venerdì 21 settembre 2007
NEVE RADIOATTIVA SUL MONTE BIANCO (1993)
COURMAYEUR - (Ao) - Non sono bastati sette anni e venti metri di neve a cancellare Cernobil. Tracce di sostanze radioattive sono ancora là, sepolte nella neve del Monte Bianco. La grande paura di una catastrofe è passata, ma gli effetti del più grave incidente a una centrale nucleare continuano. Anche a migliaia di chilometri. La scoperta è stata fatta da ricercatori del Cnrs francese con un prelievo (in termini tecnici "carotaggio"). Nei campioni estratti la settimana scorsa a venti metri di profondità sul colle del Dòme du Gouter, a 4300 metri di altezza, sono state trovate particelle degli stessi elementi fuoriusciti da Cernobil, nell'ex Unione Sovietica. Nessun nuovo allarme per la popolazione. La nube radioattiva è arrivata in Valle d'Aosta nella primavera del 1986 e le sue tracce scompariranno soltanto tra decenni. Il pericolo maggiore è rappresentato dal cesio, che ha un tempo di dimezzamento di 30 anni. L'emergenza iodio è invece passata nel giro di pochi mesi. Già nel giugno di sette anni fa, l'Usl annunciava una concentrazione in calo nel latte e negli altri alimenti. La Valle d'Aosta per parecchi giorni dopo l'incidente fu ritenuta indenne alle radiazioni di Cernobil. Si scoprì soltanto in segioto che le apparecchiature per rilevare il cesio e lo iodio non c'erano. Le analisi furono poi fatte in un laboratorio di Ivrea. (La Stampa)
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