Una volta i concorsi del dilettante si facevano nelle parrocchie o nei teatri di periferia. Chi vinceva si portava a casa una pacca sulle spalle e magari l'entrata nel coro della chiesa a cantar salmi alla domenica. Ora c'è il Festival di Sanremo, che esaurito l'antico splendore dei tempi andati, si è adattato al "mediocre che avanza". Si, perché con tutto il rispetto parlando e mettendoci tutta la mia buona volontà, non posso non far paragoni con gli artisti che una volta calcavano il palcoscenico della Città dei Fiori con quelli di oggi, suvvia. Già la cosiddetta categoria "campioni" mi fa storcere il naso, perché al di là dei veterani -tra questi Minghi, Mietta, Little Tony, Berté, Bennato, Cutugno e Zarillo, che già da soli fanno 350 anni- son campioni di che cosa i vari Gio' Di Tonno & Lola Ponce, Finley, L'Aura, Frankie Hi NRG, Moro, Tatangelo, Venuti, Tricarico e altri ancora? Quali successi hanno piazzato in classifica questi "campioni" da potersi fregiare di tale titolo? Ma se con questa lista già i capelli "si rizzano", c'è poi la sfilza dei "giovani", ovvero dei dilettanti allo sbaraglio, quattordici aspiranti "divi" tra i quali si annidano "figli di papà" cui il cognome ha spalancato porte e steso tappeti. E per questo caravanserraglio, "cinque serate cinque" di televisione, con un Baudo ormai immune a tali calamità e un Chiambretti eterno gregario. Potrebbe bastare? Macchè! Come da cinquant'anni recita il copione, anche quest'anno le due vallette "bonazze" saranno una mora e una bionda, retaggio di tivvù da Medioevo. Usura del tempo... Ma come si fa a dimenticare che una volta Sanremo era il coronamento di una carriera artistica? Chi vi partecipava lo poteva perché la sua carriera era ormai segnata da dischi venduti e da motivi di successo, artisti che usciti vincitori o meno, potevano contare su una vendita di dischi superiore al milione di copie, premiati grazie a questo con dischi d'oro o di platino. Questo era Sanremo, una ribalta dove c'è passato -per una sola volta perché aveva capito che il carrozzone sanremese cominciava a scricchiolare- un certo Lucio Battisti, un tale di nome Vasco Rossi, e poi Celentano, Endrigo, Paoli, Vanoni, Tozzi, Morandi... Salviamo dunque -come il soldato Ryan- il Festival di Sanremo. Come? Restituendogli prima di tutto la dignità di un cast dove i "campioni" lo siano davvero e poi, stop con la maratona televisiva di questa settimana "del dilettante", perchè per questi ultimi, esistono ancora le parrocchie... (Gericus)
(Foto: Pippo Baudo e Piero Chiambretti)
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