domenica 1 luglio 2007
AOSTA, CITTA' SENZA BAMBINI (1991)
Dopo un decennio di sostanziale stabilità demografica, il 1991 con ogni probabilità si chiuderà con un migliaio di nascite, sommando quelle del presidio ospedaliero del Beauregard a quelle dell'ospedale di Ivrea, dove vanno molti abitanti della Bassa Valle. Dopo l'approvazione della legge sull'aborto, le nascite si erano assestate sulle 850 unità, con un minimo di 807 nel 1986. Il prevedibile aumento di quest'anno deriva dal fatto che i bambini di oggi sono figli del "baby-boom" degli anni Sessanta, quando le nascite avevano sfiorato le 1800 unità. Eduardo Machado, primario del reparto di Pediatria e Neonatologia di Aosta è soddisfatto dell'aumento registrato, ma soprattutto di un altro dato, quello relativo alla mortalità perinatale: "Siamo partiti da un 28 per mille all'inizio degli anni Settanta fino a scendere all'1,06 per mille dello scorso anno. Ciò significa che le strutture del reparto, malgrado alcuni problemi, funzionano". Scorrendo gli ultimi dati elaborati dal coordinamento socio sanitario infantile diretto da Luca Peano e riferiti al 1989, si scopre per esempio che la maggior parte delle mamme arriva al primo parto a 26 anni. I padri sono normalmente più vecchi di due e nel 75% dei casi assistono al parto. Il fenomeno però ha anche altri aspetti: i bambini tendono ad essere considerati come un lusso (visto i costi per il loro mantenimento) e le loro condizioni di salute devono essere perfette perchè possano essere sistemati in un asilo fin dalla più tenera età. (La Stampa)
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