mercoledì 29 ottobre 2008
LA RESA DEI CONTI
ROMA - Con la spauracchio dell'ergastolo e prima che la giuria si ritirasse in camera di consiglio, Romulus Nicolae Mailat, (foto) il rom accusato di violenza sessuale e dell'omicidio di Giovanna Reggiani avvenuto a Roma poco meno di un anno fa, ha pianto calde lacrime e ha chiesto "perdono davanti a Dio". Le prove schiaccianti a suo carico però lo hanno inchiodato alle sue responsabilità: 29 anni di carcere. Questa è la sentenza di primo grado emessa dal tribunale di Roma nei suoi confronti, una condanna che per certi versi ha mitigato la richiesta dell'accusa, rappresentata in questo caso dal pm Maria Bice Barborini, che aveva chiesto per lui l'ergastolo. Con grande faccia tosta, il rom attraverso la sua interprete aveva fatto sapere che ormai si sentiva un po' il "capro espiatorio" di tutte le nefandezze compiute in Italia dagli immigrati, pertanto non sperava niente di buono nei suoi confronti. "Io non ho ucciso nessuno" ha commentato, "ho solo rubato la borsa della vittima", dimenticando le testimonianze portate dai suoi stessi connazionali che la sera del delitto lo videro disfarsi del corpo della povera Giovanni Reggiani. Nella sua recita poi, il rom aveva dichiarato di essere dispiaciuto per quanto accaduto quella sera: "Chiedo scusa a lei, signor presidente, alla corte e a tutti i presenti in aula, e spero che giustizia sia fatta". Lo hanno accontentato con 29 anni di galera, troppo pochi per una persona riconosciuta colpevole di un delitto tanto atroce. "Non voglio assolutamente entrare in polemica con la decisione dei magistrati" ha commentato il sindaco di Roma Gianni Alemanno, "ma la sentenza di oggi su Mailat mi lascia molto amareggiato". I difensori del rom che nella loro arringa avevano chiesto l'assoluzione in base all'articolo 530 comma secondo (ex assoluzione per insufficienza di prove), dopo la sentenza hanno annunciato il ricorso. (Gericus)
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