giovedì 24 luglio 2008
QUANDO LA DIGNITA' NON HA PREZZO...
Bruno Contrada, da funzionario integerrimo dei primi tempi a nemico numero uno delle Istituzioni. Il passo è troppo breve e traumatico, pertanto ho in me forti dubbi. Se a questi aggiungo poi che a farlo finire dalle stelle alle stalle sono state dichiarazioni dei cosiddetti "pentiti", no, allora non ci sto. Troppo fresco è ancora il ricordo di Enzo Tortora, quel fior fiore di uomo che proprio a causa delle parole di un pentito finì dietro le sbarre prima e in una cassa poi, morto per il troppo dolore provocato da accuse infamanti lanciate contro di lui. Nei meriti del dottor Contrada, molte, a partire dal 1991 sono le operazioni di polizia portate a buon esito grazie a intuito e capacità professionale, poi, nella vigilia di Natale del 1992, come un fulmine "a ciel sereno" lo stimatissimo funzionario del Ministero dell'Interno viene arrestato e tradotto al carcere Militare romano di Forte Boccea. I suoi "misfatti" li denunciano quattro "pentiti", tutta gente con un curriculum malavitoso alle spalle di grande rilievo. Ma di quali atroci delitti lo si accusa? Di frequentare un appartamentino messo a sua disposizione da un costruttore mafioso, ma che a seguito di indagini fatte subito dalla Dia, tale appartamento risulterà intestato al costruttore dello stabile stesso e ceduto in locazione ad un collega magistrato del dottor Contrada. L'accusa però rivolta contro di lui non lascia alternative: concorso esterno in associazione mafiosa. Dopo tre anni di carcerazione, il 31 luglio del 1995 Bruno Contrada viene rilasciato in attesa del processo, che celebrato il 5 aprile del 1996, lo ritiene colpevole e lo condanna a dieci anni di detenzione. Nel processo di appello -4 maggio 2001- ribaltamento della prima sentenza con un assoluzione, che la Cassazione annulla il 12 dicembre 2002. Il 26 febbraio del 2006 viene riconfermato il verdetto di primo grado e dunque, Contrada è condannato a dieci anni, con conferma della Cassazione il 10 maggio del 2007. A questo punto, il dottor Bruno Contrada si consegna nello studio del suo avvocato e viene tradotto in carcere per scontare la condanna. Un mulinello di situazioni che non lascia scampo, perché si muore anche per meno. Con i suoi 77 anni portati con dignità, anche la salute diventa precaria, come testimoniano i numerosi certificati medici: 22 chili persi in un anno, 26 le patologie accertate, di cui 7 definite "gravi"; 5 i ricoveri in ospedale; 15 gli accertamenti diagnostici; 12 le perizie medico-legali esperite; 16 i viaggi in ambulanza, e per ultimo, 21 le istanze di scarcerazione tutte respinte. Ora sembra che la libertà sia vicina, e da un momento all'altro è attesa la decisione del Tribunale di sorveglianza. "Quasi al termine della mia esistenza, l'ingiustizia degli uomini mi ha inferto questo ultimo colpo. Farò appello alle mie residue forze fisiche e morali, per resistere ancora, così come ho fatto per 15 anni. Sono sicuro che verrà il momento (che forse io non vedrò) in cui la verità della mia vicenda giudiziaria sarà ristabilita. Spero che qualcuno si pentirà del male fatto a me e alle Istituzioni. Bruno Contrada". (Gericus)
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