Era il 15 ottobre del 1967 quando Gigi Meroni, uno dei più promettenti calciatori degli anni Sessanta moriva investito da un auto nel centro di Torino. Con una classe immensa, Meroni era considerato il "ribelle del calcio", in quell'epoca a cavallo tra un moralismo ormai morente e un presente fatto di grossi cambiamenti. Ala destra del Torino -22 gol in 103 partite-, Gigi Meroni era il prototipo del calciatore moderno in quanto a vita privata, poichè non rientrava nei canoni della morale bacchettona di allora: capelli lunghi, baffi e il più delle volte in campo con la barba da fare. Nonostante la sua esuberanza, Gigi Meroni era il Toro, era la bandiera granata, era il poeta del calcio. In quella domenica di pioggia, il Torino aveva battuto per tre a zero la Sampdoria grazie ai tre gol di Nestor Combin, grande amico di Gigi. Cenarono assieme quella sera, nella sede di corso Vittorio Emanuele. Una serata di allegria, dove dopo questo risultato non spaventava neppure il derby con la Juve da giocarsi la domenica successiva. "Segnerai tre gol anche alla Juve" gli buttò là Gigi all'amico Combin, e giù risate. A fine cena Meroni decise di lasciare gli amici per un salto al bar sotto casa. Torino col suo traffico, i vialoni lunghi e poco illuminati e quella pioggia che cadeva da ore. Una distrazione, una frenata disperata, un tonfo e un corpo che rotolava sull'altra corsia, venendo di nuovo investito da un altra vettura, alla guida della quale -strani casi del destino- si trovava Attilio Romeo, colui che in seguito sarebbe diventato presidente del Torino. Nel derby della domenica successiva, il Toro battè la Juventus con un secco 4-0, grazie ai tre gol segnati da Nestor Combin e il quarto, dall'esordiente Carelli. Indossava la maglia numero 7. Quella di Gigi Meroni. (Gericus)
(foto: tratta dal sito ufficiale del Torino Club Gigi Meroni)
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