sabato 5 gennaio 2008

UN OSPITE DI NOME AZOUZ (2008)

Scrive Nicola Forcignanò su "Il Giornale" di oggi:

Io contro Azouz Marzouk non ho nulla. Odio chi ha massacrato a Erba la sua famiglia e immagino quanto grande possa essere il dolore e la rabbia. Ho grande pietà e pena per lui. Punto. Ciò non toglie che a casa mia, con mia moglie e i miei figli non lo vorrei. E non certo perché arriva dalla Tunisia. Non ce lo vorrei perché prima di quel dramma aveva avuto problemi con la giustizia per colpa della droga e, dopo quell'orribile mattanza, è finito nuovamente in galera ancora a causa della cocaina. Una lunga fila di intercettazioni telefoniche lo incastra lasciando pochissimo spazio ai dubbi. E' uno spacciatore, genere di delinquente abbastanza odioso. Ma non basta. Il disgraziato (nel senso che ha subito una disgrazia) nei mesi che sono passati da quell'angosciante delitto ha provato a spacciare pure sé stesso e la propria faccia nello squallido mondo che ruota intorno -e talvolta anche dentro- allo spettacolo e alle riviste di gossip. Soldi facili (addirittura per prestazioni sessuali, ha confessato lui), notorietà, perfino celebrità. In cambio, ha messo in vendita il proprio dolore, il ricordo della moglie assassinata e del bimbo sgozzato, addirittura le loro bare vendendo l'esclusiva fotografica del funerale. Come si fa, dunque, a non pensare male della "buona azione" ci centocinquanta famiglie italiane che hanno dato vita a una specie di gara assurda per ospitare Azouz nelle proprie case così da permettergli di richiedere gli arresti domiciliari e uscire di prigione? Non sarà giusto, ma è più che comprensibile sospettare siano davvero serie e disinteressate le intenzioni della famiglia alla periferia di Lecco che avrebbe vinto la competizione per portarsi a casa il tunisino accusato ancora una volta di spaccio di droga? Dicono trattarsi di ottima famiglia e rispettosa del vivere sociale, gente "al di sopra di ogni sospetto", come ha tenuto a precisare l'avvocato di Marzouk. Sarà, ma perché La spiegazione fornita dai "vincitori del trofeo" non aiuta certo a capire. "Noi in famiglia discutiamo su tutto e Azouk potrebbe integrarsi con le nostre abitudini e stili di vita, arricchendo in qualche modo il dibattito sull'integrazione sociale" è la motivazione di questa coppia con due figli, una ragazza che lavora e un giovane studente. Belle parole, politicamente corrette dell'anonima famigliola. Ma anonima fino a quanto? Se il giudice concederà a loro Azouz, se l'immaginano l'assalto del solito circo mediatico -Corona in testa- alla loro casa? Se l'immaginano oppure se l'aspettano?

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