venerdì 13 giugno 2008
DIMENTICARE SAMUELE...
Quello di cui Annamaria Franzoni (foto) deve fare a meno, è rilasciare interviste. E ora che è in cella, più che mai. Al di là della gravità del fatto per cui è stata condannata, la Franzoni merita tutto il nostro umano rispetto, sia come madre che come persona, oltre che come vittima. Dopo questo però, farla passare quasi per un "Silvio Pellico" nelle "sue" prigioni, lo trovo un po'... stridulo. Nella pagina de La Stampa di questa mattina a lei interamente dedicata, ne viene fuori un quadro ambiguo -come se ce ne fosse ancora bisogno- di donna che continua a sentirsi ingiustamente punita, quasi come se su di lei si fosse scatenata una congiura dalle tinte fosche. Pertanto, dopo il lungo iter processuale conclusosi con quei 16 anni di condanna da scontare in galera, recentemente l'onorevole Stefano Esposito del Partito Democratico è andato a trovarla nel carcere di Bologna (perché proprio lei e non ad un altra sciagurata qualsiasi?), e alla domanda se dorme la notte, la Franzoni ha ribadito "Certo che dormo, perché sono innocente". Orbene, pur prendendo per oro colato ciò che dice, è ugualmente difficile pensare che una madre possa dormire beatamente -pur innocente-, su di una branda racchiusa al di là delle sbarre e col pensiero di un figlio massacrato appena sei anni prima, perché non so quante potrebbero abbandonarsi così, tranquillamente, tra le braccia di Morfeo. Ma pure l'aspetto del "quotidiano" messo in pagina dalla giornalista, tende a dare di lei un quadro 'uggioso', perché ci si allontana volutamente dal "nocciolo della questione" per scivolare nel patetico, in "lei che si alza molto presto e l'unico svago è la televisione", in lei che "a volte chiede a suo marito di portarle dei dolci", e lui che "arriva con i bimbi", e con "le detenute che non sono gelose di me perché qui, tutti mi adorano". E poi le sue certezze, cioè "mio marito Stefano non mi lascerà mai", per chiudere poi con una frase per molti versi indecifrabile: "Qui? Non mi manca niente, a parte mio marito e i miei due figli". Due figli dunque, quando invece è sempre colui che non c'è più che dovrebbe essere il più amato, il primo tra i pensieri in assoluto. Povero piccolo Samuele. Cosa avrai mai fatto nella tua breve esistenza per non meritarti neppure un piccolissimo accenno di affetto materno, di mancanza... (Gericus)
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