martedì 14 ottobre 2008

LA MALEDIZIONE DEL MONTE BIANCO #2

AOSTA - Che la tragedia del Costellation "Malabar Princess" (foto d'archivio dell'aereo)
dell'Air India si sia consumata tra le nevi del Monte Bianco ormai è nella convinzione di tutti. A Courmayeur, sia come a Chamonix, gli uomini del soccorso alpino scrutano il cielo, sebbene le condizioni atmosferiche di quel venerdì 10 novembre 1950 non lascino scorgere neppure la catena del Bianco. Impossibile muoversi ,e così pure lo è per il sabato successivo, dove sporadici tentativi di salita naufragano ai primi passi. Anche dall'alto, purtroppo, una grossa coltre di nuvole grigie copre la vetta del Bianco, rendendo vana anche una ricognizione di un aereo della Swiss Air in procinto di atterrare all'aeroporto di Ginevra. Bisogna aspettare addirittura la domenica dopo, quando grazie ad una schiarita, il pilota di un altro aereo di linea svizzero che sta sorvolando la zona, riesce con un binocolo a scorgere il teatro del dramma. Sul versante italiano del Bianco ad un centinaio di metri sotto la vetta, nota un ala del Constellation ricoperta da un cumulo di neve. Della fusoliera invece, nessuna traccia. Subito comunicato l'avvistamento ai soccorritori, questi si predispongono all'intervento sia dal lato italiano che da quello francese. Il rischio però è alto, poiché mai nessuno in novembre ha tentato il Monte Bianco, a causa di continue valanghe e neve fresca che copre i crepacci. Per non correre ulteriori pericoli quindi, si opta di intervenire con un velivolo e paracadutare i soccorritori sul luogo della sciagura. Lunedì mattina alle 7,30, il comandante Gurion, sicuramente il più temerario aviatore francese di montagna, decolla dall'aeroporto La Fayet con il maresciallo Flottard, comandante della scuola militare alpina di Chamonix e coordinatore dei soccorsi. La loro missione, è individuare la posizione del relitto, corpi ed eventuali sopravvissuti. Sorvolando a bassa quota la vetta, i due scorgeranno parte dell'aereo adagiato poco sotto la cresta del Bianco, a un migliaio di metri dal rifugio Vallot. Nel micidiale impatto, il potente quadrimotore ha perduto l'ala destra sul versante italiano, poi, scivolando sull'abbondante neve, ha seminato rottami e cadaveri per oltre un chilometro sul versante francese. I segni inequivocabili dell'impatto contro la roccia lasciano allibiti gli osservatori. Solo 15 metri d'altezza in più e l'aereo si sarebbe salvato. (Gericus) [fine seconda parte. Continua]

Nessun commento: