mercoledì 14 maggio 2008

MORIRE RINCORRENDO LA VITA

Lorena Cultraro (foto) era solo una bambina che 'giocava' a fare la donna nonostante i suoi 14 anni. La gioia di vivere, le tentazioni, la voglia di crescere in fretta e poi, quei tre "amici" -ma è ancora il caso di chiamarli tali?- con i quali correre incontro alla vita. Niscemi in provincia di Caltanissetta non è New York, ma l'estremo sud della Sicilia, dello Stivale, e la vita lì ha lo sguardo rivolto ai campi bruciati dal sole, alla piazza del paese per il gelato della sera, e a quei sogni che appaiono sempre più lontani se non irraggiungibili. Papà Giuseppe, che per tirare avanti la famiglia lavora fino ad ammazzarsi, di sogni ormai non ne ha più, se non l'ansia di vedere quella figlia che cresce troppo in fretta. Come la moglie, Livia, detta "la livornese" per via delle sue origini labroniche. Il 30 aprile, Lorena, in un pomeriggio uguale a tanti altri saluta la mamma ed esce di casa. Non vi farà più rientro. I suoi 14 anni e quello "charme" da donna adulta finiscono in fondo ad un pozzo. Ad ucciderla, quei tre "amici" con i quali giocava a fare l'adulta: "Sono in cinta di uno di voi" dice quel pomeriggio. Presi dal panico, i tre coetanei la uccidono, poi cercano di disfarsi del suo cadavere dandogli fuoco, ed infine, legata con una corda ad un pesante sasso, la gettano nel pozzo. Tredici giorni di silenzio e di angoscia per quell'attesa di notizie finita nel modo peggiore. Papà Giuseppe non aveva mai creduto ad una "futina", cioè ad una fuga d'amore come si usa da quelle parti... (Gericus)

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