mercoledì 17 giugno 2009

NEMMENO UN CANE MUORE COSI'

NAPOLI - Vedi Napoli e poi muori recita un antico proverbio partenopeo. Ne sa qualcosa Mirela, la moglie del romeno Petru Birlandeandu lei che lo ha visto accasciarsi lentamente in una pozza del suo sangue e morire come un cane. Per lui, all'inizio, solo curiosità da parte di quella decina di persone presenti al dramma, l'indifferenza di chi continuava a parlare al cellulare e di chi timbrava il biglietto e tirava avanti, poi il vuoto, la solitudine, nessuna mano tesa. E' morto così Petru, ucciso da un proiettile vagante la sera del 26 maggio scorso mentre in compagnia della moglie, si trovava a Montesanto, un quartiere napoletano ritenuto ad alto rischio poiché 'zona di camorra'. Non doveva essere lui la vittima, fatto sta che nella città "Far West" d'Italia, o se preferiamo la Chicago degli anni '30, si può morire -e purtroppo è capitato sovente- senza nessuna colpa, se non quella di trovarsi nel momento giusto nel posto sbagliato. Ma se il fatto è di estrema gravità, il 'dopo' è ancora peggio. E' quell'indifferenza mostrata dalla gente nell'assistere all'agonia di un proprio simile, la vigliaccheria di quelle persone presenti al fatto, e che di fronte alle urla disperate della moglie che registrava impotente gli ultimi respiri del marito, ha preferito eclissarsi velocemente per non essere invischiati nel dramma. La città come una jungla, quella Napoli dove Petru per sbarcare il lunario suonava la fisarmonica nelle stazioni della Cumana, della Funicolare e della metropolitana. La sua notorietà di musicista purtroppo non è arrivata attraverso uno show trasmesso da una televisione nazionale, ma dalle immagini fredde e senza sonoro registrate da alcune telecamere della sicurezza, dove pezzo forte dello spettacolo non era un suo virtuosismo, ma l'addio alla vita. Pertanto, pochi minuti di 'notorietà', lui in pantaloncini e sandali che attraversa una piazza con la sua fisarmonica sulle spalle e in compagnia della moglie, lui che sentiti gli spari corre verso l'ingresso della metropolitana per mettersi al riparo, lui che cade colpito da due proiettili -uno alla gamba e uno al torace-, lui che si rialza e raccoglie le sue cose, lui che barcollando un secondo dopo si appoggia ai tornelli dell'ingresso ai treni, lui che scivola lentamente a terra (foto) per esalare l'ultimo respiro. "Vedi Napoli e poi muori". Lui è solo morto, perché suonando dentro ai tunnel della metropolitana, chissà se avrà avuto tempo di vedere la città...

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