Si chiude la brutta parentesi dei Mondiali di Calcio svoltisi in Cile, dove l'Italia di Albertosi, di Cesare Maldini, di Rivera, Sormani e Trapattoni, viene sonoramente messa fuori dopo appena tre partite. Dopo uno scialbo 0-0 con la Germania e un ignobile sconfitta per 2 reti a 0 con il Cile, la nostra Nazionale batte con tre reti a zero la mediocre Svizzera. Non basta per passare il turno. E' dunque un Mondiale da dimenticare in tutti i sensi: stadi semivuoti, cattiva organizzazione e infine, l'insofferenza dei tifosi locali dopo alcuni articoli scritti da due giornalisti italiani. Fra disagi, disinteresse e violenza, alla fine vince il Brasile, che nella partita finale vince per 3-1 sulla Cecoslovacchia.
( Ma quali sono gli articoli che hanno fatto infuriare i cileni? Uno di questi è una dura critica apparsa in quei giorni sul Corriere della Sera a firma di Antonio Ghirelli, nella quale si diceva):
"Il Cile è un Paese piccolo, povero e fiero. Ha accettato di organizzare questa edizione del Mondiale come Mussolini accettò di mandare l'aviazione a bombardare Londra. La capitale ha 700 posti letto, il telefono non funziona e i taxi sono rari come i mariti fedeli. Un telegramma per l'Europa costa un occhio della testa e una lettera aerea impiega cinque giorni per giungere in Italia. Il Cile è una terra di pionieri, la constatazione terrorizza il turismo e il giornalista, entusiasmando il viaggiatore disinteressato. Il volto di Santiago è cambiata da quattro mesi a questa parte sotto l'impulso dell'incredibile appuntamento. E' una spavalda sbruffonata che comincia a farti rabbia e finisce per commuoverti. Che Iddio ce la mandi buona". (Corsera)
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