mercoledì 21 maggio 2008

L'APPLAUSO AL MORTO...

Si, mi ha sempre imbarazzato, se non inorridito, l'applauso che la folla di amici e parenti riserva alla salma che esce dalla chiesa. E' una dimostrazione stolta di riverenza a chi non c'è più, a chi se ne è andato magari in forma violenta e improvvisa. Ma da sempre, "partecipazione al dolore" ha significato vicinanza dell'anima al defunto in un silenzio che "unisce", che avvicina, e per far si che tutto ciò sia possibile e sincero, c'è bisogno di silenzio, appunto, e non tifo da stadio. Come dice Massimo Gramellini nel suo "Buongiorno" sulle pagine de La Stampa, lo scrosciare dell'applauso "è figlio della maleducazione televisiva ed esprime l'ansia di riempire un vuoto". Può passare come prova di condivisione degli ideali l'applauso al passaggio di una bara ricoperta dal Tricolore, perché solo così si può manifestare vicinanza al caduto e alla famiglia, ma spiegatemi il senso di un applauso spontaneo a chi si è ucciso in un incidente d'auto. Bravo, hai fatto bene? E' tutta italiana quest'assurda moda dell'applauso ai cortei funebri, una moda cialtrona di far notare la nostra presenza al lutto, un assurdità, perché come conclude Gramellini, "muovere la bocca e le mani è un ottimo sistema per mettere a tacere il cuore". (Gericus)

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