giovedì 8 giugno 2006

VALDOSTANI RETROGRADI? (1948)

Non si è mai così tanto parlato della Valle d'Aosta come da dopo la Liberazione. Si è parlato e si continua a parlare sia all'estero che in Italia e molti giornalisti italiani non sembrano aver capito bene il vero aspetto della nostra Autonomia. Tra questi signori io ci metto un certo Angelo Richieri che in un suo articolo pubblicato su "L'Italiano del domani", non ha esitato a dichiarare che "l'Autonomia come è intesa da molti -e questo 'molti' è riferito ai valdostani-, è un pericolo per l'unità nazionale e per la democrazia". Ma questo signore dice ancora che i valdostani, "dopo tanti anni di silenzio, sembrano diventati inspiegabilmente ostili a ciò che di italiano è in essi". Come dire che i valdostani non sono affatto italiani. Il signor Richieri poi lancia ancora un accusa alla nostra popolazione, e cioè che "è' più facile incontrare in quelle contrade -come dire in Valle d'Aosta- dell'ammirazione per una vecchia sega di tipo medievale che non per una campata di mille metri di una moderna funivia, e ciò, per quanto abbia la sua poesia, in tema di politica è causa di retrograda ottusità". I valdostani dunque sarebbero ottusi e retrogradi? (J.Br.)
(Pays d'Aoste)

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