domenica 10 febbraio 2008

NEL GIORNO DEL RICORDO

I partigiani di Tito li gettavano vivi nelle foibe, ma nonostante il volo a capofitto in questi 'imbuti rovesciati' con profondità che arrivavano anche a 200 metri, molti agonizzavano per ore. Quanti italiani sono stati gettati nelle foibe? I conti, sicuramente in difetto, sono presto fatti, poiché sulla scorta di documentazioni e di analisi compiute nel corso degli anni, le vittime militari e civili, massacrate da mano slavo-comunista non furono meno di 16.500. Sedicimilacinquecento persone dunque, uomini, donne, bambini, annientati nella pulizia etnica iniziata l'8 settembre 1943. Non c'è stata mai giustizia per questi martiri, perché pavidamente, su questo nostro "olocausto", l'Italia ha sempre scelto il "politicamente corretto", il quieto vivere, sicuramente unico Paese al mondo ignominiosamente silente davanti al proprio dramma. Ha chiuso quasi gli occhi, tanto che fino agli anni Settanta le cerimonie in ricordo della strage avvenivano 'clandestinamente' e disertate, per ordine del Partito Comunista, da qualsiasi personalità politica locale. Fu il presidente Francesco Cossiga, primo capo di Stato italiano a deporre a 35 anni di distanza, una corona sulla foiba di Basovizza, atto d'amore verso quei caduti mai considerati "nostri morti" fino allora. Basta dire che il governo Prodi -non questo, ma quello precedente- firmò un trattato con la Slovenia nel quale "si rinunciava al diritto degli esuli istriani di riottenere i beni illegalmente sequestrati", quando invece una fiera opposizione all'ingresso in Europa della Slovenia avrebbe permesso all'Italia di riottenere quello cui era stato rubato cinquant'anni prima. Dignità, merce rara nei palazzi del potere. Onore pertanto ai martiri di questo eccidio, che hanno trovato orribile fine nella foiba di Basovizza,di Podubbo, di Villa Orizi, di Brestovizza, Gargaro o Podgomilla, Vines,Capodistria, e nell'abisso di Semich. Almeno nel giorno del ricordo. (Gericus)
(foto: recupero di salme estratte da una foiba)

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