GARLASCO (Pavia)- Per il pm Rosa Muscio non ci sono dubbi. Alberto Stasi, (foto) il 25enne neo-dottore in Economia di Garlasco è da rinviare a giudizio. Per l'accusa infatti, è lui l'autore dell'omicidio di Chiara Poggi, la giovane 26enne trovata uccisa nella sua abitazione il 13 agosto dello scorso anno. Sconosciuto fino ad ora il movente, ma nessuna incertezza da parte dei Carabinieri del Ris i quali, nella loro ricostruzione in base ai rilevamenti scientifici effettuati sulla scena del crimine, ribadiscono che quella sera con la vittima c'era una sola persona, e non due come sosteneva la difesa di Stasi. Un "delitto non premeditato", come si afferma, ma aggravato da sevizie e inaudita crudeltà, come evidenziano le devastanti ferite riscontrate sul volto e sul capo della ragazza, provocate da un corpo contundente mai ritrovato. E i gravi indizi raccolti in quattordici mesi di indagini non lasciano scampo: "Quando l'ha trascinata sul pavimento, la ragazza era ancora viva, ha stretto i pugni mentre il suo assassino la portava verso la porta a soffietto che immette al piano inferiore. Qui è stata colpita ancora e poi gettata sulla rampa delle scale, finendo con la testa sul sesto scalino. Raggiunta dall'omicida, questi l'ha colpita di nuovo sulla testa, poi il killer si è spostato in bagno per lavarsi le mani, lasciando tracce di sangue sul lavandino e sul tappetino". E ad avallare questa tesi, tracce di Dna di Chiara rinvenute sui pedali della bici di Alberto Stasi, che la difesa non ha negato, sostenendo però che quella macchia "non è sangue, ma materiale biologico della vittima legato a 'manipolazione' dell'oggetto". Sudore quindi secondo la difesa, rigettato immediatamente dall'accusa, la quale afferma che se così fosse, "perché non abbiamo ottenuto il profilo genetico della ragazza da prelievi fatti su altre parti della bicicletta come il manubrio, la canna, la sella e soprattutto, sulle manopole"? Interrogativi che dovranno essere risolti in tribunale, dove Alberto Stasi dovrà chiarire poi il motivo di quelle circa 10 mila immagini pedopornografiche -oltre a 300 film a luci rosse- rinvenute sul suo computer portatile, tutto materiale visionato catalogato e racchiuso in 18 faldoni. Una storia dai tanti contorni e dai troppi misteri che si chiude? E' presto dirlo, anche se Rita Poggi, la madre di Chiara non si fa illusioni: "Voglio solo la verità" dice, "e non un colpevole a ogni costo". (Gericus)
martedì 4 novembre 2008
ALBERTO STASI RINVIATO A GIUDIZIO
GARLASCO (Pavia)- Per il pm Rosa Muscio non ci sono dubbi. Alberto Stasi, (foto) il 25enne neo-dottore in Economia di Garlasco è da rinviare a giudizio. Per l'accusa infatti, è lui l'autore dell'omicidio di Chiara Poggi, la giovane 26enne trovata uccisa nella sua abitazione il 13 agosto dello scorso anno. Sconosciuto fino ad ora il movente, ma nessuna incertezza da parte dei Carabinieri del Ris i quali, nella loro ricostruzione in base ai rilevamenti scientifici effettuati sulla scena del crimine, ribadiscono che quella sera con la vittima c'era una sola persona, e non due come sosteneva la difesa di Stasi. Un "delitto non premeditato", come si afferma, ma aggravato da sevizie e inaudita crudeltà, come evidenziano le devastanti ferite riscontrate sul volto e sul capo della ragazza, provocate da un corpo contundente mai ritrovato. E i gravi indizi raccolti in quattordici mesi di indagini non lasciano scampo: "Quando l'ha trascinata sul pavimento, la ragazza era ancora viva, ha stretto i pugni mentre il suo assassino la portava verso la porta a soffietto che immette al piano inferiore. Qui è stata colpita ancora e poi gettata sulla rampa delle scale, finendo con la testa sul sesto scalino. Raggiunta dall'omicida, questi l'ha colpita di nuovo sulla testa, poi il killer si è spostato in bagno per lavarsi le mani, lasciando tracce di sangue sul lavandino e sul tappetino". E ad avallare questa tesi, tracce di Dna di Chiara rinvenute sui pedali della bici di Alberto Stasi, che la difesa non ha negato, sostenendo però che quella macchia "non è sangue, ma materiale biologico della vittima legato a 'manipolazione' dell'oggetto". Sudore quindi secondo la difesa, rigettato immediatamente dall'accusa, la quale afferma che se così fosse, "perché non abbiamo ottenuto il profilo genetico della ragazza da prelievi fatti su altre parti della bicicletta come il manubrio, la canna, la sella e soprattutto, sulle manopole"? Interrogativi che dovranno essere risolti in tribunale, dove Alberto Stasi dovrà chiarire poi il motivo di quelle circa 10 mila immagini pedopornografiche -oltre a 300 film a luci rosse- rinvenute sul suo computer portatile, tutto materiale visionato catalogato e racchiuso in 18 faldoni. Una storia dai tanti contorni e dai troppi misteri che si chiude? E' presto dirlo, anche se Rita Poggi, la madre di Chiara non si fa illusioni: "Voglio solo la verità" dice, "e non un colpevole a ogni costo". (Gericus)
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