“Guai se spunterà un ciuffo!” tuonò il presidente Ahmadinejad, “poiché i foulard dovranno essere ampi e non dovranno lasciare intravedere neanche un capello.”.
Questa notizia la riporta la stampa nazionale di questi giorni, e il tutto fa parte delle nuove regole morali iraniane. Un altro giro di vite dunque al mondo della donna, la quale, da ora in poi, non dovrà vestire con “spolverini stretti che mettono in risalto le curve e pantaloni che lasciano scoperte le caviglie” e “non potrà neanche portare a passeggio i cani perché considerati animali impuri.”
E pensare che Reza Shah, fondatore della dinastia Pahalavi, già nel 1925 con l’intento di modernizzare l’Iran a tutti i costi, dopo istruzione, strade e ferrovie portati a livelli mai conosciuti nel Paese, considerò il ‘ciador’ simbolo di arretratezza, imponendo pertanto ai mercanti di non vendere più costumi tradizionali ma solamente abiti in stile occidentale. Sappiamo come è finita la dinastia in oggetto, tanto che oggi il ritorno al passato ‘più che remoto’ è sotto gli occhi di tutti. “Da domani - si legge ancora sui giornali - i poliziotti pattuglieranno le vie di Teheran multando e arrestando le disobbedienti”, ree soltanto di scimmiottare l’occidente.
Ma quanto dovrà sopportare ancora la donna - in questo caso iraniana - prima di essere considerata “donna”?
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