Il governo ha fissato in 170.000 le quote di ingresso al lavoro per extracomunitari nel nostro Paese in base al decreto flussi del 2007. Ieri, giorno di inizio della presentazione delle domande -che quest'anno avviene via internet e non più con modulo prestampato alle Poste- il cervellone del Ministero dell'Interno aveva già ricevuto, dalle otto del mattino alle otto di sera, circa 380 mila richieste. Suddivise per nazioni, 97.085 arrivano dal Marocco, 55.070 dal Bangladesh, 31.286 dalla Moldova, 28.564 dall'Albania, 27.531 dal Pakistan, 21.966 dallo Sri Lanka, 21.805 dalle Filippine, 18.883 dall'Egitto, 18.057 dal Ghana, 16.010 dalla Tunisia e 22.788 da altri Paesi. Ma una domanda sorge spontanea: Il settore del lavoro ha così tanto bisogno di manodopera straniera dal momento che migliaia di giovani nostri connazionali sono a spasso? E poi: per ognuna di queste persone, ci sarà una casa? E se ci sarà -cosa improbabile-, in che condizioni sarà? Insomma, saremo all'altezza di assorbire in maniera decente un così alto numero di persone senza correre il rischio di creare nuovi disoccupati "regolari" -sottopagati poi da imprenditori senza scrupoli- e ghetti suburbani? Non dimentichiamo poi che questa è la prima delle tre giornate fissate per la domanda di assunzione , e visto che dalla rete sono stati già scaricati altri 700 mila moduli, cosa succederà alle oltre 8/900mila persone che resteranno fuori dalla lista stabilita per legge? Si parlava una volta di assunzione diretta tramite consolati 'sul luogo di partenza'. Non sarebbe la via più semplice, e nello stesso tempo pratica per tenere sotto controllo il flusso degli arrivi? (Gericus)
[foto tratta da Il Giornale]
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