lunedì 30 aprile 2012
Delitti perfetti o giustizia imperfetta?
Una trentina di coltellate furono riscontrate sul corpo di Simonetta Cesaroni, 21 anni, uccisa a Roma il 7 agosto del 1990. Una lunga serie di indagati furono messi sotto torchio dagli inquirenti, e uno di questi fu Pietrino Vanacore, custode del palazzo di via Poma dove avvenne l'omicidio, che si suicidò molti anni dopo, il 9 marzo del 2010. Tutti gli altri sospettati, uno a uno furono dimenticati sia dalla magistratura che dai media, meno uno, Raniero Busco, all'epoca fidanzato della vittima. Su di lui si appuntarono sospetti e indizi che lo portarono a un primo processo il 3 febbraio del 2010 con verdetto di condanna a 24 anni di reclusione, "colpevole dell'omicidio di Simonetta Cesaroni", ma assolto con formula piena in sede di appello il 24 novembre 2011 "per non aver commesso il fatto". Dopo 21 anni dall'omicidio dunque, siamo di nuovo daccapo, con un delitto senza un colpevole, con una vittima senza giustizia. Ma in questi ultimi anni la lista dei "delitti perfetti" si è purtroppo allungata a dismisura. Se fino ad oggi non sappiamo chi è l'autore dell'omicidio di Simonetta Cesaroni, chi è l'assassino di Chiara Poggi, la giovane trucidata nella sua casa il 13 agosto del 2007? E Meredith Kercher, la studentessa inglese di 20 anni uccisa a Perugia sempre nel 2007, da chi è stata assassinata? Solo da Rudy Guede già in galera e condannato in via definitiva dal momento che gli altri due coimputati, Raffaele Sollecito e Amanda Knox, prima condannati e poi scagionati in appello. E chi ha tolto la vita a Serena Mollicone, 19 anni, trovata morta nel 2001? E poco più di un anno fa, chi ha infierito sulla piccola Yara Gambirasio, 13 anni, sparita il 26 novembre del 2010 e il suo corpo rinvenuto esattamente tre mesi dopo? Tutte giovani donne e tutte unite dallo stesso destino: non avere giustizia. Qualcosa non funziona nella nostra giustizia dunque, lenta, farraginosa e contraddittoria, e la domanda che si pongono gli italiani è solo una: come può una persona essere condannata in primo grado e assolta "per non aver commesso il fatto" in secondo grado? Certo, non è che si voglia un "colpevole a tutti i costi", ma il "colpevole del fatto" questo si. Quindi? "Manca l'indagine portata avanti fino in fondo da più investigatori come avveniva una volta -commenta un addetto ai lavori-, un indagine fatta di testimonianze e riscontri oggettivi, prove inconfutabili, mentre invece oggi ci si affida in prima battuta ai riscontri scientifici e in base a quelli ci muoviamo. Che ben vengano -conclude l'addetto ai lavori-, ma che questi riscontri siano solo di supporto e conferma alle indagini eseguite, un valore aggiunto dunque, una prova in più, ma non un punto di partenza". Che ci sia un fondo di verità visto i troppi casi insoluti?
venerdì 27 aprile 2012
Vanessa Scialfa: così muore una donna.
La speranza di ritrovare in vita Vanessa Scialfa, 20 anni, (foto) scomparsa da due giorni, è svanita nella tarda mattinata di ieri, giovedì 26 aprile, quando il suo corpo, avvolto in un lenzuolo, è stato ritrovato in fondo ad un burrone sovrastato da un cavalcavia della strada che da Enna porta a Caltanissetta. Strangolata. E' stato il fidanzato Francesco Lo Presti, 34 anni a portare gli inquirenti sul luogo del ritrovamento, perché è lui che lì ce l'aveva gettata, ed è lui che due sere prima le aveva stretto il cavo di un computer intorno al collo. Era bella Vanessa, di una bellezza mediterranea, fresca e solare. Amava la vita e si fidava della gente e così è successo anche con Francesco, l'uomo sbagliato. E sarà proprio lui, attore da due soldi, a denunciare la scomparsa di Vanessa. "E' uscita di casa sbattendo la porta senza prendere i suoi oggetti dopo un diverbio tra noi due" dirà sia ai genitori della ragazza che ai carabinieri. Ma le cose non stanno così, e gli inquirenti non lo mollano. E' risaputa la sua gelosia, il suo modo morboso di concepire un legame, tanto che non voleva che frequentasse persino i suoi amici, costringendola spesso a restare chiusa in casa. Gelosia criminale. Lo spiega lui ai carabinieri come sono andate le cose quando gli mettono le manette ai polsi: "L'ho uccisa perché in un momento di intimità mi ha chiamato col nome del suo ex fidanzato, e io non ci ho più visto..." Incredibile! Vanessa Scialfa se ne è andata per questo, per un lapsus improvviso e senza significato. Ma per lui, per quell'amore malato, tanto è bastato per uccidere, annientare una vita. Non ha sbattuto la porta e se ne è andata come voleva far credere la bestia. Vanessa se ne è volata via senza un perché, sicuramente incredula di quello che stava accadendo, perché lui era il suo uomo, quello che chiamava amore. "Datemelo tra le mani che lo ammazzo" urla il papà di Vanessa appena saputo che è stato il fidanzato a togliergli la figlia.
mercoledì 25 aprile 2012
Aiuto, l'euro affonda! Si salvi chi può!
L'Inghilterra mai si è separata dalla sua Sterlina, la Grecia sta pensando concretamente di lasciare l'Euro e ritornare alla Dracma, l'Olanda tornerebbe volentieri al Fiorino, la Francia non ha mai abbandonato la nostalgia per il Franco e l'Italia quanto rimpiange la sua Lira. E' il funerale dell'Euro come moneta europea? Andiamo nello specifico partendo proprio dall'Olanda, dove in questi giorni si sta proponendo un referendum per ritornare al vecchio conio. Motivo? Troppi soldi buttati via in quel pozzo senza fondo dove tutti rischiano di diventare dei mendicanti. Una paura generalizzata, poiché i problemi della Grecia in primis, della Spagna, del Portogallo e dell'Italia non lasciano spazio che a scenari apocalittici. Quindi? Marco Della Luna, avvocato e studioso di strumenti economici e giuridici, anche lui ha le idee chiare: "Uscire dall'euro piuttosto che lasciarci prima svenare e poi vendere". E spiega: "Piuttosto che continuare con manovre depressive e socialmente laceranti che non risolvono niente da decenni, sarebbe preferibile per l'Italia il seguente programma: (1) Uscire dall'Euro e ritornare alla lira. (2) Ripudiare il debito pubblico. (3) Nazionalizzare la Banca d'Italia e sottoporla a una commissione parlamentare. (4) Ripristinare i vincoli si portafoglio e di acquisto dei titoli di stato, come prima del divorzio dalla Banca d'Italia dal Tesoro. (5) Porre un vincolo costituzionale di pareggio di bilancio. (6) Nazionalizzare le banche commerciali che, avendo nel portafoglio molti titoli del debito pubblico, entreranno in crisi". Risultato? "Si eviterebbero tagli depressivi e socialmente laceranti, si risparmierebbe il 22%della spesa pubblicasi azzererebbe il debito pubblico, si potrebbe svalutare e così rilanciare le esportazioni, gli investimenti, l'occupazione; non si avrebbe più bisogno di emettere titoli del debito pubblico, salvo il caso di emergenze; anche in tal caso -conclude Marco della Luna-, li comprerebbe la Banca d'Italia". Ma gli analisti internazionali non sono di questo avviso, anzi, paventano scenari catastrofici per chi volesse tentare l'abbandono dell'Euro: "Il declino dei volumi commerciali si aggirerebbe intorno al 50%, il deprezzamento della moneta del 60%, i costi iniziali per cittadino varierebbero dai 9.500 agli 11.500 euro a persona che si sommerebbero agli altri 3-.4000 per ogni anno successivo, senza calcolare i costi dei disordini civili". L'euro come trappola dunque, dove è facile entrare ma difficile -se non impossibile!- uscirne, e ora anche il Movimento di Grillo parla di abbandono dell'euro "prima che l'euro sotterri noi". Quale strada intraprendere dunque? La risposta è racchiusa in una vecchia frase latina pronunciata da Papa Pio XI dopo la firma del Concordato sottoscritto col potere fascista: "simul stabunt, vel simul cadent", cioè "o staranno insieme o cadranno tutti assieme"...
venerdì 20 aprile 2012
Ma lo Stato dov'é?
A volte leggi notizie che lasciano basiti. Una di quelle è pubblicata in questi giorni e riguarda la famiglia di uno dei due Marò "sequestrati" in India dal 18 febbraio scorso. E' la moglie del maresciallo Massimiliano Latorre che ormai, perse le speranze per una rapida soluzione del caso, denuncia la situazione venutasi a creare nel frattempo. Ne viene fuori uno Stato canaglia, esigente e vorace nel chiedere ma farraginoso e avaro nel dare a chi di dovere. "Da quando mio marito è nella condizione di cui tutta Italia sa -dice la donna, Rosalba Ancona-, al di là di tutti gli altri gravissimi problemi c'è la preoccupazione di una mamma che sente il dovere di garantire ai suoi tre figli il necessario". E spiega la precarietà della sua situazione economica, nella quale si trova adesso ad affrontare anche il distacco della fornitura elettrica, "ultimo dei tanti problemi che potrei elencare". Parole che indignano per la noncuranza sia dello Stato in primis, che della società elettrica in secondo luogo. La famiglia di un militare italiano è dunque abbandonata a sé stessa, dopo le belle e altisonanti parole dei governanti: "Sono vicino alle famiglie dei due militari" come disse nei primi giorni il Capo dello Stato Giorgio Napolitano-, e "faremo di tutto per riportare a casa i nostri due militari" fecero eco i vari ministri. Finito il momento solenne delle frasi a effetto, -mai credere ai politici!-, tutti si sono dimenticati delle esigenze quotidiane di queste famiglie -ci metto pure quella di Salvatore Girone-, e ora assistiamo alle conseguenze. Tutto ciò porta ad una sola e amara conclusione: fare il proprio dovere non paga. Vergogna...
mercoledì 18 aprile 2012
Europa, un suicidio assistito
Cognomi stranieri che sovrastano quelli italiani. Ultimo, per il momento -ma non l'ultimo-, dei campanelli d'allarme per un Italia -e un Europa- che scompare. In tal proposito esce in questi giorni nelle librerie un interessante libro scritto dall'antropologa Ida Magli, dal titolo "Dopo l'Europa" (edito da Rizzoli, 238 pagine euro 11), nel quale la scrittrice fa un po' il punto della situazione in fatto di immigrazione, e su come "la nostra società sia sempre più schiava dell'economia e di un modello politico votato solo al profitto". E il profitto non guarda in faccia nessuno, poiché gli interessi passano avanti a tutto, anche a discapito della propria identità, cultura e appartenenza. Proprio per questa ottusità quindi, possiamo affermare senza ombra di dubbio che tutto ciò che oggi si indica in "cultura occidentale" tra qualche decina di anni sarà soltanto un ricordo. Perché? Perché nel 2050 -o anche prima-, l'Europa -come scrive Ida Magli-, "sarà abitata da un gran numero di africani insieme a gruppi di media consistenza di cinesi e di mediorientali a causa della continua e massiccia immigrazione dall'Africa e dall'Oriente, ma soprattutto dall'altissima prolificità di queste popolazioni, superiore almeno cinque volte a quella degli europei". E poi, l'amara constatazione dell'antropologa: "La morte dell'Italia è già in atto soprattutto per questo: perché nessuno combatte per farla vivere, persino perché nessuno la piange". Ma continua ancora: "E' contro natura, contro la realtà dei sentimenti umani, ma è così: stiamo morendo nel tripudio generale, con una specie di "suicidio felicemente assistito" dai nostri stessi leader, governanti e giornalisti. Non per nulla l'idea del suicidio assistito è nata in Occidente". La conclusione è chiara: i portatori, i soggetti agenti della cultura europea saranno sempre più in minoranza, "e minoranza non va intesa come esclusivamente numerica, ma psicologica: essere invasi e sopraffatti senza aver combattuto induce all'estinzione".
domenica 15 aprile 2012
In viaggio col Titanic #4: la fine
E' una notte fredda e stellata quella del 14 aprile 1912, e il mare è una lunga distesa piatta. Alle ore 22,30, su nella coffa sistemata sull'albero di prua, i marinai di guardia Fleet e Lee notano in lontananza un leggero bagliore dritto di prora. Quel bagliore insolito è presto individuato. E' un iceberg a non più di 400 metri. Lanciano subito l'allarme in plancia. "Tutta barra a tribordo e macchine ferme" urla l'ufficiale di guardia Lightoller, poi la snervante attesa. Sembra che la montagna di ghiaccio sia evitata, perché la prua della gigantesca nave sta virando a sinistra, poi, improvviso, uno stridore metallico proveniente da dritta. Seduto su una poltrona del "Caffé Parigino", il maggiore Butt nota un tintinnio improvviso del suo bicchiere di brandy appoggiato sul tavolo, mentre una passeggera di seconda classe che già si era ritirata nella sua cabina, Kate Buss, avverte un lungo sferragliare, come se il Titanic stesse gettando le ancore, poi, un silenzio assoluto, perché anche i motori non giravano più. Margaret Brown, una passeggera di prima classe, esce immediatamente dalla sua cabina e incontra un ufficiale: "Cosa è successo"? chiede. "Niente di grave, torni pure in cabina" risponde l'uomo. Ma la sua faccia trapelava preoccupazione, e Margaret Brown, conosciuta come "Molly", lo intuì immediatamente, quindi ignorando il consiglio, salì le scale e si recò sul ponte. E fece bene, perché dieci minuti dopo l'impatto con l'iceberg, l'acqua era salita già oltre cinque metri sopra la chiglia. Alle ore 0,05 del 15 aprile, domenica, viene dato l'ordine di calare le scialuppe. Non c'è ancora panico tra i passeggeri, poiché molti non credono che il Titanic, "l'inaffondabile", possa scivolare negli abissi. Alle 0,20 i ponti di prua, 15 metri sopra il livello del mare sono allagati, cinque minuti dopo si cominciano a calare le scialuppe con l'ordine "prima le donne e i bambini", alle ore 1,15 l'acqua ha raggiunto la scritta Titanic sulla prua e i passeggeri cominciano a spostarsi verso la poppa della nave. Alle ore 2.00 l'acqua è a tre metri dal ponte passeggiata e ormai il panico è scoppiato. Sono le ore 2,10 quando il comandante Smith, dopo aver detto ai marconisti di interrompere l'invio di messaggi di soccorso, ordina il "Si salvi chi può". Sul ponte di prima classe, alle ore 2,15 Wallace Hartley con la sua orchestra -Jock Hume, George Krins, John Woodward, Roger Bricoux, Percy Taylor, Theodore Brailey e Frederick Clarke- e con l'acqua che comincia a lambire i loro piedi intonano "Nearer my God to Thee" (Più vicino a te mio Signore), poi, all'improvviso, la prua si inabissa. Tre minuti dopo, alle 2,18, un sordo e forte boato squassa la notte. Le luci della nave lampeggiano poi si spengono, ed è in quel momento che il Titanic si spezza in due tronconi, con la poppa che si alza perpendicolarmente verso il cielo poi, lentamente, avvitandosi su se stessa inizia a scivolare nell'abisso. Nessuno degli italiani a bordo, circa una quarantina si salva, e tra questi sparisce in fondo all'Atlantico anche il valdostano Pietro Giuseppe Bochet, cameriere in servizio al ristorante di prima classe "à la carte", l'impiego del suo sogno. Sono le ore 2,20 e tutto è finito. Rimane solo un cielo stellato come non mai e un mare liscio come l'olio, cosparso da centinaia di cadaveri ormai stremati dal gelo dell'acqua. Il comandante Smith, come vuole la legge marinara, segue la sua nave negli abissi e con lui il mare si inghiotte oltre 1500 persone, tutti a bordo di quel gioiello d'ingegneria che la superbia dei suoi costruttori aveva soprannominato "inaffondabile". Nel momento del varo nei cantieri di Belfast, nel discorso inaugurale qualcuno affermò "Neppure Iddio ti potrà affondare". Bastò un iceberg nel suo viaggio inaugurale, il 15 aprile del 1912, esattamente 100 anni fa... (Fine)
sabato 14 aprile 2012
Piermario Morosini: l'ultima partita.
Un azione offensiva del Pescara, la corsa verso la propria porta, poi, la caduta a terra. E' morto così, per un arresto cardiaco al 31' del primo tempo Piermario Morosini, 25 anni, (foto) centrocampista del Livorno. A niente è valso il lungo massaggio cardiaco subito praticato dai medici di bordo campo, né tanto meno è servita la corsa in ambulanza all'ospedale cittadino, tra l'altro distante pochi chilometri dallo stadio di Pescara. Piermario Morosini era nato a Bergamo il 5 luglio del 1986 ed aveva indossato dall'età di 19 anni nella sua pur breve carriera di calciatore, le maglie dell'Atalanta nel campionato di seria A 2004-2005, e poi quella dell'Udinese (A), del Bologna (B), Vicenza (B), Reggina (B), Padova (B), e dal 2011 fino ad oggi quella amaranto del Livorno, serie B, totalizzando in otto anni 142 presenze. Una vita non facile la sua. Rimasto orfano di madre a 15 anni, perdeva il padre due anni dopo e poi, come se tutto ciò non bastasse, doveva sopportare anche il suicidio del fratello, 25 anni, disabile, rimanendo solo con una sorella anche lei portatrice di handicap. "Praticamente viveva per lei" dicono gli amici. Oggi, l'ultima corsa nell'erba dello Stadio Adriatico di Pescara, in campo col numero 25. Giusto gli anni che ha vissuto Piermario Morosini.
In viaggio col Titanic #3
Nel salone fumatori di prima classe, il maggiore Archibald Butt si accende il suo primo sigaro della giornata, un lunghissimo Newman con foglia da fascia del Cameroon e prodotto in Ohio con tabacchi cubani. Per lui è un rito gustarselo in tutta tranquillità magari conversando col milionario Benjamin Guggenheim, salito come lui a Southampton e in viaggio d'affari per New York. Quel 14 aprile del 1912 è una giornata di sole splendente e il mare continua ad essere liscio come uno specchio e molti passeggeri si godono l'immensità dell'oceano passeggiando lungo i ponti. Nella sua cabina che divide con altri tre colleghi, il cameriere in seconda, il valdostano Pietro Bochet si prepara per il servizio ristorante della sera. E' il suo primo imbarco ed è felice perché ha avuto la possibilità di lavorare nel ristorante più importante della nave, quello "à la carte" diretto da Luigi Gatti. Il menù della sera di domenica poi è particolarmente ricco:
"Antipasti misti; Ostriche;
Consommé Olga; Cream of Barley;
Salmon; Mousseline Sauce; Cucumber;
Filette Mignone Lili;
Sauté of Chicken Lyonnaise; Vegetable Marrow Farcie;
Lamb Mint Sauce;
Roast Duckling in Apple Sauce;
Sirloin of Beef; Chateau Potatoes;
Green Pis; Creamed Carrots;
Boiled Rice; Punch Romaine;
Roast Squab & Cress;
Cold Asparagus in Vinaigrette;
Patè de Foie Gras; Celery;
Waldorf Pudding;
Peaches in Chartreuse Jelly;
Choccolate & Vanilla Eclairs; French Ice Cream".
Ed è proprio quella sera, domenica 14 aprile, che George Widener e la moglie Eleonor danno un ricevimento. Ospiti al loro tavolo infatti ci sono il comandante J. Edward Smith nella sua candida uniforme bianca oltre al signor John C. Bradley e la moglie Florence. Una serata piacevolmente trascorsa tra un piatto e l'altro nel lusso della prima classe, mentre nel ristorante della seconda, a cena finita, un centinaio di persone cantano allegramente inni religiosi diretti dal reverendo Ernest Carter. Quando Marion Wright cantò il brano "Lead Kindly Light", il reverendo Carter spiegò -strana premonizione- che quella canzone raccontava di un naufragio avvenuto nell'Atlantico molti anni prima. Alle ore 20,55, il capitano Smith chiedendo scusa lascia il tavolo con i suoi ospiti per salire in plancia dove trova il secondo ufficiale Charles H. Lightoller. Nel primo pomeriggio dalla nave tedesca Amerika erano stati segnalati via radio dei grandi iceberg alla deriva, all'incirca a 80 chilometri sulla rotta del Titanic, quindi il comandante Smith si informa col suo ufficiale della situazione. Alle ore 21,30, ritirandosi nel suo alloggio, il comandante Smith ordina di chiamarlo "se ci sono dei problemi". A bordo c'è allegria e nei saloni delle tre differenti classi i passeggeri cantano, ballano e fumano. Sono gli ultimi momenti felici. (continua)
"Antipasti misti; Ostriche;
Consommé Olga; Cream of Barley;
Salmon; Mousseline Sauce; Cucumber;
Filette Mignone Lili;
Sauté of Chicken Lyonnaise; Vegetable Marrow Farcie;
Lamb Mint Sauce;
Roast Duckling in Apple Sauce;
Sirloin of Beef; Chateau Potatoes;
Green Pis; Creamed Carrots;
Boiled Rice; Punch Romaine;
Roast Squab & Cress;
Cold Asparagus in Vinaigrette;
Patè de Foie Gras; Celery;
Waldorf Pudding;
Peaches in Chartreuse Jelly;
Choccolate & Vanilla Eclairs; French Ice Cream".
Ed è proprio quella sera, domenica 14 aprile, che George Widener e la moglie Eleonor danno un ricevimento. Ospiti al loro tavolo infatti ci sono il comandante J. Edward Smith nella sua candida uniforme bianca oltre al signor John C. Bradley e la moglie Florence. Una serata piacevolmente trascorsa tra un piatto e l'altro nel lusso della prima classe, mentre nel ristorante della seconda, a cena finita, un centinaio di persone cantano allegramente inni religiosi diretti dal reverendo Ernest Carter. Quando Marion Wright cantò il brano "Lead Kindly Light", il reverendo Carter spiegò -strana premonizione- che quella canzone raccontava di un naufragio avvenuto nell'Atlantico molti anni prima. Alle ore 20,55, il capitano Smith chiedendo scusa lascia il tavolo con i suoi ospiti per salire in plancia dove trova il secondo ufficiale Charles H. Lightoller. Nel primo pomeriggio dalla nave tedesca Amerika erano stati segnalati via radio dei grandi iceberg alla deriva, all'incirca a 80 chilometri sulla rotta del Titanic, quindi il comandante Smith si informa col suo ufficiale della situazione. Alle ore 21,30, ritirandosi nel suo alloggio, il comandante Smith ordina di chiamarlo "se ci sono dei problemi". A bordo c'è allegria e nei saloni delle tre differenti classi i passeggeri cantano, ballano e fumano. Sono gli ultimi momenti felici. (continua)
venerdì 13 aprile 2012
In viaggio col Titanic #2
Il mare è liscio come una tavola e il Titanic avanza senza nessun problema. Una leggera brezza soffia da Est quando verso le 5,30 del pomeriggio di quel mercoledì 10 aprile 1912, la superba nave arriva sulle coste del nord-ovest della Francia, restando alla fonda fuori dal porto di Cherbourg dato la sua mole. Sono esattamente le 18,30. Dopo la traversata della Manica, 34 passeggeri sbarcano nella cittadina francese mentre 227 salgono a bordo del Titanic, tutto illuminato per l'occasione. Alle ore 20,10, salpate le ancore, la nave parte alla volta di Queenstown, in Irlanda. Nella plancia di comando, il comandante Edward J. Smith ordina al timoniere "prua a 51°51'N e 8°18'W" poi dà un occhiata alle coste illuminate della Francia che lentamente scompaiono nel crepuscolo della sera. A bordo nel frattempo c'è aria di festa. In terza classe si balla e si beve tra risate e lingue incomprensibili, in seconda ci si prepara per la cena mentre in prima, vestiti con l'abito delle grandi occasioni, si sale lo scalone in legno con i suoi dodici scalini, orologio alla parete e angioletto che tiene una lampada per recarsi nella lussuosa sala da pranzo. Tra i ricchi personaggi seduti ai tavoli, Isidor Straus e la moglie Ida, proprietari del Macy's, il più fornito dei Grandi Magazzini di New York, il signor John Jacob Astor e la giovane moglie Madeleine, e soprattutto J. Bruce Ismay, presidente della White Star. La nottata passa serena, poi nella mattina dell'11 aprile alle 11,30 precise di quel giovedì, il Titanic getta le ancore nella rada di Queenstown, seconda e ultima sosta prevista. Nelle due ore trascorse, portati dai vaporetti sbarcano sette passeggeri e ne salgono 120, dei quali 113 in terza classe e 7 in seconda. Alle ore 13,30, gli argani del Titanic tirano su l'ancora di dritta e la prua viene diretta verso il mare aperto, l'Atlantico, direzione New York. Nell'aria si odono le note di "Nobody knows" di Parker suonate dall'orchestra di bordo diretta dal maestro Wallace. (continua)
Crepuscolo di un Italia alla deriva.
Non so se leggere i giornali di oggi, venerdì 13 aprile, sia più un resoconto di quello che succede nel mondo oppure sia una lunga lista di malfattori della politica pescati con le mani nella marmellata. Cominciamo con La Stampa: "Lega: espulsi Rosi Mauro e Belsito", il tutto a seguito dei soldi spariti dalle casse del Carroccio. "L'addio al Senato? Calma" annuncia appunto Rosi Mauro, sottosegretario al Senato e chiamata in causa per "qualche soldo" finito nelle sue tasche. E ancora: "Milano indaga anche sul ruolo di Calderoli", con sottotitolo "Finanzieri in otto banche per acquisire documenti". Ma alla vicenda della Lega si aggiunge altro: "Nell'inchiesta spuntano Scopelliti -governatore della Regione Calabria- e la sua giunta", oltre a "Ecco dove si incrociavano Lega e n'drangheta". E sui politici "disinvolti" ecco che si scrive: "I trucchi di Lusi per i rimborsi", riferendosi al tesoriere della Margherita Luigi Lusi che "Con scontrini anonimi, spese spalmate in bilancio e viaggi da record ha sottratto alle casse del partito 13 milioni di euro". Spostandoci in Puglia, a proposito del suo Governatore Nichi Vendola si legge "Nuovo avviso di garanzia a Vendola" per abuso di ufficio, falso e peculato nell'accordo con un ospedale ecclesiastico dove è coinvolto pure un vescovo. E rimanendo sempre nella stessa regione, "Cozze, escort, soldi, scommesse. Affondiamo, ma siamo moderni" è il titolo a proposito di uno scandalo che vede coinvolto il sindaco di Bari Michele Emiliano, che a quanto pare riceveva regali in natura -sia cibo che sesso- da parte di personaggi dalla personalità "poco chiara". Ma come se non bastasse, arriva anche una richiesta di arresto per Alberto Tedesco, ex assessore alla Cultura e poi senatore, implicato in strani giri sulla sanità. Ma c'è ancora: "Tangenti al Ministero: funzionario in manette", con riferimento ad un certo Bruno Colantonio in forza al ministero dello Sviluppo Economico, il quale, per insabbiare una multa da 20.000 euro emessa a carico di un imprenditore, aveva chiesto una tangente di 2.000 euro dal soggetto multato. Politici specchio di una società senza futuro o una società che si adegua all'andazzo politico? Una domanda più che logica in questo "spolpamento" delle nostre casse. Si legge infatti sul Giornale: "Anziana falsa cieca truffa lo Stato per 32 anni". Il tutto è accaduto a Viterbo e la donna in questione, 71 anni dichiaratasi cieca dal 1989, si è intascata 3.000 euro al mese tra pensione di invalidità e indennità di accompagnamento, un qualcosa come 110.000 euro fregati all'Inps, quindi a noi, cittadini di un Italia ormai alla deriva.
lunedì 9 aprile 2012
In viaggio col Titanic #1
Dopo aver espletato con successo le prove di mare, pochi minuti dopo la mezzanotte del 3 aprile 1912, il Titanic proveniente da Belfast attracca nel porto di Southampton. Fra sette giorni infatti, partirà verso New York per il suo viaggio inaugurale e grande è l'attesa per questo avvenimento. Con la sua mastodontica mole infatti, il Titanic è l'orgoglio della marineria inglese e da tutti è ritenuto "inaffondabile". E le misure ne danno un idea: lunghezza 269 metri; altezza 53; larghezza 28; velocità 23 nodi; peso complessivo 59.052 tonnellate e capacità di carico 3.547 persone. Pavesata a festa per un saluto alla popolazione, nei giorni di sosta al molo 44 della White Star quindi, la nave è sotto gli occhi di migliaia di persone giunte da ogni parte dell'Inghilterra per ammirarla. La mattina del 6 aprile iniziano le operazioni di stivaggio della merce: 559 tonnellate suddivise in 11.524 colli distinti, mentre il carico di carbone è di 5.892 tonnellate. Per le scorte alimentari invece si aspetta l'8 aprile, il tutto sotto la supervisione del costruttore della nave Sir Thomas Andrews. Il dieci aprile, giorno della partenza, alle ore 7,30 il capitano Edward J. Smith sale a bordo della nave assieme al suo equipaggio, riceve il rapporto sullo stato della nave dal capitano in seconda Henry Tingle Wilde e passa in rassegna i suoi uomini. Sul molo intanto, alle ore 9,30 c'è l'arrivo dei treni con i passeggeri di seconda e terza classe che salgono a bordo poi alle 11,30 da Londra arriva il treno speciale con i passeggeri della prima classe, che dai valletti vengono accompagnati nelle loro cabine o appartamenti. Le operazioni di imbarco procedono veloci, poi, salutato dalle sirene delle navi in porto, alle ore 12,06 il Titanic molla gli ormeggi e a rimorchio viene spinto lentamente lungo il molo. La sua stazza però provocherà quasi una collisione col piroscafo New York, la cui poppa si avvicina pericolosamente verso il gigante, un contrattempo che comporterà un ritardo di un ora sulla partenza prevista. Alle 13 precise del 10 aprile di un mercoledì dal cielo grigio come il piombo infine, il Titanic dirige la sua prua verso Cherbourg, una delle due soste programmate prima di spiccare il salto verso l'Atlantico alla volta di New York. A bordo, oltre agli 885 membri dell'equipaggio ci sono 1.343 passeggeri, dei quali 337 in prima classe, 285 in seconda e 721 in terza. Nel ristorante di prima classe, il signor e la signora Widener serviti dal cameriere valdostano Giuseppe Bochet, si godono il menu "à la carta" del primo giorno di imbarco, allietati dalla musica dell'orchestra di bordo diretta dal maestro Wallace Hartley. Il mare è calmo come non mai e il viaggio si annuncia più che piacevole... (continua)
sabato 7 aprile 2012
Pasqua, la strage degli innocenti
Ma siamo proprio sicuri che Gesù Cristo voglia una carneficina di agnelli nel giorno di Pasqua? E' una domanda che mi chiedo spesso, soprattutto nell'avvicinarsi di questa festività. Me lo chiedo perché anche Lui amava gli animali, tanto da salvarli in quel rovescio d'acqua chiamato "Diluvio universale", quindi perché questa strage che si ripete nel tempo? Saranno infatti milioni i cuccioli di agnello che in questi giorni, strappati alle loro madri, saranno sballottati per chilometri su camion-lager per venire poi barbaramente uccisi per soddisfare gli appetiti della gente. Un'usanza antica, triviale, e se poteva andar bene 2000 e più anni fa, oggi è uno sconcio da rinnegare. Il termine Pasqua poi, in aramaico "Pasha" che corrisponde all'ebraico "Pesah", significa "andare oltre", quindi quale collegamento c'è con l'Olocausto degli agnelli? Si dice che tutto ciò derivi dal sacrificio di Gesù Cristo sulla croce, ma Pasqua è resurrezione e vita di Nostro Signore, e per festeggiare l'evento c'è il rametto di olivo e l'uovo pasquale, riconosciuto quest'ultimo in tutto il mondo proprio come il simbolo della vita che nasce, ma anche del mistero e della sacralità. Che sia una Pasqua di pace dunque, ma senza il sangue di milioni di innocenti...
martedì 3 aprile 2012
Emanuela Orlandi: soluzione del giallo?
E' una storia lunga quella di Emanuela Orlandi, la ragazza di 15 anni scomparsa il 23 giugno del 1983 a Roma e mai più ritrovata. Una storia anche misteriosa, dove entrano in gioco i poteri forti del Vaticano, servizi segreti e malavita. Ma perché Emanuela è invischiata in questa storia? Perché era una cittadina vaticana, figlia di un commesso della Prefettura della Casa Pontificia, e perché due anni prima, il 13 maggio dell'81, Papa Giovanni Paolo II° aveva subito un tentativo di uccisione da parte di un certo Mehemet Alì Agca, un killer turco, e poi per uno scandalo finanziario, quello dello Ior -Istituto Opere di Religione- guidato dal cardinale Marcinkus, quello del "You can't run the Church on Hail Marys" (Non si può governare la Chiesa con le Ave Maria). Ma chissà se davvero la vita di Emanuela Orlandi si intreccia con questi fatti, ma il caso vuole che poco meno di un mese dopo dal suo rapimento, il 5 luglio del 1983 arriva una misteriosa telefonata in Procura dove una voce maschile con un forte accento inglese, afferma di avere la ragazza in ostaggio, pronta ad essere rilasciata in cambio della liberazione di Alì Agca, l'attentatore del Papa. Dopo quel contatto, un vuoto che dura anni, 22 per l'esasttezza, quando nel luglio del 2005 un'altra telefonata anonima annuncia in diretta nella trasmissione televisiva "Chi l'ha visto?", che il corpo di Emanuela Orlandi è sepolto con quello di Enrico De Pedis all'interno della cripta nella basilica di Sant'Apollinare, grazie ad un favore -come continuava la telefonata- che questi aveva fatto a suo tempo al cardinale Ugo Poletti. Ma chi è De Pedis? Col soprannome di Renatino, questi -morto il 20 febbraio del 1990- , da sempre è stato considerato un boss della Magliana, e per ritornare alla telefonata, si scopre che fui proprio il cardinal Poletti -all'epoca presidente della Cei e vicario papale a Roma- a concedere il nullaosta della Santa Sede affinché "Renatino" potesse avere questa tumulazione. Ma cosa lega ancora Emanuela Orlandi a questo boss? Lo spiega il 24 luglio del 2011 alla Stampa un ex della banda della Magliana, tale Antonio Mancini, affermando che "la ragazza fu rapita per fare pressioni sullo Ior", la banca vaticana, una teoria che porta ancora al di là delle mura capitoline, avallata dal terrorista Alì Agca, il quale nel 2010 chiama in causa il cardinale Giovan Battista Re come "uno che sa". Possiamo dire che questo "cold case" sta per risolversi? In fin dei conti basterebbe aprire la tomba di De Pedis e controllare, anche se un autorizzazione a procedere in tal senso, firmata tre anni fa dal cardinale Agostino Villini, vicario a Roma di Ratzinger, è già stata fatta ma mai messa in atto, come se seppellire un boss della malavita dentro una basilica non fosse già uno scandalo. Un Vaticano reticente ma che sa la verità dunque, un Vaticano che riporta per metodi ai periodi neri della Santa Inquisizione, quelal dei roghi e delle streghe. "Apprendi a mortificare il tuo intelletto! Piangi sulle ferite del Nostro Signore! E getta via tutti i tuoi libri!" gridava il predicatore Umbertino da Casale lasciando l'abbazia di Eberbach ormai in fiamme nel film "Il Nome della Rosa"...
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