giovedì 24 gennaio 2008

PERUGIA: LA STORIA INFINITA (2008)

Ci mancava un albanese ad aggiungersi a questa "internazionale del crimine", un albanese, che non si sa come, spunta fuori oggi a distanza di tre mesi dal delitto, per portare la sua testimonianza. A chi gli chiede come mai di tutto questo ritardo, la risposta è già stata sentita altre volte: "Ho avuto paura". Paura di cosa e di chi non è dato a sapere. E a sentire la sua versione, sembra che la sera precedente il delitto, l'albanese, un lavoratore regolare con permesso di soggiorno, sotto una pioggia fitta andò a sbattere con la sua auto contro dei cassonetti dell'immondizia posizionati davanti al civico 7 di via della Pergola, ovvero l'abitazione della studentessa inglese uccisa Meredith Kercher (foto). Un fatto di per se insignificante, se non fosse che una volta bloccata la macchina e sceso per controllare i danni, da dietro i cassonetti sbucarono -nientemeno- che Amanda Knox e il fidanzato Raffazele Sollecito e qui inizia l'arcano. L'americana -e non si sa il motivo del suo agire- vogliosa di litigare, minaccia con tanto di coltello l'albanese il quale, impaurito, si infila velocemente in macchina e parte, non prima però di avere scorto anche l'ivoriano Rudy Guede. Quando siamo a corto di indagini, anche una "barzelletta" può diventare un passo avanti, perché dietro a questa "testimonianza postuma" per l'accusa si può ipotizzare la "premeditazione", poiché il lucifero terzetto avrebbe fatto un sopralluogo per pianificare il delitto. Un delitto dunque ancora in "cerca di autore", in questa babele linguistica dove l'unica certezza è una vittima inglese, un congolese indagato e poi prosciolto, e il gruppetto accusato dell'omicidio composto da un'americana, dal fidanzato italiano e da un compare ivoriano. Ora, a fare diventare "farsa" un atroce delitto, pure un testimone albanese. Quando si dice "integrazione tra popoli"... (Gericus)

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