sabato 25 ottobre 2008

"ERO GAY, NE SONO USCITO"

Lo racconta Luca, 36 anni, milanese. La sua vita di omosessuale,fatta di sesso facile e promiscuo, party notturni e alcol, finisce a 27 anni, quando per caso si imbatte in alcuni appunti inerenti alla "terapia riparativa" lasciati da un amico, studente di psicologia. Fino allora, omosessuale convinto, pensava ormai che quella fosse la sua condizione di vita. Egocentrico, ossessionato dal sesso e dai soldi, dalla forma fisica e da quell'attrazione per i maschi. Un mondo però che col tempo lo portò a delle riflessioni, facendogli perdere le certezze che fino allora lo avevano spinto nel vortice del sesso compulsivo, e questo aiuto lo trovò giusto in quegli appunti, che altro non erano che la "terapia riparativa" dell'americano Joseph Nicolosi. Gli bastò un corso di cinque anni, dopodiché, riscoperto la "parte maschile" del proprio essere e incontrata nel frattempo Marta (nome di fantasia), nell'agosto di quest'anno è giunto al matrimonio. "Ho sposato una donna e ora ho ritrovato la felicità". Omosessualità al pari di una malattia dunque? Giancarlo Ricci, psicoterapeuta, ammette che come la depressione o come l'anoressia, "l'omosessualità è un disturbo che nelle sue forme più estreme può essere curato". E' una malattia dunque? "E' un sintomo particolare relativo all'ambito della sessualità e che può avere aspetti patologici pesantemente problematici". Di altro avviso invece è la psicoterapeuta Margherita Graglia: "La terapia riparativa è una teoria basata su premesse prive di validità scientifica: parlano di difetto di mascolinità, arresto dello sviluppo e passano dall'idea che l'omosessualità non sia naturale al pari dell'eterosessualità". Giancarlo Ricci però non demorde, e alla domanda se dall'omosessualità si può guarire commenta che "guarigione è un termine medico, ed io non sono un medico. Però mi chiedo: perché se un eterosessuale può diventare gay, non può succedere il contrario"? (Gericus da Il Giornale)

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