una landa sperduta del Texas, c'era "Leather face" (faccia di cuoio) che armato, appunto, di motosega, squartava due coppie di giovani sprovveduti in cerca d'avventura. Quello che oggi riportano i quotidiani invece non è successo in luoghi lontani e abbandonati, ma nella civilissima Torino: "Lite tra rom: Ammazzato a colpi di motosega". E' accaduto sabato notte nel capoluogo piemontese, dove quattro romeni sono stati aggrediti da altri connazionali, intenzionati, a quanto pare, a finire una diatriba "in maniera democratica", tanto da lasciare sul campo un morto, due feriti gravi e una quarta persona, pur ferita, che se l'è data a gambe. Il quartetto, - Ileana Dragostina, 34 anni, il marito Vasile Axinte, 32, l'amico Alexandro Margoi e il quarto, fuggito e tuttora non identificato- a quanto si è appreso, giocava a carte nella propria baracca sulle sponde del torrente Stura. Rumori sospetti fuori poi due connazionali, tali Victor Agrigoraie, 47 anni, e Mihai Apostol Codrut di 30, armati di motosega e coltelli, che si presentano sulla porta. La prima a cadere sventrata da un fendente è la donna poi Margoi viene raggiunto da un nugolo di coltellate. Il marito, Vasile è quello che avrà la peggio, ferito con una coltellata alla schiena e poi finito con la motosega. Sangue e brandelli di carne dappertutto, poi sarà un automobilista, scorto sulla strada due dei feriti in fuga, a dare l'allarme alla polizia. Per i killer, la libertà durerà poche ore, perché saranno arrestati in baracche di parenti verso le una della notte. Alla vista degli agenti, Mihai li affronterà con un forcone ma sarà catturato ugualmente, come il compare Agrigoraie, un elemento, come si scoprirà subito, ricercato in Romania per un altro omicidio. I motivi della mattanza sono ancora sconosciuti, come pure sconosciuti sono i motivi per cui gente del genere se ne stesse libera e tranquilla di girare ancora per le nostre città. (Gericus)

sabato 6 dicembre 2008

VUOLE SPOSARE IL QUI PRESENTE ROBOT?

Nel 2050? Il sesso lo si farà con i robot. Parola di David Levy, un ricercatore britannico e autore, forse non a caso, del libro "Amore e sesso con i robot". C'è poco da ridere, perché come sostiene ancora Levy, "in quell'epoca sarà normale, perché i robot li vedremo come esseri umani". Ma se questo è già deprimente, il nostro ricercatore si spinge oltre, affermando che "in quello stesso periodo potrebbe essere addirittura celebrato il primo matrimonio uomo/robot". E per convincere i più scettici, Levy precisa che le sue parole non devono essere scambiate per "sproloqui di uno che si è scolato una damigiana di vino". E come dargli torto, visto che questa teoria è stata ampiamente da lui esposta agli studenti dell'Università canadese di Alberta, con un ulteriore aggiunta, e cioè che "già entro i prossimi 5 anni verranno immesse sul mercato le prime bambole del sesso intelligenti". Non più dunque bambole di lattice, gonfiabili nella bisogna e riponibili subito dopo l'uso sotto il letto, ma veri e propri robot dotati di tutto ciò che serve a soddisfare voglie impellenti, e naturalmente, in versione sia maschile che femminile, dove l'unico neo, -come tiene a precisare il ricercatore- "è che per il momento non saranno capaci di vivere una vera e propria relazione sentimentale". E dal momento che qualcuno ha già annusato il grande business che si cela sotto questa scoperta, ammette che nel mondo -specie in Giappone e Stati Uniti- esistono già numerose aziende "molto specializzate nel settore e nella produzione delle bambole del piacere". David Levy però non ci ha fornito dei chiarimenti basilari: sapranno anche procreare questi robot? E poi, per quanto riguarda quelli femminili, avranno anche loro il dolor di testa nei momenti meno opportuni?... (Gericus)

venerdì 5 dicembre 2008

AMANDA E RAFFAELE: IL TIRO AL PICCIONE

PERUGIA - Ho sempre avuto un certo sospetto per le "testimonianze tardive", specie per quelle i cui casi hanno assunto gli onori della cronaca. Sospetti in fin dei conti più che logici, poiché la domanda è una sola: come mai così in ritardo? E poi: E' mai possibile ricordarsi dopo un anno, e per di più con grande chiarezza, tempi, date e situazioni? Il tutto riferito al delitto di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia il 2 novembre scorso, e che vede imputati Rudy Herman Guede -già condannato in primo grado a 30 anni di reclusione- Raffaele Sollecito e Amanda Knox, (foto) questi ultimi due in attesa di processo. Testimoni che vengono e che vanno, come l'albanese Hecuran Kokomani, indicato addirittura come "testimone chiave" contro gli ex fidanzati, che lui sostiene di aver visto intorno alla casa della vittima la sera stessa del delitto. Anche lui, chissà perché, porta la sua testimonianza in ritardo coi tempi dell'inchiesta. Per Amanda poi, arriva in questi giorni un testimone sorprendente. Nonostante la gravità del fatto, questi non va a raccontare ai giudici, quindi a mente fresca, ciò che ha visto il giorno dopo il delitto, ma ci va oltre un anno dopo, spinto, a quanto pare, da un giornalista locale assurto -chissà poi il motivo- al ruolo di investigatore. Ma quale nuove verità dei fatti avrebbe portato l'ultimo testimone? Che Amanda Knox, la mattina subito dopo il delitto, si recò alle 7,45 nel suo supermarket, che questa aveva in testa un copricapo di lana, indossava un giubbino grigio e aveva l'aria come di una "che voleva passare inosservata". A parte l'impossibilità di defilarsi quando siamo l'unico cliente di un supermarket, mi chiedo come un testimone, a distanza di 400 giorni e più, non possa incorrere in bisticci di date, situazioni e luoghi, portando quindi con "approssimazione" una versione dei fatti che potrebbe nuocere in maniera grave ad una persona, sia questa accusata di un delitto come di un banale taccheggio. Il "tiro al piccione" contro Amanda e Raffaele però continua anche attraverso il mezzo televisivo, dove nei 'talk show' più seguiti si fa a gara per dare la propria versione dei fatti, scagionando uno e accusando l'altro, in un apoteosi di narcisismo da far impallidire un pavone. "Rabbrividisco nel leggere ciò che Amanda ha scritto nel suo diario" dice un 'ospite', mentre altri 'gorgheggiano' che "con una vita sessuale come la sua...". Ma si va poi ben oltre: "A Perugia gli studenti affogano negli stupefacenti...". Qual'è dunque il motivo di tutto questo "apparire"? Esibizionismo sfrenato? Arraffare al volo il famoso "quarto d'ora di notorietà" che di dice arriva per tutti una sola volta nella vita? Interessi economici legati a future comparsate televisive visto il clamore suscitato dalle proprie dichiarazioni? Domande che resteranno senza risposta, anche se a conti fatti, questo processo una risposta l'ha già data: che siamo ad un punto morto, poiché dopo la condanna dell'ivoriano Guedé, per Amanda e Raffaele i conti non tornano, e per l'accusa, senza prove 'provate', c'è la possibilità di una sonora sconfitta. A meno che non arrivino altri testimoni... (Gericus)

martedì 2 dicembre 2008

VIAGRA: SVEGLIA IL TORO CHE C'E' IN TE...

PALERMO - Il buon Antonio -nome di fantasia- ci pensava da un po' di tempo, ai fasti della sua gioventù, quando vestito con l'abito migliore e coi suoi baffetti "da sparviero" non si lasciava scappare una donna che fosse una. Del resto, da buon siciliano, sapeva "apprezzare i piaceri della vita", quei piaceri che però, anno dopo anno, diventavano sempre più difficili da "gustare". Matrimonio, figli e poi il tran tran della vita che vola come un soffio, portandosi via desideri e certe velleità. Ma come del resto cantano anche i Pink Floyd -"The memories of a man in his old age, are de deeds of a man in his prime- (i ricordi di un vecchio uomo, sono le azioni della sua gioventù), anche per il nostro Antonio, ormai 82enne, quei ricordi non lo abbandonavano mai, ora che "vorrei ma non posso", fino a quando, parlando del più e del meno con un quasi coetaneo, questi gli raccontò di una "pasticchetta blu che resuscita i morti", nuovo ritrovato medico per ridare slancio a certi desideri. E così, un po' per curiosità, il buon Antonio, passo deciso e volto fiero pronunciò al farmacista le magiche parole: "Una confezione di Viagra". Un occhiata alla ricetta -e forse con un timido sorriso di compiacimento- il farmacista consegnò la scatoletta a nonno Antonio. Potremmo pensare a questo punto "slanci passionali, voli di gabbiani all''orizzonte e violini in sottofondo", anche se invece non sarà così. La fine di questa simpatica storia è scritta in un rapporto della polizia, allertata dall'anziana moglie di Antonio: "La donna, tale (omissis) spaventata dallo sguardo eccitato del marito che con ardore e insistenza 'la cercava' ormai da ore, dopo aver appreso l'assunzione da parte del consorte di detta pasticca stimolante e preoccupata per lo sforzo che questi avrebbe subito nel compiere l'atto sessuale, chiedeva, per il suo bene, il nostro intervento onde riportare l'uomo a più miti consigli". Mezza pensione andata in fumo per la spesa sostenuta e poi, per nonno Antonio, l'imbarazzante constatazione di essersi ritrovato "attivo e pronto" come ai vecchi tempi non tra le braccia della sua dolce metà, bensì di un baffuto e sorridente agente di polizia... (Gericus)

lunedì 1 dicembre 2008

PER L'ASSASSINO, UNA SIGARETTA DI TROPPO...

MILANO - Oltre che il paese del Bengodi, per i delinquenti stranieri l'Italia deve rappresentare anche un nazione popolata da stupidi. Non si spiega altrimenti il gesto che ha fatto finire in galera un romeno, indicato, secondo i primi accertamenti, come autore dell'omicidio del gioielliere romano Francesco Lenzi, 56 anni, avvenuto nella sua villetta il 26 novembre scorso. Quel giorno infatti, fu la domestica -colpita pure lei alla testa, legata e imbavagliata- a dare l'allarme una volta liberatasi, raccontando che gli assalitori erano due, e che picchiarono il gioielliere fino alla morte per farsi rivelare dove fossero i gioielli. Arraffata poi una borsa con dentro i preziosi per un valore di 700 mila euro, i due abbandonarono la casa lasciando un morto incaprettato con del filo di ferro e la donna. Uno dei due delinquenti, tale Radu Ion Iancu, 26 anni, pensando di farla franca, salì sul primo treno preso alla stazione Termini, un Eurostar diretto a Milano, portando con sé la valigetta nera. Il fumo è un brutto vizio, tanto che dopo diversi chilometri di "astinenza", quando il treno si ferma alla stazione di Bologna il romeno scende per farsi "una fumata". Col fumo nei polmoni, tutto sembra così lontano, sangue, fuga, "chi vuoi che mi prende"... Pensieri mentre il treno se ne va e lui, improvvisamente, se lo vede sfilare sotto il naso, con la valigetta lasciata nello scompartimento. Ma dal momento che l'Italia è un paese di stupidi, ecco l'idea: avvisa i funzionari della stazione di Bologna del fatto, i quali trasmettono immediatamente il resoconto ai colleghi di Milano, cioè della prossima stazione di fine corsa. Il romeno a questo punto, tranquillizzato come un qualsiasi turista in gita di piacere, appena arriva a Milano col treno successivo, si reca all'ufficio degli oggetti smarriti per ritirare la borsa. E qui trova la sorpresa. Gli "stupidi" italiani non sono poi così tanto allocchi, poiché una volta ritirata dal treno, la borsa -come vuole la prassi-, è stata controllata dalla polizia, e così, visto il contenuto, non c'è voluto molto a collegarlo con l'omicidio di Roma. Non è dato sapere se l'agente, una volta acciuffato il tipo, abbia detto "Romeno? piacere di conoscerti", -come da recente campagna pubblicitaria- anche se di certo ci sono state le manette che hanno stretto i polsi dell'individuo. Secondo la polizia, anche la "vacanza italiana" del compare omicida sembra che abbia le ore contate... (Gericus)
[foto: la villetta dell'omicidio]