AOSTA -Se si escludono gli oltre cento morti dell'aereo indiano schiantatosi poco sotto la cima del Monte Bianco (Italy) nel 1966, l'anno che ha mietuto più vittime è stato il 1993, con ben otto dispersi. E' un cimitero di ghiaccio il "Tetto d'Europa": sotto le sue nevi eterne infatti, da quarant'anni ad oggi riposano tanti alpinisti che hanno perso la vita inseguendo il sogno di conquistarne la vetta. Pertanto, dal '66 ad oggi, oltre 160 sono i dispersi ancora da recuperare, i cui poveri resti a volte tornano alla luce quando fa caldo, e i raggi del sole estivo sciolgono gli strati superficiali dei ghiacciai. E' successo anche la settimana scorsa nei pressi del rifugio Boccalatte, sul ghiacciaio del Planpincieux a circa 2900 metri di quota. Ossa, denti, capelli e frammenti di vestiario che dovrebbero appartenere ad una delle otto vittime del 1993. Nella lunga lista degli scomparsi, scopriamo così che 22 sono italiani, otto tedeschi e altrettanti francesi. E ancora 4 spagnoli, tre inglesi, polacchi e giapponesi e due americani. Infine sloveni, svizzeri, nordafricani e indiani. Al comando del Soccorso alpino della Guardia di finanza ad Entreves c'è il maresciallo Delfino Viglione: «In questo momento stiamo lavorando per risalire con certezza a chi appartengano i resti dell'ultimo ritrovamento -spiega il sottufficiale-. In quella zona, per esempio, non sono state ancora ritrovate le salme di due alpinisti francesi periti nella sciagura avvenuta nel '93 per la caduta di una valanga. Ma non sono gli unici a non essere ritrovati. Mancano all'appello infatti due appassionati di parapendio deceduti sul versante meridionale della Brenva e che probabilmente sono tuttora sepolti nella zona alta del ghiacciaio. Lo stesso discorso vale per due alpinisti scomparsi nella zona del ghiacciaio del Freiney, vicino al rifugio Monzino e infine, per un francese precipitato nella zona Ovest del Bianco»
(La Vallée Notizie)
(foto: il comandante del S.a.G.d.f. Delfino Viglione davanti ad un crepaccio del ghiacciaio)
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