domenica 21 settembre 2008

IL MISTERO DI LOS ROQUES

Un volo verso il nulla che inizia il 4 gennaio del 2008, quando un bimotore Let-410 della compagnia aerea venezuelana Transaven si stacca dall'aeroporto di Caracas. Sono le ore 9,15 locali, e sul piano di volo del velivolo, la destinazione è Gran Roques, l'isola più grande dell'arcipelago di Los Roques. A bordo, 14 persone, tra le quali otto italiani, 3 venezuelani, un cittadino svizzero e i due piloti. Un volo di routine, per quel viaggio di poco più di 30 minuti. Sul velivolo, l'aria spensierata delle vacanze. Qualcosa però interrompe questa spensieratezza appena una ventina di minuti dopo il decollo, quando il comandante dell'aereo Esteban Acosta, un pilota che da anni copre quella tratta di cielo, annuncia alla torre di controllo di Gran Rouque di avere ambedue i motori in avaria, e che pertanto, tenterà l'ammaraggio. E' da quel preciso istante che per il volo Transaven inizia il mistero, con il pilota che non continuerà il contatto vocale con la torre di controllo -come prescrive invece il regolamento aereo- e con nessuna traccia di SOS lanciata ne captata. Le ricerche dell'aereo, subito intraprese dal soccorso venezuelano nello specchio di mare dove si ritiene che l'aereo si sia inabissato, non trovano segni del disastro. Nessun rottame è affiorato -come avviene di norma in questi casi-, niente chiazze di propellente, e soprattutto, niente corpi. Dieci giorni dopo la scomparsa, sulla spiaggia di Falcon, una località distante circa 330 chilometri dal punto da cui è stata segnalata l'emergenza, viene ritrovato il corpo di un uomo, che per le autorità venezuelane, è quello del coopilota del Let-410, Osmel Otamendi. Oggi, a distanza di nove mesi, niente di preciso si sa di quel disastro, ma molti sono gli interrogativi. Secondo le ultime conversazioni tra pilota e torre di controllo durante il volo, questi avrebbe affermato "somos diechocos abordo" (siamo diciotto a bordo), cioè 4 persone in più del numero ufficiale. Chi erano dunque quei quattro passeggeri in incognito? E poi perché non si trova traccia dell'emergenza che sempre l'operatrice avrebbe dovuto segnalare nella 'streep' al momento del ricevimento (h.9,38) dell'allarme? E infine, quale significato dare a quella telefonata fatta ad una passeggera 24 ore dopo la scomparsa dell'aereo, con il suo cellulare che squillava a vuoto? Può un telefono pertanto funzionare in mare a 1000 metri di profondità? Ma molte altre sono le incongruenze, talmente consistenti che anche Antonio Rivero, direttore nazionale della Protezione civile venezuelana dirà in seguito: "Descarto que l'avioneta que saliò de Los Roques hace pocos dìas fuera amarizado. De hecho, se cree que fue secuestrada. La bùsqueda continùa". (Scarto l'ipotesi che l'aereo decollato da Los Roques qualche giorno fa sia ammarato. Infatti si crede che sia stato sequestrato. La ricerca continua). Che fine hanno fatto dunque, oltre all'equipaggio, la giovane coppia in viaggio di nozze Stefano Frangione e Fabiola Napoli; Paolo Durante, sua moglie Bruna Guernieri e i figli Sofia (6 anni) e Emma (9); Annalisa Montanari, Rita Calanni; Alexander Niermann e Karina Ruiz; Yza Rodriguez e Patricia Kirschner? E' vero infine che l'unico corpo ritrovato e che si ritiene sia quello del coopilota, presentasse un foro di pallottola sulla tempia destra? Il viaggio nel mistero del bimotore Let-410 continua ancora... (Gericus)

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