mercoledì 4 febbraio 2009

ELUANA ENGLARO: L'ULTIMO VIAGGIO

UDINE - Una pioggia battente ha accompagnato l'ultimo viaggio di Eluana Englaro (foto) verso la clinica "La Quiete". Sei ore di viaggio verso "la quiete assoluta" per questa giovane donna di 37 anni che come ha detto il dottor Amato De Monte, "è morta 17 anni fa". Parole da brivido, e non per la neve che cade mista a pioggia, ma per una situazione che scuote le coscienze di un Italia in attesa, divisa tra chi condanna il gesto e chi invece lo vede come una soluzione dovuta, il completamento di una tragedia rimasta a metà. Ma come si arriverà a questo? Sospendendo a poco a poco l'alimentazione che avviene attraverso un sondino naso-gastrico, e che secondo le previsioni, dovrebbe portare Eluana allo spegnimentoe, questa volta 'totale', nel giro di un paio di settimane. Si parla di "dolce morte", anche se sappiamo che la morte "è sempre amara". Bugie pietose per non far trasparire pensieri ben più cupi, perché forse, non sarà così: "Morire di fame e di sete" dice il professor Luciano Gattinoni, primario di anestesia al Policlinico di Milano, "comporta ingrossamento della lingua e disidratazione tra gli spasmi", aggiungendo poi tutto il suo disappunto: "Non si fa morire così neppure un cane, perché la morte avverrà tra atroci dolori". Penso a Eluana, a quei suoi vent'anni infranti in quel tragico incidente, alla sua bellezza, alla sua voglia di vivere, al sorriso che ci rimandano le sue foto, e a quella sua vita passata quasi per metà immobile sul letto di una stanza asettica. Chissà se in un barlume di vita rimasta, possa analizzare quanto si sta preparando in questi giorni, in queste ore, quanto si parli di lei sui media, quanto si scontrino le coscienze degli italiani. Vorrei poterla vedere scuote il capo per dire "No! Fermi, sono viva!" oppure, col sorriso pago di un anima persa, vederla affermare il desiderio di un "dolce distacco" da questa che vita non è. Diritto alla vita, diritto alla morte, e noi qui, impotenti, davanti a questo caso che è una via di mezzo tra una condanna a morte e un caritatevole gesto di umanità. Il dramma, come la nostra paura, è tutto qui... (Gericus)

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