mercoledì 25 febbraio 2009

NONOSTANTE TUTTO C'E' ANCORA CHI...

A volte io rimango basito, perché nonostante tutto, c'è ancora chi, come l'anonimo che mi ha inviato la lettera che riporto sotto, che non si rende conto della situazione creatasi in Italia sul tema criminalità legata all'immigrazione illegale o non. Questo è ciò che scrive, riferendosi ai dati che avevo riportato io, ovvero che nelle nostre patrie galere, attualmente vi sono 2800 detenuti romeni: "In Italia -scrive l'anonimo- vivono 1 milione di romeni, e quel 2800 rappresenta quasi il 2%. Da 60 milioni di italiani, quanti sono i delinquenti, mafiosi, criminali? Più del 2% credo. La vostra 'oppinione'?"

La nostra opinione 'condivisa' la riporta Enzo Bettiza, giornalista di chiara fama, sulla prima pagina de La Stampa di oggi, mercoledì 23 febbraio il quale, partendo dal presupposto che il presidente del Senato di Bucarest, Mircea Geoana, avrebbe tacciato l'Italia -e gli italiani- di "romenofobia", cioè di xenofobia e razzismo. Con grande classe, Bettiza risponde:

"L'obiezione ci sembra alquanto stonata, al limite, offensiva, dopo le equilibrate e anche severe dichiarazioni congiunte fatte l'altro ieri dal ministro degli Esteri Franco Frattini e dal suo omologo romeno Cristian Diaconescu. Il fatto che i due ministri abbiano deciso di affrontare pubblicamente insieme, a Roma, uno a fianco dell'altro, la più perniciosa piaga immigratoria di cui da un paio d'anni soffre l'Italia, dimostra per se stesso che né i governanti italiani né tanto meno quelli romeni possono più ignorare un problema divenuto ossessivo e, per tanti aspetti, spaventoso: lo stillicidio ininterrotto di crimini con stupro e ferocia spesso mortale perpetrati da cittadini romeni, crimini che, dopo lo scempio della signora Reggiani , sono purtroppo continuati senza esclusione di colpi e di scelta coppie di fidanzati inermi, ragazze quattordicenni, ottuagenarie disabili". Ma prosegue: "Inutile nascondersi dietro un dito o alzarlo per accusare di xenofobia indiscriminata l'ospite, ovvero la società italiana e le sue istituzioni, che semmai dovrebbe venire rimproverata di eccessiva tolleranza legale e umanitaria".

Ma Bettiza poi fa un esame più approfondito di questo fenomeno criminale, ricordando che l'ondata di questa gente proveniente da Paesi europei ex comunisti, "ha brame e pretese di possesso immediato, totale, di carne e danaro, che evocano tempi di guerra più che di pace: le donne di Berlino o di Belgrado assaltate dai soldati russi, le terre bruciate dai tedeschi in fuga dalle nazioni occupate, le bravate crudeli e le sevizie inferte dai servizi segreti francesi in Algeria, da ultimo, dopo le foibe, orrende e infamanti pulizie etniche interjugoslave in Bosnia, in Croazia, in Kosovo".

E ritornando a quei dati rilasciati addirittura dalle autorità di Bucarest, ovvero di quel 40% di criminali fuggiti dalla Romania e sciamati in Italia, Enzo Bettiza dice:

"Si tratta quasi sempre di individui instabili, ubiqui, spesso clandestini, dediti allo spaccio di donne e droga, fuggiti dalla Romania per malefatte impunite, giunti dal profondo del postcomunismo ceauceschiano, taluni già espulsi più volte dall'Italia e poi ritornati indenni in Italia, attirati e rassicurati dall'incertezza della pena con cui sovente li condonano tribunali indulgenti".

Come "oppinioni" in riposta all'anonimo scrivano, mi sembra che possano bastare...
(Gericus)

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