Sono più di mille i monaci buddisti rinchiusi nella prigione di Rangoon e circa duecento le vittime rimaste sulla strada, colpite dal fuoco della polizia. Testimoni oculari affermano che per non lasciarli in vista al mondo intero, l'esercito abbia velocemente raccolto i cadaveri e sepolti nottetempo in una fossa comune. La giunta militare birmana dunque mostra il volto peggiore, e con protervia nega pure all'inviato dell'Onu Ibrahim Gambari di "mettere il naso" nel mattatoio di Rangoon, 'dirottandolo' alla volta di Naypyidaw, città 400 chilometri più a nord. Nel frattempo, camion dotati di mitragliatrici e furgoni pieni di miliziani controllano le strade, mentre in tutto il mondo civile sale lo sdegno per questo massacro.
"Stop Killing Buddhist Monks"! (Gericus)
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