martedì 16 settembre 2008

UNA SOCIETA' A COLORI...

Ieri a Milano, non è morto un ragazzo di 19 anni. Per una certa informazione, "ieri è morto un nero". E per una certa parte politica, ieri non c'è stata una tragedia, ma un "esplosione razzista", un fatto di "odio razzista". Di lui, di Abdoul Guibre, nato in Italia da genitori africani, si parla solo in tema di colore. Lo sdegno "generale", forse avrebbe lasciato il tempo che trova, se quest'assurda fine fosse capitata ad un "bianco"? Ma invece è un ragazzo di colore, e i paladini dell'antirazzismo sono subito scesi in campo per difendere l'eguaglianza, senza rendersi conto invece che sono proprio loro, con questo ossessivo schieramento, i propulsori del razzismo, della diversità. Come concepire sennò quelle interviste subito fatte a "famosi neri" come Fiona May e Andrew Howe, ai quali è stato chiesto se mai avessero "subito insulti razzisti in Italia"? E perché allora, non è mai successo che dopo l'uccisione di "un meridionale", non siano mai stati intervistati "meridionali famosi" per sapere se mai si sono beccati un "terrone di merda" nella loro vita da qualche connazionale? Misteri del giornalismo... Non credo che davanti a fatti simili, il dolore possa essere maggiore, se la vittima è nera anziché bianca, perché "chi se ne va" è pur sempre una vita, che con tutti i distinguo del caso, si è spenta in maniera brutale. La vera eguaglianza sociale, la scomparsa del razzismo, pertanto, arriverà il giorno in cui si aboliranno i colori, e i titoli in prima pagina non uniranno la vittima alla pigmentazione della sua pelle, perché non è "un nero, un giallo o un bianco" che muore, ma è una persona. Riusciranno quindi gli "antirazzisti" di professione, a non fomentare il "razzismo"? (Gericus)

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