venerdì 13 novembre 2009

I MISTERI DEL MOSTRO DI FIRENZE

LIVORNO - Mi ricordo che al secondo duplice omicidio del "mostro di Firenze", quello di Pasquale Gentilcore 19 anni e Stefania Pettini, 18, avvenuto il 15 settembre del 1974, anch'io mi sentii "toccato". La mia età infatti era quella delle fughe in macchina in mezzo ai campi sul calar della sera e inoltre, la mia città, Livorno, non era poi così lontanissima dai luoghi dei delitti. Anche se però non contagiato dall'incubo del mostro, qualcosa comunque cambiò nelle mie abitudini in quanto a "soste galeotte", tanto che tra amici si decise di frequentare stessi luoghi e stessi orari e soprattutto, auto a distanza di sicurezza. I posti, ritenuti sicuri poi erano sempre gli stessi: Banditella, uno spiazzo di alberi e cespugli posto tra la Statale Aurelia e il viale Italia che costeggia il mare, e il cosiddetto "Monumento di Ciano", situato poco sopra le colline che dominano la città. Oggi questi posti sarebbero chiamati -in forma politicamente corretta- i "Campi dell'Amore", poiché al primo imbrunire si riempivano sempre delle stesse auto con a bordo giovani coppiette. C'era la Fiat coupé 850 color blu, la Fiat 125 color giallo e il Maggiolino VW 1300 bianco, l'Opel Rekord grigia e l'Alfa Romeo Giulia 1600 Gt blu con i 'baffi' bianchi. Era la mia. A dir la verità ci sentivamo sicuri, e Vicchio o il Mugello con tutti i loro orrori erano così lontani dalle nostre menti, sebbene qualche "Guardone" -che noi livornesi chiamavamo "Penna Bianca" a ricordo degli indiani che apparivano e sparivano in un attimo-, ogni tanto facesse la sua comparsa appiccicato al vetro dell'auto. Se era furbo a tagliar la corda era fortunato, altrimenti erano botte da parte di tutta la combriccola. Perché questi ricordi? Me li ha rinverditi la trasmissione "Il Mostro di Firenze" andata in onda ieri sera su Fox Crime alle ore 21, prima di una serie di puntate. Ricordi che hanno riportato alla memoria quelle povere 16 vittime, l'orrore durato ben 17 anni -se contiamo anche il primo omicidio, quello di Barbara Locci e Antonio Lo Bianco avvenuto il 21 agosto del '68- e infine, il lungo e tortuoso processo contro coloro che i giudici hanno ritenuto colpevoli di tanto sangue: Pietro Pacciani detto 'Svampa', ex contadino, morto nel 1998 all'età di 73 anni; Giancarlo Lotti detto 'Katanga', operaio disoccupato, morto nel 2002 all'età di 62 anni; e Mario Vanni detto 'Torsolo', ex postino, morto nel 2009 all'età di 82 anni. Tre "compagni di merende" -come Pacciani definì questo sgangherato trio nel corso di un processo- andati via portandosi dietro la verità su questa lunga scia di sangue, una sequela di morti che tutt'oggi, a distanza di 41 anni, alimenta ancora misteri irrisolti, due dei quali fondamentali: che fine ha fatto la tristemente nota Beretta calibro 22 mai rinvenuta? E infine, chi c'era dietro Svampa, Torsolo e Katanga? (Foto: Delitto Gentilcore/Pettini)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Caro Gericus,se in 41 anninon
sono riusciti a trovare il colpelvole, ti sei mmai domandato
perche'? La mente di tutto cio'
forse oggi sara' morta anche lei.
Il Pacciani non era il Mostro era
uno strumento.