martedì 3 aprile 2012
Emanuela Orlandi: soluzione del giallo?
E' una storia lunga quella di Emanuela Orlandi, la ragazza di 15 anni scomparsa il 23 giugno del 1983 a Roma e mai più ritrovata. Una storia anche misteriosa, dove entrano in gioco i poteri forti del Vaticano, servizi segreti e malavita. Ma perché Emanuela è invischiata in questa storia? Perché era una cittadina vaticana, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, e perché due anni prima, il 13 maggio dell'81, Papa Giovanni Paolo II° aveva subito un tentativo di uccisione da parte di un certo Mehemet Alì Agca, un killer turco, e poi per uno scandalo finanziario, quello dello Ior -Istituto Opere di Religione- guidato dal cardinale Marcinkus, quello del "You can't run the Church on Hail Marys" (Non si può governare la Chiesa con le Ave Maria). Ma chissà se davvero la vita di Emanuela Orlandi si intreccia con questi fatti, ma il caso vuole che poco meno di un mese dopo dal suo rapimento, il 5 luglio del 1983 arriva una misteriosa telefonata in Procura dove una voce maschile con un forte accento inglese, afferma di avere la ragazza in ostaggio, pronta ad essere rilasciata in cambio della liberazione di Alì Agca, l'attentatore del Papa. Dopo quel contatto, un vuoto che dura anni, 22 per l'esasttezza, quando nel luglio del 2005 un'altra telefonata anonima annuncia in diretta nella trasmissione televisiva "Chi l'ha visto?", che il corpo di Emanuela Orlandi è sepolto con quello di Enrico De Pedis all'interno della cripta nella basilica di Sant'Apollinare, grazie ad un favore -come continuava la telefonata- che questi aveva fatto a suo tempo al cardinale Ugo Poletti. Ma chi è De Pedis? Col soprannome di Renatino, questi -morto il 20 febbraio del 1990- , da sempre è stato considerato un boss della Magliana, e per ritornare alla telefonata, si scopre che fui proprio il cardinal Poletti -all'epoca presidente della Cei e vicario papale a Roma- a concedere il nullaosta della Santa Sede affinché "Renatino" potesse avere questa tumulazione. Ma cosa lega ancora Emanuela Orlandi a questo boss? Lo spiega il 24 luglio del 2011 alla Stampa un ex della banda della Magliana, tale Antonio Mancini, affermando che "la ragazza fu rapita per fare pressioni sullo Ior", la banca vaticana, una teoria che porta ancora al di là delle mura capitoline, avallata dal terrorista Alì Agca, il quale nel 2010 chiama in causa il cardinale Giovan Battista Re come "uno che sa". Possiamo dire che questo "cold case" sta per risolversi? In fin dei conti basterebbe aprire la tomba di De Pedis e controllare, anche se un autorizzazione a procedere in tal senso, firmata tre anni fa dal cardinale Agostino Villini, vicario a Roma di Ratzinger, è già stata fatta ma mai messa in atto, come se seppellire un boss della malavita dentro una basilica non fosse già uno scandalo. Un Vaticano reticente ma che sa la verità dunque, un Vaticano che riporta per metodi ai periodi neri della Santa Inquisizione, quelal dei roghi e delle streghe. "Apprendi a mortificare il tuo intelletto! Piangi sulle ferite del Nostro Signore! E getta via tutti i tuoi libri!" gridava il predicatore Umbertino da Casale lasciando l'abbazia di Eberbach ormai in fiamme nel film "Il Nome della Rosa"...
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1 commento:
Ma perche' e' novita' cio' che succede in Vaticano? Ci voleva il rapimento della ragazza? Ma smettiamola una buona volta di essere IPOCRITI,BIGOTTI e IGNORANTI
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