sabato 30 agosto 2008

LA CAMBIALE LIBICA

E' come l'influenza, che periodicamente si manifesta. La "cambiale libica" ormai ci accompagna da anni, e nonostante il secolo ormai passato dall'occupazione della Libia -1911-12- da parte dell'Italia, il leader libico Muammar Gheddafi (foto) continua a batter cassa verso il nostro Governo. Partendo dal presupposto che l'Italia di oggi non ha niente a che vedere con il regime di allora, trovo umiliante che qualsiasi nostro premier succedutosi negli anni si sia sempre cosparso il capo di cenere di fronte a tali richieste, senza mai fare il punto della situazione, ricordando al signor Gheddafi, che negli anni dell'occupazione, gli italiani costruirono di tutto in quella terra, strade, ponti e abitazioni, e che al nostro ritiro -o alla nostra disfatta...- tutto restò in loco, ad esclusivo e totale vantaggio della popolazione libica. Oltre a questo poi, come la mettiamo con la cacciata degli italiani -avvenuta il 25 luglio del 1970- ancora residenti colà e la conseguente confisca di tutti i loro averi? Ma se a questo aggiungiamo poi che già nei tempi andati c'era già stato un accordo finanziario tra l'Italia e la Libia per chiudere il contenzioso, perché si continua a batter cassa? Questa volta è Silvio Berlusconi a genuflettersi davanti al leader libico, con l'offerta di un investimento di 5 miliardi di dollari, per la costruzione di un autostrada costiera che unisca il confine egiziano a quello della Libia. Tutto questo però, con la vaga speranza che le autorità libiche "chiudano i cancelli" a quella marea di disperati che quotidianamente partono da lì verso le nostre coste. Praticamente "un ricatto", accettato a testa china -è il nostro stile ormai...- anche da Berlusconi. Ma in questo momento di "volemoci bene", un regalo extra per il Colonnello: la restituzione alla Libia della Venere di Cirene, la statua scoperta da archeologi italiani nel 1913 e da allora custodita nel Museo nazionale di Roma. Genuflessioni dunque davanti ad un interlocutore che non usa il linguaggio della diplomazia, ma addirittura lancia delle minacce -oltre ai tre missili che fortunatamente finirono al largo di Lampedusa anni fa-, come quando nel 2006, davanti alla sua folla, urlò che "Se Roma si rifiuterà di indennizzare Tripoli, ci saranno delle aggressioni". Questo dunque è il punto della situazione, il punto in cui i pronipoti pagano per le colpe commesse dai trisavoli. Un precedente che speriamo non apra altre vertenze storiche. I Romani, nostri antenati, invasero mezzo mondo... (Gericus)

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