giovedì 6 dicembre 2007

IMAGINE JOHN LENNON... (2007)

Ventisette anni. Sembra ieri, quando nello chalet tra le nevi di Punta Helbronner, la radio gracchiò la notizia della morte di John Lennon, assassinato a New York. Mi sembrò impossibile. Chi può voler la morte del fondatore dei "fab four"? Quale mente malata può chiudere per sempre la voce e l'ispirazione di uno tra i più prolifici autori del secolo? Poi, ascoltando i particolari, l'amara constatazione della fine di un periodo, di un intera generazione cresciuta a "Please please me" e "Twist and shout". Era dunque l'otto dicembre 1980 quando alle dieci e venti di sera, Mark David Chapman, 25 anni di Honolulu, freddò con quattro colpi di pistola John Lennon, mentre questi, con la moglie Yoko Ono, rientrava a casa dopo una seduta di registrazione dell'album "Walking on the tin ice" al Rekord Plant Studio. Nessuna spiegazione da parte dell'omicida, del folle gesto, se non la sua pazzia nel dire che "Uno di noi due doveva sparire". Finiva lì, dunque, nel freddo androne del Dakota Building che si affaccia sulla 72esima strada, la vita di John Lennon. Non è retorica dire che la sua presenza è tuttora viva più che mai. Che senso avrebbe sennò quel mondo di sensazioni che anche oggi, a distanza di così tanti anni, proviamo ascoltando le sue canzoni? Sognatori nostalgici? Chissà. Del resto un sogno ce lo ha lasciato proprio Lennon attraverso una delle sue più belle composizioni: "You may say I'm a dreamer, but I'm not the only one, I hope some day youll'join us, and the world will live as one"... (Gericus)

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