Si contano a decine ormai i morti per la repressione cinese contro la rivolta in Tibet. L'ultimatum rivolto dalle autorità cinesi non lascia scampo: "Avete 48 ore per arrendervi", mentre la caccia ai dissidenti si fa sempre più serrata. Con i carri armati in movimento per le strade di Lhasa e i kalashnikov che fanno sentire la loro voce, sale la paura per una nuova Tienanmen. In molte parti del mondo, assieme alle proteste ufficiali, senza troppa convinzione arriva la voce del "Boicottiamo le Olimpiadi". Giordano Bruno Guerri ha poche, se non nulle, speranze in tal proposito, perché come lui asserisce, "Gli interessi spazzeranno via tutti questi ipocriti appelli". E come dargli torto! Davanti all'inevitabile discorso economico, sull'altare del Dio denaro, da sempre si sono sacrificate ideologie e moralità. In poche parole, "il business" fa passare in secondo piano stragi e libertà negate, democrazie oppresse e diritti calpestati. I conti, sono lì sotto gli occhi di tutti, o forse sarebbe meglio dire "sotto gli occhi dei grandi capitalisti". Con la Cina infatti, gli scambi vanno a gonfie vele, con quegli oltre 14 milioni di euro in importazioni e con quasi sei milioni di euro in esportazione. La repubblica cinese, quell'immenso Paese dove le condanne a morte sono all'ordine del giorno e dove lo sfruttamento della mano d'opera rende gli acquisti dell'Occidente più che vantaggiosi, quest'anno ospiterà i Giochi Olimpici. Boicottarli? Sarebbe il minimo, ma al di là di "condanne unanime e duri moniti " espressi qua e là da vari governi, niente seguirà alle parole. "La vita civile non è e non può essere a compartimenti stagni, con la politica da una parte, l'economia dall'altra e dall'altra ancora lo sport visto come terreno neutro" continua Bruno Guerri sulle pagine de "Il Giornale". "L'unico modo che l'Occidente ha per vincere le prossime Olimpiadi è di non prendervi parte. Non accadrà, e sarà un'occasione persa". (Gericus)
[foto tratta da La Stampa]
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