sabato 31 gennaio 2009

FIERA DI SANT'ORSO EDIZIONE 1009

AOSTA - In queste ore, le 18,30, la Fiera di Sant'Orso praticamente va esaurendosi. Nel freddo della sera, gli espositori -quest'anno oltre 1000- ritirano i loro prodotti rimasti invenduti dai banchetti sistemati lungo il centro storico, tirando le somme di questa 1009esima edizione. La 'Fiera della crisi', sussurra qualcuno, visti i tempi dell'economia in ribasso che investe un po' tutti, anche se poi, di affari se ne sono fatti. Per due giorni dunque, Aosta è stata il centro italiano dell'artigianato locale, con una presenza di diverse miglia di visitatori giunti un po' da tutto il centro/nord Italia, oltre che da Francia e Svizzera. Il lavoro degli artigiani valdostani dunque ha ritrovato il suo palcoscenico naturale, mostrando opere pregevoli scolpite su legno "rigorosamente locale", sculture in pietra o su metallo e poi, oggetti di lavoro quotidiano. Ne è passato di tempo da quando Sant'Orso, nella sua caritatevole missione di aiuto ai poveri, inventò "un mercatino" spontaneo che allora certamente non era di oggetti artistici, ma più verosimilmente di scambio di oggetti e di indumenti usati da offrire ai bisognosi del vecchio borgo. Era il Medioevo, e gli storici datano l'inizio di questo "mercatino" all'anno 1000, un appuntamento poi che si è protratto fino ad oggi, con i vari mutamenti e significati nel corso degli anni. Ora per i nostri artigiani, c'è il lavoro delle idee, la ricerca del soggetto e forse, la rifinitura di un sogno. La chiamano "arte povera" la loro produzione, definizione seconde me più che impropria. Negli oggetti esposti, c'è l'anima e la cultura della terra valdostana. L'immensità senza spazio dei sentimenti... (Gericus)
(foto: oggetti e campanile di Sant'Orso- ©)

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