venerdì 6 marzo 2009

CAFFARELLA: CALMA E SANGUE FREDDO

ROMA - Il servilismo, la paura di essere scambiati per xenofobi, il voler apparire "politically correct" ad ogni costo fa brutti scherzi: "Non voglio degli innocenti in galera" diceva ieri il sindaco di Roma Gianni Alemanno, mentre "La Stampa" titolava "I 'mostri' romeni scagionati due volte". Il tutto si riallaccia all'esito dei risultati delle analisi compiute sul Dna dei rumeni arrestati per la presunta violenza sessuale della Caffarella, i quali scagionerebbero i due. Ecco la corsa a correggere prematuramente il tiro. Orbene, se gli esami della scientifica sono incompatibili col Dna dei due arrestati, ciò non azzera altre circostanze ormai confermate e messe a verbale. Ma andiamo con ordine. La confessione fatta dal "biondino", tale Alexandru Isztoika Loyos, 20 anni, (foto) riporta in maniera precisa fatti, circostanze e azioni che solo l'autore della violenza poteva esserne a conoscenza, circostanze tanto più avallate dalle dichiarazioni fatte in precedenza dalla vittima stessa dello stupro, la giovane quattordicenne, e dal fidanzatino, bastonato e costretto ad assistere allo stupro. Confessione poi ritrattata, poiché come asserisce il rumeno stesso, "estorta con le botte sia da parte della polizia romena che da quella italiana", salvo poi sapere che l'intero interrogatorio è stato tutto video-registrato. Al di là di questo, c'è un secondo punto inconfutabile: il riconoscimento senza ombra di dubbio da parte della vittima la quale ha indicato il suo violentatore attraverso la visione di un numero imprecisato di foto segnaletiche mostratele dalla polizia: "E' lui, ma adesso non fatemelo più vedere" ha urlato la giovane davanti a quella foto. Un altro punto poi è il riconoscimento del secondo rumeno, tale Karol Racz, 36 anni -quello acciuffato a Livorno-, descritto subito dalla vittima "come uno con la faccia da pugile", e che in effetti, la faccia da pugile ce l'ha, anche se il suo avvocato annulla il tutto asserendo che gli identikit "lo segnalano con folti capelli mentre il mio assistito è stempiato". E del secondo riconoscimento del suo assistito da parte di un'altra donna violentata un mese prima, il 21 gennaio a Primavalle, dove lo mettiamo? E infine che attendibilità possono avere i risultati del Dna sui tamponi prelevati sul corpo della giovane, quando sappiamo che è stata violentata da più persone? Per concludere, non due colpevoli a tutti i costi, ma nemmeno una corsa alla "beatificazione" dei due soggetti prima che si sia compiuto tutto l'iter inquisitorio... (Gericus)

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