Io non so quanti bambini ancora dovranno arrivare in ospedale con il 'pistolino' martoriato, e morire dissanguati. E' già il secondo caso accaduto in poco tempo in quella che è la civilissima Italia e non uno sperduto villaggio dell'Africa nera. Questa volta, ucciso dall'ignoranza di un rito tribale, è un bambino di due mesi e mezzo di origine nigeriana, arrivato da poco in Italia con la madre. Il luogo, puramente indicativo ma potrebbe essere una città qualsiasi della nostra Penisola, è Bari. E' lì, nel quartiere Japigia che si consuma nella notte il dramma, quando "affidato" alle cure di un "macellaio", al piccolo viene praticata la circoncisione, chissà come, chissà con che cosa e vai a capire perché. Già il luogo dove si svolge l'intervento, fa capire quanta arretratezza culturale c'è in chi compie l'atto, e soprattutto, quanta ignoranza e poco amore c'è nella madre del piccolo: un lercio materasso appoggiato in terra, una ciotola per l'acqua e due sedie. In un ambiente così "sterile" si è compiuto infatti il dramma. Armato di un 'oggetto tagliente' e noce di cocco, l'improvvisato "chirurgo" nell'asportare il prepuzio ha tagliato anche il glande, dando inizio all'emorragia fatale. Urla di dolore del piccolo e pannolino che nella notte si riempiva del suo sangue, poi, con un colpevole ritardo, la sciagurata madre che si decide a chiamare il 118. Il piccolo nigeriano giunge così in ospedale alle 4.20 del mattino, ormai in fin di vita, stroncato da una fortissima emorragia a livello inguinale causata proprio da quell'assurda pratica. Ora la madre è indagata, mentre la polizia ha già messo le manette ai polsi del praticone, un nigeriano 28enne, che per quell'intervento mortale si era fatto consegnare dalla donna 100 euro. Rabbia per questa morte per noi così inconcepibile, nella consapevolezza che le misure restrittive in questo caso sono solo una panacea per placare lo sdegno della gente, ma che in realtà non serve a niente, finché non faremo capire ai nostri "ospiti" che le loro tradizioni e culture (?) devono lasciarle nel Paese di origine, perché in Italia, da secoli, abbiamo le nostre. (Gericus)
[foto tratta da Il Giornale]
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