domenica 23 agosto 2009

GIORGIO FALETTI: IO SONO DIO...

A volte è molto difficile non calarsi nel personaggio di cui si scrive, e questo lo dicono eminenti scrittori. La riprova di quanto difficile lo sia, ce la offre in un piatto d'argento il buon Giorgio Faletti, (foto) autore appunto di "Io sono Dio", l'ultima sua fatica letteraria. Il motivo di tutto ciò è la sua risposta invereconda ad alcune critiche mosse contro di lui da due "addette ai lavori", la traduttrice, interprete e esaminatrice Cambridge Eleonora Andretta, e la traduttrice e docente di letteratura Franca Cavagnoli, a proposito di alcune frasi riportate nel libro che non stanno -a parere di molti- ne in cielo ne in terra. Partendo dal presupposto che ogni autore può esprimersi come meglio crede nello stendere il suo racconto, altresì c'è l'obbligo però di non cadere in grossolani sproloqui in fatto di comprensione da parte del lettore. Che senso hanno dunque -si sono chieste Andretta e Cavagnoli, oltre a Beppe Severgnini e moltissimi blogger- frasi tipo "mentre cercava di sciogliersi tra la gente", oppure "lacrime che erano diamanti a poco prezzo", per arrivare all'incomprensibile in assoluto "una ventina di grandi vi avrebbero fatto comodo". Ma queste non sono che poche delle tante frasi incriminate che si incontrano leggendo il libro, e così, dato che "ca' nisciuno è fesso", qualcuno ha avuto da ridire, scoprendo che il tutto nasce da frasi idiomatiche tradotte "paro paro" dall'anglo-americano, ma che però nella lingua di Dante, non hanno nessun senso. Infatti "melt into the crowd" -letteralmente "sciogliersi tra la folla"-, è una frase che però da noi va intesa -e scritta soprattutto!- in "mescolarsi tra la gente", mentre "cheap diamonds" -diamanti a poco prezzo-, nella nostra lingua è l'equivalente di "lacrime di circostanza". A questo punto che succede? Ferito nel proprio orgoglio, il buon Giorgio Faletti non ha trovato di meglio che passare al contrattacco, non in forma educata e chiarificatrice, ma attraverso l'insulto gratuito verso le due donne: "Il fatto che si traducano dei premi Nobel a volte può essere fuorviante" ha detto Faletti, aggiungendo: "Non credo che il barista di Del Piero nel tempo si sia convinto di sapere tirare le punizioni..." Ma se questo 'fallo' da parte di Faletti è da "cartellino giallo", il secondo, ben più 'maschilista' è assolutamente da "rosso" quando riferendosi ancora alle due letterate, parla di "una querelle estiva premestruale dettata da invidia". A questo punto il lettore si chiederà il motivo di tanto livore da parte di Faletti, un risentimento presto spiegato. Si adombra che sotto sotto nella stesura del libro, ci sia la penna di qualcun altro, magari un autore di madre lingua inglese, il quale scrive e Faletti firma, una cosa però a mio avviso inverosimile, poiché che senso avrebbe, per lo scrittore, visto il successo che ottiene, "vendere" magari per due soldi il suo libro ad altri? Su "Il Giornale" dell'altra settimana, in un simpatico articolo proprio su questo argomento, il redattore, rivolgendosi a Giorgio Faletti, simpaticamente titolava il pezzo "Tu vo fà l'americano... sient'a me, chi to' fa fa?". La riposta poteva essere una risata, mentre invece Faletti ha scelto la via più spocchiosa: "Dodici milioni di copie vendute dei miei libri possono bastare"? Nemmeno il simpatico Vito Catozzo avrebbe dato una risposta simile...

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti.
Quest'estate ho conosciuto una ragazza che conosce PERSONALMENTE chi ha scritto il primo libro di Faletti e vi posso garantire che non porta il suo nome. E' stata solo un'operazione commerciale ben riuscita. Ma se per diventare uno scrittore famoso o per guadagnare qualche euro devi vendere i tuoi libri a gente come Faletti & co. che vuole farsi solo soldi facendo credere di essere DIO (ogni riferimento è casuale), allora penso che un po' di dignità l'abbiamo persa tutti.