lunedì 17 marzo 2008

PICCOLA PESTE, FUTURO CRIMINALE?

I "bulletti" a scuola? Schediamoli, perché già a sei anni possiamo individuare potenziali delinquenti. E' un po' questo il pensiero delle autorità scolastiche inglesi sul parallelo "bullo delinquente", tanto che la polizia britannica, prendendo seriamente di petto la questione, propone addirittura il prelievo del Dna agli scolari protagonisti di atti di bullismo. E come era naturale, scoppia subito la polemica dei genitori, convinti che con simili sistemi si stia scivolando in situazioni da regimi dittatoriali. Ma il problema sta a monte, ovvero a quei numerosi casi di bullismo -troppi- che annualmente si registrano nel Regno di Sua Maestà e che in una maniera o l'altra le autorità scolastiche cercano di arginare. Perché se nel Dna c'è traccia di un profilo a rischio, dicono i sostenitori dell'iniziativa, "che male c'è se in tutto ciò possiamo prevenire un futuro crimine"? E per rafforzare questa tesi, c'è anche uno studio di ricerca effettuato recentemente, dove si sostiene che i soggetti a rischio tra i 5 e i 12 anni di età "vanno sottoposti a terapia comportamentale preventiva con l'aggiunta di programmi di sostegno per le famiglie". E dal momento che l'età media dei primi reati è fra i 10 e i 13 anni, anche Julia Margo, autrice della ricerca "Make me a criminal", sostiene che sia giusto effettuare un analisi del rischio "esaminando le caratteristiche dei bambini", senza però ricorrere alla schedatura del Dna. Non si scappa dunque, se pensiamo che persino Scotland Yard ha sancito che "la schedatura è solo prevenzione", e se lo dice la più famosa polizia del mondo c'è da crederci, forte dal 2004 di un database con oltre 4 milioni di campioni. Per i bulletti della scuola, almeno in Inghilterra si prevedono dunque "tempi duri". (Gericus)

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