giovedì 23 agosto 2007

CAMILLO CASATI STAMPA: TRIANGOLO MORTALE (2007)

ROMA – La tranquillità di quella calda domenica del 30 agosto 1970 fu rotta da una telefonata che arrivò sul tardo pomeriggio alla polizia. Qualcuno asseriva di aver udito dei colpi di arma da fuoco sparati in rapida successione provenire da un palazzo di via Puccini numero 9, cuore della Roma ‘bene’ ai Parioli. In un attimo, il capo della Mobile Valerio Gianfrancesco, giunto sul posto, scoprirà uno dei più tragici “omicidio/suicidio” dell’epoca, un qualcosa che metterà a nudo vizi e stravaganze di una certa classe sociale. Nel salone al terzo piano di quell'appartamento le cui finestre si aprono su San Pietro e villa Borghese, la cruda verità è tutta lì: il marchese Camillo Casati Stampa di Soncino, per tutti “Camillino”, 43 anni ed erede di un immensa fortuna valutata all'epoca sui 500 miliardi, giace per terra in una pozza di sangue. Un colpo di fucile calibro 12 gli ha devastato la testa, tanto che un orecchio e parte del volto sono schizzati sulla parete. Riversa sulla poltrona, la giovane e bella moglie, la marchesa Anna Fallarino, 41 anni, ed infine, in un angolo della stanza e dietro ad un tavolino, il giovane Massimo Minorenti, 25 anni, aitante play boy negli ambienti della Roma che conta, terza punta di quel "triangolo" nobiliare. Nell’accurata perquisizione della casa, il capo della mobile Gianfrancesco scoprirà le ragioni di quel massacro. In un diario scritto proprio da “Camillino” infatti, si parla di riunioni sessuali a tre, dove lui però non è parte attiva, ma semplice spettatore, mentre la moglie cambia partner di volta in volta. Camillino è meticoloso come un ragioniere, tanto da scrivere su quei fogli: «Oggi Anna ha avuto un incontro con un soldato, giovane e bellissimo. E’ stato fantastico. Anna era felice e ha partecipato intensamente. Lui lo abbiamo ricompensato con 30.000 lire».» Diari e foto degli incontri tolgono qualsiasi dubbio sul tipo di vita della coppia, ed anche il motivo di tanta ferocia affiora da quelle pagine: l’ultimo dei partner, quel giovane play boy venticinquenne, oltre al sesso si era portato via anche il cuore della bella marchesa, una situazione mai presa in considerazione dal marito che scriverà infatti, come suo ultimo disperato messaggio su una pagina del diario del giorno stesso: «Non posso sopportare il tuo amore per un altro uomo. Meglio la morte.» Quel 30 agosto, Camillo Casati torna a Roma dopo una battuta di caccia. C’è un incontro "chiarificatore" a tre, un qualcosa che sicuramente per Camillino era già chiaro: il giocattolo si è rotto. Nell’enorme salone al terzo piano, tra quadri d'autore e stoffe pregiate, il fucile è a portata di mano, come la moglie e quel giovane seduti davanti a lui. Sei colpi in rapida successione, l’ultimo per sé. (Gericus)
(foto: Camillo Casati Stampa e la moglie Anna Fallarino. Nel riquadro Massimo Minorenti)

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