mercoledì 20 gennaio 2010

Tu chiamala, se vuoi... integrazione

Sono oltre 2000, in Italia, le bambine spose, spesso minorenni, che per volere della famiglia sono costrette a ritornare nel loro paese d'origine per sposarsi. Nozze imposte e combinate tra "clan" familiari, e primi in questa riluttante usanza sono indiani, pachistani e marocchini. Almas (foto) invece, la 17enne pachistana "che vuol vivere all'italiana" e per questo picchiata e sequestrata dal padre, non seguirà questa barbara usanza, ma sposerà chi vuole e soprattutto, quando lo vorrà. Di lei si erano perse le tracce alcuni giorni fa, quando suo padre, tale Akatar Mahmood, 40 anni e di professione ambulante, l'aveva "rapita" all'uscita di scuola. Almas, infatti, era stata tolta alla famiglia e affidata ad un centro d'accoglienza, dopo che il padre l'aveva riempita di botte spedendola all'ospedale. Motivo? Non sopportava lo stile di vita all'occidentale della figlia, cioè di amare la vita, vestire all'occidentale, di essere libera di pensare e di agire. Tutto l'opposto di ciò che lui avrebbe voluto, ovvero, casa, silenzi e assensi. Come il matrimonio che le aveva programmato. Dopo l'allontanamento d'ufficio, il sequestro davanti alla scuola per portare avanti il suo disegno, complice la madre e un altro familiare. L'allarme è subito scattato, e le forze dell'ordine hanno immediatamente dato il via alle ricerche in tutta Italia. Ricordando tragici avvenimenti, si è temuto per la sua sorte. Il desiderio di vivere all'italiana costò infatti la vita a Hina e Sanaa, anche loro ribellatesi ad un padre padrone -diventato carnefice- per il solo motivo di essersi innamorate di due italiani. La storia di Almas, fortunatamente, ha avuto un lieto fine, quando ieri la polizia ha bloccato l'auto sulla quale si trovava la ragazza e i familiari. Per lei la libertà, mentre il padre è finito in galera con l'accusa di sequestro di persona, accusa estesa anche alla madre e al parente. Una barbarie in casa nostra, un insidia strisciante per migliaia di giovani straniere -soprattutto provenienti da paesi islamici- combattute dalla libertà di vita "all'occidentale" e i dettami della legge del clan. "A 15/16 anni, quando si sviluppa lo spirito critico e la ribellione" dice Khaled Fouad Allam, docente di Sociologia del mondo musulmano all'Università di Trieste-, gli si impone di essere moglie e madre. Molti casi del genere, in Francia, si sono conclusi con il suicidio delle ragazze".

3 commenti:

Priscilla ha detto...

Sembra cronaca del Medio Evo!
Ragazzine costrette a sposare cugini di primo grado, oppure uomini che hanno il triplo dell'età, per eredità, crediti o "favori" da rendere...
Cavernicoli! Non si evolvono. Non si integrano. Non ci si può aspettare niente di utile da uomini che considerano le donne alla stregua delle capre, cioè una proprietà da vendere, barattare o regalare!

Gericus ha detto...

Cara Priscilla, questo purtroppo è il punto. Un salto indietro nel tempo per la nostra civiltà, un orrore che non fa parte della nostra cultura e che ora però dobbiamo affrontare. Quello che mi sgomenta poi, è l'assordante silenzio delle nostre femministe che una volta insorgevano in massa ogni qualvolta si verificava il più piccolo abuso contro la donna. Dove sono adesso? E infine: quale integrazione se non facciamo rispettare in Italia il nostro grado di civiltà raggiunto? Ciao Priscilla. Gericus

Priscilla ha detto...

Le femministe, quelle di "una volta", quelle "con le palle", adesso hanno una certa età e sono state fisiologicamente rimpiazzate da ragazze e donne con ambizioni più "moderne", cioè essere invidiate dalle altre donne e desiderate dagli uomini.
Anzichè bruciare i reggiseni in piazza, li mostrano senza parsimonia.
8 marzo significa cena fra donne e spogliarello a seguire.
Donna realizzata significa sposata con uno ricco e mantenuta.
Come possiamo aspettarci solidarietà e comprensione da donne che non puntano sulle loro capacità, ma scelgono l'apparenza? Non c'è tempo per impegnarsi socialmente, troppo occupate a stereotiparsi....